Hawk eye – il tennis a 360 gradi: Intervista a Salvatore Caruso che ci parla della sua prima trasferta americana
Dopo averlo già intervistato in occasione delle ottime prestazioni a Santa Margherita di Pula abbiamo chiesto a Salvatore Caruso alcune considerazioni a riguardo della trasferta americana.
Come mai hai deciso di spostarti in America invece di restare in Europa a giocare i vari tornei challenger?
“Il mio entourage ed io di comune accordo con loro abbiamo creduto opportuno, dopo avere giocato un intensissima stagione agonistica in Europa, di farmi cambiare aria per trovare nuovi stimoli oltreoceano. Per me era la prima volta negli States, e devo dire che nonostante gli scarsi risultati tennistici sono comunque felice di avere fatto questa esperienza perché sono sicuro che tutto quello che ho avuto l’opportunitá di vivere in queste tre settimane sará qualcosa che pagherà nel prossimo futuro.”
Sicuramente non hai avuto sorteggi benevoli (tranne forse a Sacramento contro Nevolo) e contro Molchanov hai rischiato dopo una gran rimonta di vincere (se non erro una tua palla in è stata chiamata fuori). Cosa pensi ti sia mancato per vincere queste partite? Oppure pensi di aver giocato al massimo ma trovato avversari più forti di te? Su cosa stai lavorando in questo momento con il tuo entourage?
“Sinceramente non credo di avere avuto dei bruttissimi sorteggi considerando il livello medio dei tornei, forse l’unico che avrei evitato è Polansky, ma i non risultati sono arrivati dalla mia poca abitudine a questo livello. Spesso ho giocato con una certa ansia convinto di dover fare chissà che cosa per vincere o potere competere quando invece se fossi stato più sereno probabilmente avrei potuto dare di più, ma è assolutamente un’esperienza che ripeterei subito perché credo fermamente che mi servirà per il prossimo futuro. Sto lavorando su tutti gli aspetti mentali e gestionali della partita dove onestamente ho tanto da migliorare!”
Oltre quello che mi hai scritto sulla scelta di andare in America, volevo chiederti quanto la decisione è dipesa dalle belle prestazioni mostrate a Recanati, specie contro Fabbiano? Sulle superfici dure e all’aperto, hai dimostrato di essere a tuo agio e di muoverti bene, sapevi di questa tua attitudine al cemento, prima di Recanati?
“Sinceramente ho sempre saputo che il mio gioco si addice alle superfici veloci però con onestà ti dico che il risultato di Recanati un po’ ha influito sulla scelta USA e forse confermato quello che già io e il mio allenatore pensavamo da sempre”.
L’esperienza americana credi che porterà dei cambiamenti nel tuo gioco? Ad esempio lo schema servizio e dritto o una chiusura del punto in massimo 10 colpi,pensi di poterla utilizzare con maggior frequenza in futuro? E cosa dovresti registrare nei tuoi fondamentali per poter usare questa soluzione?
“Sicuramente si, la soluzione in pochi colpi sul veloce è d’obbligo anche se come ti dicevo io in America ho un pó esagerato. Se devo scegliere un colpo da migliorare sicuramente direi il servizio”.
Quello che si è potuto notare dei tornei americani è stato un adattamento veloce e continuo con la superficie: contro Polansky non hai brillato, contro Nevolo il secondo set lo potevi portare a casa (avevi due break di vantaggio) e in terzo set te lo saresti giocato; contro Molchanov hai giocato un secondo e un terzo set (da 1-5) eccellenti: a giudicare dalla brillantezza con una quarta settimana avresti giocato alla pari con tanti… pensi il prossimo anno di inserire più tornei sul cemento o pensi di programmarti con la classica terra?
“Assolutamente si, penso di inserire più tornei sul veloce, anche se devo fare anche i conti con la sfera economica perché per giocare molto sul veloce bisogna spostarsi tanto, anche se sulla terra io personalmente ho ottime sensazioni…”.
L’ultima curiosità è legata all’indoor di Petange: come ti sei trovato con la velocità di un palazzetto e cosa ti manca per affrontare l’indoor nel circuito europeo?
“Mi sono trovato bene anche se l’atmosfera dell indoor alla quale non sono abituato mi ha reso poco cattivo in campo come se bisognasse solo giocare di classe e in silenzio… La cosa che mi manca è sempre il servizio che devo migliorare…”
Peccato per quella volèe contro Molchanov sul MP, io l’ho vista dentro, tu ti sei fermato un attimo, anche tu hai avuto la sensazione avesse pizzicato la linea?
No credo fosse fuori!!
Grazie ancora Salvatore! Alla prossima!
“Grazie a te!”
Con la cancellazione del torneo argentino di Mendoza, l’unico challenger in programmazione nella settimana si è disputato nella regione francese della Vandea nel piccolissimo borgo di Mouilleron Le Captif, di appena 4.600 anime. Torneo comunque ricco grazie ai 64.000 euro di montepremi e offerta di ospitalità (con passaggio di categoria nell’assegnazione dei punti challenger) e dall’eccellente main draw, con Llodra e Mahut a dividersi il tabellone tra prima e seconda tds.
La costante dai quarti è rappresentata dalla sfida Francia – Germania. I padroni di casa arrivano con 5 tennisti mentre i 3 B tedeschi ( Berrer, Beck e Brown), fanno da guastatori. Llodra nel quarto più interessante mostra più di una crepa con Dustin Brown; il mestiere e l’esperienza lo conducono alla rimonta, dopo il primo set perso. Il secondo quarto era dominato da Michael Berrer su Gregoire Burquier, decisamente meno adatto alle superfici indoor, rispetto all’avversario.
Nel terzo quarto Andreas Beck esibiva un gioco estremamente pulito ed efficace contro Ouanna, in perfetta continuità con quanto espresso con Martin (1 gioco concesso al primo turno) e contro Giustino (6 giochi persi), e più in generale con quanto dimostrato a Mons dove uscì in semifinale con Sjisling, dopo aver battuto Haider Maurer, Kukushkin e Bachinger. Nell’ultimo quarto Nicolas Mahut aggiungeva l’ottava vittoria alla striscia iniziata la settimana scorsa a Rennes, piegando in due set lottati (7-6 7-5) Teixeira in buona forma.
Semifinali Francia – Germania con ultra favoriti Llodra e Mahut. Il primo si schianta sul muro Berrer, capace di organizzare una grande difesa nei turni in risposta (12 palle break ottenute e 5 break su 10 turni di servizio di Llodra), e di essere concentrato al servizio (3 sole palle break concesse). Un dato dei punti ottenuti con la seconda di servizio (11/15) esemplificava l’abilità nel comandare lo scambio e l’ottima vena. Il punteggio della prima semifinale si ripeteva nella seconda semifinale vinta da Mahut. Andreas Beck non riusciva a contenere l’irresistibile perfezione di Nicolas: nessuna palla break concessa, 78% di prime palle e 38 punti su 50 (76%) nei 9 turni di servizio.
La finale, con due tennisti in gran spolvero, è l’occasione per ammirare l’ennesima spettacolare sfida per un titolo a livello challenger. Tre set con andamento alterno e partita sempre in bilico, sul filo di un equilibrio, che si spezza sulle uniche palle break del secondo e terzo set concesse da Mahut e trasformate da Berrer.
Costano carissime al francese le due opportunità lasciate al tedesco, nonostante il saldo di punti alla fine sia stato a lui molto più favorevole (79-71), anche grazie ad un illusorio primo set dominato. A quasi 34 anni il tedesco si toglie la soddisfazione del 10° titolo challenger in carriera, assaporando il gusto del secondo titolo nell’anno dopo l’indoor di Heilbronn. Per Mahut restano i promettenti responsi sullo stato di forma, in previsione del master 1000 parigino.
CHALLENGER MOUILLERON LE CAPTIF – cemento indoor – euro 64.000H – SEMIFINALI E FINALE
(8)Berrer b Llodra(1) 6-4 6-3
(2)Mahut b A. Beck 6-4 6-3
(8)Berrer b Mahut(2) 1-6 6-4 6-3
Alessandro C.
Daniele Sforza
TAG: Caruso, Hawk Eye, Italiani, Salvatore Caruso
4 commenti
Bravo Caruso!
Negli States non ha brillato(x usare un’eufemismo), l’ho visto giocare e non mi pare certo un fenomeno però ha fatto una buonissima stagione, ha un gran bel rovescio bimane incrociato, tanta grinta e da questa intervista traspare anche molta umiltà e consapevolezza di dover lavorare ancora tanto x migliorarsi ancora.
Io gli auguro di farcela e spero di vederlo tra pochi anni nei top100.
Forza Salvatore, bell’intervista 😉
simpatico si e realista anche lui crede ci sia molto da lavorare forse entrera’ nei 100 verso i 26 27 anni..sperem
Grande Caruso spero esploda definitivamente e faccia un’ottima carriera troppo simpatico 😉