Joao Sousa: “Non è facile essere un tennista professionista in Portogallo. Una volta ho ricevuto un messaggio su Facebook da parte di un persona, che mi ha offerto una cifra considerevole per perdere una partita”
Joao Sousa, che due settimane fa ha vinto il primo torneo in carriera a Kuala Lumpur, ha rilasciato alcune interessanti dichiarazioni.
Dichiara il portoghese: “Non è facile essere un tennista professionista in Portogallo.
Abbiamo diversi problemi da affrontare e nessun supporto dalla Federazione.
Anche le aziende non scommettono mai sui giovani talenti che abbiamo nella nostra nazione.
Un altro problema è che mancano accordi con le scuole al fine di conciliare gli studi e la carriera di un giocatore di tennis.
Poi ci sono pochi tornei. Nel nostro paese si disputano pochissimi tornei e bisogna sempre andare all’estero per cercare di guadagnare punti ATP ed ovviamente spendere cifre considerevoli in viaggi ed alloggi”.
“Non ho mai visto in vita mia nessuno accettare soldi per una partita di tennis.
Penso però che ci sia gente, che purtroppo non esita a prendere il denaro.
Una volta ho ricevuto un messaggio su Facebook da parte di un persona, che mi ha offerto una cifra considerevole per perdere una partita.
Ho fatto subito leggere il messaggio all’ITF affinché si informassero e denunciassero questo personaggio.
Anche al connazionale Gastao Elias e ad alcuni tennisti argentini è capitata la stessa cosa. Sono stati tutti denunciati”.
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Non credo proprio che un bookmaker possa quotare un evento senza che l’organizzazione che lo promuove (es. ITF) non sia d’accordo. E’ un problema di diritti, basta non darglieli.
Per quanto riguarda i giocatori, io starei molto attento al fenomeno dei manager professionisti (alla Moggi per intendersi) ed eviterei qualsiasi promozione o incentivo a seguire questo mestiere. Bandirei questa professione, e se proprio ciò non fosse possibile, renderei obbligatoria la pubblicazione del legame tra giocatori e manager. In caso di problemi accertati su questi ultimi, farei scattare squalifiche per tutti i giocatori associati a quei manager. I giocatori starebbero così ben attenti a non legarsi ai manager spregiudicati che potrebbero inguaiarli.
cavolata.
studiare in Portogallo e´sicuramente piu´facile che in altri paesi europei.
Le scommesse non ci sono solo in portogallo.
il vantaggio:
effeto climatico si gioca tutto l´anno, ci sono paesi e regioni messe molto peggio,
alto adige e il liceo in bavaria.
@ Koko (#958584)
Ma che stai dicendo?! Noi in Italia abbiamo non so quanti Challenger e Futures, oltre a un Master 1000 e un WTA Premier 5… Loro possiedono appena un 250 e un WTA International, noi abbiamo molti tornei a cui partecipano giovani e tornei che danno wild card a quest’ultimi, quindi non ci dobbiamo lamentare! La Schiavone ha vinto Roland Garros, Errani e Vinci hanno vinto ben 3 slam… Il Portogallo cos’ha? Non si devono neanche paragonare… NB
Vietare le scommesse mi pare un provvedimento controproducente: significherebbe soltanto favorire lo sviluppo di un mercato clandestino, senza alcun effetto benefico sul deteriore fenomeno delle partite vendute – anzi, probabilmente, avrebbe l’effetto di aggravarlo, visto che le attività clandestine sono perlopiù operate dalla malavita.
Lasciando invece piena libertà di scommessa, si lascia che sia la credibilità del sistema a giustificare la sua esistenza: di fronte a un eventuale dilagare delle partite truccate, gli scommettitori rinuncerebbero volontariamente a fare le loro puntate, orientando questa loro inclinazione verso altri mercati più “puliti” – come ben sanno i titolari di qualsiasi casa da gioco al mondo: il “nero” è tollerabile soltanto se è contenuto in misura sufficientemente ridotta, da non compromettere la sopravvivenza stessa del sistema.
aloha
virginio
Direi che in Italia teoricamente in questo non dovremmo stare meglio che in Portogallo! 😛
la scelta di quotare o meno partite di ch e fut spetta,in ogni caso, ad ogni singolo bookmaker che, se ha iniziato e continua a bancarle, evidentemente ha il suo tornaconto. non mi piace ma,se si volesse coltivare la cultura del sospetto,io mi muoverei nella direzione che potrebbe vedere collusi gruppi di giocatori e concessionari piuttosto che cercare singoli giocatori che accomodano singole partite per lucrare poche centinaia d’euro (beninteso da perseguire anche questi).
No ma non esiste il fenomeno delle partite vendute/comprate [cit.] 😉 😉
Le scommesse sono il vero problema del tennis, specie per quello non di vertice. Vanno abolite subito, è bene che l’ITF provveda a bandirlo da tutti i tornei. Unica eccezione tollerabile potrebbero essere gli slam gli ATP 1000 e i WTA Premier. Sui tutto il resto ban totale.
Secondo me era Bennetteau prima della finale di Kuala Lampur
Praticamente tutti quelli con cui ha giocato Quinzi