Davis Cup - Dietro le quinte dal Palavela Copertina, Davis/FedCup

Colori da Davis (di Marco Mazzoni)

03/02/2013 09:53 15 commenti
La Davis è un momento strano, anche per chi vive a pane e tennis - Un Grazie a Stefano per la foto
La Davis è un momento strano, anche per chi vive a pane e tennis - Un Grazie a Stefano per la foto

La Davis è un momento strano, anche per chi vive a pane e tennis. L’atmosfera è diversa, talvolta magica. E’ una tre giorni secca, l’evento quasi si genera da solo, con un pubblico vario, appassionato e curioso. Giocare in squadra per il proprio paese, con dinamiche diverse da quelle del torneo classico, scombussola tanti fattori, comprese le certezze delle classifiche. C’è chi la ama, e chi più o meno velatamente la odia, ma pur con tanti difetti e anacronismi non toccateci la Davis, generatore spontaneo di emozioni irripetibili! Basta guardare il doppio da poco finito tra Svizzera e Repubblica Ceca, roba seria per chi ama il tennis, altro che stantie finali recenti di Slam…

Non tutti sanno che la Coppa Davis è la più antica manifestazione sportiva a squadre ancora esistente “All sports” (prima edizione nel 1900), in quello che è forse lo sport individuale per eccellenza. Una competizione in cui entrano in gioco valori ed emozioni forti, spesso estranei all’universo dei professionisti della racchetta, abituati a routine di ferro ed entourage ristrettissimi, esclusivi, a volte perfino ottusi, mentre in Davis è necessario sbottonarsi un po’, aprire lo scrigno di questo mondo dorato alle porte dell’appassionato comune o al curioso, anche di quello che tuttora non ha capito a cosa servono quei due corridoi in cui non si tira mai… In Davis si gioca per il proprio paese, per rappresentarlo e tirare fuori la passione nazionale per il tennis. Quando la Davis arriva è sempre una festa, a maggior ragione in Italia perché spesso la nostra nazionale gioca “in provincia”, premiando città e club dove la passione tennistica raggiunge picchi altissimi.

E che succede quando invece la Davis è ospitata da una grande città (non Roma però, già assuefatta non solo da tanta bellezza ma anche dagli Internazionali, torneo enorme e in costante crescita)? Accade un weekend come questo a Torino, dove la nazionale azzurra armata di racchette è tornata dopo 40 anni. Tondi tondi dopo la sfida del 1973, escludendo il match di Grugliasco negli 80s, in provincia appunto.

Succede che dopo qualche peripezia organizzativa, la scelta è caduta su di un bell’impianto, il Palavela, palazzetto classe ’61 ma tirato a lucido per ospitare le gare di pattinaggio nella Torino Olimpica del 2008. Arrivando in città in auto, trovi quasi subito il suo tetto sporgente che svetta tra le palazzine circostanti, poco lontano dal Lingotto, storica fabbrica Fiat con la pista test sul tetto, oggi diventata anche attrazione turistica con il museo della Galleria Agnelli (da visitare assolutamente per chi ama le auto, ma anche l’arte con la collezione privata dell’Avvocato).

La “fredda” Torino s’è un po’ scaldata, anche grazie agli arrivi di fans dalle vicine Liguria e Lombardia. Ma non nascondiamo lo stupore per il non aver trovato in città tracce evidenti dell’evento. Forse siamo stati distratti, ma non abbiamo trovato cartelloni pubblicitari nei grandi viali cittadini, e nemmeno in centro pieno. Nello splendido caffè Torino di Piazza San Carlo si parlava semmai di elezioni, del Toro o della Ferrari appena presentata, non un accenno al tennis. Nemmeno nelle belle vie commerciali del centro che abbiamo percorso sotto ai portici abbiamo trovato una mezza vetrina “vestita a festa” per la Davis. O siamo stati sfortunati noi, o è una piccola occasione mancata da Torino, quella di tirar fuori dopo tanti anni un po’ della passione tennistica rimasta repressa.

Arrivando al venerdì mattina, prima di tuffarsi nella press area, è stato a dir poco curioso e spassoso camminare in mezzo agli appassionati veri, quelli armati di biglietto comprato in prevendita, zaino, panini, macchina fotografica, riviste e quant’altro, e passeggiare tra di loro per vedere i loro sguardi, speranzosi di gustare bel tennis, ma soprattutto ascoltarne i discorsi, ovviamente a base di tennis, per ammazzare il tempo del bivacco in attesa dell’apertura dei cancelli.

Una piccola marea ordinata e paziente, ma assolutamente variopinta a parole! “Tornerà Nadal la prossima settimana!”, “Macché, non lo sai che è squalificato e non ha potuto giocare da Wimbledon?”, “Ma stai Zitto!!?! Torna la prossima settimana in Cile, sarà quello di sempre, lui vincerà ancora Parigi!!!”, “Federer ormai è finito, non vincerà mai più uno Slam…”, “Seppi è pronto per la Top10, lo dimostrerà anche questo fine settimana, e ci porterà alla vittoria e a sfidare la Spagna”, “Fognini ha talento, oggi vincerà contro Cilic”, …peccato che l’appassionato in questione, barbuto con forte accento genovese, non sapesse che Fabio si era ammalato con un febbrone a 39, tanto da aver disertato anche il sorteggio del giovedì nella Sala Rossa di Piazza Castello, e che Lorenzi avrebbe aperto la sfida al posto suo. Informandolo del fatto, ha risposto stizzito “Allora vinceremo 3 a 2 invece di 4 a 1!”. Età media dei presenti medio alta, anche per il venerdì lavorativo e di scuola. Mancavano forse un po’ di pullman organizzati dai tennis club, con orde di ragazzini indisciplinati ma colorati a portare animosità e trascinare il pubblico, che infatti nel primo match di Lorenzi al venerdì è stato un po’ a sonnecchiare, aspettando che proprio le prodezze del bravissimo senese lo risvegliassero, d’impeto. Tanto che nel secondo match di Seppi c’era un clima più partecipe. Da questo punto di vista è andata ancor meglio per il doppio, nonostante un match tutt’altro che eccelso tecnicamente, con gli spalti più reattivi a sostenere Bolelli e Fognini, soprattutto nel quarto e decisivo set.

Il Palavela è bello, accogliente, grande. Ristrutturato per essere assolutamente efficiente ed ordinato in pieno stile sabaudo, il pubblico entra, si muove ed esce con totale facilità.
Pochissimi gli spazi commerciali a sfruttare il traino dell’evento. In un mondo del tennis sempre più dominato da aree shopping gigantesche è stato strano notare ben poco merchandising a disposizione dei presenti, tipo le immancabili palle da tennis giganti, infatti praticamente assenti sugli spalti. Fin troppo presenti invece quelle bacchette gonfiabili (griffatissime dalla banca più presente nel mondo del tennis) a sostenere il baccano dei momenti top, ma senza mai eccessi di decibel, come sperimentato altrove. Questo è l’aspetto che più ci ha colpito dell’ambiente, il suono quasi ovattato. Come se il Palavela emanasse tutta la sua eleganza, abituato alle musiche raffinate e intense che accompagnano i plastici voli dei pattinatori, e non cori da stadio.
Efficientissimi anche i ragazzi in servizio, precisi e puntuali; magari potevano mettersi d’accordo prima su dove si potesse prendere un caffè, prima farci scalare varie volte scale e controscale nella pancia del Palavela…!?

Assolutamente solare e soddisfatto, nonostante la sconfitta, Paolo Lorenzi. Troppo bella la sua prestazione contro Cilic, tanto che nessuno ha voluto guastare la sua festa con domande pungenti. “Meglio il match contro Nadal a Roma o questo? Non saprei, ma qua indossavo la maglia azzurra, ed è sempre stato il mio sogno, quindi…”, esternava Paolo con sguardo fiero e rilassato. E molto rilassato è parso Andy Seppi, ormai giocatore maturo, nel pieno della sua carriera, che pian piano sta anche assumendo un ruolo di leader di questa nazionale. Sia Bolelli che Fognini, dopo il doppio vinto, si sono detti piuttosto sicuri che Seppi abbia tutto per vincere, e per farlo bene. La speranza è quella di non arrivare al quinto e decisivo match, una brutta gatta da pelare, perché in Davis al quinto match s’è visto di tutto. Come di tutto si sentiva in tribuna nel corso del tiratissimo tiebreak decisivo del doppio, quando la tensione si tagliava a fette, anche per esorcizzare lo spauracchio di un pericolosissimo quinto set.

La battuta più bella è arrivata rispondendo a un Twit nei momenti decisivi del doppio: “Come mai in Tv Cilic pare andare a scatti, come se fosse uno streaming disturbato?” “Mah, anche dal vivo in tribuna stampa Cilic va a scatti lo stesso…”.


Marco Mazzoni


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Anonimo (Guest) 09-03-2013 22:07

@ Marco Mazzoni (#783834)

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Anonimo (Guest) 09-03-2013 22:07

@ Marco Mazzoni (#783834)

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Anonima (Guest) 09-03-2013 22:06

ciao Marco possiamo parlare?

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Talaaa 04-02-2013 10:35

Scritto da Marco Mazzoni
Diciamo che venerdì c’è stato bisogno dei giocatori per accendere un po’ la miccia, ma come ho scritto già nell’incontro di Seppi le cose sono andate meglio. E ieri nel doppio c’è stato da subito un approccio più caldo al match. Mi auguro che oggi vada ancora meglio, c’era già una certa fila all’ingresso, spero ancora tutto esaurito.
Cmq la mia non è affatto una critica a Torino e al suo pubblico, molto bello e correttissimo; semmai mi aspettavo che in città si trovasse qualche traccia in più dell’evento, mentre girando un po’ a piedi in centro non ho visto un cartello, nulla. Dopo 40 anni forse è mancata un po’ di promozione… forse gli organizz sapevano che i 7000 sarebbero andati via lo stesso, con lo zoccolo duro degli appassionati e gli arrivi da fuori (c’è gente di Pisa, Perugia, Verona, e sicuramente anche altre città).
In campo Bolelli e Fognini adesso in riscaldamento, con Fabio che dal centro cercava la soluzione cross a chiudere.

Aggiungo 4 da Belluno in terzo anello che tifavano per il mitico arbitro ERIC MOLINAAA

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Andrea (Guest) 03-02-2013 13:32

Mamma mia che coda di paglia, perché sentirsi offesi per il rilievo di un tifo comunque civile e non beceramente calcistico?

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Lucone 03-02-2013 12:35

Scritto da groucho
……. un bell’articolo….
Torino, purtroppo, è una città che non concede amore neanche a se stessa. Non poteva essere altrimenti nemmeno in questa occasione. Il distacco è l’elemento centrale della vita della città.

Non so cosa hai sentito o cosa hai visto ma quello che dici scusa e una vera bagianata

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Marco Mazzoni (Guest) 03-02-2013 12:30

Diciamo che venerdì c’è stato bisogno dei giocatori per accendere un po’ la miccia, ma come ho scritto già nell’incontro di Seppi le cose sono andate meglio. E ieri nel doppio c’è stato da subito un approccio più caldo al match. Mi auguro che oggi vada ancora meglio, c’era già una certa fila all’ingresso, spero ancora tutto esaurito.
Cmq la mia non è affatto una critica a Torino e al suo pubblico, molto bello e correttissimo; semmai mi aspettavo che in città si trovasse qualche traccia in più dell’evento, mentre girando un po’ a piedi in centro non ho visto un cartello, nulla. Dopo 40 anni forse è mancata un po’ di promozione… forse gli organizz sapevano che i 7000 sarebbero andati via lo stesso, con lo zoccolo duro degli appassionati e gli arrivi da fuori (c’è gente di Pisa, Perugia, Verona, e sicuramente anche altre città).

In campo Bolelli e Fognini adesso in riscaldamento, con Fabio che dal centro cercava la soluzione cross a chiudere.

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Giulia (Guest) 03-02-2013 12:04

Scritto da Omar Camporese Numero Uno
@ Andrea (#783783)
Io venerdi ero al Palavela, che era praticamente gremito, i biglietti erano esauriti gia’ da diversi giorni, gli unici buchi erano nella tribuna autorita’(guarda caso), il clima era bello caldo, chi ha scritto l’articolo conosce veramente poco Torino e i torinesi, per le partite della Juve e del Toro gli stadi sono infuocati(a differenza di Milano, Firenze o Genova dove a stento si sente il pubblico), per il resto l’organizzazione ha toppato in diverse situazioni (un solo bar per piano con una sola cassa, potete immaginare la coda, non un guardaroba, e la maggior parte degli steward totalmente inesperti di tennis, quindi senza la conoscenza dei tempi tecnici sui cambi di campo) per il resto il palvela era veramente ben allestito, con i replay sul tabellone centrale, poi se mi parlate di pubblicita’ sull’evento vi dico una cosa, a cosa serve se il palazzetto e’ tutto esaurito, poi parliamoci chiaro per riempire 7.000 posti non ci vuole nulla, bastava dire che sono 30 anni che mancava la davis a Torino e che tra l’altro ha perso anche il challenge da 100 mila dollari allo sporting, quindi la fame di tennis era veramente tanta..

Bravo!! Chi scrive che Torino è “fredda” o mette in mostra un “distacco sabaudo” non la conosce bene evidentemente. Io sono nata a Torino e ci vivo e posso tranquillamente sottolineare che non ha nulla di meno (e ciò vale per ogni aspetto della città) rispetto ad una Milano o ad una Roma.
Relativamente al tennis, poteva sì fare di più per promuovere l’evento, soprattutto al centro, e su questo non v’è dubbio.
Ma durante le partite hanno saputo mostrare affetto e incitamento ai giocatori, senza arrivare “oltre”, senza disturbarli mostrando loro zero rispetto.
Ultima cosa: non scrivo commenti positivi su Torino perché è la mia città, ma perché la stessa è cambiata molto negli ultimi tempi e, ripeto, non ha nulla di meno rispetto alle altre città italiane 🙂

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Scritto da Omar Camporese Numero Uno
@ Andrea (#783783)
Io venerdi ero al Palavela, che era praticamente gremito, i biglietti erano esauriti gia’ da diversi giorni, gli unici buchi erano nella tribuna autorita’(guarda caso), il clima era bello caldo, chi ha scritto l’articolo conosce veramente poco Torino e i torinesi, per le partite della Juve e del Toro gli stadi sono infuocati(a differenza di Milano, Firenze o Genova dove a stento si sente il pubblico), per il resto l’organizzazione ha toppato in diverse situazioni (un solo bar per piano con una sola cassa, potete immaginare la coda, non un guardaroba, e la maggior parte degli steward totalmente inesperti di tennis, quindi senza la conoscenza dei tempi tecnici sui cambi di campo) per il resto il palvela era veramente ben allestito, con i replay sul tabellone centrale, poi se mi parlate di pubblicita’ sull’evento vi dico una cosa, a cosa serve se il palazzetto e’ tutto esaurito, poi parliamoci chiaro per riempire 7.000 posti non ci vuole nulla, bastava dire che sono 30 anni che mancava la davis a Torino e che tra l’altro ha perso anche il challenge da 100 mila dollari allo sporting, quindi la fame di tennis era veramente tanta..

QUOTO IN TUTTO. Anche io ero presente venerdì e l’accoglienza era tutt’altro che fredda.

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gus (Guest) 03-02-2013 11:46

Scritto da Andrea
Solito bel pezzo di Marco Mazzoni; dalla TV si percepiva in effetti un clima non proprio infuocato, e un certo proverbiale distacco sabaudo. Ma tutto sommato preferisco questo a certe “torcide” ai limiti dell’antisportivo viste in passato in altre sedi. Semmai dispiace e stupisce di più la scarsa penetrazione commerciale e promozionale dell’evento nella vita cittadina.

dipende da sport e sport. il tifo per uno sport come il tennis e comunque tranquillo.torino in se è una città super tranquilla.a parte qualche risultato non ci sono giocatori italiani che fanno trasportare maree di folle in giro se non per la davis

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Omar Camporese Numero Uno (Guest) 03-02-2013 11:46

@ Andrea (#783783)

Io venerdi ero al Palavela, che era praticamente gremito, i biglietti erano esauriti gia’ da diversi giorni, gli unici buchi erano nella tribuna autorita’(guarda caso), il clima era bello caldo, chi ha scritto l’articolo conosce veramente poco Torino e i torinesi, per le partite della Juve e del Toro gli stadi sono infuocati(a differenza di Milano, Firenze o Genova dove a stento si sente il pubblico), per il resto l’organizzazione ha toppato in diverse situazioni (un solo bar per piano con una sola cassa, potete immaginare la coda, non un guardaroba, e la maggior parte degli steward totalmente inesperti di tennis, quindi senza la conoscenza dei tempi tecnici sui cambi di campo) per il resto il palvela era veramente ben allestito, con i replay sul tabellone centrale, poi se mi parlate di pubblicita’ sull’evento vi dico una cosa, a cosa serve se il palazzetto e’ tutto esaurito, poi parliamoci chiaro per riempire 7.000 posti non ci vuole nulla, bastava dire che sono 30 anni che mancava la davis a Torino e che tra l’altro ha perso anche il challenge da 100 mila dollari allo sporting, quindi la fame di tennis era veramente tanta..

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Andrea (Guest) 03-02-2013 11:01

Solito bel pezzo di Marco Mazzoni; dalla TV si percepiva in effetti un clima non proprio infuocato, e un certo proverbiale distacco sabaudo. Ma tutto sommato preferisco questo a certe “torcide” ai limiti dell’antisportivo viste in passato in altre sedi. Semmai dispiace e stupisce di più la scarsa penetrazione commerciale e promozionale dell’evento nella vita cittadina.

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groucho (Guest) 03-02-2013 10:45

……. un bell’articolo….
Torino, purtroppo, è una città che non concede amore neanche a se stessa. Non poteva essere altrimenti nemmeno in questa occasione. Il distacco è l’elemento centrale della vita della città.

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luigi120 03-02-2013 10:41

Gran bel articolo. Molto grazie da parte mia e complimenti a Marco Mazzoni per quest’articolo.

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