
Trotman e la filosofia nell’allenare Draper: “Salute prima di tutto, ma ai giocatori va lasciato il tempo per riflettere e maturare”


James Trotman non è tra i coach tennistici più noti, ma il suo ottimo lavoro insieme a Jack Draper l’ha portato in prima pagina e ascoltarlo è operazione tutt’altro che banale. Parole precise, chiare, scandite con la calma di chi è sicuro delle proprie idee e con fermezza le propone al suo assistito, lasciandogli il tempo per assimilarle e riflettere. Proprio la gestione del tempo per Trotman è un requisito decisivo a diventare un campione: tempo per impattare la palla con colpi incisivi e mai causali; tempo per comprendere cosa si è fatto bene e cosa non ha funzionato, in modo da analizzare a freddo ogni aspetto e trarre il meglio per crescere sia come tennista che come persona. Una filosofia non lontana da quella “sinneriana” se ci pensiamo bene e che sta sostenendo l’ascesa di Jack verso il vertice della disciplina. Intervistato dai colleghi del sito ATPtour.com, Trotman si è raccontato al pubblico, fornendo alcuni spunti di vero interesse sul proprio lavoro e su quello che è davvero importante per un tennista ambizioso.
“Di solito non facciamo un’analisi della partita fino al giorno successivo, sia che vinciamo o perdiamo”, afferma Trotman all’indomani del successo di Draper contro Brooksby. “Mi piace dare a Jack dello spazio dopo il match per riflettere, per focalizzarsi un po’ i suoi pensieri piuttosto che dover reagire immediatamente. Penso che sia salutare per i giocatori riflettere sugli aspetti positivi e negativi del gioco con una prospettiva rilassata, e quindi esaminarli insieme.”
“La mia filosofia è che Jack ha un modo di giocare che lo porta a concentrarsi innanzitutto sull’esecuzione dei suoi colpi. Fare il proprio gioco. All’interno di ciò, quali sono i due o tre aspetti tattici che potremmo implementare per aiutare la sua prestazione in rapporto all’avversario? Credo fermamente che il focus sia nell’eseguire bene gli impatti, la tecnica, questa è la base. Inoltre possiamo sviluppare alcune cose che potrebbero influenzare la partita e l’avversario”. Tecnica, imporre i propri punti di forza e quindi strategia per mettere in difficoltà l’avversario.
Quest’approccio per così dire graduale, riflessivo e che necessita di tempo, deriva da difficile 2023 affrontato da Draper, vittima di continui stop per infortuni che hanno reso molto complicato lavorare. “Entrando nell’anno scorso, l’unico obiettivo era rimanere in forma e in salute”, continua Trotman. “Siamo arrivati a un punto in cui non importava quanto sarebbe migliorato o cosa sarebbe diventato, il nostro obiettivo era semplicemente mantenerlo in salute. È difficile ritrovare la fiducia nel proprio corpo dopo aver sofferto così tanti problemi uno dietro l’altro. Non è qualcosa che accade da un giorno all’altro. È stata una lunga strada.” Il coach entra nel dettaglio: “Non si è trattato di un solo infortunio, ce ne sono stati tre o quattro di fila. Pensavo fosse importante tirare una riga: ‘Cosa facciamo ora, Jack? Chi sono le persone che ti metteremo intorno?’ Questo era il primo obiettivo. Si può anche fallire, ma se il fallimento arriva non deve esser perché non ci abbiamo provato con tutti i mezzi”.
Trotman ha lavorato a lungo con la LTA (la Federtennis britannica), allenando alcuni dei giocatori di più alto livello emersi nel paese, tra cui l’ex numero 14 del mondo Kyle Edmund. I suoi anni passati in quella organizzazione hanno formato le sue competenze, insieme ai continui aggiornamenti che James ha messo a punto viaggiando e capendo nuovi metodi. Un lavoro che gli hanno permesso di costruire una base di supporto solida per Draper, assicurandogli non solo la ripresa del fisico e la messa “in sicurezza” contro i peggiori infortuni, ma di tornare in campo più forte che mai. Trotman ha aggiunto al team del n.1 britannico Shane Annun come fisioterapista e Matt Little come preparatore, entrambi con un passato a fianco di Andy Murray.
Per quanto riguarda la filosofia dell’allenamento, Trotman crede che i giocatori debbano assumersi la responsabilità del proprio sviluppo e in questo è davvero vicino alla filosofia del “team Sinner”, col giocatore al centro di tutto. Sottolinea la flessibilità e l’adattabilità, adattando il suo approccio alle esigenze uniche di ciascun giocatore pur rimanendo fedele ai suoi principi fondamentali. “Penso che ogni persona sia diversa. La sfida più grande risiede nella persona stessa: ognuno ha punti di forza e di debolezza diversi. Ma penso che i migliori giocatori che ho incontrato siano i più resilienti nell’affrontare le avversità, nell’intraprendere un percorso e nel capire quale sia la loro visione e chi vogliono diventare. È ciò di cui ogni giocatore ha bisogno. Penso che dovrebbe esserci una certa flessibilità in entrambe le direzioni, senza compromettere le tue convinzioni fondamentali come allenatore o come giocatore. Esistono diversi modi per cercare di acquisire abilità e insegnarle al giocatore. Può essere fatto in modi diversi a seconda del giocatore e della sua volontà di imparare. Abbiamo un approccio di squadra, ma alla fine ciò che conta è ciò che è meglio per i giocatori. Il nostro compito è fare molti sacrifici per ciò che è meglio per loro”.
Trotman racconta un fatto poco noto della giovinezza di Draper: è cresciuto piuttosto tardi e questo lo ha costretto a riadattare totalmente il suo modo di giocare. “Aveva un grande potenziale ma fino ai 15-16 anni era piccolo. Per questo è cresciuto dovendo competere costantemente contro giocatori più grandi, diventando un grande difensore e trovando modi per essere competitivo contro giocatori più potenti. Poi, all’improvviso, arriva la crescita e diventa 193 cm! Per questo tutto è cambiato, a partire dal servizio e dal modo di stare in campo. Ha iniziato un viaggio che l’ha trasformato in giocatore che cerca di imporre le proprie armi in campo e tirare così forte da… togliere la racchetta all’avversario“.
I due lavorano insieme in modo esclusivo dal 2021 e il coach è molto soddisfatto del loro rapporto. “Sono molto fortunato ad avere l’opportunità di lavorare con Jack, di accompagnarlo in questo percorso. Andiamo meravigliosamente d’accordo, è fondamentale. Trascorrere così tanto tempo insieme in una situazione ad alta pressione, non necessariamente una situazione normale, potrebbe essere un problema ma il nostro rapporto è davvero buono. Possiamo ridere, avere i nostri spazi e conversazioni dure quando necessario, rispettando l’opinione dell’altro. Ci vuole tempo, bisogna costruire il rapporto e la fiducia. In definitiva, penso che Jack sappia che le decisioni che prendo o le mie opinioni si basano su ciò che è meglio per lui, non su ciò che è meglio per me. A volte potrebbe non piacere sentirsi dire certe cose, ma è chiaro che tutto è fatto con la giusta intenzione. Non dobbiamo sempre essere d’accordo, ma tutto si basa sulla fiducia e ci vuole tempo. Bisogna superare gli alti e bassi, restare uniti e trovare le migliori opportunità per Jack” conclude Trotman.
Una bella scoperta il pensiero di Trotman. Equilibrio, focus su idee chiare e sul giocatore, mettendo Draper al centro a prendersi le sue responsabilità, insieme a scelte condivise. Jack è a un passo dalla top10, ma visto il suo potenziale sembra solo un primo passo verso una carriera di altissimo livello.
Marco Mazzoni
TAG: Jack Draper, James Trotman, Marco Mazzoni
2 commenti
Bisognerebbe tenere conto che i maschi interrompono il loro processo di crescita fisica anche abbastanza tardi, soprattutto quelli più alti. Immaginate un ragazzo che cresce di 10 cm in un paio di anni: dovrà continuamente cambiare il su modo di giocare, adattandolo al suo fisico, in costante cambiamento. Quindi, ci sono giocatori, o meglio, ragazzi, che raggiungeranno il loro top ben oltre i 20 anni, anche per questo motivo.
È vero.