
Tipsarevic (coach di Shapovalov) critica gli allenatori nel tennis: “Per conoscenza, capacità e volontà di migliorarsi, sono in fondo alla classifica degli sport maggiori. Temono il confronto con i giocatori”


Si parla spesso di quanto possa contare un allenatore nel tennis, del reale apporto di un coach al miglioramento di un giocatore e alle prestazioni nel corso dei match. Quello del coaching è un mondo vario e in costante evoluzione, tra giocatori che subito dopo il ritiro si buttano “nella mischia” seguendo qualche ex collega o giovane, ed altri che invece si prendono del tempo per studiare e capire il lavoro passando per accademie e sistemi di lavoro già rodati. Ci sono stati tennisti straordinariamente vincenti formati e guidati da allenatori senza alle spalle una storia da giocatore o nemmeno da coach, in particolare sul tour WTA. È difficile se non impossibile dare una risposta univoca sul peso dell’allenatore sul tennista, visto che il nostro sport vive di unicità e storie una diversa dall’altra. In questo dibattito che non avrà mai fine arrivano come un fulmine a ciel sereno le parole a dir poco sorprendenti …di un coach, anche di discreto successo come Janko Tipsarevic. L’ex n.8 del mondo da qualche tempo è nello “scomodo” box di Denis Shapovalov, talento di razza ma a dir poco difficile da allenare, tanto che di allenatori ne ha simbolicamente triturati in serie senza trarre quasi mai veri benefici; fino all’arrivo di Tipsarevic, capace di imbrigliare l’esuberanza e classe del canadese in schemi un minimo più razionali e concreti, portandolo ai migliori risultati in carriera nelle ultime settimane. Il serbo, parlando al noto programma The Tennis Podcast, si è soffermato sul ruolo del coach affermando senza peli sulla lingua che la maggior parte degli allenatori nel tennis sono assai carenti in conoscenza, capacità e volontà di migliorarsi rispetto agli sport maggiori, soprattutto per la mancanza di studio e miglioramento personale e di un dialogo importante con i propri assistiti, il tutto per paura di perdere il lavoro. Parole sorprendenti e pungenti, che riportiamo nei passaggi più salienti.
“So che quello che sto per dire potrebbe essere considerato oltraggioso, ma la mia opinione su di noi come allenatori di tennis, considerando che il tennis è il terzo o quarto sport più popolare al mondo, è che siamo in fondo alla lista degli sport più importanti” afferma Tipsarevic. “Ho molto rispetto per gli allenatori e per quello che fanno, ma in termini di conoscenza, capacità e volontà di migliorarsi, sento che siamo in fondo al barile dei primi cinque o dieci sport più popolari al mondo“.
Quando gli è stato chiesto di spiegare il perché di quest’affermazione a dir poco forte, il serbo si è concentrato sulle differenze tra allenare negli sport di squadra e in uno individuale come il tennis. “Soprattutto negli sport di squadra, so benissimo quanto devi prepararti, analizzare e capire, essere dedicato e concentrato per raggiungere il massimo del tuo sport come allenatore. Nel tennis, ritengo che questo semplicemente non sia vero. Vedo e sento che c’è un’enorme quantità di persone sul tour ATP o WTA che sono soltanto dei celebrati “towel boys” (ossia coloro che portano l’asciugamano al loro assistito). Non fanno altro che dire ben fatto! O sperare che tu ti senta bene.”
Tipsarevic entra nel dettaglio spiegando i motivi per cui gli allenatori nel tennis di oggi non si prodigano in consigli sostanziali, e quindi non arrivano davvero a compiere il proprio ruolo di guida del giocatore o giocatrice. “Hanno paura di confrontarsi con il giocatore o di parlare con il giocatore nel modo in cui dovrebbe farlo l’allenatore perché hanno paura di perdere il lavoro. Sento che in qualche modo in anni e anni di questa professione, gli allenatori sono diventati, non voglio dire… spaventati, ma certamente non abbastanza coraggiosi. Non sono tutti così, certamente, ma la maggior parte degli allenatori non svolgono davvero il lavoro che dovrebbero fare, e prendono l’allenamento nel modo in cui dovrebbe preso. Cosa fanno? Si tratta solo di guardare qualche video, di dire le stesse vecchie cose che tutti gli altri stanno dicendo. Penso davvero che ci sia un’enorme quantità di allenatori che non stanno migliorando se stessi e non si stanno davvero concentrando su come diventare un allenatore migliore, su come analizzare un giocatore, su come fare un corretto scouting delle partite e quindi sul dare qualcosa al giocatore. Si tratta solo di passare da un torneo all’altro e ripetere la stessa vecchia merda“.
Dichiarazioni piuttosto pesanti, ma Tipsarevic è sicuro che i giocatori la pensano come lui, anche se non lo direbbero mai pubblicamente. “La maggior parte dei giocatori o, Dio non me ne voglia, anche degli allenatori, non lo diranno mai… ma se parli con i giocatori sul tour la maggior parte di loro la pensa così. La maggior parte di loro, lo so per certo, e non voglio mettere parole in bocca a nessuno o menzionare alcun giocatore in particolare, sanno che c’è una grave carenza di veri allenatori, professionisti veri che prendono sul serio il lavoro e che non sono solo dei “portasciugamani”. Sono pochissimi quelli che fanno il lavoro come andrebbe fatto”.
“Prendo da esempio le parole d Zeljko Obradovic, il più vincente coach di basket in Europa. Puoi avere autorità sui giocatori attraverso la conoscenza, perché se sai e trasmetti la tua conoscenza, allora i giocatori si fideranno di te e ti seguiranno. Se sei una persona che si dedica davvero al lavoro e al proprio miglioramento, delle tue conoscenze e dei tuoi metodi, lavorando bene ogni giorno e migliorando senza ripetere le stesse cose che si dicono da secoli come “muovi i piedi, colpisci così”, allora tu acquisti conoscenza e la trasmetti al tuo assistito. Così deve funzionare l’allenamento e questo è il ruolo dell’allenatore. Se acquisisci nuova conoscenza, hai anche il coraggio di parlare chiaro al giocatore e lo porti avanti. Questo è un problema in particolare sul WTA tour, ma anche in quello maschile. Solo se acquisti conoscenza puoi avere una visione di come vuoi che diventi il tuo giocatore e lo puoi trasmettere venendo seguito”.
Parole forti quelle di Janko, che sicuramente scateneranno non poche reazioni da parte dei giocatori e ancor più tra i coach. Un parere che apre nuovi orizzonti all’infinito dibattito su quanto conta il coach nel tennis. Per Tipsarevic può contare molto, a patto di prendere il lavoro in primis come miglioramento di se stessi, in modo da aver conoscenza e forza per dare qualcosa dal proprio assistito. Un parere autorevole quello del serbo, sicuramente scomodo, ma del resto è lo stesso ruolo del coach tennistico a non essere affatto tutto rose e fiori…
Marco Mazzoni
TAG: allanatori, Coach, Janko Tipsarevic, Marco Mazzoni, ruolo del coach
Janko Janko, i Coach sono solo semplici dipendenti dei giocatori e tengono famiglia e se sbagliano non una parola ma addirittura uno sguardo, vanno a casa.
Non ho una frequentazione o osservazione di dettaglio per il mondo pro o semi pro ,
Ma quello che ha detto e’ clamorosamente vero per gli allenatori e i maestri di club .
E di maestri che “ colpisci davanti , si , muovi i piedi , ecco bene” e nel mentre rispondono al cellulare a voglia . E quando glielo fai notare magari mentre allenano tuo figlio o figlia apriti cielo ecco il genitore che rovina i pargoli …..
Non ho una frequentazione o osservazione di dettaglio per il mondo pro o semi pro ,
Ma wiesllo che ha detto e’ clamorosamente vero per gli allenatori e i maestri di club .
E di maestri che “ colpisci davanti , si , muovi i piedi , ecco bene” e nel mentre rispondono al cellulare a voglia . E quando glielo fai notare magari mentre allenano tuo figlio o figlia apriti cielo ecco il genitore che rovina i pargoli …..
Verissimo…la maggior parte dei super coach in particolar modo (eccezioni nobili come Cahill a parte) vedono le partite come se fossero sul divano in pantofole, non vedo quella capacità di lavoro/prendersi stress addosso/pensare h24 al prossimo match come gli allenatori top degli sport di squadra ad esempio.
Questo parlare male degli altri come se fossimo giudici di chissà cosa ha stufato.
Pensassero a fare quello che sono pagati e far emergere il suo tennista che per ora non lo ha fatto.
Cosa ne pensa di Sinner?
Così è troppo facile, e cmq anche a loro serve. Infatti non passano molto tempo senza e quando sono stati senza i risultati sono sempre venuti meno.
L’allenatore è soprattutto anche una guida e un supporto psicologico per i giocatori già formati, per gli altri e quelli giovani giovani inevitabilmente serve più ad altro.
Quello che dice Tipsa ha senso, l’ho pensato anch’io più volte, ma noi vediamo solo l’1% di quello che fa l’allenatore. Il vero lavoro lo fa dietro le quinte fuori dalla partita, ma se lo dice persino un allenatore la cosa diventa strana. Di certo il coach che ti guida serve, come nel pugilato, nella ginnastica artistica, nelle arti marziali ecc non è solo un tizio che paghi per darti la carica.
In parte è vero quanto dice, i coach sono forse un po’ intimoriti dai giocatori che sono anche i loro manager e principali di lavoro. Inoltre non dovendo insegnare loro a giocare al tennis non possono neppure interferire troppo sulla loro personalità e sulle loro inclinazioni naturali. Questo però succede coi professionisti affermati, con i giovani in crescita è tutt’altra cosa…
Dall’altra parte, però, Tipsa se ho ben capito tende un po’ a calcare la mano sugli aspetti tecnici del rapporto allenatore giocatore. Non può fare paragoni tecnici con gli sport di squadra, nel calcio ci si muove in compagine e ognuno ha un ruolo che dev’essere coordinato con quello degli altri. Il tennis è uno sport individuale e per giunta eminentemente psicologico, anche il poter dire a un ragazzo “good job” o “how do you feel today?”, fatto nel modo e nel momento giusto, può avere grande importanza più dei continui suggerimenti tecnici e tattici, con cui si rischia solo di mandarlo in overdose.
Non dimentichiamo che il tennista è un ragazzo che deve fare tutto da solo, anche organizzarsi la squadra e le trasferte. Gira il mondo senza avere alle spalle una società che a tutto provvede, comprese le prenotazioni di voli e di alloggi, e deve giocare tutti i giorni o quasi e stare attento a non intossicarsi né sovraccaricarsi. Il calciatore invece fa una piccola trasferta di gruppo (raramente internazionale), non gioca tutti i giorni ed è completamente deresponsabilizzato dalla gestione logistica della propria attività.
Stando così le cose, che un allenatore debba essere in primo luogo un amico, un sodale o come lo vogliamo chiamare è cosa del tutto normale. Non è, né può essere, uno che impartisce ordini come a un robot e ancor meno uno che impone la sua personalità a quella del ragazzo (parlo del professionista, non del discepolo). L’aspetto umano è imprescindibile e questo spiega che grandi giocatori possano essere allenati da ex giocatori non eccezionali (come riconosce Tipsa e com’è il caso di Sinner, ad esempio) perché il lato morale (e umorale) mentale e umano del rapporto è più importante che il dettare istruzioni come invece nello sport di squadra, ove si tratta di abituare il giocatore a rispettare il proprio ruolo. Tecnica e tattica hanno un’importanza specifica nella preparazione, ma non determinano da sole la riuscita di un giocatore.
come sei malpensante 😉
Janko lo sa benissimo come funziona nel Tennis e i Coach sono sotto ricatto del giocatore a rischio licenziamento se non sono compiacenti, altro che nuove conoscenze e metodiche di lavoro all’avanguardia i Coach tengono famiglia e fanno solo attenzione a non disturbare chi guida, cioè il giocatore.
Qualcuno dica a Tipsarevic che la sua analisi è totalmente fuorviante, e che non è difficile mangiare la foglia del vero motivo di questa sua dichiarazione.
E’ fuorviante perché fa il paragone con sport di squadra, mentre sarebbe corretto farlo con sport individuali. Non so se ad esempio il ping pong vede atleti con propri allenatori, ma se così fosse sarebbe il paragone ideale per capire se vi è la stessa dinamica.
Ed è fuorviante perché la vera critica non è agli allenatori ma al rapporto con i tennisti di cui sono i dipendenti (negli sport di squadra gli allenatori sono dipendenti della società e non dei singoli atleti, e gli atleti in una squadra sono sostituibili con altri atleti). Cosa che si capirebbe meglio facendo paragoni con sport individuali i cui atleti hanno un allenatore personale.
Se cioè è proprio il tipo di rapporto di lavoro che c’è tra atleta e allenatore a rendere molto fragile la posizione dell’allenatore, non ha alcun senso dire che ci sono pochi veri allenatori perché questa è la conseguenza, non la causa che si sta denunciando.
In sostanza questa analisi ci fa capire che Tipsarevic pur denunciando un problema vero, in realtà centrando il discorso sugli allenatori e non sul vero problema, sta solo facendo pubblicità a se stesso. Sta dicendo sotto le righe: “io sono un vero allenatore, io ho avuto le palle per dire a Shapovalos che è un lavativo, nessun altro lo ha saputo fare. Quindi non è un caso se il canadese si è svegliato. Ammiratemi, ed eleggetemi allenatore del secolo”.
Un allenatore a cosa può servire a Federer, Sinner, Alcaraz, Sverev, Djokovic, Swiatek e compagnia bella? Je spiega come impugnare la racchetta sul rovescio? Come affrontare un qualificato? Cosa mangiare a cena?
Nel tennis, spesso, è tutto un non detto. Ambiente un po omertoso.