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De Minaur analizza l’evoluzione del tennis: “Oggi è solo potenza, la varietà sta scomparendo”
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
Alex de Minaur offre un’analisi profonda e articolata dell’evoluzione del tennis negli ultimi cinque anni. L’australiano, oggi stabilmente nella top 10 mondiale, ha condiviso interessanti riflessioni sui cambiamenti che ha osservato da quando ha iniziato a emergere nell’élite fino a oggi, durante un’intervista rilasciata all’ATP 500 di Dubai.
“Quello che percepisco è che tutti i giocatori colpiscono la palla sempre più forte e la velocità di gioco è diventata straordinariamente alta”, ha spiegato de Minaur. “Si ha l’impressione che con le palline attuali si tenti di rallentare un po’ il ritmo e di rendere le condizioni più lente, ma nonostante questi tentativi, è evidente che la velocità media della palla è significativamente più elevata rispetto a qualche anno fa.”
L’australiano, noto per la sua eccezionale velocità e capacità difensiva, ha evidenziato come il tennis moderno stia sacrificando la varietà tecnica sull’altare della potenza: “Prima assistevamo a maggiori cambi di ritmo, di altezze e di effetti. Credo che si sia persa molta della varietà che rendeva questo sport così affascinante, semplicemente perché oggi c’è appena il tempo di pensare durante lo scambio.”
La nostalgia per il tennis di Nadal
De Minaur porta come esempio emblematico il diritto di Rafael Nadal, un colpo capace di imprimere effetti e traiettorie spettacolari, oltre che di aprire angoli impossibili. “Quel tipo di tennis, fatto di intelligenza tattica e variazioni, si vede sempre meno”, sottolinea l’australiano. “Gli scambi sono diventati così veloci che c’è pochissimo spazio per sviluppare strategie complesse durante il punto.”
“Descriverei il tennis attuale come un combattimento di grandi impatti, quasi come una battaglia di artiglieria pesante”, ha aggiunto. “Anch’io ho dovuto adattarmi a questa nuova realtà, cercando di aumentare la potenza dei miei colpi per non restare indietro. Nel tennis contemporaneo vale la legge di Darwin: adattarsi o morire.”
L’evoluzione fisica e tecnologica
Il fenomeno descritto da de Minaur è il risultato di una combinazione di fattori: l’evoluzione fisica degli atleti, che oggi sono più potenti e resistenti che mai; i miglioramenti tecnologici nelle racchette e nelle corde, che permettono di generare più potenza e controllo; e una professionalizzazione sempre più spinta che ottimizza ogni aspetto della preparazione atletica.
L’australiano rappresenta un caso particolare in questo panorama, avendo costruito il suo gioco su velocità, reattività e capacità difensive piuttosto che sulla potenza bruta. “Ho dovuto trovare soluzioni alternative per competere con giocatori naturalmente più potenti”, spiega de Minaur. “Ho lavorato sulla velocità di esecuzione, sull’anticipo e sulla capacità di rubare tempo all’avversario per compensare la mia minore potenza naturale.”
Un futuro di compromessi?
La riflessione di de Minaur solleva interrogativi sul futuro del tennis: continuerà questa corsa alla potenza o ci sarà un ritorno a un gioco più vario e tattico? Gli organizzatori dei tornei stanno già intervenendo, modificando le palline e talvolta le superfici per rallentare il gioco, ma questi cambiamenti sembrano insufficienti a invertire la tendenza.
Francesco Paolo Villarico
TAG: Alex De Minaur
Sampras serviva oltre i 210 kmh già ai suoi tempi e lo stesso faceva Tanner 15 anni prima (con la racchetta di legno). Dubito fortemente che il dritto di Lendl andasse dolo a 135 kmh. Oggi comunque non vanno a 175….
‘0ggi c’è appena il tempo di pensare durante lo scambio’. Frase demonica che al netto di ciò che significa direttamente, pone diverse questioni simultaneamente, quasi come una sorta di ragionamento per assurdo o insolubilia, come si solevano chiamare argomenti intrinsecamente irrisolvibili nelle dispute teologiche medievali. Uno scambio senza tempo, totalmente in temporale perché transitivamente in tempo reale, il reale del tempo che non si può esperire ma che se non ci fosse, in perpetuo esercizio, niente si potrebbe pensare di scambiare. Come si può assistere, da dentro o da fuori, attivamente o passivamente, a questo qualcosa che più che esistere insiste, a prescindere da ciò che se ne vorrebbe fare, a prescindere dal pensiero a cui si vorrebbe ridurre. Un tempo che non dà il tempo allo scambio che nonostante tutto scambia, diventa, traccia, condiziona il cieco tragitto in una circoscritta traiettoria, da…a…rivestimento fenomenico io-mondo/avversario, soggetoggetto (tutto attaccato), resa alla tenzone escatologica, excogitata..dall’io all’altro, dall’io come altro. Dunque allora come, non più cosa/chi, si scambia senza pensare, se lo si fa già senza averne un idea, senza saperne nulla? Cosa ne è od era poi della variazione, che a quanto pare oggi non è più possibile? Cosa la rendeva, forse possibile, allora..o mai più, se tutto ciò che accade lo fa, indipendentemente, all’altezza assoluta del suo evento in media res?
Oddio fesseria no se pure un giocatore come Federer abbandonò via via il serve&volley per spingere da fondo.
Quando un dritto di Lendl andava a 135kmh ed un servizio di Sampras a 185kmh mentre ora siamo a 40kmh in più i tempi di reazione, nonostante allenamenti visivi e atletici,sono ovviamente inferiori impedendo determinate soluzioni.
I colpi,oltre che più veloci,sono più potenti: la rotazione butta fuori il giocatore,giocare angolato apre spazi e con le racchette attuali,con sweetspot ampio, puoi ribaltare lo scambio e
pochi come Alcaraz possono permetterselo grazie alla capacità di copertura del campo.
Come sono consumati i campi a Wimbledon? Un tempo nei pressi della rete l’erba non c’era alla seconda settimana,ora non più.
Onestamente si dice sempre che conta più il top-spin prodotto che la velocità pura in sè, e i dati sulle rotazioni prodotte mi sembrano abbastanza costanti negli ultimi dieci anni, da quando sono disponibili. De Minaur è tra quelli che giocano più piatti per esempio e riesce comunque a essere un top-ten, ognuno tira l’acqua al suo mulino ecco…
Rallentare? Io velocizzerei, così si tornerebbe ad un bel gioco d’attacco, con volley e serve and volley. Senza esagerare. E poi a me piacerebbe un bel torneo di beneficenza con i primi 16 giocatori del mondo che scelgono a loro piacimento una bella racchetta di legno anni 80. Per me vincerebbe De Minaur, con quelle racchette.
Eccolo lì, il solito cervello da canarino che si staglia nel nulla cosmico!
Dice che oggi c’è appena il tempo di pensare, probabilmente molti non pensano neanche a vedere cosa dicono su Jannik, non sono abituati a farlo.
È da 5 anni che è così almeno! Te ne sei accorto?
Al di là dei soliti commenti da Minus habens sui presunti rosicamenti di chissà chi, il discorso di Alex è molto più complesso e degno di riflessione
Le racchette odierne,e soprattutto le corde, hanno livellato il gioco come non mai e la differenza non sta più nella tecnica quanto nella resistenza mentale
Nessuno al giorno d’oggi si sognerebbe di fare serve and volley sistematico perché verrebbe impallinato, il rovescio in back giocato come Dio comanda è roba per pochi eletti e il rovescio ad una mano si è perso nella notte dei tempi
Non discuto che a molti possa piacere di più questo spettacolo monocorde però il contrasto di stili che ci hanno propinato per anni i vari Lendl-Edberg, MC enroe Borg, Sampras -Agassi etc non sarà mai più replicabile, purtroppo..
A Wimbledon, invero, Borg apportava alcune modifiche al suo tennis;”più servizio e più volee”, ebbe a dire. D’altra parte, se non lo avesse fatto non avrebbe potuto vincere 5 volte di seguito. In un’epoca in cui gli specialisti dell’erba (quella vera) non mancavano. L’impresa è stata solo eguagliata da un certo Roger Federer, così, per dire.
Potenza e tecnica possono benissimo coesistere, una non esclude l’altra, Alcaraz ne è il classico esempio, e non basta ancora perché ci vuole anche una grande testa, e Sinner ne è il classico esempio.
Mi spiace sentire un tennista top come Alex parlare come un avventore di bar dopo il quarto “bianchino”.
E son 2 : prima col caso clostebol perché ha cambiato opinione (mi sembra) rispetto alla precedente e poi adesso dice che ci sono meno variazioni e solo velocità.Le continue sconfitte subite da Jannik non le sopporta più e si sta sfogando.
Tranquillo De Minaur.
Dovesse Jannik Sinner arrivare a dominare il circuito, al punto di insidiare i record del Trio Lescano, cambierebbero immediatamente il regolamento per tornare alle racchette in legno e alle palline bianche d’antan LOL!
Ma al di là delle impressioni di ciascuno, esistono dei dati che confermano quello che dice De Minaur? Qualcuno può condividere qualche link, in merito? Con dati reali, dico. Non solo opinioni.
Giocatore intelligente che sfrutta perfettamente i suoi punti di forza che compensano punti deboli come la mancanzs di un servizio e colpo risolutivi
A quanto pare, però, non sono i giocatori più potenti quelli che vincono di più ma quelli che a una (discreta) dose di potenza uniscono tecnica disciplina e soprattutto cervello.
De Minaur, che rimane un bravo ragazzo, sta cominciando a rosicare, ne ha dato segnali già con l’improvvida uscita sul caso Sinner
Rosica perché Sinner tira forte e lo batte sempre 🙂
È vero hai ragione de minaur la varietà sfa scompendo
Tra qualche anno il var servirà al pubblico per individuare la pallina!
Fesseria. Le variazioni esistono eccome, e tirano piu’ forte rispetto a prima. Sta ai giocatori variare. Alcaraz varia e Medvedev non varia. McEnroe variava e Borg no.