Caso Sinner Copertina, Generica

Toni Nadal difende Sinner: “Sono contrario a questa sanzione. Lo conosco e so che non c’era alcuna volontà di commettere un illecito, non si può trattare una persona così per un errore avvenuto casualmente”

24/02/2025 16:50 109 commenti
Toni Nadal nella foto
Toni Nadal nella foto

Toni Nadal, direttore del Mallorca Championships di Calvià, ha annunciato lunedì sul quotidiano Marca la partecipazione di Casper Ruud, tennista tra i primi cinque al mondo, come grande attrazione per la prossima edizione dell’Open 250 su erba, in programma dal 22 al 28 giugno. Il torneo precede immediatamente Wimbledon.

Durante la presentazione, Toni Nadal ha dichiarato: “Abbiamo già la conferma di Kyrgios, Ruud e Monfils e questo rende il torneo molto attraente. A breve comunicheremo la presenza di un altro grande giocatore e stiamo anche parlando con Jaume Munar. Sarà un grande evento.”

Toni, zio e mentore di Rafa Nadal, si è poi soffermato sull’omaggio che Roland Garros sta preparando per celebrare la carriera del campione spagnolo, ritiratosi dopo la fase finale dell’ultima Coppa Davis: “A livello familiare siamo molto contenti di questo riconoscimento. Rafael è molto felice del tributo che gli verrà reso. So che ci stanno lavorando da tempo e credo che risulterà un omaggio importante. Per Rafael, riceverlo in Francia e nel luogo dove ha ottenuto i maggiori successi sportivi è motivo di grande soddisfazione. Non so se ce ne saranno altri, ma questo è molto significativo per lui.”

Nell’occasione, Toni Nadal ha anche espresso il proprio parere sulla squalifica di tre mesi inflitta a Jannik Sinner, a causa della positività al clostebol rilevata a Indian Wells 2024: “L’ho già detto più volte e l’ho spiegato: sono contrario a questa sanzione. Conosco personalmente Sinner e so che non c’era alcuna volontà di commettere un illecito, non si può trattare una persona in questo modo per un errore avvenuto casualmente. Non si può avere la pretesa di punire e basta. Bisogna sanzionare chi fa le cose in modo intenzionale per trarne un vantaggio. E so che non è il caso di Sinner, che non ha ottenuto alcun beneficio da ciò che gli è stato riscontrato. Dunque, perché punire. È vero che dicono che ad altri giocatori, che non erano numeri uno, è stata applicata una sanzione, ma in passato si è agito in modo sbagliato. Mi sorprende anche che diversi tennisti si siano schierati contro di lui, compresi alcuni di altissimo livello e qualcuno non proprio irreprensibile.”



Francesco Paolo Villarico


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Antonella B. 26-02-2025 07:39

Bravo Zio Toni, finalmente un “adatto ai lavori”, di quelli importanti, che ha l’onestà intellettuale e direi anche il coraggio di puntare il dito (sempre facendolo i modo civile e misurato) non contro ciò che non ha fatto Jannik, ma contro ciò che hanno fatto certi suoi colleghi, contro il loro comportamento disonesto e dilettantesco.
Secondo me sono questi opportunisti, con la loro condotta disgustosa, ad avere in realtà consapevolmente danneggiato l’immagine del tennis, Jannik non lo ha fatto, nella sfortuna capitatagli ha mantenuto un comportamento da vero professionista

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Losvizzero 25-02-2025 16:22

Scritto da Aquila

Scritto da Losvizzero
Non si può è vero, peccato che a Swiatek e Halep è andata molto diversamente da Sinner nonostante non si siano dopate ma sono state solo contaminate senza volontà.
W l’eguaglianza!

Ma perchè spari o sparate assurdità senza leggere, solo per il gusto di scrivere, se leggevi, sempre se sai leggere la Swiatek rispetto a Sinner il caso era più grave perchè ha assunto una percentuale di dopante che influiva sulle prestazioni, anche se lei dice per contaminazione delle pillole…Wada nel suo caso non ha fatto ricorso ha avuto solo UN MESE DI SQUALIFICA, aggiungo che da quando è rientrata senza le pillole contagiate non riesce più a portare a casa un torneo, Halep è peggio di te non sa leggere dice che rispetto a Sinner lei è stata penalizzata,(strano è ricca può avere tutti gli avvocati che vuole) da quando è rientrata da ex numero uno senza il doping non ha più vinto una partita, CHISSA PERCHE’…..su Sinner se sai leggere segui tutto quello che a subito e vedrai che non è stato un privilegiato…aggiungo sempre se guardi il tennis che Sinner dopo la prima squalifica ha continuato a vincere…..ti ricordo sempre se sai leggere che Wada nel suo caso dopo la prima condanna dove a perso punti e pagato una multa non contenta ha fatto ricorso, anche se nel suo caso non c’era nessun effetto dopante oltre alla contaminazione da terzi. Sinner dopo un anno di calvario e dietro minacce di Wada, per chiudere il tutto ha preferito subire una seconda condanna di tre mesi….chiudo sperando che gente come te prima di dire stupidate cercate almeno di documentarvi, a si dimenticavo non sapete leggere chiedo umilmente scusa

Io e Halep non sappiamo leggere e lei è dopatissima. E sappiamo anche cosa sei te

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Luce nella notte 25-02-2025 13:13

Scritto da Luce nella notte

Scritto da Pippoanzighi

Scritto da Luce nella notte

Scritto da Pippoanzighi
La normativa del codice antidoping prevede che (cito la decisione del tribunale che ha assolto Jannik):
“14. Le violazioni delle norme antidoping (ADRVs) ai sensi degli articoli 2.1 e 2.2 del TADP richiedono che il Tribunale Indipendente sia ragionevolmente convinto che l’ITIA abbia dimostrato ciascuno degli elementi delle violazioni contestate. Entrambe sono infrazioni di responsabilità oggettiva, il che significa che l’ITIA non è tenuta a dimostrare la fonte della sostanza proibita. In particolare, entrambi gli articoli stabiliscono che “non è necessario dimostrare l’intento, la colpa, la negligenza o l’uso consapevole da parte del giocatore per stabilire una violazione delle norme antidoping […] e la mancanza di intento, colpa, negligenza o conoscenza da parte del giocatore non costituisce una difesa contro un’accusa di violazione delle norme antidoping”.
15. Pertanto, se il giocatore dimostra che la violazione delle norme antidoping ai sensi degli articoli 2.1 o 2.2 del TADP non è stata intenzionale, il periodo di ineleggibilità sarà di due anni. La sanzione è soggetta a una possibile riduzione o eliminazione se il giocatore dimostra come la sostanza proibita sia entrata nel suo organismo, ai sensi degli articoli 10.5 o 10.6 del TADP. (Se il giocatore non è in grado di dimostrare che la violazione non è stata intenzionale, il periodo di ineleggibilità è di quattro anni)”.
Per fortuna Jannik è stato in grado di dimostrare sia che la violazione non è stata intenzionale, sia la mancanza di colpa e negligenza. Sul punto il tribunale così si è espresso:
“115. Come affermato in precedenza, è chiaro dall’analisi della giurisprudenza pertinente che è necessario prestare attenzione nell’affidarsi a casi precedenti e che si possono trarre solo i principi applicabili, che devono poi essere applicati ai fatti specifici di un caso individuale. Il Tribunale ha già stabilito che in questo caso il giocatore non sapeva né sospettava e non avrebbe potuto ragionevolmente sapere o sospettare, nemmeno con la massima cautela, che il Clostebol fosse presente nell’ambiente in cui soggiornava, che il signor Naldi avesse usato il Clostebol sulla propria ferita o che esistesse un rischio di contaminazione involontaria durante il massaggio o la fasciatura dei piedi.
Dato che il Tribunale ha anche concluso che il giocatore è una persona che esercita una notevole cautela in materia di antidoping e che ha adottato un’attenta selezione del suo team di supporto, assicurandosi che comprendessero e rispettassero le varie responsabilità antidoping, il Tribunale ritiene che il giocatore abbia esercitato la “massima cautela” e abbia fatto tutto il possibile per evitare un risultato positivo al test antidoping. Il Tribunale non ha alcuna esitazione nel concludere complessivamente che il giocatore può beneficiare della totale esenzione dalla sanzione prevista dall’articolo 10.5 del TADP.
117. Sulla base delle circostanze specifiche e dei fatti relativi a questa vicenda, il Tribunale conclude che il giocatore non ha alcuna colpa o negligenza per le violazioni delle norme antidoping commesse ai sensi dell’articolo 10.5 del TADP. Di conseguenza, qualsiasi periodo di ineleggibilità viene eliminato”.
Più chiaro di così!

In Primo grado la sentenza recita … “esercitato il massimo grado di tutela” (da parte del Sinner) ma in secondo grado le cose potevano andare assai diversamente: piu’ chiaro di cosi’.
Bene hanno fatto gli avvocati ad accettare i tre mesi perché la “utmost caution” uscita dal primo grado poteva sgretolarsi nel secondo , per esempio guardando le procedure obbligatorie inserite nei contratti di ingaggio, che in Primo grado risultano solo superficialmente citati: quali erano le procedure imposte ai collaboratori nel caso avessero a disposizione sostanze vietate ?
Questo solo per fare un esempio.
Benissimo hanno fatto ad accettare i tre mesi , ripeto, anche perché il fenomeno Ferrara non aveva alcuna prescrizione medica,
assolutamente obbligatoria per le norme WADA in un caso, mostruoso, come il suo.

A mio avviso va invece sottolineato il passo della sentenza del tribunale indipendente dove dice che né l’atleta né il suo staff erano al corrente dei rischi di una contaminazione accidentale causata da contatto. In proposito sovviene la decisione del TAS nel caso Palomino dove i giudici hanno accertato che il medico della squadra, dott. Del Vescovo era stato coinvolto nelle indagini interne subito dopo il test antidoping positivo del 5 luglio 2022. Era stato lui a controllare i farmaci presenti nell’abitazione dell’atleta per verificare se potessero essere la causa della positività. Questo controllo aveva dato esito negativo, escludendo quindi che l’atleta (Palomino) avesse assunto volontariamente il Clostebol.
Non solo ma la difesa dell’atleta ha utilizzato questa testimonianza per dimostrare che l’atleta ha agito in buona fede e che non avrebbe potuto prevenire la contaminazione. Se persino un medico sportivo esperto non ha identificato il rischio di contaminazione attraverso il cane, è difficile sostenere che l’atleta avrebbe dovuto riconoscere tale pericolo.
Il Collegio arbitrale ha preso in considerazione questa testimonianza per stabilire che l’atleta non poteva essere ritenuto negligente. Anche se fosse stato a conoscenza del trattamento del cane, il rischio di contaminazione non era prevedibile neppure per un esperto del settore, quale era il dott. Del Vescovo, che ha dichiarato di non essere a conoscenza di una possibilità di contaminazione da un animale ad un essere umano. Certamente non era nemmeno a conoscenza della possibilità di contaminazione tramite massaggio. Se così è la condotta di Jannik non poteva essere considerata negligente nemmeno dal TAS in base al precedente caso Palomino.

Mah… arrampicarsi sugli specchi cosi’ in secondo grado, quando WADA ha ben visto le incongruenze del primo: hanno fatto sicuramente bene ad evitare.
Il cane non faceva parte dello staff del Palomino, giusto ?
“involontariamente” lascia in piedi la sanzione prevista di due anni, giusto ?
Ci sono decine di PESANTISSIME condanne per riscontrata presenza di clostebol negli ultimi anni, pressoche’ tutte in casi “involontari” e cosa ti fanno

Scritto da Luce nella notte

Scritto da Pippoanzighi

Scritto da Luce nella notte

Scritto da Pippoanzighi
La normativa del codice antidoping prevede che (cito la decisione del tribunale che ha assolto Jannik):
“14. Le violazioni delle norme antidoping (ADRVs) ai sensi degli articoli 2.1 e 2.2 del TADP richiedono che il Tribunale Indipendente sia ragionevolmente convinto che l’ITIA abbia dimostrato ciascuno degli elementi delle violazioni contestate. Entrambe sono infrazioni di responsabilità oggettiva, il che significa che l’ITIA non è tenuta a dimostrare la fonte della sostanza proibita. In particolare, entrambi gli articoli stabiliscono che “non è necessario dimostrare l’intento, la colpa, la negligenza o l’uso consapevole da parte del giocatore per stabilire una violazione delle norme antidoping […] e la mancanza di intento, colpa, negligenza o conoscenza da parte del giocatore non costituisce una difesa contro un’accusa di violazione delle norme antidoping”.
15. Pertanto, se il giocatore dimostra che la violazione delle norme antidoping ai sensi degli articoli 2.1 o 2.2 del TADP non è stata intenzionale, il periodo di ineleggibilità sarà di due anni. La sanzione è soggetta a una possibile riduzione o eliminazione se il giocatore dimostra come la sostanza proibita sia entrata nel suo organismo, ai sensi degli articoli 10.5 o 10.6 del TADP. (Se il giocatore non è in grado di dimostrare che la violazione non è stata intenzionale, il periodo di ineleggibilità è di quattro anni)”.
Per fortuna Jannik è stato in grado di dimostrare sia che la violazione non è stata intenzionale, sia la mancanza di colpa e negligenza. Sul punto il tribunale così si è espresso:
“115. Come affermato in precedenza, è chiaro dall’analisi della giurisprudenza pertinente che è necessario prestare attenzione nell’affidarsi a casi precedenti e che si possono trarre solo i principi applicabili, che devono poi essere applicati ai fatti specifici di un caso individuale. Il Tribunale ha già stabilito che in questo caso il giocatore non sapeva né sospettava e non avrebbe potuto ragionevolmente sapere o sospettare, nemmeno con la massima cautela, che il Clostebol fosse presente nell’ambiente in cui soggiornava, che il signor Naldi avesse usato il Clostebol sulla propria ferita o che esistesse un rischio di contaminazione involontaria durante il massaggio o la fasciatura dei piedi.
Dato che il Tribunale ha anche concluso che il giocatore è una persona che esercita una notevole cautela in materia di antidoping e che ha adottato un’attenta selezione del suo team di supporto, assicurandosi che comprendessero e rispettassero le varie responsabilità antidoping, il Tribunale ritiene che il giocatore abbia esercitato la “massima cautela” e abbia fatto tutto il possibile per evitare un risultato positivo al test antidoping. Il Tribunale non ha alcuna esitazione nel concludere complessivamente che il giocatore può beneficiare della totale esenzione dalla sanzione prevista dall’articolo 10.5 del TADP.
117. Sulla base delle circostanze specifiche e dei fatti relativi a questa vicenda, il Tribunale conclude che il giocatore non ha alcuna colpa o negligenza per le violazioni delle norme antidoping commesse ai sensi dell’articolo 10.5 del TADP. Di conseguenza, qualsiasi periodo di ineleggibilità viene eliminato”.
Più chiaro di così!

In Primo grado la sentenza recita … “esercitato il massimo grado di tutela” (da parte del Sinner) ma in secondo grado le cose potevano andare assai diversamente: piu’ chiaro di cosi’.
Bene hanno fatto gli avvocati ad accettare i tre mesi perché la “utmost caution” uscita dal primo grado poteva sgretolarsi nel secondo , per esempio guardando le procedure obbligatorie inserite nei contratti di ingaggio, che in Primo grado risultano solo superficialmente citati: quali erano le procedure imposte ai collaboratori nel caso avessero a disposizione sostanze vietate ?
Questo solo per fare un esempio.
Benissimo hanno fatto ad accettare i tre mesi , ripeto, anche perché il fenomeno Ferrara non aveva alcuna prescrizione medica,
assolutamente obbligatoria per le norme WADA in un caso, mostruoso, come il suo.

A mio avviso va invece sottolineato il passo della sentenza del tribunale indipendente dove dice che né l’atleta né il suo staff erano al corrente dei rischi di una contaminazione accidentale causata da contatto. In proposito sovviene la decisione del TAS nel caso Palomino dove i giudici hanno accertato che il medico della squadra, dott. Del Vescovo era stato coinvolto nelle indagini interne subito dopo il test antidoping positivo del 5 luglio 2022. Era stato lui a controllare i farmaci presenti nell’abitazione dell’atleta per verificare se potessero essere la causa della positività. Questo controllo aveva dato esito negativo, escludendo quindi che l’atleta (Palomino) avesse assunto volontariamente il Clostebol.
Non solo ma la difesa dell’atleta ha utilizzato questa testimonianza per dimostrare che l’atleta ha agito in buona fede e che non avrebbe potuto prevenire la contaminazione. Se persino un medico sportivo esperto non ha identificato il rischio di contaminazione attraverso il cane, è difficile sostenere che l’atleta avrebbe dovuto riconoscere tale pericolo.
Il Collegio arbitrale ha preso in considerazione questa testimonianza per stabilire che l’atleta non poteva essere ritenuto negligente. Anche se fosse stato a conoscenza del trattamento del cane, il rischio di contaminazione non era prevedibile neppure per un esperto del settore, quale era il dott. Del Vescovo, che ha dichiarato di non essere a conoscenza di una possibilità di contaminazione da un animale ad un essere umano. Certamente non era nemmeno a conoscenza della possibilità di contaminazione tramite massaggio. Se così è la condotta di Jannik non poteva essere considerata negligente nemmeno dal TAS in base al precedente caso Palomino.

Mah… arrampicarsi sugli specchi cosi’ in secondo grado, quando WADA ha ben visto le incongruenze del primo: hanno fatto sicuramente bene ad evitare.
Il cane non faceva parte dello staff del Palomino, giusto ?
“involontariamente” lascia in piedi la sanzione prevista di due anni, giusto ?
Ci sono decine di PESANTISSIME condanne per riscontrata presenza di clostebol negli ultimi anni, pressoche’ tutte in casi “involontari” e cosa ti fanno

…i GENI, da candidare sicuramente al PREMIO NOBEL IN SCIENZE FARMACEUTICHE ?
Trafficano – “administration” – proprio con il CLOSTEBOL ANABOLIZZANTE PER VESCICHE.
Un nobel non glielo toglie nessuno: inarrivabili.
Anno 2022 per contaminazione si becca 4 anni (quattro) il tennista professionista Battaglino e questi non lo sanno ?
La sola presenza di sostanze proibite comporta due anni di squalifica, e questi non lo sanno ?
Ci devono essere granitiche procedure interne quando – solo esclusivamente dietro PRESCRIZIONE MEDICA – si maneggiano sostanze Doping… e questi non lo sanno ?
Tutti i farmaci “topici” come quelli per vesciche in genere non arrivano all’ “assorbimento sistemico” ma qualche traccia puó sempre emergere, e questi non lo sanno ?
Se passi sostanze proibite al massaggiatore (ma nessuno ci crede che le cose siano andare cosi’…) non è che ti puoi limitare a sussurrare “… è Doping…” ci deve tassativamente essere una procedura che impone di avvisare solennemente tutti i membri, tutti dal primo all’ ultimo, oltre ovviamente all’ atleta… che c’ è DOPING in circolazione.
Se questa procedura mancasse, o non fosse adeguata, allora non c’ è piu’ la “utmost caution” e l’ atleta, come al solito, si becca 1 o 2 anni.
Bene hanno fatto a concordare i tre mesi… tutte queste mostruose incongruenze e assurditá (segnalate anche nella sentenza di primo grado) potevano facilmente deflagrare in secondo grado.

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Luce nella notte 25-02-2025 12:49

Scritto da Pippoanzighi

Scritto da Luce nella notte

Scritto da Pippoanzighi
La normativa del codice antidoping prevede che (cito la decisione del tribunale che ha assolto Jannik):
“14. Le violazioni delle norme antidoping (ADRVs) ai sensi degli articoli 2.1 e 2.2 del TADP richiedono che il Tribunale Indipendente sia ragionevolmente convinto che l’ITIA abbia dimostrato ciascuno degli elementi delle violazioni contestate. Entrambe sono infrazioni di responsabilità oggettiva, il che significa che l’ITIA non è tenuta a dimostrare la fonte della sostanza proibita. In particolare, entrambi gli articoli stabiliscono che “non è necessario dimostrare l’intento, la colpa, la negligenza o l’uso consapevole da parte del giocatore per stabilire una violazione delle norme antidoping […] e la mancanza di intento, colpa, negligenza o conoscenza da parte del giocatore non costituisce una difesa contro un’accusa di violazione delle norme antidoping”.
15. Pertanto, se il giocatore dimostra che la violazione delle norme antidoping ai sensi degli articoli 2.1 o 2.2 del TADP non è stata intenzionale, il periodo di ineleggibilità sarà di due anni. La sanzione è soggetta a una possibile riduzione o eliminazione se il giocatore dimostra come la sostanza proibita sia entrata nel suo organismo, ai sensi degli articoli 10.5 o 10.6 del TADP. (Se il giocatore non è in grado di dimostrare che la violazione non è stata intenzionale, il periodo di ineleggibilità è di quattro anni)”.
Per fortuna Jannik è stato in grado di dimostrare sia che la violazione non è stata intenzionale, sia la mancanza di colpa e negligenza. Sul punto il tribunale così si è espresso:
“115. Come affermato in precedenza, è chiaro dall’analisi della giurisprudenza pertinente che è necessario prestare attenzione nell’affidarsi a casi precedenti e che si possono trarre solo i principi applicabili, che devono poi essere applicati ai fatti specifici di un caso individuale. Il Tribunale ha già stabilito che in questo caso il giocatore non sapeva né sospettava e non avrebbe potuto ragionevolmente sapere o sospettare, nemmeno con la massima cautela, che il Clostebol fosse presente nell’ambiente in cui soggiornava, che il signor Naldi avesse usato il Clostebol sulla propria ferita o che esistesse un rischio di contaminazione involontaria durante il massaggio o la fasciatura dei piedi.
Dato che il Tribunale ha anche concluso che il giocatore è una persona che esercita una notevole cautela in materia di antidoping e che ha adottato un’attenta selezione del suo team di supporto, assicurandosi che comprendessero e rispettassero le varie responsabilità antidoping, il Tribunale ritiene che il giocatore abbia esercitato la “massima cautela” e abbia fatto tutto il possibile per evitare un risultato positivo al test antidoping. Il Tribunale non ha alcuna esitazione nel concludere complessivamente che il giocatore può beneficiare della totale esenzione dalla sanzione prevista dall’articolo 10.5 del TADP.
117. Sulla base delle circostanze specifiche e dei fatti relativi a questa vicenda, il Tribunale conclude che il giocatore non ha alcuna colpa o negligenza per le violazioni delle norme antidoping commesse ai sensi dell’articolo 10.5 del TADP. Di conseguenza, qualsiasi periodo di ineleggibilità viene eliminato”.
Più chiaro di così!

In Primo grado la sentenza recita … “esercitato il massimo grado di tutela” (da parte del Sinner) ma in secondo grado le cose potevano andare assai diversamente: piu’ chiaro di cosi’.
Bene hanno fatto gli avvocati ad accettare i tre mesi perché la “utmost caution” uscita dal primo grado poteva sgretolarsi nel secondo , per esempio guardando le procedure obbligatorie inserite nei contratti di ingaggio, che in Primo grado risultano solo superficialmente citati: quali erano le procedure imposte ai collaboratori nel caso avessero a disposizione sostanze vietate ?
Questo solo per fare un esempio.
Benissimo hanno fatto ad accettare i tre mesi , ripeto, anche perché il fenomeno Ferrara non aveva alcuna prescrizione medica,
assolutamente obbligatoria per le norme WADA in un caso, mostruoso, come il suo.

A mio avviso va invece sottolineato il passo della sentenza del tribunale indipendente dove dice che né l’atleta né il suo staff erano al corrente dei rischi di una contaminazione accidentale causata da contatto. In proposito sovviene la decisione del TAS nel caso Palomino dove i giudici hanno accertato che il medico della squadra, dott. Del Vescovo era stato coinvolto nelle indagini interne subito dopo il test antidoping positivo del 5 luglio 2022. Era stato lui a controllare i farmaci presenti nell’abitazione dell’atleta per verificare se potessero essere la causa della positività. Questo controllo aveva dato esito negativo, escludendo quindi che l’atleta (Palomino) avesse assunto volontariamente il Clostebol.
Non solo ma la difesa dell’atleta ha utilizzato questa testimonianza per dimostrare che l’atleta ha agito in buona fede e che non avrebbe potuto prevenire la contaminazione. Se persino un medico sportivo esperto non ha identificato il rischio di contaminazione attraverso il cane, è difficile sostenere che l’atleta avrebbe dovuto riconoscere tale pericolo.
Il Collegio arbitrale ha preso in considerazione questa testimonianza per stabilire che l’atleta non poteva essere ritenuto negligente. Anche se fosse stato a conoscenza del trattamento del cane, il rischio di contaminazione non era prevedibile neppure per un esperto del settore, quale era il dott. Del Vescovo, che ha dichiarato di non essere a conoscenza di una possibilità di contaminazione da un animale ad un essere umano. Certamente non era nemmeno a conoscenza della possibilità di contaminazione tramite massaggio. Se così è la condotta di Jannik non poteva essere considerata negligente nemmeno dal TAS in base al precedente caso Palomino.

Mah… arrampicarsi sugli specchi cosi’ in secondo grado, quando WADA ha ben visto le incongruenze del primo: hanno fatto sicuramente bene ad evitare.
Il cane non faceva parte dello staff del Palomino, giusto ?
“involontariamente” lascia in piedi la sanzione prevista di due anni, giusto ?
Ci sono decine di PESANTISSIME condanne per riscontrata presenza di clostebol negli ultimi anni, pressoche’ tutte in casi “involontari” e cosa ti fanno

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Pippoanzighi (Guest) 25-02-2025 11:22

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Scritto da Pippoanzighi
La normativa del codice antidoping prevede che (cito la decisione del tribunale che ha assolto Jannik):
“14. Le violazioni delle norme antidoping (ADRVs) ai sensi degli articoli 2.1 e 2.2 del TADP richiedono che il Tribunale Indipendente sia ragionevolmente convinto che l’ITIA abbia dimostrato ciascuno degli elementi delle violazioni contestate. Entrambe sono infrazioni di responsabilità oggettiva, il che significa che l’ITIA non è tenuta a dimostrare la fonte della sostanza proibita. In particolare, entrambi gli articoli stabiliscono che “non è necessario dimostrare l’intento, la colpa, la negligenza o l’uso consapevole da parte del giocatore per stabilire una violazione delle norme antidoping […] e la mancanza di intento, colpa, negligenza o conoscenza da parte del giocatore non costituisce una difesa contro un’accusa di violazione delle norme antidoping”.
15. Pertanto, se il giocatore dimostra che la violazione delle norme antidoping ai sensi degli articoli 2.1 o 2.2 del TADP non è stata intenzionale, il periodo di ineleggibilità sarà di due anni. La sanzione è soggetta a una possibile riduzione o eliminazione se il giocatore dimostra come la sostanza proibita sia entrata nel suo organismo, ai sensi degli articoli 10.5 o 10.6 del TADP. (Se il giocatore non è in grado di dimostrare che la violazione non è stata intenzionale, il periodo di ineleggibilità è di quattro anni)”.
Per fortuna Jannik è stato in grado di dimostrare sia che la violazione non è stata intenzionale, sia la mancanza di colpa e negligenza. Sul punto il tribunale così si è espresso:
“115. Come affermato in precedenza, è chiaro dall’analisi della giurisprudenza pertinente che è necessario prestare attenzione nell’affidarsi a casi precedenti e che si possono trarre solo i principi applicabili, che devono poi essere applicati ai fatti specifici di un caso individuale. Il Tribunale ha già stabilito che in questo caso il giocatore non sapeva né sospettava e non avrebbe potuto ragionevolmente sapere o sospettare, nemmeno con la massima cautela, che il Clostebol fosse presente nell’ambiente in cui soggiornava, che il signor Naldi avesse usato il Clostebol sulla propria ferita o che esistesse un rischio di contaminazione involontaria durante il massaggio o la fasciatura dei piedi.
Dato che il Tribunale ha anche concluso che il giocatore è una persona che esercita una notevole cautela in materia di antidoping e che ha adottato un’attenta selezione del suo team di supporto, assicurandosi che comprendessero e rispettassero le varie responsabilità antidoping, il Tribunale ritiene che il giocatore abbia esercitato la “massima cautela” e abbia fatto tutto il possibile per evitare un risultato positivo al test antidoping. Il Tribunale non ha alcuna esitazione nel concludere complessivamente che il giocatore può beneficiare della totale esenzione dalla sanzione prevista dall’articolo 10.5 del TADP.
117. Sulla base delle circostanze specifiche e dei fatti relativi a questa vicenda, il Tribunale conclude che il giocatore non ha alcuna colpa o negligenza per le violazioni delle norme antidoping commesse ai sensi dell’articolo 10.5 del TADP. Di conseguenza, qualsiasi periodo di ineleggibilità viene eliminato”.
Più chiaro di così!

In Primo grado la sentenza recita … “esercitato il massimo grado di tutela” (da parte del Sinner) ma in secondo grado le cose potevano andare assai diversamente: piu’ chiaro di cosi’.
Bene hanno fatto gli avvocati ad accettare i tre mesi perché la “utmost caution” uscita dal primo grado poteva sgretolarsi nel secondo , per esempio guardando le procedure obbligatorie inserite nei contratti di ingaggio, che in Primo grado risultano solo superficialmente citati: quali erano le procedure imposte ai collaboratori nel caso avessero a disposizione sostanze vietate ?
Questo solo per fare un esempio.
Benissimo hanno fatto ad accettare i tre mesi , ripeto, anche perché il fenomeno Ferrara non aveva alcuna prescrizione medica,
assolutamente obbligatoria per le norme WADA in un caso, mostruoso, come il suo.

A mio avviso va invece sottolineato il passo della sentenza del tribunale indipendente dove dice che né l’atleta né il suo staff erano al corrente dei rischi di una contaminazione accidentale causata da contatto. In proposito sovviene la decisione del TAS nel caso Palomino dove i giudici hanno accertato che il medico della squadra, dott. Del Vescovo era stato coinvolto nelle indagini interne subito dopo il test antidoping positivo del 5 luglio 2022. Era stato lui a controllare i farmaci presenti nell’abitazione dell’atleta per verificare se potessero essere la causa della positività. Questo controllo aveva dato esito negativo, escludendo quindi che l’atleta (Palomino) avesse assunto volontariamente il Clostebol.
Non solo ma la difesa dell’atleta ha utilizzato questa testimonianza per dimostrare che l’atleta ha agito in buona fede e che non avrebbe potuto prevenire la contaminazione. Se persino un medico sportivo esperto non ha identificato il rischio di contaminazione attraverso il cane, è difficile sostenere che l’atleta avrebbe dovuto riconoscere tale pericolo.
Il Collegio arbitrale ha preso in considerazione questa testimonianza per stabilire che l’atleta non poteva essere ritenuto negligente. Anche se fosse stato a conoscenza del trattamento del cane, il rischio di contaminazione non era prevedibile neppure per un esperto del settore, quale era il dott. Del Vescovo, che ha dichiarato di non essere a conoscenza di una possibilità di contaminazione da un animale ad un essere umano. Certamente non era nemmeno a conoscenza della possibilità di contaminazione tramite massaggio. Se così è la condotta di Jannik non poteva essere considerata negligente nemmeno dal TAS in base al precedente caso Palomino.

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Aquila (Guest) 25-02-2025 10:01

Ma perchè sparate assurdità senza leggere, solo per il gusto di scrivere, se sapete leggere la Swiatek rispetto a Sinner il suo caso era più grave perchè ha assunto una percentuale di dopante che influiva sulle prestazioni, anche se lei dice in maniera involontaria per contaminazione delle pillole……Wada nel suo caso non ha fatto ricorso ha avuto solo UN MESE DI SQUALIFICA, aggiungo che da quando è rientrata senza le pillole contagiate non riesce più a portare a casa un torneo, Halep è peggio di voi, non sa leggere e dice che rispetto a Sinner lei è stata penalizzata, (strano è ricca può avere tutti gli avvocati che vuole come Sinner) da quando è rientrata da ex numero uno senza il doping non ha più vinto una partita, CHISSA PERCHE’…..su Sinner se sapete leggere seguite tutto quello che a subito e vedrete che non è stato un privilegiato…aggiungo sempre se guardate il tennis che Sinner dopo la prima squalifica ha continuato a vincere…..vi ricordo sempre se sapete leggere che Wada nel caso Sinner dopo la prima condanna dove a perso punti e pagato una multa non contenta ha fatto ricorso chiedendo da uno a due anni di squalifica, anche se nel suo caso non c’era nessun effetto dopante oltre alla contaminazione da terzi. Sinner dopo un anno di calvario e dietro minacce di Wada, per chiudere il tutto ha preferito subire una seconda condanna di tre mesi….chiudo sperando che gente come voi prima di dire altre stupidate cercate almeno di documentarvi, a si dimenticavo non sapete leggere chiedo umilmente scusa

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Ultraviolet 25-02-2025 08:31

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Non si può è vero, peccato che a Swiatek e Halep è andata molto diversamente da Sinner nonostante non si siano dopate ma sono state solo contaminate senza volontà.
W l’eguaglianza!

Questo non è esatto. Halep e Swiatek hanno assunto, la prima un integratore, e la seconda un prodotto (melatonina), entrambi provenienti da lotti non sicuri, che sono risultati contaminati da sostanze vietate. La regola dice che l’atleta è responsabile per ciò che assume e quindi deve o far controllare/testare prima medicinali o sostanze o integratori vari (così dice il TAS anche se sembra poco attuabile, soprattutto in casi di urgenza) o soprattutto acquistare i prodotti da ditte specializzate che pre testano i prodotti proprio per evitare rischi di ingerire qualcosa di contaminato ed eliminare i rischi. Siccome questa possibilità esiste, l’atleta che acquista farmaci o integratori su internet o in una farmacia non sicura si assume il rischio che il prodotto sia contaminato e pertanto ne risponde. La sua colpa e negligenza è del tutto chiara ed evidente: avere assunto sostanze non sicure quando è del tutto possibile e agevole acquistare prodotti del tutto sicuri e senza alcun rischio di contaminazione. Per Sinner ovviamente il caso è completamente diverso poiché Jannik non ha assunto alcun prodotto, ma è stato contaminato accidentalmente da un terzo soggetto tramite contatto. In questi casi l’atleta non è responsabile perché non ha violato alcuna regola di prudenza.

Io non so perchè fate finta di non vedere solo perchè è Sinner. A parte il fatto che non è per niente agevole come dici soprattutto se giri continuamente il mondo, è meglio tralasciare le considerazioni personali. Al netto delle cose Sinner è stato contaminato dal team tanto quanto loro 2 perchè hanno assunto sostanze ( di cui avevano bisogno! ) consegnate dal team. La sostanza non cambia. Nessuno si è dopato, tutti sono stati contaminati, tutti hanno spiegato, solo uno ha continuato a giocare, solo uno è stato fermato nel miglior periodo possibile, fermato quando l’ha deciso lui.
Tutti i giocatori dotati di buon senso stanno dicendo che i procedimenti vanno rivisti, le quantità per cui si risulta segnalati sono irrazionale, le Federazioni non si parlano e addirittura si scontrano, e perchè le faccende sono poco trasparenti. Non a caso di Sinner si è saputo mesi dopo, non ha partecipato alle Olimpiadi per quello, e appena finito UsOpen ha dato il via agli avvocati per accordarsi come meglio si poteva.

Come ha detto Obama, ognuno ha diretto alle proprie opinioni, ma non hai proprio fatti. La finale degli US Open è stata l’8 settembre, la notifica del ricorso Wada è del 4 ottobre, quindi non è possibile che Sinner appena finito gli US Open abbia dato mandato ai suoi avvocati di fare un accordo, non era certo nei loro pensieri

Errore di battitura, AusOpen ovviamnte

Meno male, perché l’insieme risultava stralunato a dir poco. Scritto questo, condivido alcune premesse ma nessuna delle conclusioni, di cui non riesco a cogliere questi incontrovertibili fatti a supporto, per cui si rimane nel campo delle opinioni

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+1: Losvizzero
Alex77 (Guest) 25-02-2025 08:17

Scritto da Detuqueridapresencia
Invece di rispondere al disagio di andrea primo re bel(l)lino ragioniamo sul perché Zio Toni abbia fatto questa uscita “politica”.
Stesse mica candidando il nipotino Raffaele al dopo Cahill?
Si apra il dibattito.

Eh Detu, non so quanto prenderebbero bene in Spagna che una leggenda come Nadal allenasse il principale rivale del suo connazionale.. mah, poi magari questi fattori “ambientali” non contano, ma non ne sono tanto sicuro

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Pippolivetennis 25-02-2025 07:40

Scritto da andrewthefirst

Scritto da Pippolivetennis

Scritto da andrewthefirst
Ma allora sarebbe bastato convocare quelli che lo conoscono personalmente e sarebbe stata chiara la sua innocenza!! Ah no, peccato il procedimento si era svolto a porte chiuse ed è stato conosciuto mesi dopo…peccato però

Domanda 1: cos’è il doping per te? Non per i regolamenti , per te.
Domanda 2:
Sinner ha secondo te assunto Clostebol volontariamente per migliorare le sue prestazioni?
Domanda 3: le vittorie successive alla positività sono frutto di miglioramento artificiale di prestazioni o lui si è dimostrato più forte?

1. Argomento troppo grande e comunque non decido io cosa è doping. I regolamenti sono là apposta. In generale, è un favoreggiamento della prestazione e non implica sempre e necessariamente l’uso di sostanze chimiche.
2. Non posso sapere se lo ha assunto volontariamente ma i fatti dicono che il suo team disponeva, poco chiaramente, di tale sostanza.
3. Le sue vittorie sono tutte sue ed è chiaramente un atleta formidabile anche se vagamente imperscrutabile e direi anaffettivo e anempatico.
ciao

Appena posso rispondo.
Mi devi scusare ma ieri non ho visto la risposta.
In generale, mi fa piacere che ti abbiano pubblicato l’opinione. Perché a quanto dicevi molti commenti non ti sono stati pubblicati.
Stasera ho più tempo e ti risponderò.

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