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“Shapo”, non è mai troppo tardi
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![Denis Shapovalov, campione a Dallas (foto ATP site)](https://static.livetennis.it/photo/Shapovalov_22.jpg)
La fretta che affligge la società moderna è il vero male del secolo. Tutto e subito, colpa dell’incredibile sviluppo tecnologico che ci ha portato a fare mille cose tutte insieme e pretendere che ogni questione si possa fare, gestire ed ottenere con un click, scorrendo un dito su di uno schermo o via dicendo. Tutto poi deve essere eccezionale, grandissimo, incredibile. O arrivi al n.1 o niente, non c’è la via di mezzo. Si è perso il gusto dell’attesa e, nella vita come nello sport, la serena accettazione che non si possa vivere di superlativi; anche che la maggior parte delle volte si perde perché banalmente c’è qualcuno più bravo di noi, che ha lavorato meglio o possiede abilità superiori. Immagini te stesso al massimo perché senti di averne le qualità e il contesto intorno ti fa credere che la scalata sia lì a un passo, che non manchi proprio niente per farcela. Invece, non accettare i propri difetti è quel che ti fa cedere giù, sempre più in basso… Questo preambolo è necessario per inquadrare nel tennis l’accettazione della difficoltà nel maturare e raggiungere risultati importanti, anche quando si è animati da un talento vero, colpi incredibili e un potenziale notevolissimo. È quello che ha vissuto sulla propria pelle Denis Shapovalov, talento considerato epocale ma scivolato nell’ombra per colpa di problemi fisici e soprattutto una grave difficoltà nel crescere dal punto di vista personale, della mentalità e nella gestione dello stress che è implicito nel tennis. Il canadese è salito agli onori della cronaca per il bellissimo successo all’ATP 500 di Dallas, il suo più importante titolo in carriera, terzo in assoluto dopo Stoccolma 2019 e Belgrado 2024. Sono passati ben 5 anni dal primo alloro in Svezia, alla fine quella stagione, e il secondo in Serbia, alla fine dell’anno da poco andato in archivio. In questi cinque anni di mezzo ne è passata di acqua sotto ai ponti e il buon Denis ha vissuto qualche momento di grande spolvero, come la semifinale a Wimbledon 2021, ma anche e soprattutto una serie infinita cadute rovinose, bruttissime, figlie di ataviche debolezze tecniche e mentali. Dopo i gravi problemi fisici al ginocchio che hanno penalizzato il suo ultimo anno e mezzo, “Shapo” sembra rinato. Soprattutto, è un po’ cambiato.
Già a Belgrado 2024 si era visto uno Shapovalov più calmo. Sereno forse ancora no, ma decisamente meno su giri, privo quell’attitudine un po’ “bullesca” che tanto lo ha penalizzato e obnubilato, rendendolo incapace di capire il contesto intorno a se, cosa stessa facendo l’avversario e quindi tarare giusto un minimo i suoi fendenti per applicare un briciolo di razionalità alla sua smisurata esuberanza. Questa settimana a Dallas si è avuta la conferma di quanto Denis stia migliorando nella gestione delle emozioni e nella selezione dei suoi colpi. Certamente il fisico è tornato in grande spolvero e le sue gambe formidabili sono tornate a generare tantissima spinta, ma è nella misura e lucidità ad aver fatto un deciso passo in avanti. Non puoi battere 3 top10 in un torneo (Fritz, Paul e Ruud) in match belli tirati se non riesci a tenere i nervi più saldi e giocare colpi non solo spettacolari ma anche efficaci al momento giusto. L’evidenza viene in finale, ieri sera vs. Ruud: 13 Ace nel primo set, molti tirati in momenti chiave. Il “classico Shapo” (o “sciupo” come bonariamente in passato l’ho ribattezzato in diverse brutte sconfitte…) lì avrebbe tirato a 300 all’ora per scappare emotivamente dal momento duro, o la va o spacca. Invece stavolta no, contro il tosto norvegese ha piazzato diversi Ace con un servizio controllato e preciso, come tanti sono stati i diritti calibrati con spin e quel mezzo metro di margine rispetto alle righe che sempre gli era mancato. Non ha perso il suo essere show-man, l’attacco un po’ spericolato e la spallata di rovescio a tutto braccio, ma quelli sembrano non esser più la base del suo gioco.
Tanto e bene sembra aver lavorato Janko Tipsarevic, al suo fianco da un po’ di mesi. Il serbo è sempre stato tennista solido, in grado di contenere l’estro nella praticità, arrivando a risultati eccezionali in rapporto dal suo tennis. “Lui conosce cosa sto passando e cosa sento nel corso dei match, può guidarmi molto nel tornare al massimo livello. Ho sofferto tanti problemi fisici e di altro tipo, sono animato solo dalla voglia di tornare al massimo del mio potenziale, se ero arrivato in top10 non era stato per caso, sento di potercela fare di nuovo” aveva affermato il canadese lo scorso gennaio in Australia all’inizio dell’anno. Un focus superiore, che lo rende propositivo ma meno distruttivo. Questa era forse la parola che meglio descriveva il suo malessere agonistico in passato: una negatività che lo portava a non prendersi mai la responsabilità per i propri errori e problemi, trovando sempre un’ottima scusa per non fare un salto di qualità. Solo accettando i propri difetti e ascoltando chi ti è a fianco forse ce la puoi fare. È inutile riguardare i filmati delle proprie sconfitte esaltandosi per 3-4 giocate da Highlights se non cogli i motivi che ti hanno portato a sbagliare troppi colpi e gestire male emozioni e tattica, venendo sconfitto. Probabilmente Denis ha finalmente capito i veri motivi dei suoi problemi agonistici, e in campo lo si nota meno agitato, più calmo e pensante.
Nel tennis la maturazione è un percorso del tutto personale, difficile e non privo di insidie. Shapovalov nella settimana di Dallas ha affermato di sentirsi molto tranquillo, con il suo team, la fidanzata e anche un piccolo cane con il quale si è messo a giocare prima dei match, ricavandone serenità. Forse la serenità era anche quel che gli mancava, troppo animato da una smania di arrivare che finiva per bloccarlo. “Questo successo non è solo mio, ma anche della mia squadra. Tutti hanno fatto un grande sforzo affinché potessi competere di nuovo al massimo e sentire fiducia nel mio ginocchio per esibirmi al mio miglior livello. Ci sono stati momenti in cui dubitavo di poter continuare a essere un tennista, quindi questo titolo significa molto per me perché ho attraversato un periodo in cui era impossibile giocare a tennis senza soffrire” ha affermato dopo il successo in Texas. “È chiaro che devo basare il mio tennis sull’essere aggressivo e conquistarmi il punto, ma sto cercando di essere più intelligente nella selezione dei colpi. Accumulare fiducia è vitale affinché ciò accada e la vittoria di questa settimana contro Fritz mi ha fatto capire che sono in grado di battere ancora i migliori”. Difficilmente in passato Denis affermava cose del genere, piuttosto si lagnava per qualcosa o assicurava che avrebbe battuto tutti a furia di pallate. Non è così che si vincono i tornei.
C’è stato un altro passaggio nella finale di Dallas che rivela alla perfezione il “nuovo” Shapovalov. Tiebreak del primo set, lo gioca benissimo, aggressivo e in spinta. Commette un errore banale col diritto, ma rimedia subito servendo da campione e portandosi avanti 6 punti a 4, a due set point. Serve, attacca col diritto ma il passante del rivale è deviato dal nastro e perde il punto. Ecco, Denis 1.0 avrebbe bestemmiato contro tutte le divinità possibili invocando una sfiga atavica che lo perseguita proprio nei momenti cruciali, avrebbe perso focus e si sarebbe incaponito, con rabbia alle stelle, tirando tre pallate senza senso, ovviamente fuori, perdendo così il tiebreak, il focus sull’incontro e venendo irrimediabilmente sconfitto. Invece stavolta il Denis 2.0 non ha battuto ciglio, è tornato in risposta e si è preso il punto, il tiebreak, decollando quindi come un Concorde verso il meritato successo. Non c’è un altro sport come il tennis nel quale sia così decisivo accettare e gestire la frustrazione. Se Shapovalov finalmente ci riesce, beh, abbiamo ritrovato un grande talento ed è una bellissima notizia. Non è mai troppo tardi per maturare e svoltare. Ognuno ha i suoi tempi e modi. Denis forse c’ha messo un bel po’ e serviranno altre conferme prima di “cantare vittoria”, ma l’imperfezione è parte della bellezza di ciascuno di noi, è quello che ci rende unici e affascinanti. Proprio come quei colpi impossibili del canadese, quelli che fanno sognare…
Marco Mazzoni
TAG: Denis Shapovalov, Marco Mazzoni
Eh niente,mica accetta che qualcuno gli faccia notare che Thiem vince a 27,Gomez a 31, Ivanisevic a 30. Eh no perché prima sono stati n.questo e quello…
Ah Giampi,piantala di rispondere a tutti anche quando scrivi inesattezze perché nessuno ha scritto che si arriva al grande successo all’improvviso ma semplicemente che si può arrivare anche in “tarda” età.
Ah già,Nole squalificato,Lendl assente quindi vince Gomez…a te di dire bravo a quelli di cui non hai i poster in cameretta non riesce.Tu non ami il tennis, giustifichi pure le vittorie di chi non ti comoda e rispondi a tutti.
Persino a te stesso.
Speriamo che la supernova sia esplosa.
Vai Denis, illuminaci.
Non per polemizzare, ma Shapovalov non è un top, non lo è di certo diventato con la vittoria di un 500.
Vedremo come proseguirà.
Proprio così.
Sono d’accordo, figurati che per me uno dei più belli da vedere e dotati di maggior talento degli ultimi 20 anni è un tal Fognini che ha vinto pochissimo rispetto al talento ma quando gioca(va) come sa è un vero piacere per gli occhi.
Per il mio personalissimo cartellino sì: moooolto, mooolto più forte di Shapo ma meno talentuoso tennisticamente (che poi lo era anche tennisticamente talentuoso ma non aveva bisogno di mostrarlo, bastando i suoi poderosi polpacci e la racchetta usata come clava per dominare almeno sulla terra).
Sono calcoli difficili da fare se non si ha una definizione precisa di cosa significa ” seconda parte della carriera”.
Posso postare l’età in cui i top 20 hanno raggiunto per la prima volta il best ranking, con l’avvertenza che più di uno probabilmente in futuro farà meglio.
Sinner 22 anni e 10 mesi
Zverev 25a 6m ( ma era arrivato al numero 3 a 21)
Alcaraz 19a 4m
Fritz 27a 2m
Ruud 23a 9m
de Minaur 25a 4m
Djokovic 24a 2m
Medvedev 26a
Paul 27a 8m
Rublev 24a
Tsitsipas 23a
Rune 20a 4m
Dimitrov 26a 6m
Shelton 22a 4m
Draper 22a 10m
Musetti 21a 3m
Humbert 25a 10m
Tiafoe 25a 5m
Fils 20a 6m
Hurkacz 27a 6m.
Troppi pochi dati e falsati dalla giovane età di alcuni dei tennisti, non c’è la distribuzione normale che dovrebbe apparire se il campione fosse statisticamente significativo, quindi prendete i dati per quello che sono.
@ Pier no guest (#4313135)
Thiem a 23 anni era n.8 al mondo con finale persa a Madrid con Nadal e semifinale al Roland Garros sempre con Nadal..nel 2020 a New York, per la cronaca, Diokovic si fa squalificare…
Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi: ho visto Shapovalov smettere di essere Shupovalov e vincere a Dallas battendo Fritz, Paul e Ruud; ho visto Munar smettere di prendere legnate sul veloce e anzi diventare competitivo; ho visto i troll smettere… 😛
No scusate stavo scherzando, io ne ho viste di cose ma questa non è possibile. 😎
a dire la verità lui in top ten c’è arrivato a 21 anni.
@ Stefan Navratil (#4313123)
Però Mazzoni non ha certo riservato il “talento” al rovescio ad una mano.Due dei più straordinari tennisti che abbiano calcato i campi, peraltro senza titoli slam,sono stati Mecir e Nalbaldian.
Diciamo che “esteticamente”, tranne con Laver e Federer, non sempre il “talento”,nelle accezioni che ognuno vuole dare, si coniugano al punto da tentare di replicarne i movimenti.
Per dire ad un ragazzo mostri Roger ma perché no pure un semplice Bautista Agut.
Tornando al rovescio ad una mano va detto che risulta più naturale l’uso del back ma non non meno efficace ad esempio è stato quello di Rafa che era velenosissimo.Poi è sbagliato a volte generalizzare,il gioco di Thiem (ah,slam a 27 anni) per me era “brutto” e pure il suo rovescio non era certo poesia ma semmai un “manrovescio”.
Tutto questo per dire che propongo una petizione per cambiare un luogo comune che associa i giocatori di classe al termine talento, altrimenti Nadal che non giocava un tennis elegante con quel diritto
inguardabile se lo consideriamo rispetto ai canoni classici, sarebbe considerato meno talentuoso di Shapovalov…
Correggo 11 giocatori, il più giovane 18 anni, il più vecchio 24.3…
Tutto questo per dire che uno Shapo non fa primavera? Che il rovescio ad una mano è condannato? Può darsi, ma più che dalla sua inefficacia, dall’adeguarsi di molti tecnici(quasi tutti)
all’esigenza citata anche nell’articolo di essere subito performante, di eccellere in giovane età per attirare attenzioni e sponsor (o anche solo iscrizioni alle scuole tennis, ad un livello più basso), e in questo certo il rovescio monomane può sicuramente essere un handicap essendo un colpo più difficile del corrispettivo a due mani. Se si tornasse ad aver pazienza, a costruire un giocatore secondo il suo sentire e non le esigenze di “mercato” credo che il rovescio ad una mano potrebbe ancora dire la sua nel tennis professionistico.
A meno che non parli di Carabelli..a parte gli scherzi, in questa settimana, ad esempio ci sono stati otto best ranking nei primi 150 e tutti hanno meno di 24 anni e il più vecchio è Passaro che ha da poco compiuto 24 anni…
Il canadese conferma la mia teoria, il campione si vede a 17, massimo 18 anni. Poi, può diventare un grandissimo come Sinner e Alcaraz, giusto per citarne due, così come, per svariati motivi, può navigare nelle mediocrità per qualche anno. Però il talento, secondo Einstein, 2 % ispirazione, 98% traspirazione, alla fine viene fuori. Così è e così sarà sempre. Molti si sono meravigliati del ritorno imperioso di Belinda Bencic dopo la maternità! Si vedfe che non ne conoscono la storia. Belinda già a 17 anni ha mostrato doti eccezionali! In definitiva, se non sei talentuoso a quell’età, sarai uno dei tanti enzo
Ma perchè fare polemiche inutili su parole mai dette visto che ho detto che Shapovalov è stato top ten a 21 anni. Per il resto che “moltissimi” giocatori hanno fatto meglio nella seconda parte della carriera, insomma…prendi i primi 100 e dimmi quanti…
Marco Mazzoni? Semplicemente il miglior giornalista italiano vivente a parlare di tennis
Si, se non cambia mentamente, gli slam li sogna di notte
Mi limito solo a fare i miei più sentiti complimenti all’autore dell’articolo, veramente bravo- esprimere il mio parere sui diversi temi toccati- peraltro tutti interessanti- richiederebbe uno di quelli che si definiscono generalmente “pipponi” che stavolta risparmio per comodità 😆
Mazzoni esimio, questa sua “dichiarazione d’amore” ci accomuna ed un po’ mi commuove.
Ma io vado con cautela per troppo aver dovuto disilludermi in passato, quindi continuerò a chiamarlo Sciupovalov, almeno per un altro po’.
Certo che quando è in giornata non ce n’è: è il più spettacolare in assoluto di tutto il circuito ed è, a mio parere, il solo rovescio monomane che abbia veramente le armi per puntare ai 4 bersagli Maggiori (o perlomeno a 3, Roland Garros escluso).
@ Giampi (#4312980)
Quindi adesso Shapo dovrà vincere almeno uno Slam per essere considerato un campione? Moltissimi giocatori han fatto meglio la seconda parte di carriera rispetto alla prima, qui forse ci si confonde sul termine campione, uno che vince 3 o 4 250, arriva nei quarti negli slam o nei 1000 si può considerare un campione? O almeno un ottimo giocatore? Per me si, e questo si può pure ottenere a 25/27 anni e non per forza a 19/20 anni.
Basta leggere i commenti su Musetti, uno che ha un BR di N15, fatto semi Slam, ha 23 anni e per tantissimi utenti oramai ha già dato tutto, non vincerà mai niente di importante, ne siete sicuri?
Sinonimi del termine talento: capacità, bravura, abilità, intelligenza, ingegno, attitudine, inclinazione, tendenza, propensione, stoffa. Ne consegue che o parliamo di un “talento” specifico e addirittura abbiamo la sindrome del savant (idiota sapiente) in cui a ritardi cognitivi si associa una abilità in un settore specifico oppure, come nel tennis, ad un insieme di competenze e talenti che fanno il campione. infatti alla bravura, si associa l’intelligenza, l’attitudine, la propensione, l’inclinazione e via dicendo. A quel punto il campione che emerge rispetto agli altri competitor è quello che ha “maggior talento” o forse più correttamente più “talenti”. Se diversamente per talento si intende il tocco, la sensibilità, l’esecuzione tecnica, la bellezza del gesto si dovrebbe parlare di “classe” che significa eleganza, raffinatezza, stile. in conclusione, se un campione oltre al “talento” ha pure “classe” o “eleganza” abbiamo Federer o Laver. Ad esempio, capisco il romanticismo legato al rovescio ad una mano che come tutti trovo molto elegante ma questo non ha nessun rapporto “necessario” con l’efficacia. Eppure si continua a considerare più talentuoso il giocatore con il rovescio ad una mano. Personalmente nel salto in alto considero lo scavalcamento ventrale più tecnico e complesso del salto Fosbury che invece è più semplice da un punto di vista tecnico anche se più bello e armonioso ma se oggi nessuno usa più lo scavalcamento ventrale è perché il Fosbury è semplicemente una evoluzione della specialità altrimenti gli atleti salterebbero ancora 2.10 cm…
Sciupo ha ancora tante occasioni da perdere, purtroppo.
Bravo denis shapovalov.
Bellissimo articolo.
Sig. Mazzoni,come sempre preciso e puntuale.
Chapeau
Sig. Mazzoni, come sempre preciso e puntuale.
Chapeau.
Bentornato Tennis!
L’articolo tocca l’argomento “talento” che qui a volte divide perché per taluni tutti i grandi giocatori sono dotati di tale qualità.Ieri Shapo e Ruud riproponevano un binomio classico,un McEnroe-Lendl,un Wilander-Edberg,un Federer-Nadal volendo. Il giocatore talentuoso è quello cui riescono colpi efficaci con facilità estrema indipendentemente dalla “correttezza” del gesto (non è il caso di Federer, ovviamente) ma perché la coordinazione e la percezione della palla è diversa,l’hanno in modo privilegiato. Capita,ci sono giocatori che “perdono l’occhio”dopo un periodo di inattività ed altri che ricominciano dov’erano rimasti,tutto è naturale,il tennis nel braccio.Il problema è che questa dote è pericolosa,spesso alcuni si siedono,non lavorano,non credono che il lavoro possa migliorarli. Kyrgios tira colpi pazzeschi se la palla ce l’ha,se deve andare a prenderla…anche no.
Shapo,e Tipsarevic (che era un Ruud,un lavoratore con poco braccio) ha spiegato al ragazzo che agli schemi si aggiunge l’idea, anziché rifugiarsi nelle invenzioni per camuffare un’incapacità tattica.
Non un caso che raramente i grandi talenti siano diventati grandi allenatori,quasi incapaci di capire come all’assistito certe soluzioni non siano nel suo bagaglio.
Perché ad un giovane atleta si cerca di limitare il colpo in controbalzo? Perché per il 99,9% delle volte è un modo per non voler fare tre passi indietro,per non fare fatica.
Ci sono le eccezioni e, purtroppo,alcune vengono spente sul nascere perché non vengono riconosciute e questo è un altro problema (fosse nato qui temo che qualche tecnico avrebbe modificato il dritto di Delpo… sacrilegio).
Se poi i top sono Carreno, Norrie, Coric o Fognini che hanno vinto un mille nella fase finale della carriera va bene tutto…
è ovviamente una stupidaggine, ma shapo sarebbe potuto diventare ben altro giocatore
Non lo dicono gli utenti, lo dicono i dati storici e infatti Shapovalov a quella età era top ten…e visto che qualcuno citava Wawrinka come esempio di uno sbocciato in tarda età, ecco anche lui, anche se ha vinto gli slam intorno ai 30 anni, era top ten a 23 anni…
Bellissimo articolo, complimenti
E’ già dall’anno scorso che si vede questa maggior ricerca dello scambio e questa migliore scelta delle soluzioni definitive.
In definitiva un miglior autocontrollo, che come sappiamo tutti era il suo punto debole.
Se riesce a dare continuità, il suo ritorno ad alti livelli non può che fare bene a tutto il circuito.
Eppure secondo molti utenti del forum se per 21/22 anni non sei diventato un top non lo sarai più…veri intenditori proprio