Il doppio match di Jenson Brooksby: La battaglia nel Tennis e con l’Autismo
Era considerato uno dei giovani più promettenti del circuito tennistico mondiale, capace di mettere in difficoltà anche i migliori, come dimostrò la sua vittoria contro Casper Ruud all’Australian Open 2023. Quello che nessuno poteva immaginare è che quella sarebbe stata l’ultima vittoria di Jenson Brooksby per due lunghe stagioni.
A soli 24 anni, il tennista americano ha già vissuto alcune delle esperienze più difficili che un atleta possa affrontare. Dal brillare nei più prestigiosi tornei è precipitato in un vero e proprio inferno sportivo, segnato da due gravi operazioni e una sospensione per aver saltato tre controlli antidoping. Ma la sua storia nasconde un elemento ancora più straordinario: Brooksby convive con l’autismo sin dall’infanzia, una condizione che ha plasmato la sua personalità e il suo modo di vivere il tennis.
Dopo quella memorabile vittoria all’Australian Open, il destino ha riservato a Brooksby una serie di sfide devastanti. Prima un’operazione al polso sinistro a marzo 2023, seguita da un intervento al polso destro a maggio dello stesso anno. Come se non bastasse, in ottobre è arrivata la sospensione dall’ITIA per aver mancato tre controlli antidoping nell’arco di dodici mesi. Nonostante le circostanze attenuanti abbiano ridotto la sanzione, il cumulo degli eventi ha spinto Brooksby a prendersi una pausa per ricostruirsi, fisica e mentalmente.
La Rivelazione dell’Autismo
In questo periodo di pausa forzata, Brooksby ha deciso di condividere pubblicamente un aspetto molto personale della sua vita: la sua condizione di persona autistica. Diagnosticato in tenera età, fino ai quattro anni presentava un autismo non verbale, trascorrendo oltre 40 ore settimanali in terapia per sviluppare le capacità di comunicazione di base. Grazie al supporto determinante della dottoressa Michelle Wagner, specialista in disturbi dello spettro autistico, Brooksby ha compiuto progressi che la stessa terapeuta definisce “unici e inusuali”.
Oggi, il tennista americano vede la sua condizione come un’arma a doppio taglio sul campo: se da un lato gli permette una concentrazione straordinaria su dettagli specifici nei momenti di pressione, dall’altro richiede un costante controllo delle emozioni, specialmente nei momenti di frustrazione.
Verso il Futuro
Il 2025 segnerà il ritorno di Brooksby nel circuito professionistico. Nonostante abbia perso la sua classifica ATP, potrà utilizzare il ranking protetto per accedere ai tornei più importanti. Con un nuovo team che include l’ex giocatore Rhyne Williams, si sta preparando intensamente nelle strutture dell’USTA.
“Il mio obiettivo è diventare un giocatore migliore,” afferma con determinazione. Ma oltre alle ambizioni sportive, Brooksby vuole essere un esempio per altri giovani che affrontano sfide simili. La sua storia dimostra che l’autismo non è un ostacolo insormontabile per raggiungere i propri sogni, ma può diventare, con il giusto supporto e determinazione, parte integrante del proprio successo.
Francesco Paolo Villarico
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Qualcosina mi pareva di aver notato, ma, in fondo, chi di noi non ha difetti?
Non pensavo certo avesse questo grandissimo problema.
Oltretutto, ha avuto anche una sfiga bestiale per gli infortuni.
Gli auguro il meglio, giocatore veramente spettacolare!
È incredibile ora essere autistico per chi gioca a tennis,può essere un vantaggio.
Certo che avere scarsa coordinazione nei movimenti (oltre a tutto il testo),deve essere proprio un bel vantaggio nel nostro(?) sport…
La Sindrome da Spettro Autistico è quanto di più vario vi sia, per cui parlarne senza saperne è inutile. In uno sport individuale come il tennis, in alcuni casi, può anzi essere un vantaggio. Detto questo, è evidente che, in ceerti aspetti procedurali, come mi sembra sia emerso , è il suo staff che se ne occupa, e che quindi saltare tre controlli potrà anche non essergli imputato, ma è comunque evidente la mancanza dello staff.
Ho conosciuto una persona autistica in forma grave la cui madre è riuscita a comunicare con lei solo dopo i 20 anni e non certo con la parola. In una occasione si è scagliata contro la madre e quando si è tranquillizzata ha spiegato che non riusciva a sopportare il fatto che la madre continuava a raccomandare calma quando lei era già tranquilla. Cosa voglio dire? Non conosco il grdo di malattia del tennista ma il rifiuto al test potrebbe essere reazione con la SUA logica che non ci sia bisogno di farlo se non si è dopati.
“unico e inusuale” descrive bene proprio tutto il giocatore
Incredibile e fantastico
Con quanta facilità giudichiamo gli altri senza sapere assolutamente nulla della loro vita e del loro percorso.
l’autismo non verbale è qualcosa di veramente tosto, da ora suo tifoso
Incredibile questa storia. Una disabilità così importante ma tra i migliori al mondo nello sport