Kyle Edmund, la rinascita di un tennista: “Non ho mai smesso di crederci”
La storia di Kyle Edmund è simile a quella di molti tennisti: un talento in ascesa, un exploit in uno Slam, l’ingresso nell’élite del tennis mondiale, e poi l’infortunio che spegne la luce. A 29 anni, l’ex numero 14 del mondo racconta la sua battaglia per tornare a competere dopo tre operazioni al ginocchio sinistro.
“Erano giorni difficili quelli in cui non potevo giocare a tennis. Mi svegliavo ogni mattina chiedendomi: per cosa mi sto alzando? L’unico programma della giornata era fare riabilitazione”, confessa Edmund in un’intervista all’ATP. Lontani sono i tempi della semifinale agli Australian Open e del 14° posto nel ranking mondiale. Oggi si trova oltre la 300ª posizione, ma la sua determinazione resta intatta.
“È stata una battaglia durissima, a volte emotiva, troppo tempo senza giocare un torneo”, sottolinea il nativo di Johannesburg. “Si arriva a perdere un po’ il senso dello scopo, ti chiedi cosa fare. Ci sono momenti in cui sei completamente depresso, ti commuovi anche. La fortuna è avere accanto famiglia e allenatori, sempre presenti per aiutarti a sfogare quella frustrazione, per ascoltarti quando hai bisogno di ricordare che la situazione è davvero difficile”.
Tutto procedeva bene per il britannico fino alla fine del 2020, quando è stato costretto al primo intervento chirurgico al ginocchio sinistro. Ne seguiranno altri due: a marzo 2021 e maggio 2022. Come se non bastasse, nel 2023 si è aggiunto un infortunio al polso sinistro. Quattro anni di continue sfide, ma anche di instancabile determinazione nel superarle.
“Non mi è mai mancata la motivazione, ed è un aspetto positivo. Ci sono stati momenti in cui non vedevo progressi. Ora è diverso, anche se i miglioramenti sono piccoli, almeno senti che stai andando da qualche parte”, rivela il vincitore di due titoli ATP (Anversa 2018 e New York 2020).
La storia di Edmund va oltre le statistiche. Non sarà facile rivederlo nella top 15 mondiale o in una semifinale Slam, ma il suo percorso parla di valori più profondi: la determinazione di non arrendersi mai, l’inseguimento di un sogno, il dare tutto fino all’ultima goccia di sudore.
“Nella mia testa sono sempre stato molto testardo, e questa testardaggine mi ha aiutato in molte cose. È una qualità positiva quando si tratta di riabilitazione”, riflette dopo anni di sacrifici. “Sognavo il giorno in cui sarei tornato in campo. Quando stai fuori così a lungo, capisci per cosa stai lottando. Certo, ci sono stati momenti in cui pensavo di mollare e fare altro, ma appena ci riflettevo… rapidamente mi dimostravo che volevo continuare a provarci”.
Francesco Paolo Villarico
TAG: Kyle Edmund, Notizie dal mondo
6 commenti
Si ma si espresse al meglio solo su terra battuta. Sulle superfici dure faticava parecchio.
In che senso torneo Covid?
La pandemia ancora non c’era.
@ Much (#4241128)
https://www.livetennis.it/post/325736/andreas-seppi-si-arrende-nella-finale-di-new-york-a-edmund-per-7-5-6-2/
Era un atp 250. Un abbraccio
Ricordo quando un Seppi al tramonto 36enne raggiunse la sua ultima finale Atp a New York (un piccolo torneo Covid, non l‘Open ovviamente) e perse contro Kyle tutto sembrava indicare ad un futuro glorioso del britannico. Destini incrociati imprevedibili: dopo Edmund non riusci più a vincere che una manciata di partite Atp, meno di Seppi …
In bocca al lupo, Kyle!
Muster ci riusci alla grande
Forza Kyle!
Provaci ancora!
Purtroppo nel nostro sport la statistica non aiuta. Quasi nessuno è riuscito a risalire ai propri massimi livelli.
Spero tu ci riesca