“Non tutti sono destinati a essere numero 1 del mondo”: La rivelazione di Sloane Stephens
In un’epoca dove il successo nel tennis viene spesso misurato solo dai titoli Slam e dalla posizione in classifica, Sloane Stephens ha scelto di condividere una prospettiva sorprendentemente diversa. In una candida conversazione con Caroline Garcia nel podcast Tennis Insider Club, la campionessa dello US Open 2017 ha aperto una finestra su una realtà del tennis professionistico raramente discussa.
“Non c’è nulla di male nel non essere Novak Djokovic, non tutti sono destinati a essere numero 1 del mondo”, ha confessato con disarmante sincerità la tennista di Plantation. Una dichiarazione che acquista ancora più peso quando parla dell’attuale dominatrice del circuito femminile: “Iga Swiatek è una giocatrice straordinaria ed è magnifico che sia la numero 1 8 (fino a domenica lo era), ma personalmente non vorrei mai quel tipo di pressione e responsabilità.”
L’ex numero 3 del mondo, oggi 75ª nel ranking WTA, offre una prospettiva unica sulla vita nel tour: “In quale altro lavoro ti pagherebbero per indossare un completo da tennis e giocare partite trasmesse in diretta mondiale?” Una riflessione che rivela come il successo nel tennis possa essere misurato in modi diversi dal mero conteggio dei trofei.
Dopo dodici anni nel professionismo, Stephens ha sviluppato una formula personale per mantenere viva la passione. “Quest’anno mi sono posta l’obiettivo di esplorare nuovi luoghi e vivere esperienze diverse. Ad esempio, ho programmato un viaggio in Asia per ammirare la Grande Muraglia”, racconta. Per lei, che considera “terrificante l’idea di un lavoro d’ufficio per 12 anni”, il segreto sta nel rendere ogni torneo un’avventura unica.
Con otto titoli WTA in bacheca, incluso uno Slam, Stephens ha dimostrato che si può avere una carriera di prestigio nel tennis anche senza l’ossessione per il numero 1. La sua storia evidenzia come nel tennis professionistico ci sia spazio per diversi percorsi di realizzazione personale, al di là delle aspettative tradizionali.
Le parole di Stephens offrono una lezione preziosa non solo per il mondo del tennis, ma per lo sport in generale. In un’epoca dove la pressione per eccellere può diventare schiacciante, la sua prospettiva ricorda che ogni atleta ha il diritto di definire il proprio successo. Una verità che potrebbe aiutare molti giovani talenti a trovare il proprio equilibrio nel competitivo mondo del tennis professionistico.
La franchezza di Sloane nel discutere questi temi apre una finestra su una realtà del tennis professionistico spesso trascurata, ricordandoci che la felicità e il successo possono assumere forme diverse per ogni atleta.
Francesco Paolo Villarico
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Però, sembri un vero Gentleman……
@ Pier no guest (#4239857)
Tutto giusto, ma anche abbastanza scontato…
Del resto è difficile scrivere un commento originale ad un articolo come questo…
L’intervista non è certo profonda ma qualcosa dice.
Siamo tutti qui ha giudicare il tennista in funzione delle sue potenzialità e se non ottiene i risultati attesi scattano le critiche ma Sloane dice che tutti arrivano al vertice perché non hanno,oltre alle doti necessarie,lo spirito di abnegazione che servirebbe.
E questo, almeno è ciò che capisco, perché non è una priorità, perché sarebbe un sacrificio che non tutti sono disposti a fare.
In fondo molti,nelle rispettive professioni,rinunciano a fare carriera perché “troppe responsabilità per quel po’ di guadagno in più,o per il sacrificio della famiglia,degli hobby ecc.”.
Bublik in fondo è così,si iscrive ai tornei e non sempre è sul pezzo,se va bene ok altrimenti è più o meno lo stesso.
Non tutti sono uguali,a qualcuno piace faticare di più altri meno e non è detto che chi vince di più sia il più felice.
Però tutti sono destinati alla top10 a sentire i profeti.
Vincere non è la cosa più importante ma se ne hai le capacità e non le sfrutti è talento sprecato, da qualunque prospettiva la guardi.
@ Giampi (#4239742)
Beh non proprio dai . Forse non è stato tradotto bene o lei non si è spiegata abbastanza , ma il concetto : nella nostra società viene trasmesso solo L ideale del vincente e/o quello che fa soldi – e’ un concetto semplice ma anche profondo , che riflette una verita tossica raramente criticata . Sta solo dicendo che non deve necessariamente essere così
Ahh ecco perché a me non è toccato: non era destino!
A me sembra abbastanza chiara come intervista. È palese come siano estrappolate le frasi, ed è palese che Stephens si stia godendo maggiormente la sua vita esterna al tennis.
Scusate, lei in un intervista dice delle ovvietà ma il problema è del buon Villarico che ci fa un articolo da “donna moderna” dicendo delle sciocchezze..
Un Pensiero profondo non comune nel mondo WTA. Brava Sloane.
Non mi è mai piaciuta. Atteggiamento indolente in campo. Match in cui era ingiocabile alternati a sconfitte nettissime. Avrebbe sicuramente potuto ottenere di più in carriera, ma a lei sta bene così e va benissimo. Però perle di saggezza e filosofie di vita, se posso scegliere, preferisco sentirle da altri tipi di personaggio…
è anche già laureata, ma un discorso così elementare non me lo sarei davvero aspettato. Lei poteva essere una craque e il successo agli Us Open poteva farlo prevedere, poi anche lei la testa non l’ha aiutata. E l’intervista ci fa capire perché
Ha avuto anche lunghi periodi di stop dalle gare. Prima, dunque, non poteva viaggiare? Spero che siano state estrapolate frasi dall’intervista, perchè quello che io leggo non ha nè capo nè coda. Non tutti possono diventare, adesso ho programmi diversi quali andare a vedere la Grande Muraglia? Ma che concetti sarebbero? Va beh che da un po’ di tempo la wta pare diventata la tv del dolore, con chi si lamenta di questo chi di quello, però queste dichiarazioni mi sembrano quelle di una tredicenne. Indubbiamente ha grandi aspirazioni per il futuro. Se avesse scritto che poteva dedicarsi di più a fare la spesa e cucinare avrei anche capito, ma limitarsi a dire che adesso ha più occasioni per fare la turista, non so bene che cosa identifichi circa la sua profondità di pensiero. Forse è il caso che vada meno in giro e si segni a qualche facoltà universitaria o al college se non lo ha frequentato.
@ yuja wang (#4239609)
In effetti per lei è giusto, poi magari scopazza anche in giro qua e là, e la sua vita è perfetta.
Sconvolgente rivelazione, penso che da oggi il mondo del tennis non sarà più lo stesso
@ Camilino (#4239644)
In questo forum sono in tanti a pensare che con l’applicazione maniacale si può diventare numero Uno. La Sloan li ha spiazzati. Io sono più vecchio di lei e l’ho capito molto prima. Sono da sempre un estimatore del “Carpe Diem” (cogli l’attimo) Orazio! enzo
Ecco una donna intelligente! Brava, ha capito tutto della vita enzo
Che rivelazione! Ha poi anche detto: “ho scoperto l’acqua calda”??
Ora he il terzo mistero di Fatima è svelato …. è tutto più chiaro 😆 😎
Ma che articolo e’? C’è bisogno di Sloane per convincersi che non tutti possono diventare numeri 1? Gia’ Morandi ce l’aveva cantata che solo uno su mille ce la fa……
“Non voglio pressione e responsabilità da numero 1”
Ma neanche da top ten,cosa che accomuna tante che hanno assaggiato il successo.
Brava la “nostra” turista con racchetta per antonomasia.
L’ avesse detto a 20 anni ….. ancora ancora…
Poi mi chiedo quanto sarebbe pagata per indossare una divisa sportiva se non avesse raggiunto il 3° posto in classifica….mah;
Più sincere le parole di benedetta pilato che a 19 anni ha pianto di felicità per il quarto posto alle olimpiadi.
eccerto perché su questo sito escono continuamente articoli parodia…
ma la cosa eccezionale dammi retta, è essere normale
io la trovo molto interessante come prospettiva.
I sacrifici che fa Sinner, ad esempio, sono disposti a farli in pochissimi.
Ma chi mi dice che a fine carriera sia più felice lui o ad esempio, un Bublik?
Tutte le rinunce valgono la candela??
Vincere non è la cosa più importante, è solo una questione di prospettive diverse, tutte ugualmente da rispettare
Una rivelazione che fa riflettere. Fino ad oggi ero convinto che tutti fossero destinati a diventare numero 1 del mondo. Invece no. Vedi?
La solitudine dei numeri primi, dietro si sta in compagnia 🙂
Pensavo fosse tipo un articolo parodia, poi a un certo punto mi rendo conto che chi ha scritto l’articolo pensava seriamente che quest’intervista della Stephens potesse essere interessante 😕
Ha ragione, gira il mondo, guadagna soldi, è famosa, conosce gente e culture diverse, fa uno sport che la diverte e sente poca pressione. Cosa c’é di meglio? Nessuna ossessione per la prima posizione. Brava ragazza!