Tennis e Psiche Copertina, Generica

Dropshot addiction

26/05/2024 13:45 33 commenti
Dropshot addiction
Dropshot addiction

La stagione di tennis sulla terra battuta è ormai entrata nel vivo, e la cosiddetta “smorzata”, o palla corta, assume un ruolo centrale per avere successo in questi campi.
Durante una partita di tennis su questa superficie, infatti, non è raro che un giocatore o una giocatrice, soprattutto dopo un errore, tenda ad eseguire la palla corta anche nei punti successivi, a volte in modo impulsivo, o magari in situazioni di gioco che risultano tatticamente poco consone.

Per comprendere meglio gli aspetti mentali che si nascondono dietro questo comportamento, può essere utile riflettere sui cosiddetti meccanismi di ricompensa.
La propensione a ricercare sensazioni di piacere, soddisfazione o gratificazione, avviene grazie alla dopamina, un neurotrasmettitore che mette in moto il cosiddetto “sistema della ricompensa”, un gruppo di strutture neurali responsabile della motivazione e delle emozioni positive, che ci induce a ripetere determinati comportamenti alla ricerca di appagamento, anche solo con la semplice anticipazione di una sensazione gratificante.

Seguendo questa logica, quindi, la mancata ricompensa derivante da una smorzata fallita, con la sensazione negativa che ne consegue, dovrebbe disincentivarci dal ritentare la stessa soluzione nei punti successivi.

Quello che però capita spesso di osservare nel campo da tennis, in seguito a una palla corta che finisce in rete, è che nonostante l’aspettativa di ricompensa venga disconfermata, si verifichi la tendenza a ripetere il medesimo gesto tecnico, magari in situazioni di gioco tutt’altro che favorevoli, alla ricerca di miglior sorte, come se si venisse catapultati improvvisamente all’interno di un casinò: “ritenta e sarai più fortunato”.

Ma allora perché accade questo?
Il cosiddetto effetto “Near miss”, come ha dimostrato lo psicologo Reza Habib in una delle sue ricerche, può aiutarci a dare una risposta a questo quesito.

E’ stato dimostrato, infatti, che di fronte alle cosiddette “sconfitte per un soffio”, che ad esempio possono verificarsi quando, giocando a freccette, si manca di pochissimo il centro, si inneschino gli stessi circuiti neurali che vengono attivati quando si sperimenta una vittoria vera e propria.

Ad aggiunta di ciò, in condizioni di stress, il bisogno di ricevere una ricompensa può diventare tre volte maggiore rispetto a situazioni di normalità.

In sintesi dunque, il ripetuto tentativo di schemi di gioco “quasi vincenti”, potrebbe scaturire dalla sensazione positiva derivante dal rilascio di dopamina, che potrebbe spingere il giocatore a ritentare una giocata anche quando questa non si è dimostrata vincente.

Avere consapevolezza di questi aspetti, in conclusione, potrebbe risultare utile all’atleta per evitare la tendenza a ricercare la gratificazione immediata attraverso un colpo “ad effetto”come la palla corta, e agevolare la rifocalizzazione dell’attenzione verso schemi di gioco più congeniali.



Marco Caocci
Psicologo


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33 commenti. Lasciane uno!

Ambrogio (Guest) 26-05-2024 22:04

Guardate che l’articolo ha più una valenza neurologica che psicologica.

33
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+1: Chiaretta
Neytiri (Guest) 26-05-2024 19:00

Nel mio circolo ma anche in generale sono “famigerata” perché sono una palla-cortista seriale. Il dropshot, sia esso di diritto che di rovescio, è per me un colpo pari ai basici diritto e rovescio e che utilizzo in qualsiasi momento dello scambio. Ne uso ed abuso, con poco piacere di chi è dall’altra parte della rete. C’è da un lato il piacere nell’eseguire un colpo artistico, difficile, spettacolare che è gratificante di per sé quando atterra pochi centimetri dopo la rete… ma allo stesso tempo la motivazione è anche tattica. Indurre confusione ed incertezze nell’avversaria/o che dopo poco non ha più idea se riceverà un colpo teso oppure una palla corta oppure un back teso mentre interpretando erroneamente mette i piedi in campo. Questo vantaggio tattico ha una valenza ancor superiore ai risultati della singola esecuzione.

32
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+1: Chiaretta
Luce nella notte 26-05-2024 18:11

Scritto da Ago

Scritto da Pier no guest
Nel tennis amatoriale è un colpo molto diffuso per una serie di motivi:preponderanza rovescio ad una mano (al 90% si gioca appunto di rovescio come variazione dello slice), uscire dalla scambio,porre l’avversario a correre in avanti(difficile) cambiando la chiusura del colpo.
Sparito dal circuito perché il fondocampista non giocava così pesante da mandarti sui teloni senza poter rientrare) è tornato in auge perché i maestri(bravi) hanno optato per stimolare e migliorare la manualità, lavorando sulla capacità di cambiare l’impugnatura (tranne con Rublev, lì è dura).
L’articolo, apprezzabile, trascura forse il meccanismo mentale del 1) ho capito dove ho sbagliato riprovo subito;2) l’altro non crede che io lo riprovi ma vedrà che non ho timori (perdendo però l’effetto sorpresa perché l’avversario che tu sia cocciuto non lo trascura affatto).
Il tennista deve togliersi tensioni, se gli resta il tarlo del “potevo e non ho osato” gioca legato.
A volte, se il punteggio non è critico, vale assolutamente la pena riprovarci (possibilmente convinti) e togliersi il dubbio.

Concordo in pieno e secondo me pesa tantissimo anche la frustrazione per l errore più che la ricerca della soddisfazione quando viene. Della serie ho sbagliato ma la so fare cancelliamo l errore

Si puó anche banalmente chiamare testardaggine… peró conferma il contenuto dell’ articolo, Molto sottile, che Mi sembra viene criticato un po’ a vanvera.
Una volta Chris Evert in uns intervista dichiaro’ che giocava volentieri una smorzata gia’ nel primo game di ogni incontro, perché toglieva ritmo e sicurezza alla avversaria.
Conferma che il 90% del valore della smorzata é dato dalla capacitá di capire quando é il momento di giocarla e che se invece ti lasci andare ad altri “impulsi”, gratificatori o di “testardaggine” rovini il valore di questa arma.

31
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+1: chobin
sander (Guest) 26-05-2024 14:51

Scritto da Il vecchio del forum

Scritto da sander

Scritto da Il vecchio del forum
La supercazzola prematurata come se fosse antani esiste davvero e quest’articolo ne è la prova.
Un piccolo viaggio ad occhi chiusi nel sistema dopaminergico mesencefalico

Il problema è che tu sei forse un po’ troppo vecchio e non ti sei aggiornato sul fatto che la psicologia esiste ed è una cosa seria.
Sei rimasto ai tempi di amici miei? Non mi dire questo, dai…
La verità è che c’è una marea di gente che è infastidita di tutto quello che non è visibile, tangibile. Péoi il fatto che qualcuno possa psicanalizzarli li manda in bestia e quindi o si innervosiscono o cercano di perculare mandando la cosa in vacca. Un modo come un altro per esorcizzare quello che vedono come qualcosa di insidioso. Mi ricordo un utente anni fa che sosteneva che la psicologia non esiste, che l’aspetto mentale non contava niente sul campo da gioco. Questa si che era una vera supercazzola. Ricordo che un giorno scrissi che a mio modo di vedere Vanni aveva perso il suo match di primo turno del Roland garros con Tomic perchè non aveva giocato bene mentalmente, era un po’ scarico. Dopo quel mio post prontamente la persona che negava l’esistenza della psicologia nello sport intervenne per sedare ogni mio tentativo di spiegazione. Il problema è arrivato qualche ora dopo quando è uscita l’intervista di Vanni che confermò di avere avuto delel carenze proprio dal punto di vista mentale in quel match. A quel punto diventò difficile contrastare il pensiero del giocatore stesso.

Caro ragazzo stai prendendo lucciole per lanterne.
Non si discute della validità della psicologia ma di mettere insieme un minestrone di opinioni senza fondamento statistico. E questa è una supercazzola.
Vabbè tu parli di teorie dove la palla corta è legata all’anima..preferisco essere vecchio e credere ancora nelle cose concrete.

Purtroppo è sempre più facile credere a quello che si vuole che studiare. Ci sono tanti libri che potrebbero spiegarti tante cose ma avresti bisogno di averne voglia.Il problema è quando ci sono persone che discreditano i discorsi altrui per il solo fatto che loro stessi non hanno consapevolezza di quei contenuti. Come dire, se non ne sono consapevole io vuol dire che non esiste. Si chiamano credenze limitanti.

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tinapica 26-05-2024 14:47

Scritto da sander

Scritto da tinapica
Ma per carità!
Già in assoluto si tentano poche smorzate; un po’ di più negli ultimi anni grazie ad alcune nuove leve che sembrano aver riconquistata la strategia del l’imprevedibilità, ma sempre poche, se paragonate a quanti colpi profondi (spesso solo nelle intenzioni…ma lì, chissà perché, la “psicologia del tennis” non prevede di chiedersi cosa spinga a ritentarli, anche se spesso fanno perdere il punto tanto quanto) vengono invariabilmente e reciprocamente inflitti da fondo campo.
Qui perché non si suggerisce di reprimere queste invariazioni sul tema quando se ne abbia fallita qualcuna?
Che si incentivino, piuttosto!
Naturalmente tutto passa attraverso la consapevolezza di sé e delle proprie capacità di variare l’intensità del rapporto tra la propria racchetta, prolungamento della propria mano (a parte, talvolta, Su-Wei Hsieh, non mi sovviene di tentativi bimani di smorzate) del proprio braccio e della propria testa in relazione alla situazione momentanea di gioco.
Queste capacità si possono acquisire e migliorare solo attraverso innumerevoli ripetizioni in allenamento, fino a rendere semi-automatico tutto il procedimento.
Ma non mi risulta che in allenamento questo colpo venga provato e riprovato come ad esempio si fa per i colpi passanti, lungo linea, ad uscire o ad incrociare che siano.
Ci si dedichi di più in allenamento, invece di continuare a pensare che certe soluzioni debbano essere frutto solo del genio “naturale” che ci si porta appresso, e si vedrà che, come per ogni altro colpo, la percentuale di riuscita aumenterà, anche quando si è sotto pressione.

La smorzata è una carezza che ha bisogno di un ulteriore valore aggiunto spirituale per andare a segno.
Per assurdo puoi provarla e riprovarla tecnicaamente quanto vuoi ma nel match è diverso perchè devi avere il giusto approccio spirituale per andare a segno.
Ti faccio un esempio per farti capire ancora meglio. A un principiante alle prime armi se gli dici di prendere la pallina e tirare un colpo a tutta oppure di eseguire una smorzata da fondo campo secondo te cosa sarà più facile fare per lui?

Principiante principiante, la smorzata.
Principiante già con un’inquadratura dovuta all’insegnante di tennis, prova il colpo forte.

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Ago (Guest) 26-05-2024 14:30

Scritto da Pier no guest
Nel tennis amatoriale è un colpo molto diffuso per una serie di motivi:preponderanza rovescio ad una mano (al 90% si gioca appunto di rovescio come variazione dello slice), uscire dalla scambio,porre l’avversario a correre in avanti(difficile) cambiando la chiusura del colpo.
Sparito dal circuito perché il fondocampista non giocava così pesante da mandarti sui teloni senza poter rientrare) è tornato in auge perché i maestri(bravi) hanno optato per stimolare e migliorare la manualità, lavorando sulla capacità di cambiare l’impugnatura (tranne con Rublev, lì è dura).
L’articolo, apprezzabile, trascura forse il meccanismo mentale del 1) ho capito dove ho sbagliato riprovo subito;2) l’altro non crede che io lo riprovi ma vedrà che non ho timori (perdendo però l’effetto sorpresa perché l’avversario che tu sia cocciuto non lo trascura affatto).
Il tennista deve togliersi tensioni, se gli resta il tarlo del “potevo e non ho osato” gioca legato.
A volte, se il punteggio non è critico, vale assolutamente la pena riprovarci (possibilmente convinti) e togliersi il dubbio.

Concordo in pieno e secondo me pesa tantissimo anche la frustrazione per l errore più che la ricerca della soddisfazione quando viene. Della serie ho sbagliato ma la so fare cancelliamo l errore

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Il vecchio del forum (Guest) 26-05-2024 14:29

Scritto da sander

Scritto da Il vecchio del forum
La supercazzola prematurata come se fosse antani esiste davvero e quest’articolo ne è la prova.
Un piccolo viaggio ad occhi chiusi nel sistema dopaminergico mesencefalico

Il problema è che tu sei forse un po’ troppo vecchio e non ti sei aggiornato sul fatto che la psicologia esiste ed è una cosa seria.
Sei rimasto ai tempi di amici miei? Non mi dire questo, dai…
La verità è che c’è una marea di gente che è infastidita di tutto quello che non è visibile, tangibile. Péoi il fatto che qualcuno possa psicanalizzarli li manda in bestia e quindi o si innervosiscono o cercano di perculare mandando la cosa in vacca. Un modo come un altro per esorcizzare quello che vedono come qualcosa di insidioso. Mi ricordo un utente anni fa che sosteneva che la psicologia non esiste, che l’aspetto mentale non contava niente sul campo da gioco. Questa si che era una vera supercazzola. Ricordo che un giorno scrissi che a mio modo di vedere Vanni aveva perso il suo match di primo turno del Roland garros con Tomic perchè non aveva giocato bene mentalmente, era un po’ scarico. Dopo quel mio post prontamente la persona che negava l’esistenza della psicologia nello sport intervenne per sedare ogni mio tentativo di spiegazione. Il problema è arrivato qualche ora dopo quando è uscita l’intervista di Vanni che confermò di avere avuto delel carenze proprio dal punto di vista mentale in quel match. A quel punto diventò difficile contrastare il pensiero del giocatore stesso.

Caro ragazzo stai prendendo lucciole per lanterne.
Non si discute della validità della psicologia ma di mettere insieme un minestrone di opinioni senza fondamento statistico. E questa è una supercazzola.
Vabbè tu parli di teorie dove la palla corta è legata all’anima..preferisco essere vecchio e credere ancora nelle cose concrete.

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+1: il capitano
Pier no guest 26-05-2024 13:55

Nel tennis amatoriale è un colpo molto diffuso per una serie di motivi:preponderanza rovescio ad una mano (al 90% si gioca appunto di rovescio come variazione dello slice), uscire dalla scambio,porre l’avversario a correre in avanti(difficile) cambiando la chiusura del colpo.
Sparito dal circuito perché il fondocampista non giocava così pesante da mandarti sui teloni senza poter rientrare) è tornato in auge perché i maestri(bravi) hanno optato per stimolare e migliorare la manualità, lavorando sulla capacità di cambiare l’impugnatura (tranne con Rublev, lì è dura).
L’articolo, apprezzabile, trascura forse il meccanismo mentale del 1) ho capito dove ho sbagliato riprovo subito;2) l’altro non crede che io lo riprovi ma vedrà che non ho timori (perdendo però l’effetto sorpresa perché l’avversario che tu sia cocciuto non lo trascura affatto).
Il tennista deve togliersi tensioni, se gli resta il tarlo del “potevo e non ho osato” gioca legato.
A volte, se il punteggio non è critico, vale assolutamente la pena riprovarci (possibilmente convinti) e togliersi il dubbio.

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+1: il capitano
sander (Guest) 26-05-2024 13:45

Scritto da Giorgione
se questo effetto near miss esiste nel tennis, ma qualche dubbio in merito ce l’ho, perché dovrebbe entrare in gioco solo con la palla corta? in teoria se dovessi sbagliare un dritto, questo meccanismo dovrebbe far sì che io lo ritenti subito dopo, no? se questo meccanismo è valido, non vedo perché lo deve essere solo per il dropshot.

Bella domanda ma la risposta c’è. L’ho scritto nei post precedenti.
Con la palla corta rimane una memoria emozionale. Rimane la sensazione di non avere fatto quello che dovevi fare e questo ti rilascia interiormente delle evidenze emozionali. Servizio, dritto e rovescio sono movimenti ripetitivi che ti fanno pensare ed emozionare di meno anche nell’errore perchè si giocano in quantità industriale durante un match.

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Il vecchio del forum (Guest) 26-05-2024 12:56

Scritto da Giorgione
se questo effetto near miss esiste nel tennis, ma qualche dubbio in merito ce l’ho, perché dovrebbe entrare in gioco solo con la palla corta? in teoria se dovessi sbagliare un dritto, questo meccanismo dovrebbe far sì che io lo ritenti subito dopo, no? se questo meccanismo è valido, non vedo perché lo deve essere solo per il dropshot.

Beh Giorgione sicuramente ci sarà qualche studio di correlazioni (o causazioni) statisticamente significativi tra palle corte e gratificazione seguita da “addiction” non credi?

Mica qui si tirano in ballo i nuclei accumbens ad capocchiam!

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+1: il capitano
Il vecchio del forum (Guest) 26-05-2024 12:52

Per par condicio mi aspetto anche un articolo sulla gratificazione che crea dipendenza di: volee, servizi vincenti, passanti messi a segno, drittoni e perchè no tweener, risposte dai teloni, sgrattamenti prima del servizio ecc.
Un bel minestrone di dipendenze, o per chi preferisce, di “addictions”.

23
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+1: tinapica, il capitano
Giorgione (Guest) 26-05-2024 12:50

se questo effetto near miss esiste nel tennis, ma qualche dubbio in merito ce l’ho, perché dovrebbe entrare in gioco solo con la palla corta? in teoria se dovessi sbagliare un dritto, questo meccanismo dovrebbe far sì che io lo ritenti subito dopo, no? se questo meccanismo è valido, non vedo perché lo deve essere solo per il dropshot.

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sander (Guest) 26-05-2024 12:48

Scritto da massivitto
valutazioni interessanti, ma limitiamoci ad aspetti tecnici.
nel tennis moderno il drop-shot è diventato un colpo decisivo per fare la differenza .. è come il tiro da 3 nel basket.
una volta era follia solo pensare alla smorzata sul duro .. adesso è diventata la norma
se vuoi tenere l’avversario sempre ‘in campana’, limitarne le strategie gioco (stare dietro ai teloni, rimettere tutto ad oltranza) e rompergli il ritmo è un colpo da saper fare

Puoi spiegarmi il motivo del perchè bisognerebbe limitarsi agli aspetti tecnici?

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sander (Guest) 26-05-2024 12:36

Scritto da Il vecchio del forum
La supercazzola prematurata come se fosse antani esiste davvero e quest’articolo ne è la prova.
Un piccolo viaggio ad occhi chiusi nel sistema dopaminergico mesencefalico

Il problema è che tu sei forse un po’ troppo vecchio e non ti sei aggiornato sul fatto che la psicologia esiste ed è una cosa seria.
Sei rimasto ai tempi di amici miei? Non mi dire questo, dai…
La verità è che c’è una marea di gente che è infastidita di tutto quello che non è visibile, tangibile. Péoi il fatto che qualcuno possa psicanalizzarli li manda in bestia e quindi o si innervosiscono o cercano di perculare mandando la cosa in vacca. Un modo come un altro per esorcizzare quello che vedono come qualcosa di insidioso. Mi ricordo un utente anni fa che sosteneva che la psicologia non esiste, che l’aspetto mentale non contava niente sul campo da gioco. Questa si che era una vera supercazzola. Ricordo che un giorno scrissi che a mio modo di vedere Vanni aveva perso il suo match di primo turno del Roland garros con Tomic perchè non aveva giocato bene mentalmente, era un po’ scarico. Dopo quel mio post prontamente la persona che negava l’esistenza della psicologia nello sport intervenne per sedare ogni mio tentativo di spiegazione. Il problema è arrivato qualche ora dopo quando è uscita l’intervista di Vanni che confermò di avere avuto delel carenze proprio dal punto di vista mentale in quel match. A quel punto diventò difficile contrastare il pensiero del giocatore stesso.

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+1: Jasmine, Racchetta
massivitto (Guest) 26-05-2024 12:30

valutazioni interessanti, ma limitiamoci ad aspetti tecnici.
nel tennis moderno il drop-shot è diventato un colpo decisivo per fare la differenza .. è come il tiro da 3 nel basket.
una volta era follia solo pensare alla smorzata sul duro .. adesso è diventata la norma
se vuoi tenere l’avversario sempre ‘in campana’, limitarne le strategie gioco (stare dietro ai teloni, rimettere tutto ad oltranza) e rompergli il ritmo è un colpo da saper fare

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Spigolo (Guest) 26-05-2024 12:00

Molto interessante.

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Il vecchio del forum (Guest) 26-05-2024 11:59

La supercazzola prematurata come se fosse antani esiste davvero e quest’articolo ne è la prova.
Un piccolo viaggio ad occhi chiusi nel sistema dopaminergico mesencefalico

17
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+1: il capitano
-1: Jasmine, chobin, Racchetta, f3more
sander (Guest) 26-05-2024 11:49

Scritto da tinapica
Ma per carità!
Già in assoluto si tentano poche smorzate; un po’ di più negli ultimi anni grazie ad alcune nuove leve che sembrano aver riconquistata la strategia del l’imprevedibilità, ma sempre poche, se paragonate a quanti colpi profondi (spesso solo nelle intenzioni…ma lì, chissà perché, la “psicologia del tennis” non prevede di chiedersi cosa spinga a ritentarli, anche se spesso fanno perdere il punto tanto quanto) vengono invariabilmente e reciprocamente inflitti da fondo campo.
Qui perché non si suggerisce di reprimere queste invariazioni sul tema quando se ne abbia fallita qualcuna?
Che si incentivino, piuttosto!
Naturalmente tutto passa attraverso la consapevolezza di sé e delle proprie capacità di variare l’intensità del rapporto tra la propria racchetta, prolungamento della propria mano (a parte, talvolta, Su-Wei Hsieh, non mi sovviene di tentativi bimani di smorzate) del proprio braccio e della propria testa in relazione alla situazione momentanea di gioco.
Queste capacità si possono acquisire e migliorare solo attraverso innumerevoli ripetizioni in allenamento, fino a rendere semi-automatico tutto il procedimento.
Ma non mi risulta che in allenamento questo colpo venga provato e riprovato come ad esempio si fa per i colpi passanti, lungo linea, ad uscire o ad incrociare che siano.
Ci si dedichi di più in allenamento, invece di continuare a pensare che certe soluzioni debbano essere frutto solo del genio “naturale” che ci si porta appresso, e si vedrà che, come per ogni altro colpo, la percentuale di riuscita aumenterà, anche quando si è sotto pressione.

I tennisti dedicano tempo anche alle smorzate. la problematica è che certe persone non hanno nel dna il colpo e devono fare una fatica aggiuntiva. Ti faccio un esempio, una persona chiusa, rigida, inquadrata non sarà portata a fare le smorzate perchè sono meno abituati ad aprire il cuore. Una persona anima avrà più facilità.

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sander (Guest) 26-05-2024 11:29

Scritto da tinapica
Ma per carità!
Già in assoluto si tentano poche smorzate; un po’ di più negli ultimi anni grazie ad alcune nuove leve che sembrano aver riconquistata la strategia del l’imprevedibilità, ma sempre poche, se paragonate a quanti colpi profondi (spesso solo nelle intenzioni…ma lì, chissà perché, la “psicologia del tennis” non prevede di chiedersi cosa spinga a ritentarli, anche se spesso fanno perdere il punto tanto quanto) vengono invariabilmente e reciprocamente inflitti da fondo campo.
Qui perché non si suggerisce di reprimere queste invariazioni sul tema quando se ne abbia fallita qualcuna?
Che si incentivino, piuttosto!
Naturalmente tutto passa attraverso la consapevolezza di sé e delle proprie capacità di variare l’intensità del rapporto tra la propria racchetta, prolungamento della propria mano (a parte, talvolta, Su-Wei Hsieh, non mi sovviene di tentativi bimani di smorzate) del proprio braccio e della propria testa in relazione alla situazione momentanea di gioco.
Queste capacità si possono acquisire e migliorare solo attraverso innumerevoli ripetizioni in allenamento, fino a rendere semi-automatico tutto il procedimento.
Ma non mi risulta che in allenamento questo colpo venga provato e riprovato come ad esempio si fa per i colpi passanti, lungo linea, ad uscire o ad incrociare che siano.
Ci si dedichi di più in allenamento, invece di continuare a pensare che certe soluzioni debbano essere frutto solo del genio “naturale” che ci si porta appresso, e si vedrà che, come per ogni altro colpo, la percentuale di riuscita aumenterà, anche quando si è sotto pressione.

La smorzata è una carezza che ha bisogno di un ulteriore valore aggiunto spirituale per andare a segno.
Per assurdo puoi provarla e riprovarla tecnicaamente quanto vuoi ma nel match è diverso perchè devi avere il giusto approccio spirituale per andare a segno.
Ti faccio un esempio per farti capire ancora meglio. A un principiante alle prime armi se gli dici di prendere la pallina e tirare un colpo a tutta oppure di eseguire una smorzata da fondo campo secondo te cosa sarà più facile fare per lui?

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sander (Guest) 26-05-2024 11:19

Scritto da tinapica
@ sander (#4058734)
Questi ultimi sono colpi più strutturati perché negli allenamenti si provano e riprovano…le strutture che vi sottintendono.

Questo è uno dei motivi ma non solo. Con dritto e rovescio non ci sono carezze alla pallina ma forza anche se unita alla precisione. Nella smorzata c’è un sentiment in più che la porta ad essere più “dopaminica”

14
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Koko (Guest) 26-05-2024 11:14

Se volessimo entrare più nel tecnico/sperimentale dovremmo approfondire i concetti di condizionamento classico e operante in relazione alla tipologia di allenamento per quello specifico colpo. Una tesina di laurea per scienze motorie!

13
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+1: tinapica
tinapica 26-05-2024 11:10

@ sander (#4058734)

Questi ultimi sono colpi più strutturati perché negli allenamenti si provano e riprovano…le strutture che vi sottintendono.

12
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tinapica 26-05-2024 11:07

Ma per carità!
Già in assoluto si tentano poche smorzate; un po’ di più negli ultimi anni grazie ad alcune nuove leve che sembrano aver riconquistata la strategia del l’imprevedibilità, ma sempre poche, se paragonate a quanti colpi profondi (spesso solo nelle intenzioni…ma lì, chissà perché, la “psicologia del tennis” non prevede di chiedersi cosa spinga a ritentarli, anche se spesso fanno perdere il punto tanto quanto) vengono invariabilmente e reciprocamente inflitti da fondo campo.
Qui perché non si suggerisce di reprimere queste invariazioni sul tema quando se ne abbia fallita qualcuna?
Che si incentivino, piuttosto!
Naturalmente tutto passa attraverso la consapevolezza di sé e delle proprie capacità di variare l’intensità del rapporto tra la propria racchetta, prolungamento della propria mano (a parte, talvolta, Su-Wei Hsieh, non mi sovviene di tentativi bimani di smorzate) del proprio braccio e della propria testa in relazione alla situazione momentanea di gioco.
Queste capacità si possono acquisire e migliorare solo attraverso innumerevoli ripetizioni in allenamento, fino a rendere semi-automatico tutto il procedimento.
Ma non mi risulta che in allenamento questo colpo venga provato e riprovato come ad esempio si fa per i colpi passanti, lungo linea, ad uscire o ad incrociare che siano.
Ci si dedichi di più in allenamento, invece di continuare a pensare che certe soluzioni debbano essere frutto solo del genio “naturale” che ci si porta appresso, e si vedrà che, come per ogni altro colpo, la percentuale di riuscita aumenterà, anche quando si è sotto pressione.

11
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+1: Lukaa
Ambrogio (Guest) 26-05-2024 10:59

Anche avendo consapevolezza del perché si vuol tentare una nuova smorzata nonostante non vi siano condizioni favorevoli, il tennista la tenterà di nuovo, poiché il processo di ricompensa si avvale di un quantitativo triplo di dopamina. In tal caso deve subentrare il team a bordo campo.
Le scelte sono determinate dal funzionamento neuronale, applicate al contesto esterno del soggetto.

10
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Ambrogio (Guest) 26-05-2024 10:59

Anche avendo consapevolezza del perché si vuol tentare una nuova smorzata nonostante non vi siano condizioni favorevoli, il tennista la tenterà di nuovo, poiché il processo di ricompensa si avvale di un quantitativo triplo di dopamina. In tal caso deve subentrare il team a bordo campo.
Le scelte sono determinate dal funzionamento neuronale, applicate al contesto esterno del soggetto.

9
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+1: Jasmine
Chiaretta 26-05-2024 10:47

Io trovo la palla corta una tecnica utilissima, soprattutto quando la partita va per le lunghe e si è stanchi, ma anche per variare il gioco, infine sarebbe molto gratificante se uscissero anche a me…

8
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+1: Chiaretta, Ice Man
Alessandra (Guest) 26-05-2024 10:39

Molto interessante nella sua applicazione al gioco del Tennis. Avevo sentito parlare dell’effetto “near miss” solo nei casi di ludopatia. Le cartelle del gratta evinci, per esempio, sono congeniate in modo tale che tra i numeri da grattare c’e sempre un primo vicino al numero vincente. Esempio: se tra i vincenti c’e un “39” nel gruppo dei numeri da grattare ci sara’ quasi sicuramente un 40 e/o 38. E così via per qualunque altro numero. Questo dara’ la sensazione di non aver vinto per un soffio e indurra’ ad acquistare un’altra cartella per ri-tentare. Esattamente come per la palla corta!
Grazie per l’articolo.

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+1: chobin, Jasmine
Koko (Guest) 26-05-2024 10:39

Non so perché ma mi è venuto in mente Arnaldi!

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+1: Chiaretta
sander (Guest) 26-05-2024 10:21

L’uso della palla corta può avere varie motivazioni, es. uso ripetuto perchè il tuo avversario è lontano dalla riga di fondo e quindi ci sono buone possibilità di fare il punto. Questa modalità è indice di lucidità e su 10 tentativi probabilmente si otterrà il punto nella maggioranza dei casi. Chi ha giocato o gioca a tennis è consapevole dell’importanza del “sentiment” che serve per far si che la palla corta sia giocata bene.
La smorazata è una carezza che si da alla pallina e come tale bisogna usare il cuore. Anima e cuore connessi a una mente lucida per dare un risultato apprezzabile alla smorzata.
Ci sono altri casi dove un giocatore si trova in difficoltà a fare il punto perchè trova dall’altra parte un solido ribattitore che non sbaglia e quindi la smorzata può essere un tentativo tattico da ultima spiaggia quando sia tatticamente che fisicamente si è in difficoltà nello scambio. C’è ancora un altro caso che è quello “mentale”. Quando il giocatore non fa la cosa giusta nel punto importante, potrebbe tirare un colpo definitivo come un dritto vincente o propedeutico per vincere un facile punto a rete e invece il giocatore in quella determinata fase manca di coraggio e usa la smorzata facendo la cosa sbagliata nel momento sbagliato. Questo è in sostanza il caso dove la tensione prevale nell’atleta e la smorzata è la modalità per uscire dallo stress.
Il discorso della ricerca della dopamina è un’altra situazione ancora.
E’ interessante anche questo aspetto perchè la smorzata essendo il colpo dove più bisogna essere aperti con l’anima e il cuore, come scritto precedentemente, è anche quello che probabilmente concorre più
a creare un’emozione al giocatore. Invece il dritto o il rovescio vincente o lo stesso servizio vincente o ace sono colpi più strutturati mentalmente e probabilmente, fisiologicamente, viene rilasciata meno dopamina rispetto a un dropshot, tutto questo quindi dovuto alla loro natura più standardizzata e ripetitiva.

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+1: Lukaa, giannirusso.nc
MARMAS (Guest) 26-05-2024 10:08

Quello che dice lo psicologo è vero.
A Roma il popolo lo chiama, in modo più prosaico, “ingarellamento”

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Alex77 (Guest) 26-05-2024 09:31

Interessante, penso che tanti giocatori ne facciano uso anche perché sono, in certi momenti, poco lucidi o stanchi mentalmente e fisicamente per cui provano ad accorciare lo scambio o non hanno quella forza di pensare a soluzioni alternative per far punto

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+1: Jasmine
Cristiano (Guest) 26-05-2024 09:13

Si può sempre optare per soluzioni alla Rublev, picchiando con violenza le proprie articolazioni con la racchetta

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+1: il capitano, Jasmine, tinapica, fugitive, chobin, Ice Man, f3more
La Veronica 26-05-2024 08:58

Bell’articolo, grazie.

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+1: il capitano, Milannerr, Jasmine, fugitive, chobin, Ice Man