Caos all’ATP 250 di Bucarest: Coria critica l’organizzazione e la disparità di trattamento
Pioggia, mancanza di illuminazione e pianificazione “curiosa” delle partite: il tennista argentino denuncia il double standard rispetto ai tornei sudamericani.
La settimana si sta rivelando complicata all’ATP 250 di Bucarest, con continue interruzioni a causa della pioggia, senza l’installazione di riflettori per poter giocare quando la luce naturale diminuisce e una pianificazione delle partite davvero curiosa.
Federico Coria, che segue da vicino i progressi di connazionali e amici come Navone o Cerúndolo, ha fatto eco a questa situazione. Nella sua critica, sostiene che se tutto questo accadesse in Sud America, se ne parlerebbe molto di più e si scandalizza per il fatto che il torneo dell’ Estoril verrà cancellato mentre questo evento di Bucarest no.
L’ATP 250 di Bucarest sta affrontando, infatti, diverse sfide organizzative, tra cui frequenti interruzioni dovute alle condizioni meteorologiche avverse e la mancanza di un’adeguata illuminazione per consentire il proseguimento delle partite in condizioni di scarsa luce naturale.
La pianificazione delle partite è stata descritta come “curiosa”, il che suggerisce che potrebbe esserci stato un approccio poco ortodosso o inefficiente nella programmazione degli incontri.
Francesco Paolo Villarico
TAG: ATP 250 Bucharest, ATP 250 Bucharest 2024, Federico Coria
Tiriac ormai è un dinosauro e il Torneo di Bucarest è il suo Jurassic Park, Coria se ne faccia una ragione.
@ tinapica (#4012821)
Sì, ok il consumo zero, ma mi pare che il problema questa volta venga dall’ATP e dai potenziali “nuovi competitors”.
Mi pare infatti che l’ATP già anni fa avesse “avvertito” l’Italia chiedendole di “allargare” gli stadi, se voleva conservare lo status di “1000 superiore a quei 1000 che non durano 2 settimane”. Con Gaudenzi probabilmente Roma si è salvata e ora non viene proprio chiesto, ma se tra 10 anni entrano, oltre ad un nuovo n.1 del management ATP, arabi, cinesi, ecc. e tu non aumenti stadi e campi, che succede?
Il problema NON è che nella sede di Roma ti vietino lavori per questioni della Sopraintendenza, nè di costruire un tetto sul centrale, ma, ripeto, che al Foro mancano proprio gli spazi per l’allargamento di campi e di stadi di cui si parla.
Tanto che Binaghi, anni fa, minacciava di spostare il torneo o a Milano oppure in periferia di Roma solo per i problemi di spazio (in effetti sono anni che non ne parla più, ma forse solo perchè poi sono sorti problemi di fondi??).
Ripeto, il problema non è oggi, ma tra una decina di anni = secondo te in Italia si riuscirebbe a creare il “tutto” in 1 o 2 anni? (il mondo moderno, quando chiede migliorie per conservare uno “status”, ormai non ti lascia più decine e decine di anni per intervenire). Io ne dubito, perfino a Milano = guarda i lavori per le Olimpiadi. Poi, ovviamente, tutto e possibile e chi vivrà vedrà…
@ ospite (#4012758)
Assolutamente. Anche per fare il pescecane sono necessarie capacità non comuni.
Anche in Italia si potrebbe costruire un impianto tennistico paragonabile alla “Scatolona Magica” (che razza di nome! E “Caja” corrisponde all’Italiana “cassa”, quindi “scatolona”, perchè “scatola” sarebbe “cassetta”…=”cajetina”, con la tilde che non ho in tastiera).
Adesso, se Sinner movimenterà abbastanza soldi, potrebbe accadere.
Le città deputate ad accogliere tale impianto ovviamente potrebbero essere solo Roma o Milano.
A Roma ettari ed ettari di terreni agricoli appena fuori dal GRA non aspettano altro che un po’ di speculazione edilizia e qualche colata di cemento.
A Milano di terreni che finora abbiano sfuggito a questo destino ce n’è ormai pochi e, di questi, molti verranno a breve “riqualificati” grazie alle Olimpiadi del 2026.
Qui, a pochi passi da me, invece ci sono i 150 ettari di terreni agricoli dove si inventarono apposta EXPO2015 al fine di modificarne la destinazione d’uso e dove stanno creando mostri di calcestruzzo come i palazzoni parallelepipedi di Cascina Merlata, con annesso centro commerciale, e il monumentale Ospedale privato Galeazzi (per ora ancora vuoto ma si sta alacremente lavorando per far fallire la Sanità pubblica in modo da costringere la gente ad andare là e dare un senso monetario compiuto a tutti i soldi, in buona parte pubblici, spesi per arrivare ad averlo lì come è ora).
Prossimamente anche il polo scientifico dell’Università degli Studi di Milano traslocherà sull’area, portandosi dietro una schiera di aziende private che avranno agevolazioni a Nostre spese per ricollocarvi uffici e laboratori (lo chiameranno MIND, in Italiano DIM, distretto innovativo milanese) ed altri palazzoni per ospitare chi in quell’ambito lavorativo troverà conveniente (perché i prezzi -è chiaro- saranno folli) andare ad abitarvi pur di non far chilometri pendolari (l’attuale polo scientifico dell’UniMi è all’altro capo della città…).
Ciò non ostante, per gran parte dei 150 ha non vi è ancora un utilizzo deciso o anche solo programmato perché l’area (che alle proprietà private originarie costò qualcosa come 20mln, dato che erano terreni agricoli) fu rivenduta dopo meno di un decennio all’appositamente creata società immobiliare ArExpo (a partecipazione pubblica) per 300mln (!!!), a cui poi vanno aggiunti i costi immensi (ancorché in gran parte sostenuti da Casse Pubbliche, Statali o Regionali) per attrezzare tutta la “piastra” con tutto quello che le moderne opere di urbanizzazione (vie informatiche comprese; le decorative vie d’acqua in superficie invece no: vennero cancellate dal progetto non appena Milano si aggiudicò l’EXPO) comportano. Quindi, chi volesse investire in zona dovrebbe avere un portafoglio moooooooolto gonfio a cui attingere.
In tutto questo piano speculativo, pensato non nel XIX sec ma in questo, nessuno ha pensato di togliere alla proprietà qualche (unità, meno di dieci) ettaro marginale pur di allargar gli svincoli del nodo stradale “A4-A8/9-viabilità da e per Milano” che puntualmente ogni giorno si ingorgano creando sistemi nuvolosi di CO2 e polveri di sottigliezza varia, nè di imporre a chi vi costruisca di riempire i tetti di pannelli fotovoltaici, perché tutto dev’essere a solo vantaggio della razza itticanina; della Collettività chi se ne frega!
Quindi la morale è che se negli ettari ancora a disposizione ci si vuol fare un impianto polifunzionale con numerose arene da tennis chi lo volesse deve dimostrare di essere ancor più pescecane di quelle merde umane che stanno gestendo i nostri territori (alla faccia del consumo zero del territorio).
Forse è meglio che il tennis resti fuori da questo (nient’affatto libero) mercato immorale.
Santiago è stato molto criticato, Budapest no. Sul fatto che conti la “longa manus” di Tiriac, ho più di un sospetto. Resta il fatto che paesi tennisticamente insignificanti come (ormai) Svizzera ed Austria o (da vent’anni) la Svezia organizzano insieme 7 tornei mentre l’Italia 1 solo…
Comunque spalti vuoti
Ma il signor Tiriac con tutti i milioni di dollari che ha, almeno quattro riflettori non poteva farli mettere?!
Non è che contesto il tuo ragionamento, ma:
1) Madrid è merito anche degli spagnoli che hanno costruito quella “marea” di campi e stadi per ospitare il torneo (in Italia sarebbe possibile costruirli? Se sì, in quanti “secoli”?) e del prestigio acquisito dalla Spagna nel tennis a partire dai primi campioni (Moya, Ferrero, ecc.) fino all’arrivo di Rafa & co.
2) Anche ipotizzando che io sbagli tutto per quel che riguarda il torneo di Madrid, il fatto che si parli poco di questi problemi a Bucarest, dipende soprattutto dal fatto che è un 250 “secondario”, rispetto al quale i media hanno ben poco interesse (io stesso, anche se ovviamente conto meno di zero rispetto ai media, non ho visto manco una partita). Se così non fosse, i media avrebbero dovuto parlare per “100 anni” di fila (e continuare a farlo oggi stesso) dei problemi che si erano visti al 250 di Napoli.
Poi, ripeto, il “succo” del tuo ragionamento NON lo contesto.
Ed in Italia la sola persona ad avere un potere paragonabile a Tiriac è chiaramente il presidentissimo.
Quindi se mai dovesse essere, perché comunque Tiriac ha più potere di Binaghi (ma cavalcando l’onda Sinner i rapporti di forza potrebbero mutare) il torneo italiano da aggiungere in calendario sarà a Cagliari.
@ host (#4012691)
Non solo non viene cancellato: riesce persino a sostituirsi alla famiglia Djokovic ed ai tornei da loro organizzati.
Non è il fatto che tutto questo accada in Romania e non in America Latina a tacitare le critiche.
È il potere di Tiriac e della sua società a tacitarle.
Uno capace di trasformare un torneo insignificante (Madrid) in un appuntamento obbligatorio da due settimane sicuramente ha i mezzi per controllare a proprio piacimento ogni aspetto dell’organizzazione e della eco mediatica che decretino il successo, magari solo di immagine, di quanto organizza.
È sempre la solita solfa: soldi chiamano soldi.
In realtà credo che sia molto più azzeccato giocare in questo periodo all’aperto a Bucarest che presenta un clima continentale che non a Monaco di Baviera nettamente più vicino ad un clima di tipo alpino…
Penso di sì, quel gran volpone di Tiriac.
Bucarest non viene cancellato perché c’è Tiriac
Credo che sia l’unico caso di un tabellone atp senza giocatori di casa.
E le tribune, se non era per Fonseca, erano spesso deserte.
Un altro atp che insieme a Cordoba, penso sparirà dal calendario
Bucarest e soprattutto monaco devono cambiare collocazione e se vogliono continuare a organizzare il torneo devono andare in estate.a monaco nevicava!in sto periodo un 250 va fatto in sud Italia Grecia o sud spagna o costa azzurra