Tra tradizioni e rivoluzioni: Il Tennis alla Svolta Saudita? Andy Roddick contrario
Nel cuore delle discussioni che animano il mondo del tennis, l’ipotesi di un Súper Circuito finanziato dall’Arabia Saudita continua a suscitare dibattiti e a dividere opinioni. Con ingenti investimenti già riversati nel settore, il regno saudita dimostra un interesse crescente verso il tennis, paventando la nascita di un circuito che potrebbe rivoluzionare radicalmente l’intero panorama sportivo.
Andy Roddick, ex numero 1 del mondo e protagonista di battaglie memorabili sui campi da tennis, ha condiviso la sua visione decisa in merito a questa potenziale svolta. Attraverso il suo podcast, “Served with Andy Roddick”, l’ex campione statunitense non nasconde le proprie perplessità, sottolineando l’importanza fondamentale dei tornei del Grande Slam nel cuore dei tennisti. “Dall’età di sei anni, i giocatori sognano di competere e trionfare in queste arene leggendarie”, afferma Roddick, evidenziando la difficile rinuncia a partecipare a eventi così radicati nella tradizione e nel desiderio di ogni atleta.
Roddick, che ha già concluso la sua carriera agonistica, racconta di aver rifiutato di partecipare a un’esibizione finanziata da questo nuovo circuito, in segno di coerenza con la sua posizione critica. L’ex campione dell’US Open pone l’accento sul valore intrinseco dei Grand Slam e su come la loro eventuale assorbimento in un circuito alternativo, con un proprio sistema di ranking e gestione, potrebbe segnare la fine dell’ATP così come la conosciamo.
Il dibattito si estende poi alle implicazioni etiche e sociali legate all’organizzazione di eventi in Arabia Saudita, dove la legislazione in materia di diritti LGBTQ+ solleva preoccupazioni significative. La posizione di Roddick su questo tema è chiara: come proteggere gli atleti in un contesto dove aspetti fondamentali della loro identità sono considerati illegali? L’ex tennista statunitense fa riferimento al caso di Daria Kasatkina, atleta apertamente omosessuale, interrogandosi sul messaggio che il mondo del tennis invierebbe ospitando competizioni in un paese con leggi così restrittive.
Roddick, pur ammettendo di non essere direttamente coinvolto nelle dinamiche attuali del circuito, invita a una riflessione aperta e al mantenimento di una mente critica verso le evoluzioni future del tennis. La possibilità di un cambiamento positivo, con una maggiore apertura e accettazione, rimane un’ipotesi da non scartare a priori, sebbene le condizioni attuali suggeriscano un approccio cauto.
In un mondo sportivo sempre più influenzato da grandi investimenti e da scelte che spesso si scontrano con la tradizione, la questione saudita rappresenta un punto di svolta cruciale per il futuro del tennis. Tra il rispetto dei valori fondamentali dello sport e l’esplorazione di nuove frontiere, la comunità tennistica si trova davanti a scelte complesse, che richiedono un dialogo aperto e approfondito. La voce di Andy Roddick, con la sua esperienza e la sua passione indiscussa per il tennis, offre un contributo prezioso a questo dibattito, ricordandoci che il cuore dello sport risiede non solo nelle vittorie e nelle sconfitte, ma anche nei valori che lo animano.
Francesco Paolo Villarico
TAG: Andy Roddick, King slam
Tutte queste aperture nei confronti dello sport potrebbero aiutare anche per ciò che riguarda i diritti civili
Di certo male non può fare
Purtroppo contro l’ignoranza c’è poco da fare. Vivi la vita nella tua bolla, probabilmente vivrai meglio così.
Classico modo di argomentare da troll. Ma da quale stanzetta scrivi? Ti disancori totalmente dal contesto e cominci a parlare di altro. Ti suggerirei di cominciare dal colonialismo la prossima volta. Ovvio che le politiche di taluni Paesi cosiddetti progrediti abbiano combinato scempi in passato e continuino purtroppo a farlo, ma qui si parlava di tutt’altro. Ritenta, sarai più fortunato!
Gente deportata dal proprio Paese e torturata per sbaglio per anni… ah scusate, quelli sono gli americani… boicottiamo lo us open e la coca cola, quindi? Immigrati tenuti in prigionia nei CPR per un anno e mezzo, per legge… boicottiamo il Foro Italico? Quando la smetteremo di giudicare gli altri e penseremo a noi stessi?
Questo atteggiamento giudicante e di superiorità sta portando il mondo sull’orlo della rovina, ma non mi aspetto che tu capisca, sei immerso nel tuo contesto culturale senza molta capacità critica. I sauditi negano diritti fondamentali nel loro Paese, è evidente, mentre noi lo facciamo a livello internazionale, sfruttando e creando miseria. Chiamiamo le nostre invasioni “missioni di pace” e poi ci indignamo se altri le chiamano “operazioni speciali”. Siamo davvero così tanto meglio da poter giudicare gli altri o siamo solo più ipocriti? Io starei più cauto.
Bravo Taigo.
Anche tra i tennisti cresce dunque la pianta del comprendonio.
La posta in gioco è davvero molto alta.
Non si tratta di un incontro di tennis, o di qualche milione.
C’è in ballo tutt’altro.
81 esecuzioni in una sola giornata; donne incarcerate 15 anni per un tweet ostile al regime. Dissidenti all’estero ai quali vengono recapitati messaggi del tipo ” sai che tuo padre e tua sorella sono in prigione…? ” consiglio il documentario THE DISSIDENT che nessuna televisione in Italia si azzarda a trasmettere. Un giornalista dissenziente segato a pezzi nell’ambasciate saudita in Turchia e trasportato in comode valigie a Ryad. Questo e’ il nuovo rinascimento di Renzi
Totalmente d’accordo, grazie per averlo scritto e non solo pensato.
Solo la legislazione in materia LGBTQ+ solleva preoccupazioni? Emilio Fido dei tempi migliori non sarebbe riuscito meglio a mistificare la realtà. Disconoscimento dei diritti fondamentali di riunione, associazione, di libera manifestazione del pensiero (c’è chi si è preso trent’anni per un tweet), persecuzione dei difensori dei diritti umani e degli oppositori politici (Khashoggi docet), esecuzioni a go go, processi farsa, deportazioni di massa solo per far posto a nuovi quartieri, negazione dei diritti dei migranti, trattati alla stregua di schiavi, sono queste alcune delle cose di quel regime che allarmerebbero chiunque avesse un briciolo di onestà intellettuale e che rendono lo Sportwashing una pratica da condannare (per chi vi si presta ovviamente).
Anche io ho una riflessione. Quanto tempo attenderemo ancora prima di sentire UN tennista fare comune out e dichiararsi serenamente gay