La principessa saudita Reema risponde a Evert e Navratilova: “Osteggiano le WTA Finals da noi su stereotipi superati”
Mentre la WTA “nicchia”, con le Finals di fine 2024 ancora senza una sede ufficiale, non si placa la polemica relativa alla possibilità – per molti osservatori assai concreta – che l’evento possa svolgersi già quest’anno in Arabia Saudita. Molte giocatrici hanno detto seccamente di non voler giocare in Arabia, viste le condizioni delle donne nel paese, e due icone del tennis rosa come Chris Evert e Martina Navratilova si sono spese in prima persona per sensibilizzare il mondo del tennis contro questa ipotesi. L’hanno fatto poche settimane fa in modo congiunto con un accorato e importante articolo pubblicato sul Washington Post, nel quale hanno dettagliato i molti temi sociali che ostano a questa possibilità, ritenuta un contro senso assoluto per i diritti delle donne. Non si è fatta attendere una risposta ufficiale a questa dura posizione: si è scomodata addirittura la Principessa saudita Reema Bandar Al Saud, attualmente ambasciatrice del suo paese alle nazioni unte, parlando di concetti errati, basati solo su stereotipi superati.
Il gigante del medio oriente è sbarcato con forza nello sport, e da tempo ha messo gli occhi anche sul tennis, organizzando lo scorso anno per la prima volta un torneo ufficiale, le NextGen ATP Finals. Nonostante le dichiarazioni di facciata, gli spalti del torneo sono stati discretamente vuoti e l’interesse per l’evento, per prima volta spostato da Milano, assai minore rispetto al passato. Forse le Finals U21 hanno perso un po’ di smalto e appeal dopo l’effetto novità, anche per via di una formula che ormai è già vista, ma anche il cambio di sede non ha certamente giovato. I ricchissimi fondi sauditi tuttavia puntano assai più in alto, desiderando le ATP Finals una volta che sarà terminato il contratto con Torino, quindi un Masters 1000 magari di inizio stagione come tappa di avvicinamento all’Australia, ma anche le Finals femminili, evento che necessita di un grande rilancio dopo annate davvero disastrose tra Cancun e Fort Worth.
L’ipotesi del tennis femminile di vertice in un paese nel quale le donne stentano nel godere di libertà e diritti basilari è considerato da molti un contro senso, e questo ha innescato una forte campagna contraria. In risposta a queste polemiche, la principessa Reema ha rilasciato una dichiarazione in cui difende i piani sul tennis femminile nel suo paese, implorando Evert e Navratilova di “chiarire le proprie posizioni”. Riportiamo la dichiarazione di Reema dal media The National.
“Come donna che ha dedicato la sua vita alla causa delle donne, mi ha addolorato profondamente leggere un articolo sul Washington Post che si opponeva al fatto che l’Arabia Saudita possa ospitare finali della Women’s Tennis Association, basandosi su argomenti che sono stereotipi obsoleti e visioni occidentali della nostra cultura” scrive Reema.
To those who seek to deny our women the same opportunities of others, what I hear clearly is that there is no seat for us at their table. But we welcome you at ours.
A response to:https://t.co/8Bbvm4LHUG pic.twitter.com/JuIqMTTNht
— Reema Bandar Al-Saud (@rbalsaud) January 30, 2024
“Non riconoscere i grandi progressi che le donne hanno fatto in Arabia Saudita denigra il nostro straordinario viaggio. Come molte donne in tutto il mondo, abbiamo guardato alle leggende del tennis come pioniere e modelli di comportamento… barlumi di speranza che le donne possano davvero raggiungere tutto ciò. Ma queste campionesse hanno voltato le spalle proprio alle stesse donne che hanno ispirato e questo è deludente.”
Nell’articolo “incriminato” di Evert e Navratilova, si scrive che le donne in Arabia Saudita “non sono viste come uguali, è un paese in cui il panorama attuale include una legge sulla tutela maschile che essenzialmente rende le donne proprietà degli uomini“. Questa la risposta della principessa Reema: “Su questo, lasciatemi semplicemente dire: chiarite i fatti. Ciò che viene spesso definito “tutela” non descrive più lo status delle donne saudite oggi. Le donne non hanno bisogno dell’approvazione di un tutore per viaggiare, lavorare o essere capofamiglia. Oggi, le donne saudite possiedono più di 300.000 imprese e circa il 25% delle start-up di piccole e medie dimensioni, il che è circa la stessa percentuale degli Stati Uniti. Le donne in Arabia Saudita ora godono della parità di retribuzione, aprendo la strada verso qualcosa che dovrebbe essere universale. Anche se c’è ancora del lavoro da fare, i recenti progressi a favore delle donne, l’impegno delle donne sul posto di lavoro e le opportunità sociali e culturali create per le donne sono davvero profondi e non dovrebbero essere trascurati”.
Rivolgendo la sua attenzione allo sport femminile in Arabia Saudita, la principessa Reema ha dettagliato l’enorme crescita: “Oggi non abbiamo solo leghe e federazioni sportive femminili, ma abbiamo anche più di 330.000 atlete iscritte, di cui 14.000 giocano attivamente a tennis. Abbiamo migliaia di allenatrici, mentori, arbitri e medici sportivi donne. Le donne partecipano a competizioni sportive locali, regionali e internazionali. E vincono. Eppure è in questo momento in cui sentiamo voci provenienti da oltreoceano – anche da coloro che onoriamo e con cui accoglieremmo volentieri – che ci considerano tutte vittime e senza voce, i cui desideri dovrebbero essere relegati ad argomenti politici di tendenza in favore dell’esclusione. Ciò non solo mina il progresso delle donne nello sport, ma purtroppo mina anche il progresso delle donne nel loro insieme.”
“A coloro che cercano di negare alle nostre donne le stesse opportunità di cui godono gli altri, dico che quello che sento forte e chiaro è che non c’è posto per noi alla loro tavola. Ma accoglierò voi alla mia perché il mio tavolo non è limitato da opinioni politiche, confini, razza o geografia. E spero che accettino il mio invito a sedersi al mio tavolo e incontrare le donne che forse non avevano intenzione di ispirare. In qualità di presidente del Comitato femminile olimpico e paralimpico saudita e membro della Commissione di genere, uguaglianza e inclusione del Comitato olimpico internazionale, ho la responsabilità di condividere la nostra storia con il mondo, non per ottenere l’approvazione, ma per un dialogo produttivo, per combattere per la nostra causa comune, non solo in Arabia Saudita, ma in altri luoghi dove le donne non si accontentano più di sedersi in disparte.”
Questo il secco messaggio che la principessa saudita rivolge non solo a Martina e Chris, ma tutto il mondo della racchetta e non solo.
La questione resta molto aperta, discretamente spinosa. Nonostante le parole di apertura della principessa, c’è scetticismo su quanto tutto ciò sia solo una “facciata” per avvicinarsi al mondo occidentale, o al contrario racconti davvero quel che accade quotidianamente nella vita delle donne nel paese arabo, con importanti passi in avanti. L’unica via per superare queste barriere culturali è la conoscenza: viaggiare, conoscere, capire e così valutare veramente quale sia la condizione di una donna “normale” in Arabia Saudita. Se le parole della principessa rispecchiano la realtà, portare nel paese esempi virtuosi di donne forti e vincenti grazie allo sport, libere di viaggiare e vivere la propria vita, potrebbe rappresentare un ulteriore stimolo al progresso sociale.
Marco Mazzoni
TAG: Chris Evert, fondi sauditi, Marco Mazzoni, Martina Navratilova, Reema Bandar Al Saud, tennis e mondo arabo, tennis in Arabia Saudita, WTA Finals 2024, WTA Finals in Arabia
Certo che il sarcasmo proprio non sapete cosa sia. Fai uno sforzo… Non si sciopera se va tutto perfettamente oppure non è consentito.
Secondo te a cosa mi riferisco?
Chiacchiere e distintivo…
Ovvero becera retorica su becera retorica e niente più…
Tutto vero
Negli Emirati Arabi hanno costruito una fortuna sulle spalle degli immigrati indiani e pakistani, morti come mosche, per un tozzo di pane e che continuano a morire senza che freghi qualcosa a qualcuno.
Purtroppo la grandissima, raffinatissima e sofisticatissima cultura islamica, antica e ricca di meraviglie musicali, architettonuche, poesie, novelle, romanzi, ecc. purtroppo è un lontano ricordo, preda di satrapi, trogliditi arricchiti, clericali e integralisti che ne hanno fatto strame per il bestiame.
Carissimo è vero. Peraltro la lapidazione per sodomia è ancora prevista nel loro ordinamento anche se da anni non viene usata.
Però c’è chi entra in un’ambasciata saudita a İstanbul e …. non ne esce più….
Peccato che i progressi strombazzati dalla principessa esistano, di fatto, solo sulla carta. Le donne possono andare allo stadio solo dal 2018 ma in settori separati. Per dirne una….
Non sapevo che nei Paesi moderni non si scioperasse. Quindi l’Italia è un Paese arcaico e retrogrado?
Ma che commento e? Sono milionarie? E allora? Per questo non possono esprimere la condanna nei confronti del regime Saudita? Che c’entra l’umiltà. Ma hai letto per bene l’articolo?
La condizione della donna in questo paese è certamente difficile, a volte forse anche umiliante, ma è indubbo che proprio loro, le donne, stanno lottando per migliorare le cose, e qualche risultato lo stanno anche ottenendo.
Organizzare là dei tornei femminili può solo incoraggiarle a proseguire nel loro progresso.
Nel corso dei prossimi tornei WTA che svolgeranno negli emirati è atteso l’annuncio dello svolgimento delle Finals in Arabia Saudita, già deciso da tempo.
conoscevo il Pinot grigio e il Pinot nero. Il Pinot Chet va bene per gli aperitivi o è meglio col pesce?
Scherzo, eh….
l’errore di battitura che riporta “nazioni unte” al posto di nazioni unite, ci sta proprio a fagiolo parlando di Arabia Saudita…
Infatti ho detto che hanno migliorato le leggi, ma farli passare per liberali anche no.
la wta ha bisogno di qualcuno che la foraggi perché possa sopravvivere come circuito professionista.
chi ha interesse a foraggiarla è chi ha bisogno della immagine della wta per lavarsi la propria.
Chi ha un po’ di esperienza sa che parlare di obbligatorietà in termini tradizionali di diritto occidentale è fuorviante; la legge segue la cultura ed i costumi di un popolo, non può forgiarli; prova ne sia che molte fattispecie nel nostro ordinamento, pur essendo vigenti, sono considerate abrogate di fatto.
È il concetto stesso di diritto ad essere differente, tanto da non essere spiegabile in poche righe né, forse, in corposi compendi.
Esatto Detu. Anche io ho viaggiato nei paesi islamici per decenni. E conosco abbastanza bene l’Islam e i suoi fondamenti. Lasciamo proprio perdere questi discorso. Uniamoci solo in questo appello: LA PRINCIPESSA NON MERITA RISPOSTA
In effetti L’Arabia Saudita è molto avanti rispetto all’Iran o l’Afghanistan.
Ridicolo. Come dire che la Peng sta a meraviglia chiusa in una stanza di peluches. Mentire senza vergogna.
…vincemmo la Davis nel Cile di Pinot Chet, giocando nello stadio dove il suo regime fece i morti…lo stesso dove dirà poi messa il Papa anni dopo credo….ma di cosa parliamo…lo sport segue sempre i soldi…
Evert e Navratilova ultra milionarie e privilegiate in tutto che danno lezioni di umiltà
L’Arabia Saudita è un paese moderno e felice infatti non si sciopera mai.
@ Detuqueridapresencia (#3917511
Una volta anni 60 tagliavano la mano ai ladri.
Ah bè se lo dice la principessa dev’essere proprio così
Mi permetto di informare chi non lo sapesse, che ancora negli anni
50/60, in italia del nord (non so cosa accadeva al sud), esistevano
donne (certamente anziane) che trattavano con il “voi” il marito.
Oggi un bambino (10/12 anni) che digita tre x su un browser, ha
la possibilità di visionare le più inimmaginabili sconcerie possibili
in fatto di sesso.
Questo per dire che nella liberalizzazione dei costumi abbiamo corso
tanto ed in poco tempo, senza freni.
Forse potremmo sopportare, meglio di quanto facciamo, i progressi
lenti dell’ Arabia Saudita evidenziati dalla Principessa Reema.
Dal 2019 il velo non è più obbligatorio, per nessuno, in Arabia Saudita. Io ci sono andato 4 volte negli ultimi 6 mesi, lungi da me il voler difendere le loro assurdità, ma le cose vanno riportate correttamente
Cara principessa sul pisello esci dalla tua gabbia superdorata e non fare finta di non sapere che per prendere la patente le donne hanno bisogno di un permesso scritto di un uomo della famiglia, che devono guidare con la veste lunga, che non
possono andare da sole in bici senza uomo e se ci vanno devono avere intorno alle gambe il domopack nero per non fare vedere la caviglia. E non parliamo di quelle due donne gay che avete condannato a 45 anni di galera per l’amore libero
Ragazzi, allora in Arabia saudita NON è obbligatorio il velo. Ma girare senza espone a rischi e la maggior parte usa il niqab (velo integrale nero che lascia scoperti solo gli occhi). Le poche che non usano il niqab usano l’hijab (lo sciarpone che serve a coprire i capelli e le spalle e, volendo, gli occhi all’occorrenza). Pur in mancanza di obbligo è rarissimo vedere donne prive del velo. Nei luoghi di lavoro sauditi non ne ho viste per niente.
In Iran il velo è obbligatorio, ma basta l’hijab. Le piuù tradizionali usano il burqa (un hijab lungo che copre tutto, occhi compresi) o il niqab. L’atto di scoprirsi il capo anche per aggiustarsi capelli potrebbe comporatre una condanna a pene corporali.
In Afganistan è obbligatorio il chador, velo integrale che non lascia scoperti nemmeno gli occhi (all’epoca dei taebani, oggi sembra che vada meglio, … non ho molte notizie, ma certamente almeno l’hijab va usato, per ben che vada)
Nel resto del mondo arabo non c’è obbligo di velo, ma in pratica solo in Marocco, Tunisia e Turchia (tranne che nei posti rurali) le donne girano spesso vestite senza velo e anche con vestiti occidentali (gonne e calze incluse).
Mia sorella faceva la hostess e qualche anno fa il velo era assolutamente obbligatorio se voleva uscire dall’albergo: ma per andare a comprarlo doveva essere accompagnata da un uomo perchè il negoziante non le rivolgeva la parola. La cultura è quella, poi se hanno migliorato le leggi, adesso le donne possono guidare ecc ecc, tanto meglio per loro.
Sono così avanti coi diritti, che molti calciatori ultramilionari, quindi ultraprivilegiati, vogliono tornare indietro a giocare in europa perchè le mogli, abituate ad un certo stile di vita, li non possono assolutamente fare le stesse cose. Chi l’avrebbe mai detto….
Secondo il Global Gender Gap del World Economic Forum (organizzazione delle NU che notoriamnte non brilla per essere particolarmente radicale) l’Arabia Saudita è al 131 posto su 145 paesi monitorati, sopra il Libano e sotto la Nigeria, nella distanza da colmare per raggiungere un’effettivo equiibrio dei sessi (che monitora dati concreti, come l’economia, l’istruzione, la salute, la partecipazione politica, ma ovviamnte non ci dice nulla sull’aspetto culturale di un paese). Quindi non l’ultimo paese, ma uno degli ultimi, con miglioramenti di classifica nel corso dell’ultimo decennio, prima era una decina di posizioni indietro. Il Quatar, dove si svolgono tornei femminili, sta ancora dietro in questa classifica, mentre gli EAU, dove si svolge il torneo di Dubai, secondo questa classifica è addirittura davanti ad Israele.
In ogni caso questi dati non tengono conto della presenza di emigrati, che rappresentano una parte consistente della popolazione, in alcuni casi maggioritaria, nei paesi della penisola araba, che, pur contribuendo in maniera massiccia all’economia di quei paesi, godono di diritti molto limitati. Inoltre l’Arabia Saudita è coinvolta nella guerra civile in Yemen.
Ma si sta parlando comunque del niente. Gli EAU hanno fatto già sapere che chiusa la partita ATP Finals non hanno alcun interesse a ospitare quelle WTA. E anche gli arabi da quel che avevo letto sono rimasti scottati della conferma di Torino fino al 2027.
E in ogni caso la WTA nel 2023 è tornata in Cina dopo aver capito che nessuna delle sue richieste su Shuai Peng sarebbe stata accolta. E non solo: Simon aveva provato anche a riportare le finals a Shenzen, ha ricevuto un secco no proprio dai cinesi.
Il potere contrattuale è quello, inutile girarci attorno.
Un paese allucinante. Una volta in un aeroporto saudita, non ricordo quale, apro il laptop in un’area di sosta e comincio a lavorare. A un certo punto sento delle urla scomposte, giro gli occhi e vedo che ce l’hanno con me. Chiedo spiegazioni al tizio che ovviamente parla arabo e non si capisce una fava. Arriva la polizia che in (pessimo) inglese mi intima di allontanarmi essendo area riservata a famiglie dove estranei potrebbero nientemeno guardare con occhio lascivo un lenzuolo nero con gli occhi.
Volevo mandarli a ca….re ma mi sono ricordato dove stavo; questa è gente che ti taglia i gioielli per molto meno. Mi sono allontanato con calma, accennado uno: scusate ma non so leggere l’arabo e non me n’ero accorto.
Per tutti: in Arabia Saudita il velo non è obbligatorio, anzi. Ci si può vestire anche alla occidentale, purchè non ci si scosci. Lo stesso vale per gli uomini, che non possono andare in giro in pantaloni corti.
Detto questo, è vero che al di là dei progressi formali, la società è molto retrograda. Durante uno dei miei ultimi viaggi di lavoro, un dirigente che ha pure studiato negli USA, mi disse che da quando le donne guidano è un disastro per il traffico e i parcheggi e che secondo lui le donne devono stare a casa. Sua moglie sta a casa coi figli e secondo lui questa è la cosa migliore. Per cui, cara principessa… ne dovete mangiar michette.
L’Arabia Saudita prima o poi dovrà capire che se vuole ospitare eventi del genere deve concedere delle libertà.
Io sono uno di quelli che crede nella secolarizzazione dell’Islam e che eventualmente alla fine anche lì certi tabù cadranno. Ma al momento è giusto rifiutare ed indignarsi, anche per rispetto di gente come Khashoggi che è morta per rivendicare la libertà di stampa e il rispetto delle minoranze.
Condivido… Libere di essere schiave. 🙁 🙁
magari ha ragione lei
prima di commentare si dovrebbe andare di persona a verificare
non ci si informa correttamente in tv o su wikipedia
Non faccio parte di coloro che facilmente si indignano, ma in questo caso sacrosanto non andare
Grandi progressi assolutamente, però se toglie il velo al supermercato so cazzi
E sentire cosa dice un uomo saudita delle donne libere di fare tutto…
Vorrei sentire dire in televisione in Arabia Saudita una giovane donna dire le stesse cose …senza velo
Da un Paese dove le donne possono guidare l’auto dal 2018 sono stati fatti grandi progressi. Dal 2025 potranno “guidare” anche cammelli e dromedari.
Ma pensa…
Han fatto progressi enormi !!
Adesso le fanno persino guidare!! (evitate commenti, per favore…)
Magari domani potranno anche passeggiare per strada da sole.
E senza mettersi uno straccio in testa !!