La denuncia della ex pro Selima Sfar: “Quando avevo 12 anni e mezzo, Regis de Camaret (coach) abusò di me”
Il mondo dello sport e anche quello tennistico non sono purtroppo delle isole felici. La violenza sui minori, uno dei mali più intollerabili della società attuale, è una triste realtà anche tra campi e racchette. Qualche mese fa abbiamo pubblicato una brutta storia di una giovane tennista cinese, brutalmente picchiata dal padre in campo. Ancor più terribile la storia che la ex pro Semila Sfar ha raccontato al quotidiano francese L’Equipe. La 46enne tunisina, attiva nel tour WTA dal 1999, ha raccontato di aver subito ripetute violenze sessuali quando aveva solo 12 anni e mezzo, per un periodo di tre anni. Il colpevole era il suo allenatore, il francese Régis de Camaret. “Quando avevo 12 anni e mezzo, Régis de Camaret abusò di me”.
Selima eccelleva nelle categorie giovanili in Tunisia, ma lì c’erano poche risorse per dedicarsi al tennis. Per questo motivo si era recata al Roland Garros per fare un test e la Federazione francese, visto il buon talento della ragazzina, provò a convincerla a giocare per la Francia. Sfar tuttavia scelse di restare una giocatrice tunisina, forte dell’influenza di suo nonno, Habib Cheikhrouhou, un attivista molto importante per l’indipendenza del paese africano.
Quell’esperienza in Francia però la convinse che lì c’erano strutture e mezzi per diventare una professionista, il suo sogno, quindi decise di iscriversi all’Accademia di Biarritz, una delle più prestigiose dell’epoca, con Regis de Camaret che lì lavorava, uno dei migliori allenatori. “È stato difficile lasciare tutto a 12 anni e mezzo, non conoscevo nessuno, non parlavo molto bene il francese, ma dovevo andarmene se volevo inseguire il mio sogno” racconta Sfar. Un sogno che purtroppo ben presto divenne un incubo. Una notte dovette restare a casa di Camaret: “Ricordo la sua tuta blu e sono salita sulla sua macchina, un’Audi grigia. A metà strada, all’una di notte, si fermò sul ciglio della strada e cominciò a toccarmi, a farmi delle cose. In quel momento non sapevo nemmeno cosa stesse succedendo, non capivo niente“. Purtroppo quella notte a casa del suo allenatore è stata solo l’inizio di un periodo nero per la tunisina: “È passato dal gioco allo stupro, molto velocemente. Ogni volta che si faceva avanti, succedeva la stessa cosa, io mi bloccavo. È durata quasi tre anni”, confessa Sfar. La giovane Selima andò a Bordeaux all’età di 16 anni per allenarsi con Henri Dumont: “Era un modo per andarmene”. Dopo un anno e mezzo si diresse a Londra, dove decise di non avere più allenatori.
La tennista non riuscì a parlarne con nessuno, i suoi genitori stavano divorziando e suo nonno era morto. Non voleva causargli problemi e voleva combattere per conquistare comunque il suo sogno, pensando che “avrei potuto renderli felici se avessi vinto. Se avessi fallito in campo, se non ce l’avessi fatta, il senso di colpa sarebbe stato ancora più grande.” Non esistevano i cellulari in quegli anni, era molto sola: “Non l’ho detto a nessuno”.
Purtroppo Regis de Camaret, o meglio quel mostro, non aveva molestato solo Selima. Fu denunciato nel 2005 per stupro da parte di Isabelle Demongeot, anche lei tennista, cosa che ha portato a molteplici denunce da parte di più di venti giocatrici e all’incarcerazione dopo una battaglia legale. È stato condannato a dieci anni di carcere nel 2014. Quando Isabelle Demongeot denunciò de Camaret attraverso il suo libro “Stolen Service”, Sfar rimase in silenzio. “All’epoca non lo avevo nemmeno ammesso a me stessa, mi dicevo che non era successo nulla quando una parte di me sapeva che era successo. Il trauma era al culmine, non ero preparata, non volevo che i miei genitori lo scoprissero in questo modo”.
Quando l’allenatore francese fu condannato, Selima Sfar cadde in depressione. “La depressione è stata forse la cosa migliore che mi è capitata nella mia vita perché stavo toccando il fondo”. Le terapie con il suo psicologo l’hanno aiutata ad affrontare il trauma che la tormentava fin dall’adolescenza. Durante le Olimpiadi di Pechino, Selima si è resa conto che “tutti i risultati del mondo non sono sufficienti per curare una cosa del genere. Tutto quello che volevo era morire“, confessa nell’intervista. Ma per fortuna, “Grazie a Mélanie Maillard, la mia terapista, ho cominciato a vivere, sono come rinata“.
Nonostante questo terribile traume infantile, Selima può dire di avercela fatta. È diventata la numero 75 nella classifica WTA, anche se lei stessa non sa come sia arrivata così in alto. “È un miracolo”, dice oggi. “Avevo associato il diventare una campionessa con l’abuso. Mi ha paralizzato. C’è stato un momento in cui mi vergognavo per non aver detto di no“. Per fortuna oggi è consapevole del contrario “So invece di esser stata forte, sono una guerriera. Non sono sopravvissuta, ho vissuto. Ho imparato ad amare quella piccola Selima, quella di cui mi vergognavo”.
Oggi ammette che “La cosa più difficile è sempre stata eliminare il senso di colpa e la vergogna Ho confessato il mio trauma perché ci sono ancora molti abusi” e vuole incoraggiare altre vittime a raccontare la loro storia per uscirne e denunciare chi abusa di giovani tenniste e sportive. Una vicenda davvero terribile, speriamo di non dover raccontare mai più situazioni del genere.
Marco Mazzoni
TAG: accusa di violenza, Isabelle Demongeot, Regis de Camaret, Selima Sfar, violenza sui minori
Ok, il tuo commento adesso è chiaro
@ j (#3737586)
Bravissimo
@ No Way (#3737211)
Non hai capito: ti stavo dando ragione, invece di partire per la tangente chiedi lumi. Non stavo parlando contro di te ma con te, in riferimento a certi commenti postati più sotto
Magari sbaglierò, però mi sembra che ti stia dando ragione evidenziando i beceri commenti di altri utenti
?! 😳
Eccone un altro che non sa leggere, ma che basa tutto sui suoi preconcetti. Adesso mi segno il suo nickname, Ale77.
E vabbè, questo è il mondo squallido che state costruendo e che tutto sommato vi meritate pure
Credo che dietro l’entusiasmo di una famiglia ci sia spesso troppa cecità.Se un allenatore ti dice “entrerai tra i 100” i genitori si sciolgono, il successo e la fama li travolge e non solo ci credono ma non si chiedono mai non tanto chi hanno davanti (i pedofili sono “bravi” a nascondersi) ma se hanno un figlio/a in grado di riconoscere il pericolo. Per cui li mandano via di casa ed il risultato sportivo (hai vinto?) determina se tutto va bene o meno.
Triste ma è così, molto spesso.
@ Oldcot@66 (#3736687)
Condivido pienamente, nessuno sconto di pena e riabilitazione per pedofili, assassini e stupratori.
Sono migliaia le ragazzine nel mondo che sono affidate ad allenatori di tutte le età, io compresa proprio a quell’età ero in giro per l’Italia con un allenatore che poteva essere mio nonno, una persona splendida e gentile, ma a ripensarci adesso alla luce di questi fatti, mi salgono i brividi…I genitori dovrebbero sorvegliare di più e cercare di essere più presenti nella vita sportiva dei figli adolescenti, soprattutto le femmine più vulnerabili. Mi rattrista moltissimo che Selima non sia riuscita ad aprirsi almeno con la mamma, ma soprattutto che quest’ultima non si sia MAI accorta di niente..una mamma mediamente attenta si accorge eccome di una cosa del genere..probabilmente a favorire quel terribile crimine protratto, vi era anche un contesto familiare poco vigile, forse i genitori troppo presi a litigare? O era Selima troppo “brava” a tenere tutto per sé, ma se è così doveva essere stata plagiata ben bene da quell’orco spregevole..dovrebbe rimanere a vita dentro una cella, io non credo alla riabilitazione dei pedxxxxli, troppo rischioso rimetterli in libertà.
È già libero da anni.
Queste interviste contribuiscono a far aprire gli occhi a bambine e soprattutto ai genitori . Anche salvasse una sola vittima, dovremmo dirgli grazie !!!!
@ No Way (#3736383)
Certi commenti sono il frutto di gente che non si rende conto di quello che hanno subito le vittime e nemmeno che ognuno ha il suo carattere e il suo modo di agire/subire/reagire
Fai prima a stare zitto, se non sai cosa ha passato tacere invece di giudicare é la scelta giusta.
@ Ciccio Ingrassia (#3736474)
questo commento è agghiacciante, la finite di colpevolizzare le vittime? Stiamo parlando di una donna che ha subito una violenza sessuale, che ha dichiarato di averne sofferto per anni, e arriva sempre il minorato di turno che crede che lo faccia per soldi. Ma come fate a guardarvi allo specchio?
Non giustizia, ma soldi si
Se non si è subito ciò, non si può capire è ed orribile è ingiusto giudicare tempi e modi, si chiama vittima blaming, con una mano si dichiara solidarietà, dall’ altra si giudica, così non va bene.
@ ItalyFirst (#3736192)
Concordo con te, e spero di rileggerti presto su altri argomenti che riguardano il nostro sport preferito, si sente la mancanza delle tue piacevolissime dissertazioni
Beh si è ricordata presto a denunciare…cmq solidarietà per lei deve essere stato terribile
La crudezza di questa storia dà un pugno allo stomaco: una ragazzina di 12 anni violentata da un uomo di 48!
Spero che la signora Sfar, oggi 47 enne, abbia sporto regolare denuncia, perché non è con un intervista a L’Equipe che si possa fare giustizia.
A dirla tutta fanno anche rabbrividire certi commenti pubblicati dagli utenti qui sotto, sembra di essere precipitati nel medioevo.
Per un caso come questo, spero che qualcuno in carcere gli abbia fatto provare la stessa esperienza. Magari così avrà capito l’orrore di cui si è reso colpevole.
No no andare a pulire i cessi più luridi di tutta la Francia a mani nude, 14 ore al giorno senza pause, per tutta la vita
Servono leggi severissime e forse anche spropositate per questa gentaglia. Per questi , diritti zero, solo così cambierà la musica ed includo anche reati di genere !!!!
10 anni per un pezzo .. del genere è niente. Pena di morte per aver rovinato la vita a diverse atlete
insomma, a leggere l’articolo, i dieci anni di carcere stanno per finire
Impiccarli ,per le palle ,
in piazza
E’ successo pure a Fiona Ferro.
Per questi esseri mostruosi che abusano di bambini dieci anni di galera non sono sufficienti.
Regis chiuso in cella non darà più nessun problema.