Matteo Berrettini: Tra la paura, la sconfitta e il ritorno alla gioia del tennis. Una conversazione intima con Walter Veltroni
Un caldo pomeriggio estivo, il celebre giornalista, scrittore, regista e politico Walter Veltroni ha l’opportunità di intervistare Matteo Berrettini, uno dei più noti tennisti italiani, per il Corriere della Sera. Una conversazione intima e rivelatrice che si svolge tra ricordi dell’infanzia, riflessioni sulla vita e sul tennis, e confessioni personali.
Berrettini ricorda la sua stanza da bambino, affollata di poster di “Pulp Fiction”, “Mad Max”, “Fight Club”, e la trilogia di Batman diretta da Nolan. Parla con affetto del rapporto con suo fratello e del suo amore per i Lego. “Nel mondo di quei mattoncini mi isolavo, mi sembrava di stare in una bolla tutta mia,” confessa. L’ordine che solo un bambino poteva dare a quel caos rappresentava per lui un riflesso della vita: “Il frammento diventava l’intero, grazie al cervello”.
Il suo viaggio nel mondo del tennis ha inizio a soli tre anni con la sua prima racchetta, seguito da un breve passaggio alle arti marziali per poi tornare al tennis a otto anni, da cui non si separerà più. Berrettini descrive il tennis non solo come uno sport, ma come una filosofia di vita. “Io sul campo da tennis non ho segreti, conosco e riconosco ogni singola emozione, ogni gesto, ogni fragilità e ogni potenza. Il tennis è uno specchio impietoso, ti guarda dentro. E ho capito una cosa fondamentale: per eccellere, in questo sport, devi in primo luogo riconoscerti”, afferma.
Quando si parla di sconfitta, Berrettini è profondamente filosofico. “Il tennis ti insegna a perdere,” dice. “Anche i migliori, anche nelle migliori stagioni, devono bere il calice della sconfitta. Io odio perdere, ma ho sempre usato la sconfitta per migliorarmi. Per me è un motore più grande della vittoria.”
A suo avviso, il carattere e l’atteggiamento mentale sono plasmabili. Berrettini descrive se stesso come istintivo e selvaggio durante i suoi anni più giovani, mentre ora cerca di controllare e correggere le sue reazioni: “L’esperienza mi ha insegnato a capire la natura dei momenti che vivo e a cercare l’atteggiamento mentale più giusto”.
L’atteggiamento di non mollare mai, anche quando si è in difficoltà, rappresenta per lui una forma di rispetto verso se stesso. “La rinuncia a combattere, l’inerzia negativa è l’unica sconfitta che non sopporto, non riesco a perdonarmi. Io non voglio mollare mai,” proclama.
Nell’ultimo periodo, Berrettini ha dovuto lottare con molti infortuni, che hanno influito non solo sulla sua carriera ma anche sulla sua morale. “Non poter competere in appuntamenti importanti mi ha fatto conoscere il buio…Sono stati momenti brutti, che non mi sono piaciuti. Ma sono stati fondamentali per farmi ritrovare le ragioni della gioia di fare quello che ho iniziato da bambino e che ha occupato tutta la mia vita.”
In questi momenti di difficoltà, si è mai sentito solo? “Non mi sono mai sentito solo, visto che ho tante persone che mi vogliono bene, attorno, ma spaesato sì,” risponde Berrettini.
E ha mai pensato di dire basta? “Tante volte, credimi…Ma poi il tempo, il confronto con gli altri mi hanno fatto capire che io sono felice solo se scendo in campo e respiro quell’atmosfera. E sono infelice se non lo faccio. è una magnifica condanna, che mi sono scelto. E che ancora oggi, di nuovo oggi, mi regala gioia immensa”.
Berrettini rivela anche la sua particolare routine prima del servizio, scegliendo le palle fornite dai raccattapalle in base alla loro “freschezza”. Considera la paura come un “motore fondamentale” per un tennista e racconta della sua amicizia con il collega tennista Lorenzo Sonego.
In chiusura dell’intervista, Berrettini esprime i suoi obiettivi: “Al livello sportivo nel mio cuore c’è Wimbledon. E anche gli internazionali di Roma. Ma oggi che, per la prima volta, ho conosciuto il malessere, l’obiettivo è quello di non frequentarlo più, di tenerlo lontano. E di vivere il tennis per quello che è: gioia e sfida per migliorare sé stessi”.
Federico Di Miele
TAG: Italiani, Matteo Berrettini
Aldilà della colorazione politica di Veltroni, che mi pare c’entri poco con l’argomento, ho trovato l’intervista prolissa e piuttosto noiosa
Da Fazio forse c’è già stato (non ricordo). Sicuramente c’è stato LeRoy Roger e ricordo che con stupore pensai come mai non fosse andato dalla D’Urso o da Giletti 🙂
Io tutte le volte che sento o leggo interviste di Berrettini ho la sensazione che proprio il lato mentale sia il problema. Ha questa sindrome dell eroe che lotta in maniera romantica che secondo me con la vittoria nello sport c entra 0
Tutto molto interessante veramente un articolo imprescindibile nella mia crescita umana e culturale. Avanti così!
Ai tempi della mia gioventù usava dire: “chi lo dice sa di essere”.
No: mi basta aver viste le sue “opere” cinematografiche.
Non c’è dubbio che a livello di testa Berrettini sia un gigante: non predestinato, spesso infortunato, avvenente e con distrazioni più facili riesce comunque a lottare alla grande quando è in forma sulla base di un tennis potente anche se con armi usate al top e non numerose. Tutto questo però si arresta alle soglie dei fenomeni veri a cui concede riverenze poco Acarazziane rendendo spesso meno di quello che potrebbe!
Leggere certi commenti ha del nauseabondo… Che ebeti scrivono qua ormai 🙁 Mahh
@ tinapica (#3698102)
Che paragone è? A prescindere che Sgarbi, a mio avviso detestabile per la sua ideologia o il suo modo di pensare ed esprimersi, deve essere considerato un uomo di cultura, hai mai letto qualche libro o almeno un’intervista di Veltroni o sai chi è al di là dell’uomo politico.
Brava, lascia perdere.
Veltroni uomo di cultura?!? Allora vale anche per Sgarbi.
E se vale veramente anche per Sgarbi allora, beh, mi arrendo: inutile discutere stando su due universi paralleli che mai si incontreranno.
Non scherziamo: Fassino in confronto a Veltroni è un nobiluomo.
Almeno è meno prostituibile.
Conversazione intima con Veltroni…se potevo nutrire qualche speranza di ripresa in Berrettini dopo questa l’ho persa per sempre.
Al prossimo giro va a farsi intervistare da Marzullo; o da Fazio, che è anche peggio.
@ Aper (#3697992)
Ti do ragione. Weltroni è uomo di cultura e l’appartenenza politica (che poi tutti hanno, compreso chi non appartiene a nulla) non certifica le capacità di eloquio, di scrittura, di trasmettere un’emozione. Purtroppo sussiste il pregiudizio, e quello è duro a morire, e magari un ottimo lavoro viene trascurato perché chi l’ha elaborato è ritenuto un incapace. Ma forse l’incapace a comprendere è chi dà un giudizio non all’opera ma all’autore.
A me hanno cancellato il messaggio perchè ho usato la parola “sinistrati” a te invece che usi la parola “fascista” va tutto bene nessuna censura
@ Dancas (#3697845)
Ma non perdete mai occasione per dire sciocchezze? Il vostro infimo livello culturale è purtroppo lo specchio dell’Italia di oggi.
Lo state confondendo con Fassino.
@ Il Gatto di Monticone (#3697624)
Non sapete cosa dite perché non sapete neanche leggere: ignoranti, arroganti e anche un po’ fascisti
Veltroni? Non è in Africa? Coerenza, questa sconosciuta.
Riportare un’intervista di Veltroni è veramente deprimente. Potevate falò intervistare da uno più competente in materia. Forza Berretto
A Walter Veltroni ho smesso di leggere
Che sfiga anche noi, dopo Antonio ci tocca il Gatto di Monticone…
sia con la satta ma anche con veltroni beato lui….gli poteva andare molto peggio visto gli intervistatori che furoreggiano ultimamente
Posso capire il momento di smarrimento, la fragilità, il dispiacere, pensieri ne abbiamo tanti ma quel pensiero era frutto probabilmente del dispiacere e di una sua particolare fragilità ma non averebbe avuto senso lasciare il tennis perchè tizio o caio parlavano male di lui o della Satta. Nel caso sarebbe stata una sua scelta dettata per la maggior parte da altre motivazioni.
Sulle belle donne siamo tutti d’accordo ma l’intervista con Veltroni potrebbe essere la botta decisiva per lui che sta facendo molta fatica per riprendersi
veltroni è proprio il bacio della morte..
@ Giuras (#3697585)
Satta naturalmente
Con la Sarta gli è andata benissimo.
Veltroni pessimo invece.
Qui non se ne parla, ma Matteo aveva pensato di abbandonare il tennis dopo aver letto le cattiverie sui social. Tieni duro Berretto, ragazzo d’oro.
Scusate ne approfitto, ma di Jacopo invece? Di son perse le tracce?
Che sfiga Berrettini…dopo la Satta anche Veltroni