Evert difende Anisimova: “Per un teenager, non è una vita normale”
La decisione di Amanda Anisimova di staccare la spina dal tour Pro per recuperare tranquillità e curare l’esaurimento nervoso del quale soffre da tempo ha provocato molte reazioni nel mondo del tennis, soprattutto negli Stati Uniti. Anisimova esplose a grande livello all’edizione 2019 di Roland Garros, dove sconfisse la campionessa in carica Simona Halep raggiungendo le semifinali a soli 17 anni. Tuttavia da un po’ di tempo il suo tennis si era un po’ arenato, di pari passo alla sua lotta con problemi psicologici, fino all’esaurimento nervoso sofferto nell’estate scorsa. Da qua la decisione di fermarsi, annunciata via social, affermando che partecipare ai tornei era diventata un’esperienza “insopportabile” per lei.
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In difesa di Amanda ha parlato Chris Evert, leggendaria campionessa USA, anche lei fortissima già da giovane, ma in tempi totalmente diversi. Chris ha risposto ad un commento del collega statunitense Christopher Clarey, che aveva così scritto in merito all’annuncio di Anisimova: “Questo è preoccupante e triste, uno dei grandi talenti del tennis che ne ha già passate così tante nella sua giovane vita”.
Evert afferma in proposito: “Quella del tennista sembra una vita affascinante, ma non lo è. Per un adolescente, non è una vita normale. Ogni giorno o sei un vincitore o sei un perdente. Sei messo su un piedistallo o sei messa alla gogna sui social media. Gli alti e i bassi non forniscono alcun equilibrio. C’è un prezzo da pagare. Prenditi il tuo tempo Amanda…”
It seems like a glamorous life, but it isn’t. For a teenager, it is not a normal life. Every day, you’re either a winner or a loser. You’re put on a pedestal or you’re shamed on social media. The highs and lows provide no balance. There is a price. Take your time Amanda….❤️🙏 https://t.co/9YfWWk91xA
— Chris Evert (@ChrissieEvert) May 7, 2023
Sono sempre più i tennisti e tenniste in difficoltà nella gestione della propria carriera ai nostri giorni. Competizione altissima, grandi stress per l’enorme pressione mediatica, ora anche pressione diretta dai fan per via dei social media. Molti consigliano di staccarli del tutto, ma non è facile, per motivi anche commerciali, e perché in fondo restano un canale diretto di contatto con quella vita reale che i tennisti, eterni globetrotter tra un torneo e l’altro, vivono solo in parte. Certamente i crescenti casi di disagio tra i giocatori sono uno specchio della società troppo stressata che stiamo vivendo, e deve far riflettere.
TAG: Amanda Anisimova, Chris Evert, salute mentale tennis
Concordo pienamente con Evert
Purtroppo (si fa per dire) per fare sport agonistico bisogna essere atleti.
Elemento secondo me da segnalare è che ragazze minorenni che fanno exploit sono relativamente tante, ragazzi minorenni che fanno exploit sono molti meno, e anche gli exploit sono meno eclatanti. Insomma credo per le donne l’aspetto psicologico gioca un ruolo superiore che negli uomini perché esposte 2/3 anni prima dei coetanei maschi
Capita a tanti di rendersi conto già verso i 16/17 anni che per arrivare è richiesta una dedizione che non sono in grado di avere ed infatti finiscono per essere degli ottimi giocatori, magari giocano la serie A, ma si impegnano al 50%.
Ogni tanto qualcuno di questi viene trascinato per le orecchie da genitori/coach/contratti, ma i nodi prima o poi vengono al pettine.
Quello che ripetono tutti coach è proprio che “la testa” fa il 90% del risultato, ma lo intendono proprio in questo senso.
ANISIMOVA ha guadagnato in soli premi 4.183.000 euro ( 8 miliardi in vecchie lire), pare evidente che qualche aspetto negativo debba esserci tenuto conto di quanto è pagata ( a 21 anni!!!)…
E se poi se leggono i nostri commenti dopo una sconfitta “Aleluia!!!”
A livello femminile c’è pure l’elemento “fisico”:non tutte sono disposte ad alterare il proprio corpo per incrementare la massa muscolare. Capita a molte ragazzine junior ma se guardiamo alcune immagini, ad esempio della stessa Raducanu o della Yamstrenska, quindi già ” affermate (o da confermare),è chiaro che il richiamo ed i soldi delle riviste di moda allettino non poco.
Esatto, lasciare soli specialmente i più giovani si rivela spesso un problema
Per molte ragazzine il pensiero che stanno sacrificando la parte più importante della loro vita senza la certezza che ne varrà la pena può essere uno shock che improvvisamente si realizza,una manifestazione che dal nulla ti sbarra la strada.
nel tennis c’è anche la componente della solitudine: ti alleni da solo, viaggi da solo, stai in camera da solo. tra i pro, tutto in un ambiente 5 stelle tra fan adoranti, ma finito l’alure e la magia della prima volta poi rimane il fatto che sei da solo. sempre.
non è un caso che chi può si porta dietro il clan famigliare.
Io ho sempre pensato una cosa: lo sport professionistico non è per tutti. Non parlo solo del livello richiesto ma anche soprattutto della capacità di gestirlo. A volte l’errore è lasciare i giovanissimi da soli, in balia di cose più grandi di loro, in altre situazioni semplicemente si tratta di persone non in grado di giocare a certi livelli. Il problema non è la pressione, a certi livelli in qualsiasi sport è la stessa cosa. Anche per questo vengono pagati tanto, tantissimo. Il vero problema è appunto la capacità di lottare e rendersi conto che giocare ad alti livelli significa vivere per 10/15 anni con una sola cosa in testa. Sono sacrifici, niente di più e niente di meno. Se non si è in grado è giusto e doveroso farlo ma non si può pensare di eliminare la pressione dall’esterno, è impossibile, altrimenti non si tratta più di professionismo ma di dilettantismo e va benissimo pure quello sia chiaro, ma scordatevi gli sponsor e i milioni