Wimbledon revoca il divieto sui tennisti russi e bielorussi, ma non tutti sono d’accordo
La recente decisione di Wimbledon di revocare il divieto sui tennisti russi e bielorussi ha permesso ai giocatori di queste nazionalità di partecipare nuovamente a tornei internazionali in suolo britannico. Sebbene questa mossa sia stata accolta con favore da gran parte del mondo tennistico, ha anche generato dissenso tra alcuni atleti, come la tennista Petra Kvitova.
Kvitova ha dichiarato pubblicamente di aver apprezzato il divieto iniziale di Wimbledon e ritiene che i giocatori russi e bielorussi non dovrebbero partecipare nemmeno ai prossimi Giochi Olimpici. Secondo la tennista, la guerra e lo spirito dello sport sono incompatibili. Le dichiarazioni di Kvitova hanno ricevuto il sostegno dell’ex tennista Alexandr Dolgopolov, che si è dimostrato molto attivo sui social media da quando è iniziata l’invasione nel suo paese.
Nonostante le opinioni contrastanti, il fatto che i tennisti russi e bielorussi possano ora partecipare a tornei in tutto il mondo dimostra che lo sport può essere un mezzo per superare le barriere politiche e promuovere la comprensione e il dialogo tra culture diverse. Tuttavia, la posizione di Kvitova e Dolgopolov evidenzia anche la complessità della situazione e la necessità di affrontare le questioni legate al conflitto in modo responsabile e rispettoso dello spirito sportivo.
In conclusione, la revoca del divieto di Wimbledon ha generato reazioni contrastanti nel mondo del tennis. Mentre alcuni celebrano la decisione come un passo verso la promozione dell’unità attraverso lo sport, altri, come Petra Kvitova e Alexandr Dolgopolov, ritengono che i tennisti russi e bielorussi non dovrebbero partecipare a competizioni internazionali fino a quando il conflitto non sarà risolto. Questo dibattito evidenzia le sfide che lo sport deve affrontare in situazioni politiche complesse e la necessità di trovare un equilibrio tra solidarietà e responsabilità.
TAG: Alexandr Dolgopolov, Petra Kvitova
7 commenti
E se entrassero invece?
E se entrassero invece?
Permettere a dei guerrafondai di giocare tornei professionistici. Bene, chissà il prossimo passo, far giocare direttamente Putin?
La cosa triste è che bisogna ripetere ogni volta queste cose, perché si decide di dare spazio alla propaganda di guerra, mascherata da pluralità di opinioni
Basterebbe che gli atleti russi e bielorussi entrerebbero sul campi di sport con la scritta no alla guerra
Sport e politica devono rimanere su piani separati.
Gli atleti fanno gli atleti. E i tennisti in particolare sono praticamente degli apolidi, che vivono in giro per il mondo. Pochi di questi poi hanno la residenza in Russia.
Cosa più importante: questi atleti hanno familiari in patria e trovo stupido, quasi folle, pretendere dichiarazioni ufficiali contro Putin e la guerra. Significherebbe mettere in pericolo la vita dei propri familiari. Abbiamo già visto le conseguenze delle parole di Kasaktina. Considerata persona sgradita e ostile. Alla luce di questo episodio, come si fa ancora a pretendere una presa di posizione da parte degli atleti contro Putin ,?
Basta ostracismo nei confronti dei tennisti russi, come sosteneva De Coubertine, lo sport ha pure la forza di fermare le guerre, ma un ignorante come Dolgopolov, tutto tranne un esempio, mica lo capisce!