Quinzi si racconta: “Da giovane mi è mancato lo sviluppo della parte tecnica”
Gianluigi Quinzi è stato una delle grandi promesse del tennis azzurro. Dopo l’incredibile vittoria a Wimbledon junior (giusto 10 anni fa), a coronare una carriera giovanile formidabile, il 27enne marchigiano non è riuscito a fare lo sperato salto di qualità nel mondo Pro, ottenendo risultati tutto sommato modesti rispetto al suo potenziale e alle grandissime aspettative degli appassionati italiani, che in lui avevano all’epoca riposto le speranze di trovare un grande protagonista nei tornei maggiori. Quinzi si è ritirato un paio d’anni fa, e da qualche tempo è entrato nello staff dell’Accademia di Riccardo Piatti a Bordighera. È stato intervistato da Cristian Sonzogni per Supetennis.tv, un lungo racconto del suo presente oltre a un tuffo in quel passato che non gli ha regalato le soddisfazioni sperate. Riportiamo alcuni passaggi della bella intervista, in cui parla del suo presente, del passaggio da giocatore a coach e di quello che, a suo dire, gli è mancato per diventare un tennista più forte.
“La decisione risale a un paio d’anni fa quando ho smesso di giocare. Ero molto stanco mentalmente, vedevo l’attività di professionista come un dovere, più che come un piacere. Così non ho avuto dubbi. Sono andato allo Sporting di Milano 3 per allenare un ragazzino che si chiama Federico Vita, figlio di amici della nostra famiglia. In seguito ho fatto per 3-4 mesi da sparring partner a Camila Giorgi. Poi ho chiesto a Riccardo Piatti di poter fare un’esperienza nel suo team, per capire meglio cosa significa allenare. Mi sto trovando molto bene, sento di essere nel posto giusto per imparare il mestiere”.
“Riccardo (Piatti, ndr), oltre a essere un professionista straordinario, è anche una bellissima persona. Dà consigli e feedback, sta sempre sul campo, ti fa capire come ragionano i pro. Quando arrivano dei campioni, e capita spesso, ti fa entrare in campo con lui e ti fa capire come ragionano e come lavorano. Per arrivare un domani a essere coach di alto livello. Altri coach magari tendono a tenersi per loro le proprie qualità, a essere un po’ gelosi di ciò che fanno. Riccardo, al contrario, ama condividere: è il valore aggiunto dell’accademia, che fa capire tutto in maniera molto semplice. (…) Mi ha dato subito una responsabilità importante. Dopo pochi mesi mi ha chiesto di seguire alcuni dei migliori giovani che sono presenti all’accademia. Si è fidato di me e questo non era affatto scontato, dunque sono felice. Curiamo tanto i dettagli, in particolare nella formazione. Le stesse attenzioni dei professionisti le hanno i ragazzini di 11 o 12 anni”.
Cruciale questa risposta, alla domanda su cosa pensa che ne sarebbe stata della sua carriera Pro se avesse incrociato Piatti da ragazzo: “A me da giovane è mancato lo sviluppo della parte tecnica, che ho lasciato da parte perché mi basavo tanto sul risultato immediato e poco sul miglioramento a lungo termine. Se lo avessi avuto come coach tra gli 11 e i 15 anni, credo avrei avuto grosse chance di fare qualcosa di meglio in carriera. Io vincevo tanto ma in fondo lavoravo poco. Invece a quell’età è importante curare quella crescita del proprio bagaglio tecnico che in seguito è difficile modificare. Non mi ritengo sfortunato, ma posso dire che i coach al mio fianco non mi hanno portato a ragionare così. Non sono riusciti a farmi capire che contava più la tecnica che la vittoria, che vincere non era la priorità“.
Il ricordo di Bollettieri: “La sua morte mi ha toccato molto, perché Nick è stato una componente fondamentale della mia carriera. Da lui ho ricevuto la mia prima borsa di studio, da lui ho sentito di valere. È stato l’unico che si alzava alle 4 di mattina per allenarmi e darmi lezioni private. Mi ha preso come un figlio, più che come un allievo, e gliene sarò grato per sempre. Mi diceva sempre di mettere una logica su ogni palla che si gioca. Di allenarsi non per faticare ma per dare un senso a quello che si fa. Fin da quando avevo 7 anni mi ha fatto capire perché dovevo fare un certo esercizio. Un aspetto fondamentale sul quale sto puntando adesso: non devi solo fare una cosa perché te lo dice il coach ma perché capisci che in quel modo stai facendo progressi”.
Come vede cambiato il tennis rispetto ai suoi esordi: “Adesso forse c’è una tendenza ad attaccare un po’ di più, rispetto a qualche tempo fa, ad andare più a rete. A livello Juniores inoltre ci sono dei veri e propri team a disposizione dei ragazzi, ognuno ha il suo e anche tra i giovani c’è molto più rigore negli allenamenti. Infine, una nota sui tornei: quando giocavo io c’erano meno Challenger ed erano mediamente più duri. Oggi ce ne sono di più e arrivare nei top 100 potrebbe essere un po’ meno complicato, anche se è tutto relativo”.
In chiusura una riflessione su se stesso, cosa direbbe al Quinzi ragazzo: “Non devi focalizzarti troppo sul risultato immediato. Non devi avere fretta, perdi qualche partita in più e allenati con qualità per ritrovarti con un vantaggio dopo qualche anno. Non sentirti sempre sotto esame, soprattutto quando stai crescendo. Non perderti nel dimostrare qualcosa a qualcuno. Mantieni le energie per quando serve davvero. Quando perdi, allenati come e più di quando vinci”.
TAG: Gianluigi Quinzi, Intervista
I mezzi fisici per arrivare nella top 100 li aveva abbondantemente ma a livello mentale era assolutamente inadatto. I problemi di questo ragazzo nascono dalla vittoria agevole a wj. Lui stesso e la famiglia, diciamolo chiaramente, si sono montati troppo la testa il che ha portato il ragazzo a gestire pressioni enormi,a non saper assorbire le sconfitte. Inoltre,non so perché, ma Quinzi, pur non essendo nessuno aveva (anche qui sopra) un seguito enorme…roba che non ho mai visto per Sinner (a proposito,chapeau, lui si un tennista vero). Concludendo: a me Quinzi ha dato l’impressione del classico tennista montato e pompato dai media,il quale una volta resosi conto che non poteva ascendere alle altre vette, ha preferito il ritiro piuttosto che un’onesta carriera da mestierante.
Legga bene ciò che le scriverò poiché del mio intervento non ha capito un granché. Se lei è il classico provocatore le consiglio di rivolgersi altrove, altrimenti se vuole rispondermi le consiglierei di motivare gli argomenti, ammesso che ne sia capace.
considerato il fatto che Lorenzi è diventato tds a Wimbledon ben dopo i 30 anni e fino a un paio d’anni prima era considerato giocatore da circuito minore, Quinzi avrebbe potuto tentare ancora: in fondo a 27 anni c’è ancora spazio/tempo per provare a fare il salto di qualità, salvo problemi fisici insormontabili
Sicuramente era deficitario, fondamentalmente non c’era un singolo colpo dove riuscisse ad esprimere una vera velocità di palla. Ad esempio un Vanni prima versione, da fondo sembrava un 3.1 ma il servizio faceva paura…da qualche parte una potenzialità c’era, nascosta sotto una tecnica approssimativa.
Quello che poteva aspirare a fare GQ era un Norrie style e avendone visti migliaia, mi rimane l’impressione che avesse una scintilla che ad altri manca.
Sciocco chi ne segue il profilo Instagram, infatti. Che io proprio non ho
@ Alexandersupertramp (#3447164)
Adesso Quinzi è scoordinato? Ma vaaa….
@ Simplicio (#3447172)
Simplicio ma giusto.
Un ragazzo che.non accetta battute sul suo profilo istagram e blocca gli utenti…non merita piu’ alcun commento
@ tarantella (#3447158)
Berrettini da Juniores solo una volta fece pallidamente bene e già si infortunava da allora! Parlare della Satta che spolpa come causa degli infortuni è un falso storico se si conosce la sua carriera prona al fermo per problemi fisici.
@ Giampi (#3447159)
Stiamo dicendo la stessa cosa, io rispondevo ad un utente che sosteneva che Quinzi non può allenare xchè carente sul dritto
Quinzi ha iniziato da ragazzino al top con Bollettieri ma negli anni della crescita tecnica vera vinceva e si basava sugli Argentini che probabilmente erano al tempo più per un tennis di fatica e pazienza. Non formi un Federer o un Edberg in Argentina ma semmai un feroce agonista che sa fare cose basiche. A parte Nalbandian non sono usciti Leconte o Santoro da quei lidi (più spesso nandrolonici). Un Quinzi subito da Piatti o da Moratoglou sarebbe stato un giocatore da top 20 abbastanza agevolmente ma non mi è mai parso un erudito del tennis preso come sport in cui si riesce in alternativa allo sci. Ma Sinner quando ha deciso lo sport si è trasferito da Piatti!
Personalmente, mi sarebbe tanto piaciuto se avesse continuato, e non mollato alle prime difficoltà come fa la stragrande maggioranza; continuato e rimodulato le folli pretese di chi lo circondava (di conseguenza, anche le sue), e fosse entrato nei primi 100 stabile, per qualche anno. Ce l’han fatta in molti. Posso assicurare ce l’avrebbe fatta tranquillamente anche lui. Beh, non proprio tranquillamente, ma ce l’avrebbe fatta. Garantito da Simplicio, per cui il tennis è un libro aperto scritto con la prima linea di caratteri di un ottotipo luminoso. Forse sta proprio in quel ‘tranquillamente’ il busillis. Lottare nelle difficoltà è cosa da eroi. Qui di eroismo e di ‘aura’, per dirlo alla cataflic, non c’è molto. Forse cataflic ha confuso l’aura con l’ aurea (mediocritas). Visto che siamo in zona ‘tiro al bersaglio’, tralascio l’argomento laurea brillante (questa è sottile, ma non troppo), sennò sembra che io ce l’abbia con il povero GQ, reo di avermi trombato la fidanzata che non ho.
Ps: se qualcuno però si azzarda a tirare in ballo la storia degli infortuni gli spedisco una fatwa digitale porta sfiga confezionata dal marabutto di Pobbà.
Da giovane ti è mancato solo riuscire a essere esterno all’ambiente Fit. ..jannik c’è riuscito per più tempo….
Aggiungerei anche Mourinho.Comunque per tornare su Quinzi, giocatore che ho seguito poco per un avversione che non saprei neanche spiegare,se non per uno stile di gioco lontano dal mio target di godimento,le abilità tecniche sono carenti anche a seguito di una carenza coordinativa. Evidentemente nell’età tra i 6 e 14 anni ha lavorato poco sulle capacità coordinative, preoccupandosi,lui o chi per lui, solo dei risultati.
O Dan Peterson o un certo Julio Velasco
Vogliamo parlare di Sacchi o di Sarri?
Difficile leggere un commento con più inesattezze di quelle che hai scritto tu.
Premesso che sono d’accordo che per essere un grande allenatore non è necessario essere stato un grande giocatore l’allenatore di Federer è stato numero tre del mondo….
Bellissima l’intervista di Quinzi.
Tocca proprio il problema fondamentale delle giovani leve, guardano il risultato immediato e non lavorano su aspetti che dopo la crescita saranno estremamenti difficile modificare.
Per il resto nel tennis se manca la mentalità manca tutto e lui non l’aveva.
E qui manca di autocritica.
Complimenti. Questo è un modo serio di parlare di una persona.
Bravo Fitzroy e mi associo anch’io all’augurio!
@ ilpallettaro (#3446931)
Condivido la tua opinione non avrebbe mai avuto il dritto di Alcaraz ma avrebbe comunque potuto lavorarci su, ad esempio Musetti rispetto all anno scorso sembra aver potenziato molto il dritto. Comunque Volandri e anche Lorenzi dopo averci giocato contro gli avevano pronosticato un futuro nei 100,Volandri addirittura nei 10, e nessuno può giudicare un giocatore meglio di chi lo affronta in torneo
Per il quarto di finale al challenger di Bergamo del 2019 grazie. Ho visto per la prima volta giocare jannik Sinner.
@ fedder (#3447083)
È esattamente ciò che dico anch io. Io rispondevo all utente che asseriva che quinzi non può allenare xchè carente sul dritto
Che ricordi con il Quinzimento!! non penso sia mai esistito un giocatore italiano cosi seguito in tenera età. L’illusione di avere finalmente un crack ci fece perdere di vista la realtà. Ricordo ancora con stupore quel modo assurdo di battere intorno ai 15 anni con una gamba in sospensione. Tutte le aspettative, per quanto mi riguarda, finirono nel giorno in cui Sinner, al Challenger di Bergamo, a 17 anni lo piallò miseramente.
Credo anche lui, in quell’occasione, si rese conto cosa vuol dire essere veramente forti….
Bel post. Complimenti. Mi associo all’augurio.
Vero, e non si erano lasciati neanche molto bene a sentire il padre. Se ne sara dimenticato 🙂
perchè, solo chi è stato un grande giocatore può essere un grande allenatore?
L’allenatore di Federer cosa ha vinto come giocatore?
e quello di Nadal?
@ Tempia fugit (#3446968)
quanti bravi allenatori ci sono che sono stati mediocri giocatori(in qualsiasi sport) al mondo? Centinaia o più quindi non è detto che per essere bravo a insegnare qualcosa dovevi essere anche bravo a praticarlo ( tipo Sacchi nel calcio)
Sembra la storia Billy Beane.
Ragazzo dotato di grande talento, scelto alla numero 1 nella Mls.
Sopravvalutato e schiacciato dalle pressioni non riesce mai a emergere nella lega. Però diventa un grande general manager, riesce a comprendere dai suoi fallimenti dove è annidato il talento e come svilupparlo. Fino al lieto fine con la sua storia raccontata in un libro di successo e poi trasposta in un film.
Auguro a Quinzi la stessa fortuna come allenatore. Mi sembra un ragazzo intelligente, che ha avuto la forza di cambiare vita (una vita a cui tutti gli avevano detto di essere destinato) senza perdersi, anzi trovando delle ragioni per rimanere nel mondo del tennis senza detestarlo. Perfino aiutando i giovani talenti.
Il mio in bocca al lupo.
Di base ha capito, ma purtroppo troppo tardi.
Io comunque continuo a pensare, ora come allora, che le responsabilità, più che sue, che era un ragazzino, fossero del suo entourage, inteso, nell’ordine, come famiglia ed allenatori avuti in giovane età.
Detto questo, anche con un bagaglio tecnico incompleto (dove però la vera, reale, lacuna era il diritto, perché su gioco di volo e servizio, e la prima in realtà l’aveva già parecchio migliorata al tempo di Leitgeb, si può lavorare con profitto anche più avanti), i risultati degli ultimi tempi (vittorie con Ruud e partite lottatissime con Davidovich Fokina e Kecmanovic) facevano capire che una carriera da top 100 per qualche anno avrebbe anche potuta farla, è che però non era quello che lui aveva sempre sperato e creduto per sé, da qui l’inevitabile decisione di smettere.
Ciò che mi piace di Gianluigi Quinzi è quella essere stato capace di trovare rapidamente delle alternative valide al tennis professionistico nel momento in cui le cose hanno cominciato ad andargli male. Si è laureato brillantemente e penso che qualunque strada decida di perseguire, saprà farsi valere. Intanto, credo, che saprà far tesoro degli errori commessi con lui affinché non vengano ripetuti con le giovani leve di cui si occuperà. Poi, se son rose, fioriranno!
Spero che la puntualissima affermazione di Quinzi che è tra gli 11 e 15 anni, o giù di lì, che si forma l’imprinting tecnico di un tennista, e che in quel periodo è sbagliato cercare solo i risultati ma ci si deve focalizzare sulla parte tecnica, resti stampata nella zucca di tanti genitori ed allenatori.
A quell’età non è il giovanissimo tennista a dover decidere del suo percorso.
Anche per rimarcare come in età più matura si può solo affinare alcuni particolari, ma non certo colmare le lacune; discorso opposto per la gestione tattica delle partite.
E’ lo stesso grossolano errore che si fa nelle scuole di calcio, in cui si insegna ai pulcini la tattica ma non la tecnica.
A Catafli mi hai fatto scompisciare dalle risate Ahahahahaahahahah Quinzi una certa aura Ahahahahaahahahah È davvero da sempliciotti non riuscire a capire che quella che tu chiami inspiegabilmente ‘aura’ (??!) era solo l’illusorio effetto del pompaggio mediatico e social di un nugolo di incompetenti totali (che in questo sito trovavano terreno fertilissimo). Quinzi. Aura. Uno a fianco all’altro Ahahahahaahahahah Non ci credo ancora che qualcuno possa averlo detto… Mi hai rallegrato la giornata Cataflic Ahahahahaahahahah.
Proprio così. Piatti aveva visto le potenzialità ma anche il grandissimo lavoro tecnico da fare. Risposero picche! 10 anni dopo hanno capito chi aveva ragione, ma ormai i buoi sono scappati e Quinzi aveva quel qualcosa di particolare comunque…. Un vero peccato.
Piatti cosa ha vinto? È stato un modesto serie b ma è considerato un grande allenatore…
Quanti giocatori al mondo prendono in mano una racchetta e qualcuno sviluppa abilità agonistiche? Milioni!
Di questi quanti diventeranno professionisti, non top 100 bada bene? uno su cinquantamila.
Per cui la carriera di Quinzi è la regola purtroppo.
Il lato positivo è che avremo un allenatore di 27 anni, con un passato da agonista, con voglia di fare e di restare nell’ambiente tennistico e questo non è affatto comune.
Un grande augurio a Gianluigi.
“Quando giocavo io c’erano meno Challenger ed erano mediamente più duri. Oggi ce ne sono di più e arrivare nei top 100 potrebbe essere un po’ meno complicato.”
HAHAHAHAHAHAHA
GQ is the new Maurantonio
@ cataflic (#3446901)
Esatto!!!!
@ Tempia fugit (#3446968)
Vagnozzi cosa ha vinto come tennista?
cosa non saprebbe quinzi rispetto al suo ruolo di insegnante?
Nonostante la simpatia qui parliamo di un atleta che all’inizio qualche challenger lo vincenca e poi più nulla ed infine un ritiro in giovane età. Quindi è evidente che non è riuscito a migliorare il capitale quanto meno decente che aveva e che è mancato dal punto di vista della propria gestione, con che titoli mi chiedo può allora insegnare? si insegna quello che si sa. Non voglio ripetere il noto detto chi sa fa e chi etc. etc.Ovviamente lietissimo di sbagliarmi e il miglior in bocca al lupo
@ Duccio (#3446801)
Il rovescio di Quinzi era un colpo ottimo a tutti i livelli.Magari non l hai mai visto giocare dal vivo. Nessuno può giudicare un giocatore meglio di chi ci gioca contro. Volandri faticò tantissimo x battere un Quinzi adolescente al torneo di San Marino e dopo dichiarò testualmente: se non entra nei 10 è una sconfitta. Ovviamente anche lui si è sbagliato però non era scarso come lo dipingono tanti adesso
Scrivevi negativamente 3 settimane fa anche riguardo il nuovo telaio di Medvedev
Gender fluid? No?
E’ ancora giovane adesso e dire “quando ero giovane”…si è bruciato e non ha voluto aspettare e lavorare questa è la verità. Comunque non aveva nessun talento nessun colpo particolare,.
con quel dritto non sarebbe mai uscito dai challenger su terra.
qui trovi il motivo (commento n. 50) https://www.livetennis.it/post/344361/challenger-marbella-e-oeiras-1-i-risultati-completi-del-day-1-cinque-vittorie-azzurre-oggi-video/
Purtroppo i risultati illudono. Vincere coppe e coppette, tornei e torneini fanno credere che ogni giorno sarai pronto per uno scalino in più. Invece il mondo del professionismo a volte neppure ti fa trovare la scala.
Piccolo aneddoto: qualche anno fa seguivo una ragazza di 17 anni, decorosa non di più, classificata 2.7,il classico orgoglio del circoletto. Giocava piatto, dritto per dritto, e si trovò una 2.4 , u.14, che si piegava col culo a terra per giocare palle pesantissime in top. Dopo 40 minuti a difendersi sui teloni ed un impietoso 06 06 mi chiede un consiglio:”migliorare si può sempre, occorre dare più peso, alzare la traiettoria, lavorare anche sull’impugnatura… Insomma probabilmente perderai dei match ma potrebbe essere divertente”.
Risposta “cambiare ora? Che inizia la stagione? ”
Non ho mai capito di che stagione stesse parlando…
@ Fede-rer (#3446798)
Mi sembra evidente che fosse eterodiretta verso chi lo ha seguito a livello tecnico.
Condivido ciò che hai visto nella sua e(in)voluzione come tennista: personalmente io tendo a prendermi le responsabilità di ciò che succede, anche a livello sportivo/agonistico, più che a cercare altrove i responsabili; al limite posso riconoscere che gli altri sono stati più bravi, e questa è una dura realtà che sembra non esistere per molti atleti, spesso in cerca di responsabili più o meno immaginari.
Poi se le sue riflessioni lo aiutano a crescere come uomo, questo va sempre bene.
Ma a volte si fallisce, e non sempre c’è un motivo razionale diverso dal non essere abbastanza bravi.
Ma non era andato da Piatti in giovane età? Mi sembra di ricordare che Piatti disse “è tutto da rifare, ci vorrà tempo e non vincerà match per un po’” e gli risposero….pifferi!
A parlare di GQ sembra di ricordare una lontana epoca passata, ma era ieri l’altro, quando annaspavamo alla ricerca affannosa di un qualche talento che ci facesse risorgere dopo 40 anni di nulla
Io sono rimasto convinto che Gianluigi avesse una certa aura, ma tecnicamente era pessimo davvero da rifare.
@ Fede-rer (#3446798)
@ Fede-rer (#3446798)
Analisi perfetta, bravo.
Quinzi che comincia a fare l’allenatore da Piatti è un’accoppiata perfetta: nessun ragazzino del Tennis Center oserà mai lamentarsi di allenamenti noiosi su un singolo fondamentale, hanno la prova vivente che il percorso è questo, altrimenti si va avanti, ma solo fino ad un certo punto. Nessuno meglio di Quinzi capirà le pressioni su questi ragazzini e come agire perché non ne escano schiacciati. Gran colpo da parte di Piatti, e, come direbbe qualcuno, genio! Me lo ricolloca in un’ottica assai positiva, dopo la brutta uscita di Zimaglia che svalutava il team di Sinner in un momento in cui, dopo l’ennesimo ritiro, aveva probabilmente il morale sotto le scarpe. Colpire un ragazzo già a terra così significava solo aver perso un’occasione per stare zitto da parte di Zimaglia. Non che Piatti fosse coinvolto, ma a me aveva fatto piacere che in qualche modo Zimaglia fosse entrato prima nel team di Nakashima e ora in quello di Djokovic, allontanatosi un po’ dal Tennis Center. Non che Piatti c’entrasse nulla, ma era stato un brutto episodio
la sua esperienza nel tennis professionistico è stata talmente brutta che ha convinto anche suo fratello minore a smettere
@ Fede-rer (#3446798)
quando lo vedevi dal vivo, capivi che aveva alcune qualità fenomenali, ad un certo punto ha vinto un paio di challenger e mostrava doti agonistiche, anticipo (rovescio) fantastici e un tempo sulla risposta che ancora oggi fra gli italiani non vedo. Ma le carenze col diritto e servizio nel tennis moderno non te le puoi permettere, doveva morire per tenere ogni singolo servizio a qualsiasi livello, anche future e questo ha finito per logorarlo.
dispiace perchè a livello di allenatori c’è stato un cambio di passo in italia proprio dopo la sua esplosione, lui ha sempre avuto difficoltà in quel senso (aveva anche un carattere di m.., per dire la verità e non era per nulla facile allenarlo).
Ma a fine 2008 e nel 2009 era con Piatti e il suo team, tutto è finito poi a fine 2009
Saluti
@ Fede-rer (#3446798)
Condivido.
Nella mia infanzia-preadolescenza avevo una discreta predisposizione musicale e prendevo lezioni di pianoforte da un’insegnante che non usciva un millimetro dalla pedagogia classicamente conservatoriale finalizzata solo ad una buona esecuzione e non alla comprensione ed all’interpretazione dello spartito.
Chiaramente avessi messo più impegno in quel che facevo avrei probabilmente colmate le lacune che lei mi stava lasciando, quindi non cerco di autoassolvermi.
Ma resta il fatto che, proprio quelle lacune, giorno dopo giorno, accrescendo, mi fecero disinnamorare dello studio dello strumento e della musica fino a farmi mollare sulla soglia dell’adolescenza.
Ancora oggi non riesco a dimenticare quanto la ristrettezza mentale di chi mi stava guidando e formando abbia avuto un ruolo determinante nella mancata attitudine musicale nella mia età adulta.
La morale: ci vuol talento, ci vuole dedizione e costanza…ma ci vuole anche una discreta dose di culo a capitare con le persone giuste.
@ Fede-rer (#3446798)
Ero uno dei suoi tanti tifosi, una volta ho fatto due ore di treno x vederlo dal vivo al Garden, vinse 64 62 mi semvra con Marterer, che poi e entrato nei 60 atp. Il suo rovescio era bellissimo ed anche la prima di servizio dal vivo non era male. Il dritto era un pò accartocciato, di sicuro un colpo da migliorare ma comunque trovava buoni angoli x buttare l avversario fuori dal campo. Ricordo che poi battè facilmente Ruud e anche Caruso, quindi nei 100 forse poteva entrarci anche senza grandi miglioramenti dal punto di vista tecnico. Secondo me è mancato dal punto di vista mentale, è letteralmente scoppiato quando ha visto che tra i pro non era facile vincere comeaveva fatto dominando tra gli junior. Poi magari se avesse avuto un Piatti o un Santopadre alle spalle…
Credo che tutti siamo affezionati a Quinzi aka GQ aka il messia del tennis italiano, ho bellissimi ricordi di quando qui su questo forum si seguivano insieme i risultati di futures sperduti chissà dove, ma le battaglie contro un tale di nome Salamanca (?) ecc
Però con onestà bisogna dire che GQ anche con una formazione diversa difficilmente avrebbe fatto bene nei pro, era un tennista con una palla davvero morbidissima e con ogni fondamentale, era veramente difficile vedere un suo vincente, poi per carità ci sono pro con la palla leggera come il francese Mannarino ma in quel caso devi compensare con altro, Quinzi invece era al contempo anche molto scarno di variazioni, a rete era parecchio maldestro e variava pochissimo i colpi.
Penso che nonostante le vittorie da juniores Quinzi non sia un rimpianto perché a livello tecnico, fisico e mentale non ne aveva per competere a livello professionistico.
@ Fede-rer (#3446798)
Ottima analisi che mi trova 100% d’accordo.
Per il poco che possa valere la mia opinione.
Quinzi e Berrettini sono venuti su praticamente insieme, uno con ottimi risultati junior e l’altro buoni. In qualche modo complementari, uno senza dritto e servizio, l’altro senza rovescio e spostamenti laterali limitati. L’approccio al passaggio a pro è stato completamente differente, duro lavoro e pazienza per uno dei due, impazienza e risultati subito per l’altro. E oggi possiamo dire tranquillamente che uno dei due è stato premiato (anche se mannaggia a lui in tutti questi anni non è riuscito a mettere su un rovescio ai limiti della decenza!)
Mi fa piacere che a posteriori Quinzi riconosca che nella preparazione è mancato qualcosa. Però è abbastanza disonesto scaricare sui preparatori tutta la colpa, io conosco molto bene uno di quelli con cui ha collaborato e al di là delle dichiarazioni di cortesia ha sempre lamentato l’impossibilità di aprire un percorso di sviluppo completo. Ora che Quinzi lavora con Piatti spero impari un po’ di più che la preparazione oggi è tutto e questa ha i suoi tempi.
Spiace che la carriera di Quinzi non abbia trovato lo sbocco che molti si aspettavano.
Ma spiace anche il fatto che un esperto del mondo del tennis riproduca uno stereotipo al quale sono molto attaccati molti, diciamo così, inesperti: ai tempi c’erano meno Challenger e più duri.
Riporto il numero di Challenger negli anni dal 2015 al 2019, ossia quelli in cui Quinzi è stato attivo tennisticamente (fra parentesi quelli disputati in Italia:
2015 124 (25)
2016 166 (25)
2017 155 (23)
2018 159 (19)
2019 158 (18)
Per fare un paragone, nel 2022, quando si è raggiunto il picco di 184 (29) anche per compensare i precedenti due anni di “vacche magre ( nel 2020 si ebbero solo 57 e nel 2021 147), già questanno saranno meno. Quindi non direi che ci sia stata quella grande crescita. Se poi andiamo a vedere quanti Challenger si disputassero in Italia negli anni 2016/2019, quando Quinzi era nella fase della crescita in cui un tennista gioca prevalentemente Challenger, vediamo che siamo poco sotto i livelli attuali.
Attribuire il suo insuccesso alla scarsità di Challenger, che è come dire “adesso bravi tutti ad entare nei primi 100, ai miei tempi era più difficile”, appare come una, sia pur comprensibile, scusa. Penso che le ragioni siano state altre, e forse la principale sia stata correttamente individuata dal Nostro nella mancanza di un’accurata preparazione tecnica.
Per questa ragione penso che i nostri giovani debbano stare molto attenti sia a questo aspetto, sia alla necessità di trovare il team giusto che li faccia crescere. Si fa presto a disperdere talento se non si è in grado di farlo crescere.
Letto con enorme piacere l’intervista, e auguro il meglio a Gianluigi per il futuro.
Nel suo caso più di altri, sarebbe stato ancor più difficile isolarsi dall’enorme numero di commenti degli appassionati, e perseguire una crescita tecnica graduale non incentrata al risultato primariamente, con annesse critiche nel breve periodo.
Sotto la guida di piatti, sinner è sicuramente riuscito a farlo di più durante i primi due anni e mezzo nel circuito challenger e atp.
@ Duccio (#3446801)
MI AUTOREPLICO….@ Duccio (#3446801)
PS SORRY GIANLUIGI
VERISSIMO……QUANDO LO SCRIVEVO (PREPARAZIONE E MOVIMENTO DIRITTO E ROVESCIO, SBAGLIATISSIMI), APRITI CIELO.
BRAVO GIANLUCA
Critica eterodiretta a chi?
A me sembra che con la maturità Quinzi abbia capito ciò che noi appassionati, che seguivamo ogni suo risultato anche nei futures più sperduti, avevamo capito già subito dopo il suo passaggio a Pro dopo i trinfi Junior: era uno straordinario agonista con mentalità vincente ma il suo tennis non era stato sviluppato come si deve a livello tecnico. Quante centinaia di volte ho letto le medesime analisi dalle persone più disparate? Era evidente che avesse in dono da madre natura un rovescio meraviglioso e letale. Purtroppo non è mai riuscito a costruire un dritto efficace e un servizio solido. Avrebbe dovuto avere almeno un secondo fondamentale di livello per puntare in alto. Con il solo rovescio non si va da nessuna parte. Soprattutto perchè parliamo di un ragazzo che era stato “pompato” e programmato per puntare ai massimi livelli, agli slam ed alla top 10. Quindi per lui non dev’essere stato facile a livello mentare prendere coscienza della discrepanza tra aspettative proprie e del mondo esterno e carenze tecniche che gli impedivano il confronto con i migliori. I ragazzi che a livello junior sconfiggeva con facilità non gli facevano più vedere palla da pro.. Dev’essere uno shock.. Tra l’altro un ragazzo con un fisico da granatiere che avrebbe potuto essere un grande attaccante da fondo con quel rovescio stupendo a causa delle carenze su servizio e dritto era diventato una sorta di rematore terraiolo da Challenger due metri dietro alla riga di fondo campo. E’ normale che in parte se la prenda con sè stesso ma è normale che abbia anche qualche recriminazione verso chi l’ha seguito. A 11-15 anni è normale che non si abbia questo tipo dfi attenzione-consapevolezza verso le proprie esigenze. Evidentemente chi gli stava intorno badava solo all'”hic et nunc”, a far sì che racogliesse tutti i possibili successi da Junior, è stato messo su un piedistallo e non si è investito sufficiente tempo sul suo tennis e sull’aspetto tecnico. Sono convinto anche io che se avesse avuto al suo fianco il Piatti di turno sarebbe stata, probabilmente, un’altra storia perchè il ragazzo aveva fisico e mentalità per essere vincente. Avesse avuto almeno il dritto ed un servizio decenti ne avremmo viste delle belle.
Beh insomma era in contatto con bollettieri non di certo con il vicino di casa quindi la colpa dei suoi mancati successi va divisa in tantissimi pezzetti impensabile che un adolescente potesse avere la capacità di stabilire quali tipi di allenamento fossero più adatti a sé
Condivido, è il suo modo passivo-aggressivo di esternare la sua frustrazione per un fallimento personale.
(Anche questo commento, basato su fatti e letteratura psicodinamica è meritevole di censura?)
se non sbaglio lui sta seguendo l’indiano Manas Dhamne
Autocritica molto velata compensata da critica eterodiretta particolarmente feroce.
Nel complesso non mi piace per niente.