Rientro vincente per Alcaraz a Buenos Aires, dopo 103 giorni dall’ultimo incontro giocato
103 giorni. Tanto era passato dall’ultimo match giocato da Carlos Alcaraz sul tour ufficiale, esattamente il 4 novembre scorso al 1000 di Bercy, quando gettò la spugna contro Rune per un problema muscolare. Così terminò la sua trionfale stagione 2022, chiusa da n.1 più giovane della storia. Quindi l’improvviso e doloroso crack in allenamento presso l’accademia di Ferrero, un guaio muscolare rimediato nel tentativo di recuperare una banale smorzata in una delle ultime sessioni di allenamento prima di volare in Australia in gennaio. L’ecografia conferma l’infortunio e addio primo Slam del 2023. Mastica amaro “Carlito”, ma guarisce, si allena e vola per la prima volta a Buenos Aires, stella del torneo Argentino. Finalmente, dopo oltre cento giorni di assenza, il campione di Murcia è tornato in campo sul rosso della capitale Argentina e ha vinto, pur soffrendo un po’, contro Laslo Djere, uno che sui quei campi sa giocare eccome, che devi prendere con le molle. 6-2 4-6 6-2 lo score in un’ora e 59 minuti, vittoria che gli apre le porte dei quarti di finale, dove venerdì affronterà un altro serbo, Dusan Lajovic.
Tutto esaurito sul campo dedicato al leggendario Guillermo Vilas, inclusa una Gabriela Sabatini applaudita quanto (e forse più…) di Alcaraz prima dell’avvio del match, sotto le stelle di Baires. La partita è stata ricca di alti e bassi, momenti di grande tennis da parte di Alcaraz, ma ancora parecchia ruggine, con errori non forzati e qualche scelta rivedibile soprattutto nel secondo set, nel quale è calato ed ha risposto molto male. Nel terzo set ha alzato il livello, più intensità, meglio anche al servizio, facendo valere tutta la sua maggiore qualità sul rivale.
“È una bella sensazione vincere di nuovo. È passato molto tempo senza competizioni, senza partite, solo per riprendermi e finalmente ho ottenuto la mia prima vittoria del 2023″ dichiara Carlos a caldo in campo. Non mi aspettavo un ambiente così bello, una grande atmosfera per me. Ho avuto un’accoglienza fantastica. Spero che continui così e di poter continuare con questa energia”.
Un Gran Regreso 🙌@carlosalcaraz makes his return to the tour in style, taking out Djere 6-2 4-6 6-2 to book a spot in the quarterfinals against Lajovic!#ArgOpen2023 pic.twitter.com/dJLZ7FwziX
— Tennis TV (@TennisTV) February 16, 2023
Dopo il debutto di Alcaraz, oggi (non prima delle 18.30 ora locale) toccherà a Lorenzo Musetti, opposto al tennista locale – e frequentatore di tanti Challenger in Italia – Pedro Cachin.
TAG: ATP Buenos Aires 2023, Carlos Alcaraz
Ripeto! Vediamo se mi bicensurano… Carletto ha sputato sangue per vincere contro un djere al 60% !!
@ paola (#3430150)
A Melbourne la comunità greca è di quasi 300000 persone
Detto fra noi 😎 che Sinner non sia “personaggio” nun ce ne po’ fregà de meno
Detto in modo più rustico
esti……i
A me basta che vinca
Eh, ma ha perso un set col numero 57, non è più lo stesso, uscirà dalla top 10, dalla top 100, dal circuito ATP, dal pianeta, dal sistema solare.
Complimenti ad Alcaraz, rientrare dopo 100 giorni di stop non è mai facile
2 anni fa vedendo giocare il ragazzino Alcaraz scrissi che mi sembrava sviluppato muscolarmente troppo velocemente e che avrebbe prima o poi pagato il conto.
100 giorni di stop.
Io non ho mai avuto simpatia per Alcaraz ma il circuito ha bosogno di attori di questo calibro. Quindi buon rientro dunque.
Shapovalov ovvero l’inconsistenza degli allenatori canadesi.
Dopo il rush iniziale del canadese, Denis si è un po’ spento dietro l’aumento progressivo dei suoi unforced, infilati uno dopo l’altro, al punto che nel secondo set ha festeggiato un po’ troppo ostentatamente il mantenimento del suo turno di servizio sul 2-1. E quando si vede un tennista del calibro e talento cristallino di Shapovalov condurre il secondo set sul proprio servizio, s’intuisce che qualcosa non funziona. Il canadese ha avuto una lista recente di allenatori piuttosto lunga, segnale che nel suo entourage (diretto dalla madre Tessa) c’è la presa di coscienza che quel talento vada diretto meglio. E qui emerge la tara canadese, da Fontang, suo storico allenatore junior, passa al russo Youzhny col quale sembra acquisire quell’essenziale consistenza, ma a breve giro di posta, ritorna col canadese, e si alzano di nuovo gli unforced medi a partita, poi cambia di nuovo con Delgado, una fase disastrosa in termini di gioco e di risultati, per poi tornare con Fontang, quindi di nuovo Youzhny brevemente per lo swing sul cemento americano e quindi un altro canadese, suo collega, Peter Polansky, il quale era noto per il topspin esasperato e la notoria poca mobilità di gambe che sfruttava quasi totalmente per seguirei i suoi arrotatissimi dropshot a rete, (dropshot che non sono mai stati in cima al repertorio tennistico di Shapovalov , neppure oggi). Quindi si vede bene dal susseguirsi degli allenatori, canada, russia, canada, regno unito, canada, russia, canada, come Denis torni sempre ad un allenatore connazionale dopo le sue incursioni in terra straniera alla ricerca di direzioni tecniche. Viene quindi naturale chiedersi se quest’alternanza non sia il sintomo di non aver maturato a fondo la convinzione dei proprio arsenale e delle proprie aspettative, se necessita sempre di questi “ritorni” indietro, anziché proseguire dalle linee tecniche degli insegnamenti ricevuti da coach stranieri, che sembrano essere trattati dal team Shapovalov come accessori di lusso, ma sempre accessori se ritorna sempre alle guide canadesi. Andreescu ha seguito quell’evoluzione manageriale, passando dal canadese (Bruenau) a Sven al neozelandese Lamber. FAA ha compiuto il suo “risveglio” con la conquista di titoli (finalmente) e della top10, quando è passato a Toni Nadal (pur tenendo il suo allenatore canadese). Fino a quando non si vedrà uno Shapovalov più consistente in campo, vero cruccio tennistico del suo gioco brillante, e quindi fino a quando non si dedicherà a imprimere quella memoria-braccio negli allenamenti, il suo talento non potrà emergere totalmente.
Anch’io ho criticato il “luci e ombre” ma attenzione, non sono situazioni comparabili. Sinner veniva sì da una finale nel torneo precedente, con tutte le difficoltà per il cambio di città e di superficie, oltre a un avversario ostico al primo turno… Ci poteva stare che potesse perdere un set, questo era il senso della mia critica, ma nel complesso ci si poteva attendere una sua vittoria finale (che è arrivata, ed è stata ben più netta delle apparenze, 15 giochi a 9!).
Alcaraz rientra da un infortunio di oltre tre mesi, è completamente senza ritmo di partita e si ritrova anche lui al primo turno un avversario piuttosto ostico. Ci poteva stare che perdesse un set, com’è avvenuto, ma forse ci poteva stare persino che perdesse il match, non era facile vincere nella sua situazione. Non è già successo ad altri (Zverev, per esempio) di perdere al rientro con avversari di classifica più bassa? Quindi è ovvio che quella di Alcaraz è un’impresa comunque la si veda positiva (per lui)
c’è un dettaglio nell’articolo che sfugge ai più.
“stadio pieno per Alcaraz”. Il ragazzo ha conquistato il continente sudamericano, bisogna essere onesti, è più personaggio di Sinner.
Il nostro, tranne in Italia ( e forse in Austria) dove è che riempie gli stadi e soprattutto dove ha il pubblico a favore??
Per fare un esempio, in australia il pubblico era per tsitsipas, che al di là della indubbia bellezza, non è certo un mostro di simpatia
Per non parlare del fatto che i due incontri hanno avuto un andamento simile.
È quindi? Alcaraz è un ex numero 1 già vincitore slam con una vittoria al rientro dopo più di 3 mesi e Sinner ha vinto una partita non convincendo del tutto. Qual è il problema?
Repetita juvant (l’ho scritto in altra discussione)
Sinner perde un sert da Bonzi (che comunque viene battuto in modo netto grazie a un primo e terzo set ineccepibili di Jannik). Millanta miliardi di critiche, distinguo, sopraccigli alzati, sopracciò di sofisti, acute analisi di soloni, panico di tremebondi tifosi!
Alacarz perde un set da Djere esattamente come Sinner da Bonzi, ossia primo e terzo set dominati, secondo set perso solo per un piccolo break e perché l’avversario ha provato a reagire (CHE STRANO EH, C’E’ ANCHE UN AVVERSARIO DALL’ALTRA PARTE, A VOLTE!).
Ma il fracasso dei soloni, i distinguo dei sofisti, le pensose analisi dei critici, il disincanto dei sopraccigli alzati, ……… latitano
E ora smentitemi e criticate anche Carlos e non solo Jannik!
Hai perfettamente ragione. Sinner dall’inizio della stagione sta dimostrando la garra dell’ultimo periodo del 2021. È cresciuto al servizio e nella consapevolezza. Purtroppo l’italiano medio è spesso portato ad osannare ciò che proviene dall’estero come prodotto vincente. Al netto che Alcaraz sia davvero un campione che rimarrà ai vertici per anni, i nostri beniamini meriterebbero più considerazione…
In un’altro sito “Gran rientro di Alcaraz” qui da noi, “Sinner luci ed ombre”…