Djokovic e Tsitsipas hanno già fatto la storia prima della finale degli Australian Open
In uno scontro generazionale, Novak Djokovic e Stefanos Tsitsipas si affronteranno agli Australian Open. Il 35enne serbo è a caccia del suo 22° titolo del Grand Slam, mentre il 24enne greco cercherà di festeggiare il suo primo titolo, in un duello che ha già avuto luogo nel 2021, con il serbo che vinse in cinque set al Roland Garros.
In gioco c’è anche la leadership del ranking ATP, ma anche prima di entrare in campo, è già garantito che entrambi hanno fatto la storia del torneo. Infatti, questa è la finale degli Australian Open con una differenza di età più accentuata, con 11 anni e 82 giorni che separano i due ultimi candidati al titolo. Ciò supera il record nella vittoria di Mark Edmondson contro John Newcombe, all’epoca con una differenza di 10 anni e 36 giorni.
In termini assoluti, diventa la quinta finale dello Slam con la maggiore differenza di età, molto lontana da quella tra Jimmy Connors e Ken Rosewall per due volte, entrambe nel 1974: l’americano ha avuto la meglio sia a Wimbledon che agli US Open con 17 anni e 304 giorni di meno.
TAG: Australian Open, Australian Open 2023, Novak Djokovic, Stefanos Tsitsipas
@ actze (#3418980)
mi riferivo alla classifica in termini assoluti tra tutti gli slam
@ alchilico (#3418952)
questa statistica riguarda solo gli AO. è scritto
Scusate, ma questa statistica da dove arriva? Perchè manca la finale RG 2022: Nadal vs Ruud
Complimenti, grande citazione, fa piacere scoprire queste perle….
Dopo Federer e Nadal. Probabilmente anche un gradino sotto Borg per prestigio e importanza storica. Bisogna considerare che quasi la metà dei titoli Slam di Djokovic è rappresentata dagli Australian Open, lo Slam meno nobile dei quattro,per questo Nole non può essere messo allo stesso livello di Roger e Rafa
@ pino (#3418618)
Bravo! Repetita iuvant
L’ importante e’ che vinca slam e 1000. Poi sul fatto che perda con gli italiani nn me ne può fregar nulla.
Un commento su un argomento che non c’entra un fico con l’articolo, in polemica con un utente che non ha nemmeno commentato.
Fate pure come se foste a casa vostra, prescindendo da quanto interessa agli altri e dal senso del sito.
Basta vedere come Tsitsi abbia passeggiato nelle partite successive a quella con Sinner per capire che il nostro avrebbe potuto tranquillamente essere almeno in semifinale se non si fossero incontrati così presto i più solidi candidati al titolo finale di quella parte del tabellone
A volte mi chiedo se li controllate i dati ho fate solo copia e incolla.
Per dire non è che bisogna avere una memoria di elefante ma a Giugno hanno giocato una finale uno del 86 e 98 che non vedo in classifica e chissà quante ce ne sono.
Boh
@ pino (#3418616)
Fa piacere che il più grande di tutti i tempi parli benissimo l’italiano e consideri l’italiano la sua seconda patria .
Vedere giocare Nole è una terapia antidepressiva . Non molla mai .
Spinge quasi sempre al massimo con una smorfia di dolore . Il suo segreto è saper soffrire x ore e ore consecutivamente come l’uomo chiamato cavallo appeso con gli artigli del grizzly per i pettorali nella danza del sole sioux !
Forza Stefano vincente una almeno. Vamossss
Nole è il più grande di tutti i tempi
Nole il più grande di tutti i tempi
In attesa della finale, vado a smontare certi infondati entusiasmi dell’utente Mauro (colui che inciampò sui colori della bandiera spagnola, seppur dichiarandosi a loro fedele fino al martirio.
Ricordo al nostro Mauro qualche piccolo ma decisivo elemento:
Alcaraz, seppur volenteroso, non può vincere con Musetti su terra, così come non vincerà mai con Berrettini su erba. Non può, tanpoco, direbbero gli spagnoli, vincere neanche con Sinner, sul verde.
E già questo sarebbe sufficiente per riportare il nostro alla ragione.
Poi, potremmo aggiungere che sul duro con Sinner, ad ora, vedi US Open, è lotta pari e che Musetti, sul duro, è in continua crescita (basti rivedere il match con Ruud a Bercy, con servizio risposta e dritto cresciuti enormemente).
Non vedo, sinceramente, cosa abbia da esultare il nostro amico filo (chissà mai perché, forse solo per visibilità) iberico.