Umarell: lavori in corso dei giovani campioni e finalisti Slam 2022
Nel percorso di crescita di un giovane tennista le variabili sono tali e tante che poche cose sono meno preventivabili della futura carriera dei protagonisti degli Slam juniores. Basterebbe chiedere a Omar Jasika, l’australiano che nel 2014 trionfò a New York conquistando il titolo degli US Open e che sul finire del 2017 venne trovato positivo alla cocaina e quindi squalificato per due anni, compromettendo una carriera che comunque stentava a decollare. Torniamo però ad anni più recenti e diamo un’occhiata ai primi passi nel circuito ATP dei vincitori e dei finalisti degli Slam nella stagione 2022. Come dei veri Umarell ci aggireremo “attorno ai cantieri” di questi tennisti, per verificare a quale punto della propria costruzione si trovano.
(La scala di valutazione Umarell che adotteremo in questo articolo va dal piano 1 al piano 11, dove uno sta per pianterreno e 11 per terrazzo).
Bruno Kuzuhara: il detentore del titolo degli Australian Open è attualmente il numero 631 del mondo. I suoi risultati migliori sono arrivati nei tornei ITF giocati ad Antalya in Turchia: due semifinali nella prima parte dell’anno e poi due finali sul finire della stagione. Kuzuhara ha avuto anche un paio di occasioni per misurarsi con i giocatori del circuito maggiore: nel primo turno delle qualificazioni dell’ATP di Atlanta è infatti arrivato ad un passo dalla vittoria contro Steve Johnson, mentre nel tabellone di qualificazioni degli US Open ha battuto l’indiano Ramanathan prima di cedere nettamente a Flavio Cobolli. Un’annata, quella scorsa, non proprio esaltante per lo statunitense nato in Brasile e il nuovo anno non sembra essere cominciato nel migliore dei modi visto il pesante 6-1 6-0 subito per mano di Michael Mmoh nel primo turno delle qualificazioni degli Australian Open. Kuzuhara ha una bella mano, notevoli doti anticipo e due piedi superveloci, ma la sua palla temo sia ancora troppo leggera per ambire a un salto di livello. Credo che la terra battuta sia la superficie su cui, almeno al momento, potrà ottenere i migliori risultati per salire in classifica.
Scala di valutazione Umarell: quinto piano
Jacub Mensik: il finalista degli Australian Open ha da subito cominciato a vincere tante partite nel circuito maggiore (ovviamente quello ITF), con una notevole continuità di rendimento testimoniata da quattro quarti di finale e due semifinali raggiunte nel corso dell’anno. Non sono mancati i picchi di rendimento, però, come testimonia il titolo vinto a Allershausen a Settembre e soprattutto l’incredibile finale di stagione con tre ITF consecutivi vinti a Heraklion (1) e Sharm El Sheik (2) che lo hanno portato a ridosso dei primi 400 giocatori del mondo. Il 2023 è cominciato con un Challenger, quello di Nonthaburi, dove Mensik ha perso al primo turno delle qualificazioni, con una certa dose di rimpianti, contro Lucas Pouille. In certi aspetti del gioco Mensik mi ricorda tanto Karen Khachanov, ma alcuni attacchi con il rovescio in back messi in mostra contro Pouille mostrano che il percorso di crescita del ceco è ben indirizzato per provare a renderlo un giocatore in grado di trovarsi a suo agio in ogni zona del campo.
Scala di valutazione Umarell: settimo piano quasi completato.
Gabriel Debru: il vincitore del Roland Garros si trova attualmente al numero 573 del mondo. Fino al trionfo a Parigi la stagione del transalpino era stata abbastanza anonima con un quarto di finale raggiunto ad Antalya, le quali superate nel Challenger di Aix En Provence e una buona prestazione contro Bonzi al primo turno dello stesso torneo. A giugno è poi arrivato lo slam conquistato in patria e Debru ha trovato maggiore continuità di risultati nel resto della stagione: semifinale a Gubbio, un paio di quarti di finale e due primi turni superati nei Challenger di Cassis e Rennes. Dopo quasi cinquanta partite giocate nel corso dell’anno Debru ha pagato un po’ la fatica chiudendo il 2022 con tre sconfitte consecutive a livello Challenger; ma dopo aver ricaricato le pile, il francese ha raggiunto a Oeiras, nel primo torneo del 2023, il miglior risultato della sua embrionale carriera: un quarto di finale Challenger ottenuto grazie alle vittorie importanti perché sofferte contro Valkusz e Ejupovic, prima di venire sconfitto nettamente da Cem Ilkel. Il tennis difficile e brillante di Debru avrà probabilmente bisogno di tempo per far sì che tutti i pezzi del puzzle finiscano nel posto giusto: Gabriel ama giocare con i piedi vicini alla riga di fondo ed è in grado di produrre gioco e vincenti soprattutto con il rovescio. Utilizza d’istinto schemi ormai in disuso come la discesa a rete direttamente sulla seconda dell’avversario. Ed è proprio questo suo tennis istintivo il suo marchio di fabbrica. Adesso è indispensabile rendere più efficace quel dritto un po’ scomposto per poter dare sostanza ed equilibrio al gioco del francesino che non a caso stravede per Karatsev.
Scala di valutazione Umarell: sesto piano
Gilles Arnaud Bailly: finalista sia a Parigi che agli US Open, il belga ha scelto di ridurre al minimo le sue apparizioni nel circuito ATP. Ha giocato infatti soltanto cinque ITF e un ATP 250, quello di Anversa. Ed è stato proprio in occasione del torneo di Anversa che Bailly ha mostrato il suo talento al mondo mettendo alle strette l’ex top ten David Goffin. Una partita tiratissima in cui si è avuta la sensazione di assistere alla sfida fra Goffin e una sua evoluzione 2.0. Il tennis di Bailly è lineare, geometrico, cerebrale. Un tennis in sostanza goffinesco. Aldilà di questa vetrina d’eccezione ad Anversa, non sono mancati i risultati di Bailly nei pochi ITF giocati. Quattro sono stati i quarti di finale raggiunti da Gilles che però non gli hanno permesso, per un soffio, di entrare fra i prime mille giocatori del mondo. Poco male. Bailly sembra un ragazzo che non conosce la fretta.
Scala di valutazione Umarell: quarto piano
Mili Poljicak: il vincitore di Wimbledon non si è risparmiato nella stagione appena trascorsa. Ha giocato 13 tornei ITF, 6 tornei Challenger e un ATP 250 a Umago. Il croato con il viso da bambinone alla Krajicek si è issato intorno alla 500esima posizione mondiale, in virtù soprattutto dell’exploit nel Challenger di Zagabria dove ha raggiunto la semifinale partendo dalle qualificazioni (battendo gente come Zhang, Gaio, Basic e Gimeno Valer). A livello ITF i migliori risultati sono stati la semifinale a Sheffield e quella appena raggiunta a Monastir. Il suo è un tennis contraddistinto da una potenza devastante dei colpi unita a una buonissima mano quando riesce a entrare dentro al campo. L’incognita piuttosto evidente è invece la mobilità e la copertura del campo, visto che Poljicak, per struttura fisica, sembra condannato a dover comandare lo scambio se vuole portare a casa il punto. Di certo, come ha già dimostrato, per la pesantezza di palla è già pronto per provare a competere nei Challenger, potendo in questo modo migliorare la sua classifica grazie ad un paio di buoni tornei.
Scala di valutazione Umarell: sesto piano
Michael Zheng: il finalista di Wimbledon si è diviso per tutta la stagione fra l’attività juniores e il circuito ITF. Il miglior risultato è stata la finale raggiunta in aprile a Orange Park, partendo dalle qualificazioni e perdendo in finale contro Yibing Wu con il punteggio di 7-6 7-5. Grazie a questo exploit Zheng è entrato fra i primi 900 del mondo. Da questa posizione partirà dunque la stagione 2023 dello statunitense che anche quest’anno non giocherà a tempo pieno nel circuito professionistico, visto che disputerà il campionato NCAA con i Columbia Lions. Zheng è al momento un magnifico, ma acerbo produttore di gioco (proprio per la sua facilità può ricordare il miglior Tomic): gran servizio, propensione a cercare la rete con una leggerezza che sa di classico, capacità di giocare vincenti con apparente facilità da tutte le parti del campo con colpi “puliti” e penetranti. Manca ancora, come è normale che sia per questo tipo di tennista, della continuità di gioco e della consistenza che gli possano permettere di portare a casa le partite con una certa costanza. Vedremo nel 2023 se la splendida facilità di gioco di Zheng comincerà a fondersi con una consistenza da giocatore ATP.
Scala di valutazione Umarell: quarto piano
Martin Landaluce: c’è ancora ben poco da dire sul vincitore degli US Open. Lo spagnolo è un prospetto di 17 anni abbastanza clamoroso più per doti fisiche che tecniche (al momento), ma non ha ancora una classifica ATP avendo giocato solo un Challenger e un ATP 250 dove ha rimediato due nette sconfitte. Nel 2023 cosa sarà in grado di fare?
Scala di valutazione Umarell: terzo piano
Antonio Gallucci
TAG: Antonio Gallucci, ATP Challenger, Bruno Kuzuhara, Gabriel Debru, Gilles Arnaud Bailly, giovani emergenti, Jacub Mensik, Martin Landaluce, Michael Zheng, Mili Poljicak
Sei intellettualmente disonesto; pertanto non è neppure il caso di perdere tempo.
tutta questa gente era già nel circuito pro a 16 anni, e il passaggio nel circuito junior è stato quanto rapido tanto del tutto irrilevante.
il discorso sulla assoluta inutilità del circuito junior viene confermato da questo dato, non smentito. dai che ce la fai anche tu a capirlo!
la cosa che fa riflettere è che la fit nei corsi parla bene, parla di divertimento per il ragazzo, di non assecondare le manie dei genitori, vieta la specializzazione fino ai 17 anni. poi però premia le scuole che producono gli under di interesse regionale e nazionale: e come si fa a produrre un under di interesse regionale e nazionale? anticipando la specializzazione.
un delirio che vede ingrassare i vari tecnici e scuole che si spartiscono lo torta, a danno dei bambini e dei ragazzini che vengono montati come la panna in attesa di prendere l’inevitabile facciata contro la realtà.
I migliori under 25 attuali,per parlare di tennis moderno, hanno avuto questa clasdifica junior
Tsitsipas 1
Ruud 1
Rune 1
Auger 2
Shapovalov 2
Tiafoe 2
Musetti 1
De Minaur 2
Zverev 1
Alcaraz in età junior giocava ATP
Sinner è l’unico ad aver fatto una scelta diversa
Effettivamente non conta la classifica junior!!!
Hai ragione
Ma qui ci sono una marea di fenomeni che fanno a gara a chi lo spara più giovane
Una mania stucchevole e insensata giusto per apparire li mejo fichi der bigoncio de li maghi
Fossero solo questi fenomeni a parlare, non farebbero danni. Purtroppo a dare danni sono preparatori e federazioni che vogliono il gladiatore sempre più giovane da buttare in pasto ai leoni dell’arena del Colosseo. È capitato recentemente a Landaluce buttato a prendere una stesa in ATP. Almeno Cinà è stato buttato in un ITF e già è stato un rischio anche se una partita l’ha perfino vinta.
Così si fa del male ai ragazzi trattati come tonni per ingrassare i commensali. Ma vallo a far capire!
E i fenomeni gongolano: io ho trovato un 2005, io un 2007, ah ma io c’ho un 2009 da paura. …
Continuate così. Fate loro del male ma di fronte al vostro orgoglio nemmeno un caterpillar può fermare il massacro
JOAO FONSECA A 16 ANNI……IL PIÙ FORTE
Concordo ma occhio con i nomi perché il giovane Cina si chiama federico detto “ pallino “, Francesco e’ il padre ex coach della vinci che ora segue con sapienza il promettente figliolo. Ma niente fretta è un 2007 e affronterà ragazzi 2 anni più grandi.
@ biglebo (#3407543)
Se nomini Cina’ allora io nomino Thjis Boogaard, di un anno più giovane finalista al torneo di Bratislava di questa settimana.
Presto ci sarà un confronto tra i due ragazzi, indubbiamente i più forti delle rispettive classi di età
sinner best junior ranking 133, berrettini 52, giorgi 259, sonego senza ranking.
quinzi best junior ranking 1, delai 22.
non c’è alcuna correlazione tra la classifica junior e la carriera pro semplicemente perché sono due mondi diversi. come dico da sempre, è una classifica che andrebbe abolita perché fa solo danni.
Infatti un successo giovanile conta ben poco, conta di piú capire se un u18 ha la testa, il fisico e i colpi per poter ambire a qualcosa di interessante o eccezionale. Qualcuno lo vedi inequivocabilmente, tanti sono su una lama di rasoio, basta poco per trasformare una carriera da top 100 in una da “terra di mezzo”…magari un infortunio, magari un coach sbagliato, magari si bloccano davanti alla fatica di dover girare il mondo come delle trottole, i soldi, etc
Detto questo, quasi sempre i top sono stati top anche tra gli u18…condizione quesi necessaria, ma non sufficiente.
Il fatto che ogni anno, in media, ogni ultima annata juniores abbia 4 slam a disposizione, mentre tra i professionisti giocatori che hanno date di nascita diverse anche di quasi 20 anni (Feliciano l’anno scorso poteva essere papà di Alcaraz) hanno, tutti, a disposizione solo 4 Slam la dice tutta sul fatto che, anche sono per una questione matematica, solo pochissimi c’è la possono fare. Certo, rimane affascinante il gioco della sfera di cristallo su chi azzecca la previsione
la classifica junior semplicemente non ha alcun senso, e così gli slam junior: se uno ha il potenziale per salire, sta solo perdendo tempo. se non ha il potenziale per salire, si sta creando un mondo di illusioni che si sfracelleranno tra itf resort tour e quali dei challenger.
Le ragioni IMpersonali le vorrei proprio conoscere… comunque buona fortuna! Hai tenuto alto l’onore degli sparaboiate del sito.
A proposito di Drebru vorrei ricordare che pure Quinzi, che aveva studiato da Bollettieri sin da bambino, prometteva molto bene. E a livello giovanile aveva vinto Wimbledon.
Ma ci sono anche altri esempi di atleti che sono stati grandi da giovanissimi e non hanno mantenuto le aspettative;
Fratangelo, Coppejans, Rubin, Piros, Safiullin, Ole Anderson…tutti vincitori di Slam juniores..
Van Assche ha vinto il Roland Garros 2022 ma anche Blancaneaux, spesso sfottuto su queste pagine col nomignolo ” biancaneve ”, aveva vinto il Roland Garros nel 2016.
Poi pero’ il mondo degli adulti si rivela spesso difficile da affrontare.
Concordo.
Onestamente li ho seguiti poco però su Landaluce alzerei il tiro, cosí come Debru.
Qualche super appassionato sa dirmi qualcosa di Davide Galbiati della Golarsa Adademy?
Si potrebbe fare anche per i talenti italiani
ahahahah ecco chi è Antonio !!!
Grazie per l’articolo, vediamo come si evolveranno in stagione questi talenti (con un occhio a Shang che è al suo primo tabellone Slam, con i 18 che arrivano a febbraio)
Redazione, perdonatemi, l’idea dell’ umarello è molto simpatica ma nessun umarello che sia capace di vedere (e non semplicemente osservare) userebbe quell’analogia in modo così approssimativo e, in fondo, sbagliato. Forse avreste dovuto chiedere prima a un ingegnere quali sono le fasi di una costruzione che passano dalle fondazioni a un manufatto finito. Vabbè dai dopotutto siete un sito in stile pop e va bene così. Al limite, ma proprio al limite, per cercare di rattoppare in qualche modo dovreste sostituire “terrazzo” con “tetto”, e, appresso, passare dalla scala “11” a quella “10”, prendendo 2 picciotti con un colpo.
Vi saluto, ma devo lasciare il sito per ragioni impersonali. Spero che qualcuno sappia raccogliere la mia eredità prendendo per mano il rossoacerato, accompagnandolo fino alla vetta.
Consiglio al bravo articolista di inserire sempre l’anno di nascita quando si parla di junior.
Non scambierei nessuno di questi con Francesco Cinà (2007) che ha raggiunto i quarti di finale senza lasciare un solo set nell’ impegnativo torneo di preparazione agli Australian Open.
Assolutamente da piani alti!
Grazie, Antonio. Trovo interessanti queste analisi. Magari si potrebbe fare qualcosa di simile anche per le ragazze. Ma per carità, non consultate l’utente Gaz!!! 🙂