Mouratoglou: “Aver introdotto il coaching in questo modo non ha cambiato niente”
12/12/2022 12:49 
34 commenti
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Patrick Mouratoglou
Dopo alcuni mesi di sperimentazione, iniziano i primi bilanci sulla nuova regola del coaching legale dagli spalti nel tennis maschile. Secondo il noto allenatore francese Patrick Mouratoglou, questo tipo di innovazione non ha cambiato niente nella sostanza, ha solo legalizzato una pratica che era di fatto già uso, sebbene non ufficialmente consentita. A suo dire, un sistema di coach utile sarebbe quello di dare la possibilità agli allenatori di sedersi in panchina e dare al pubblico il modo di ascoltare le loro conversazioni in diretta. Questa sarebbe realmente una rivoluzione. Ecco il pensiero di Mouratoglou sul tema.
“L’autorizzazione del coaching così come è stata introdotta in realtà non cambia molto rispetto a quello che già stava succedendo sui campi da tennis perché il coaching viene svolto allo stesso modo di prima, niente più. Ritengo che la scelta fatta sia triste perché potrebbe essere molto interessante trasformare il coaching in qualcosa di nuovo per i fan che stanno guardando la partita in televisione. Potrebbero avere qualcosa in più se venisse concesso loro di ascoltare i dialoghi, capendo cosa stanno dicendo in campo, il perché, i litigi e forse i dissapori tra il giocatore e l’allenatore. Potresti vedere grandi discorsi come accade nella maggior parte degli sport americani e dove molte volte questa fase diventa interessante quanto il gioco in campo, ti spiega molte cose. Continuare col coaching così non è un buon modo per trattare l’allenatore”.
“Alla fine la cosa più importante che è stata fatta consentendo il coaching è stata cancellare l’ipocrisia di non consentire questa pratica. C’erano allenatori in tutte le partite che parlavano tranquillamente avendo lingue che l’arbitro non parla, così che aveva modo di sapere se l’infrazione era stata commessa o no. Questa ipocrisia è giunta al termine e gli allenatori possono parlare, almeno questo è positivo”.
Ecco la sua ricetta per innovare e migliorare lo status quo: “Il coaching che la WTA ha introdotto e che purtroppo è stato accantonato era fantastico. Al coach era stato permesso di andare in panchina per un minuto o un minuto e mezzo per poter parlare faccia a faccia con la sua giocatrice, con un’interazione che è stata anche registrata. Quello è stato incredibile, abbiamo vissuto tanti momenti davvero interessanti. Inoltre, questo dava merito agli allenatori, si permetteva di mostrare a tutti il lavoro che c’era dietro e le loro idee. Questo dà valore alla figura dell’allenatoree. Il sistema ideale di coaching? Molto semplice, avere gli allenatori sempre in panchina come se fossero in Coppa Davis o in Billie Jean King Cup”.
Una posizione di rottura, che Mouratoglou ha introdotto nelle varie esibizioni che sono state svolte dall’inizio della pandemia nella sua nota accademia. Quello del coaching è tema assai dibattuto, certamente la posizione dell’allenatore francese è netta e, se mai venisse adottata, sarebbe una innovazione consistente per il tennis Pro maschile. Tuttavia sono molti anche i tennisti contrari alla presenza di un coach in campo.
TAG: coaching, Patrick Mouratoglou, regola coaching
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…e per questo che nei prossimi mesi uscira’ un libro denuncia proprio perché è giunto il tempo di fermare tutto questo!!!
…serve (solo) per riflettere anche tutti voi su cosa sta accadendo ad un gioco meraviglioso che prima dell’italico genio e di Haggerty era il vanto per la sua MERITOCRAZIA,e dare una voce ai talenti di nazioni meno fortunate,tutto qui…
PS: Non dire che erano panda (pensa al numero di tornei che ci sono sempre stati)altrimenti le nazioni panda ti mandano le lettere dai loro studi legali!!!
bisogna fare un distinguo. Negli sport di squadra c’è una società che gestisce il tutto, paga giocatori, allenatore, fisio eccetera, quindi “impone” uno staff agli atleti che sono tenuti ad eseguire il volere dell’allenatore/c.t., e seguire le sue istruzioni. L’allenatore è la guida e durante i match la sua presenza a bordo campo e i consigli nei timeout o cambi sono dovuti e importanti. Nel tennis il giocatore è capo di se stesso, paga l’allenatore per migliorare i suoi risultati, correggere difetti, alzare il livello, etc. Quindi devono essere i tennisti a dire se vogliono l’allenatore in campo e per quanto. Può anche essere fastidioso per loro durante un match dover “subire” anche il discorsetto del coach, oltre a gestire fatica, concentrazione, nervosismo; spesso tra coach e tennista infatti volano scintille e ogni tanto qualche coach lascia il campo per non innervosire ulteriormente il proprio principale, dal quale viene lautamente stipendiato. Per me, caro Mouratoglu, le cose vanno bene così come stanno e leggo un po’ di protagonismo nelle tue parole.
Grande Gaz! Concordo.
Credo che l’Italia per lungo tempo sia stata una nazione panda. Solo da poco il tennis azzurro è tornato a brillare. La Fit si deve occupare del tennis italiano, le altre federazioni si devono preoccupare loro dei loro tennisti. Se non ne hanno la forza o le capacità, non può essere un nostro problema. Il riferimento al Bayern non lo colgo perché il calcio di club lo seguo pochissimo da quando di calcio italiano forse è rimasto solo il nome. Figurati quello estero. Per quanto riguarda il discorso dei talenti, credo che il tennis sia lo sport dove, a certe condizioni, sia più facile emergere se lo hai veramente. Ma la tua battaglia combattuta qui a che serve? Non siamo membri della Fit, neppure dell’ITF oppure dell’Atp. Convinci noi, ammesso che tu ci riesca, e che cambia. Niente. Ti prendi un sacco di “insulti” senza scopo. Il tennis va avanti cosi da decenni, e andrà avanti ancora.
Se Patrick sostiene che le cose non cambiano poi tanto perché si scalda in questo modo? Continui a fare quello che già faceva e ci risparmi questi pistolotti. Legalizzare non è cambiare? Mah!
@ Pier (#3394931)
Per me rimane un fatto episodico in un panorama deprimente l’Italia ha quasi sempre brillato, essendo uno dei massimi esponenti del calcio mondiale. Gli inglesi non hanno mai vinto come noi a livello di nazionale mentre solo il Brasile ha vinto più di noi.
…li perse per sudditanza nei suoi confronti,e malgrado la differenza di età che c’era tra di loro Connors e’ stato proprio il suo migliore amico sul circuito,almeno fino ad allora…
PS:comunque quella partita l’avrebbe persa anche con un esercito di coach al seguito!!!
…se uno si limita a guardare solo al proprio orticello,il lavoro che sta facendo il sultano federale è ineccepibile…
…ma se si vuole salvaguardare il nostro sport e soprattutto tutti i talenti di ogni parte del mondo,questo SISTEMA va combattuto…
…capisco che per il 99% di voi sono un anti italico,ma almeno te credimi non lo sono…
…sono solo per la MERITOCRAZIA e per i suoi TALENTI (soprattutto quelli di nazioni panda)!!!
PS: visto che hai fatto riferimento al calcio,ti faccio una domanda,ti piacerebbe assistere al nostro sport tipo il Bayern nella bundesliga?
Italy però non dimentichiamo gli Europei vinti. Giusto criticare ma l’Inghilterra col miglior campionato del mondo alla fin fine di titoli nazionali non ne vince dal 1966 se non erro.
Sbagli, amico. Nella defunta Coppa Davis, esattamente come nella sua caricatura attuale, non esiste “l’allenatore di squadra”! Esiste un capitano, che è tutt’altra cosa. Decide chi gioca, e ogni tanto (vedi Volandri) si mette a fare il coach di gente che non lo c…ga neanche di striscio.
Quale autorevolezza potrebbe mai avere un Volandri su un Sinner, rispetto a quella che era di Piatti, e adesso è di Cahill, anche se Vagnozzi fa finta di credere ancora che il suo coach a targhe alterne sia anche tale Vagnozzi?
@ MM&I (#3394914)
Parlando di cose più “serie”, io preferisco una federazione come quella di tennis che nel bene e/o nel male sta cercando di rilanciare il tennis azzurro nel mondo, piuttosto che una federazione come quella di calcio che ormai è schiava dei club. Nel 2026 saranno venti anni che nel calcio mondiale non contiamo più nulla. Dal 197O al 2006 abbiamo fatto faville, adesso facciamo ridere. Ben vengano federazione invadenti e scomode che però aiutino a dar lustro allo sport che per statuto devono tutelare.
Scommettiamo che il buon Aaron nel famoso match perso con Connors un coach l’avrebbe voluto al suo fianco?L’ha detto più volte ” Ogni volta che a Flushing i match sono sospesi, e mandano in onda quell’incontro, io guardo lo schermo convinto di poter vincere”.
…speriamo che almeno siano freschi di bucato però!!!
…mi raccomando,aggiungi pure del bambù (anche lui dovrà nutrirsi),credo che alcuni utenti ne abbiamo delle scorte abbondanti!!!
Due paia di boxer usati rossi, uno autografato dal sultano federale e l’altro dal Don Abbondio italico da usare in alternanza durante il veglione di Capodanno… E ovviamente un panda da portare a passeggio qual segno distintivo inequivocabile…
…se vuoi posso provarci io…
Dubbio legittimo, al quale ha già risposto il duo Garbin/Trevisan
Il coach è un mentore ma deve rimanere fuori,l’atleta quasi sempre vuol starsene per i fatti suoi, èd è una cresciuta affrontare le problematiche mentali di un match da soli,non crea dipendenza che nasce da ogni passaggio negativo del match,le hanno rese quasi succube, già dà fastidio vedere certe tenniste rivolgersi verso il proprio angolo dopo ogni singolo punto.
In questo ho nostalgie delle Evert,Navratilova ecc…
@ Mats (#3394850)
.
…finalmente un commento che chiunque ami questo gioco può solo condividerlo!!!
PS:Aaron Krickstein (tanto per fare un esempio)giocatore che ho sempre apprezzato molto proprio per la sua intelligenza,oltre alla leggerezza su come si muoveva sul campo (quando stava bene),proprio grazie a questa qualità è riuscito ad arrivare al numero 6 ed è stato quasi imbattibile al 5^ set per molti anni!!!
…ti faccio un altro complimento,almeno te a differenza del noto gruppetto di irriducibili degli innominabili,sai essere ironico e si può scherzare…
…anche se ovviamente i nostri pensieri continuano a viaggiare su rotte parallele che con si incontreranno mai!!!
PS: che altro mi regali per Natale?
Lo StarTac della Motorola!!
Ahaha!
Qualcuno se intente in regolamenti nei tornei Itf che ho una domanda da fare? Grazie
Gli manca solo l’alloro in testa: Caius Iulius Mouratoglous
L’allenatore in campo è consentito dalla Coppa Davis, ah no…quella l’avete ammazzata. Ignavi
Io vedevo solo molta tensione tra coach e la tennista di turno.
Un rapporto di subalternità piuttosto imbarazzante.
Anche a me ha colpito questa frase pure quella di eventuali litigi e dissapori tra atleta e coach.In un tennis più serio nessun coach vorrebbe che si ascoltasse la strategia di gioco ma pur di fare audience si accetta di mettere tutto in piazza.
Il coach in panchina? Ni.Il tennis nasce così,solo nelle competizioni a squadre lo puoi avere e non nego sia formativo, ma tra adulti? Poniamo che sia affrontino due giocatori della stessa “scuderia” che succederebbe? Mouratoglu seguirebbe un giocatore ed un suo vice l’altro? Mi sembra una toppa peggiore del buco.
…le stesse condizioni,non vi piacciono proprio,neanche quelle basiche…
PS: molti di loro hanno ancora il NOKIA 3310!!!
Per loro le videochiamate allora!
Il cellulare lo avranno pure i tennisti più scrausi!
è di parte, quindi non fa testo.
è solo un imprenditore, poi un coach, che vuole più visibilità possibile per proprio tornaconto.
Dallo sport che si giocava nel più assoluto silenzio siamo passati a sparare la musica a tutto volume ai cambi di cambio per poi sentire Apostolos & Co blaterare tra un punto e l’altro.
Se un giocatore non sa leggere la partita e scegliere la tattica giusta, è giusto che perda.
C’è chi è più talentuoso, chi tira più forte e poi ci sono stati un sacco di campioni che hanno vinto grazie all’intelligenza. Il tennis si gioca da soli e l’allenatore serve solo a dare un aiuto a chi è meno dotato su quel fronte.
Guardare la pubblicità di Intimissimi con Heidi Klum e la figlia Leni? Ma no, preferisco vedere Apostolos Tsitsipas che da i consigli a Stefanos!!
…sarebbe l’ennesimo vantaggio nei confronti delle solite minoranze che non possono permettersi (molto spesso) di girare con il coach…
“Continuare col coaching così non è un buon modo per trattare l’allenatore”.
È questo il succo del pensiero di Mouratoglu: si preoccupa di sé stesso e del suo ritorno di immagine (ossia del suo portafogli). Dei giocatori gliene imporata assai…
L’idea del coach in campo mi piace. Poi se uno non lo volesse, può andare avanti così.