Berrettini is back
Matteo Berrettini ha conquistato per la seconda volta il prestigioso torneo del Queen’s, e il suo rovescio in slice ha avuto anche durante la finale un ruolo fondamentale per il conseguimento della vittoria.
Quando si ascolta la telecronaca di un incontro di tennis, si sente spesso parlare di cambio di ritmo, caratterizzato principalmente dal passaggio da un colpo in topspin o piatto a un colpo in backspin.
Nel tennis moderno, contraddistinto da una limitata alternanza di colpi rispetto al passato, il rovescio in back assume un importanza strategica fondamentale, e ciò non dipende solo dal fatto che la pallina su superfici veloci come l’erba rimbalzi meno.
Il segreto della sua efficacia si cela soprattutto dietro un’importante variabile che ha a che vedere con il nostro cervello, che possiamo indicare con il nome di “tempo cognitivo”.
Per capire meglio come funziona e perché è così importante, risulterà utile comprendere il funzionamento del cosiddetto sistema attenzionale supervisore (SAS) proposto per la prima volta da Norman e Shallice nel lontano 1988.
Tale sistema, secondo quanto descritto dai due studiosi, permetterebbe di selezionare schemi di funzionamento o operazioni automatizzate memorizzate precedentemente attraverso la ripetizione continua di una sequenza di azioni o gesti motori. Prendiamo ad esempio uno scambio dritto-rovescio sulla diagonale. Il sistema SAS di entrambi i contendenti attiverà lo schema “diagonale dritto-rovescio”, che permetterà un risparmio cognitivo importante visto che non richiederà risorse supplementari per l’elaborazione di nuove informazioni.
Ipotizziamo ora che un giocatore decida di variare il suo schema proponendo un rovescio in back sulla stessa diagonale. In questo momento il “tempo cognitivo”, cioè il tempo che il giocatore avversario ha a disposizione per pensare il colpo successivo, si allungherà rispetto alla serie di colpi precedenti. Il sistema attenzionale supervisore (SAS), di fronte a una variabile di tempo differente, non sarà in grado di riconoscere lo schema precedente e richiederà l’intervento della memoria di lavoro, cioè attiverà ulteriori risorse cognitive per elaborare un problem solving adeguato alla nuova situazione. In altre parole, poiché il colpo in back risulterà più lento rispetto al colpo che l’ha preceduto, lo schema cognitivo utilizzato fino a quel momento, non potendo entrare subito in esecuzione, andrà in “competizione” con altri schemi di funzionamento applicabili alla nuova situazione. Questo richiederà un ulteriore sforzo cognitivo per attivare una nuova azione di problem solving, che porterà il giocatore a decidere se continuare con lo schema precedente o proporne una variazione. Maggiore sarà il cambio di ritmo, maggiore sarà la probabilità che il giocatore si ritrovi “costretto a pensare” per elaborare una nuova soluzione. In sintesi, l’eventualità che due o più schemi rimangano “in contesa tra loro” troppo a lungo, determinerà un eccessivo consumo di risorse cognitive, limitando l’attenzione focalizzata sul colpo e incrementando di conseguenza la possibilità che l’avversario commetta un errore.
Ed è proprio ciò che potrebbe essere accaduto durante la finale del Queen’s, dove le variazioni con lo slice di Matteo determinavano spesso l’errore sul colpo successivo del suo rivale.
Complimenti a Berrettini dunque, per aver dimostrato ancora una volta una grande capacità di saper cambiare il ritmo di gioco durante gli scambi, con la maestria che solo i grandi campioni sono in grado di fare.
Marco Caocci
Psicologo
TAG: Matteo Berrettini, tennis e psiche
Se non vincerà quest’anno potrà riprovarci l’anno prossimo e quello dopo ancora. Penso che un Wimby, prima o poi, lo porterà a casa.
Il rovescio di Jacopo è superiore a quello di Matteo. Poi che il back di Matteo non sia malvagio è un altro paio di maniche ma Jacopo sul rovescio lasciamolo stare.
Comunque trovarsi un tennista italiano, paese storicamente terraiolo,
che ha vinto gli ultimi 3 dei 4 tornei a cui ha partecipato SU ERBA, e quello che non ha vinto era Wimbledon dove è arrivato in finale perdendo dal n1, è veramente incredibile.
Se poi pensiamo che su erba ha una percentuale, per ora, di vittorie/partite giocate maggiore a quella di Sampras e Becker… è ancora più incredibile.
@ gg (#3235123)
Tra il dire ed il fare c’e’ di mezzo il mare. Lasciamo prima Berrettini vincere uno slam e poi ne possiamo riparlare.
Il rientro nel circuito di Matteone e’ stato sontuoso ed ha stupito tutti,a cominciare da se’ stesso se si pensa alla dichiarazione da lui rilasciata poi nella quale sosteneva che la settimana prima del Titolo a Stoccarda sentiva ancora dolore alla mano..
Io ho visto un giocatore più maturo,piu completo e consapevole,un giocatore,se possibile,che ha acquisito ancora qualcosa in piu’ rispetto al livello che aveva a,Melbourne dove pure aveva sfoderato un tennis di altissino spessore battendo Alcaraz..
Peccato solo che questo criterio astruso e
non pienamente meritocrstico di assegnazione punti Atp e frutto di compromessi in tempo di pandemia,lo vada a penalizzare oltremisura e paradossalmente proprio in un momento in cui,stia dimostrando una volta di piu’ che come valore tecnico intrinseco del giocatore,nonvi e’ dubbio alcuno che la Top Ten virtualmente ” gli appartiene”,sebbene,ourtroppo,a breve rischi di finire fattivamente per questo stato di cose,anche fuori dai 20.
Il rovescio in back di Berretto è diventato ancora più efficace perché adesso sapendo giocare anche un decoroso rovescio piatto non è più telefonato come lo era un tempo
Penultimo, c’è ancora Ons, per fortuna
su erba, tolti i due big, non ha rivali. Io ci credo per wimbledon, forza Matteo!!!
…ecco perchè Matteo mangia le banane in campo
Condivido la prima frase. Ma guarda che di doping, ne esistono di tanti tipi, funziona in tutti gli sport. In alcuni sport il doping serve per darti la possibilità di allenarti più ore di quello che normalmente permetterebbe il tuo fisico.
Le braccia di un paio di tennisti, più grandi della maggior parte delle gambe di tutti gli altri tennisti, se mi permetti lascia perlomeno alcuni dubbi…
Poi se fzcciamo i tifosi allora lasciamo perdere…
…era l’ultimo panda del tennis in rosa…
“azione di problem solving” ?????
Tiriamocela di meno e usiamo l’italiano, per favore.
Se non esistesse la traduzione nella nostra lingua capirei, ma in questo caso la traduzione esiste ed è banale!
Pensavo che l’articolo si riferisse a Jacopo Berrettini che oggi rientra in un torneo ITF.
@ DYLAN1998 (#3234701)
In realta’ credo che su erba Matteo sia perfettamente in grado di battere Nadal.
L’articolo non evidenzia un bel nulla*. Anzi, direi, il contrario: fa opera di nascondimento di cose che qualunque buon vecchio Maestro di Tennis, senza essere studiato, conosce e racconta al ragazzino SAT in maniera più terra terra e convincente. Per altro, al contrario, se uno è studiato ma non esperito come il vecchio Maestro, esistono vagonate di statistiche che raccontano i meccanismi e l’efficacia (o meno), dei cambio di gioco. Il fatto che parallelamente all’adozione delle statistiche sia grandemente peggiorata la qualità generale del tennis negli ultimi quindici, vent’anni, dovrebbe dare qualche indizio sui pro/vs dei cambi di gioco. Poi, vabbè, c’è gente (tanta, ma tanta tanta) che la qualità, in generale, e quella tennistica, in particolare, nemmeno sa dove stiano di casa… Inutile proseguire. Antani.
* per “nulla” leggi “in”
Non si sposta sul dritto…è mancino!
@ AriforJannik (#3234655)
Forte questa. Ahahahah
Non è necessario denigrare gli altri sport per esaltare il tennis.
Ogni sport ha le sue peculiarità che lo rendono unico e speciale. In tutti gli sport si deve trovare il giusto equilibrio tra mente, tecnica e fisico. Nel tennis le 3 componenti sono tutte fondamentali, ma non credere che negli altri sport non sia così.
Infine, purtroppo, il tennis per lungo tempo ha dato prova di non voler allontanare da sé le ombre del ricorso a pratiche illegali: tra silent ban e antidoping autogestito le sostanze illecite non vengono di certo fermate.
Comprendo l’ironia ma i tre esempi sono piuttosto diversi tra loro. Lendl il rovescio l’aveva eccome, non lo proteggeva ma semplicemente gli preferiva quel dritto fantastico, e non solo: sapeva bloccarlo benissimo mettendo in difficoltà chiunque gli facesse serve&Volley su lato sinistro.
E, notiamo bene, con una clava l’8% più grande degli ovali in legno , 370g nuda, potenza zero ma controllo assoluto.
Altri tempi.
Ma quanti professori leggo qui… l’articolo conferma quanto il tennis sia estremamente complesso non solo tecnicamente ma anche mentalmente. Altro che doparsi per ottimizzare le prestazioni atletiche e via, come può succedere in altri sport…
Assolutamente niente. Sono troppo più forti di Berrettini. E non c’è nulla di male. 🙂
Mi chiedo come abbia fatto Matteo ad arrivare al professionismo e per di più in top 10 senza saper fare il rovescio …. Sarà molto fortunato probabilmente….Stessa cosa per altri evidentemente fortunati giocatori del passato …. Mi viene in mente un certo Ivan Lendl o un certo Thomas Muster che con il rovescio proprio non eccellevano …. O la super fortunata Martina Navratilova …. Che faceva il back perché non era proprio capace a fare il top spin …..
Ma a parte l’evidente tentativo di ironia ( meglio specificarlo prima che qualcuno prenda seriamente quanto ho scritto prima ) …..
Per essere professionisti che vivono di tennis ( non top 10) ma semplicemente top 2000 …. I colpi li devi avere tutti … sennò avversari non ne batti e tornei non ne vinci …. Non si diventa professionisti perché lo si desidera da piccoli e basta … servono i risultati… e Tutti e nessuno escluso per arrivare dove sono i risultati li hanno avuto eccome … sennò sarebbero giocatori amatoriali come la maggior parte di noi.
Funziona con tutti tranne che con Nadal che appena gli giochi il back incrociato, si sposta sul dritto e distrugge tutte le teorie con un missile che lasci passare come un passero in campagna.
Ho pensato ad Ashley Barty per tutto il tempo che ho impiegato per leggere questo articolo..
Maestra di variazioni e back, soprattutto di rovescio, è stata una grande campionessa e si è ritirata troppo presto, lasciandoci orfani della sua bravura.
L’ultima variazione vincente l’ha apportata alla sua vita lasciando il tennis per dedicarsi interamente a se stessa
Mi dispiace, Ash, mi manchi ma ti capisco …
So che in molti non hanno capito ed apprezzato in modo consono il tuo talento e la tua personalità…
E perciò ti capisco veramente..
Con la tua ultima variazione hai messo fuori tempo il resto del mondo, che non ti meritaava..
Ciao Ash.. sii felice…
Ottimo articolo e molto interessante.
Questa teoria incontra su questo sito una ulteriore conferma, anche se potremmo chiamarla, parallela.
Si evince, infatti, leggendo le risposte di alcuni utenti, che la variazione di argomento proposta da questo thread richieda loro un eccessivo impegno intellettuale per affrontare e il problem solving e vanno nettamente in confusione, mettendo platealmente in rete la risposta. .
Berrettini ha trasformato (almeno si erba) un suo punto debole in punto di forza.
Ora si dovrebbe capire come farlo funzionare anche contro Nole e Rafa, impresa ardua, dato che con i back di Federer i 2 ci andavano a nozze.
Cosa potrebbe fare per ottenere un vantaggio anche contro quei 2?
Artcolo interessante perchè permetterebbe a chi sa di non sapere dinamiche complesse che vanno oltre il semplice campo-racchetta-pallina.
Scrivo dopo aver letto 4 commenti. 2 autori dimostrano che il problema non è l’ignoranza ma una capacità cognitiva sufficente solo per gestire i bisogni primari del mangiare e dormire.
Complimenti…ottimo articolo…le variazioni aiutano sempre proprio per i motivi che sono stati spiegati.
Concordo. Per me questa complicazione è l’ennesima prova che la psicologia è una materia (o una pseudoscienza) che serve a giustificare solo se stessa.
E difatti quando lo faceva la Barty le avversarie erano entusiaste…
Come sempre capisci poco e non solo di tennis.
È Ovvio che chi tira questo back non vinca di sicuro, l’ottimo articolo evidenza solo che chi lo fa può avvantaggiarsi da questo colpo.
un’ulteriore conferma della bravura di Matteo, per qualche motivo spesso criticato da tanti
Djokovic è Djokovic.
Gli altri invece no. 😉
Precisissimo e puntuale, come sempre
E se hai troppo tempo per pensare sbagli perché fai come l’asino di Buridano; se non ne hai, sbagli perché non hai avuto tempo per pensare. Non è che sta SAS applicata al tennis è una “cagata pazzesca” (cit.)? Cosi, giusto per essere sintetici.
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Quante complicazioni, ma poi come se un professionista non avesse mai visto un colpo in back.
Tutto chiarissimo, e perfettamente intuitivo.
Magari correggerei solo l’affermazione che sull’erba la pallina rimbalzi meno tout court, precisando che rimbalza più bassa ma con velocità orizzontale maggiore. Probabilmente è quello che intendeva dire l’autore, ma così formulata qualcuno potrebbe equivocare.
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Djokovic tutti questi problemi sul back di Berrettini non li ha avuti l anno scorso… sicuramente sull erba e un colpo difficile da tirare su ma dire che l avversario va in confusione…dai..sono professionisti figurati se non sanno cosa devono fare dopo un back…
Bel pezzo, grazie per la “lezione” e per averci fornito una spiegazione tecnica così approfondita!