Ryan Peniston, sopravvissuto al cancro infantile
Il volto nuovo della settimana tennistica è senza dubbio Ryan Peniston, britannico 26enne sbarcato nei quarti al Queen’s dopo aver battuto il finalista di Parigi Ruud. È un tennista ancora poco conosciuto, con alle spalle una crescita difficile. Quando aveva un anno, a Peniston fu diagnosticato un rabdomiosarcoma, un tumore dei tessuti molli. Il britannico ha subito un intervento chirurgico per rimuovere il tumore prima di sottoporsi a un lungo periodo di chemioterapia a Londra. Ne ha parlato al sito ATP, in un toccante racconto della sua storia.
“È un periodo difficile da rivivere. Non ricordo niente e anche quando ero un ragazzino non sapevo molto della situazione. È solo negli ultimi 10 anni che mi sono interessato e ho chiesto ai miei genitori di raccontarmi la malattia. Sono sicuro che i miei genitori non volevano davvero parlare di quel periodo della loro vita perché deve essere stato così difficile per loro, come tutti quelli che mi circondano. Ma mi dà molta forza quando ci ripenso”, ha aggiunto Peniston. “Penso che qualsiasi altro bambino o famiglia che sta attraversando un momento così difficile, se potessero avere un barlume di speranza o vedere cosa sia possibile ascoltando la mia storia, per loro sarebbe fantastico”.
L’aver affrontato cure così pesanti da piccolo ha influenzato il suo sviluppo: “La chemioterapia ha influenzato la mia crescita. Ero davvero piccolo fino a quando avevo 14 o 15 anni, quasi 30 cm più piccolo di alcuni dei miei amici. È stata una difficoltà ma mi ha quasi aiutato in termini di tennis perché ero in grado per lavorare su alcune abilità su cui forse altri giocatori non stavano lavorando, ad esempio il mio movimento, l’uso delle mani e la tattica Altre persone servivano alla grande a 14 anni. Mi ha aiutato molto e quando ho iniziato a crescere un po’ me lo ha fatto apprezzare perché ero così piccolo quando ero più giovane. Tuttavia, il più grande aspetto a lungo termine è stata la mia mentalità”.
Una situazione personale che l’ha fatto maturare molto e guardare la vita da una prospettiva diversa alla maggior parte dei suoi coetanei: “La mia infanzia e malattia ha cambiato enormemente la mia prospettiva sulla vita. Quando ho una giornata difficile per qualcosa o mi infastidisco per qualcosa di piccolo, ricordo a me stesso che forse non sarei stato letteralmente qui 25 anni fa. Quando penso a cose difficili che devo affrontare, ripenso al mio passato e questo mi rilassa, provo a godermi tutto. Rende sicuramente questo tipo di giornate un po’ più dolci”.
Il 26enne ha frequentato l’Università di Memphis prima di diventare professionista nel 2018. Nei quarti al Queen’s sfida Filip Krajinovic. Il torneo gli consente un balzo in classifica: è già sicuro di arrivare al n.156 anche in caso di sconfitta.
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…ho semplicemente fatto una domanda,tutto qui…
Ora, anch’io sono contrario al becero patriottismo (specie nel calcio però…) ma non ti sembra di esagerare???
Bella storia
… allora non gli auguri TUTTO il bene di questo mondo, aahahahhahah
Gran pagina di sport e di vita: grazie Ryan 😀
…gli auguri tutto il bene di questo mondo e di vincere sempre tranne quando affronta un italico eroe,giusto?
Ha un cognome ambiguo, ma come fai a non volergli bene
Queste cose mi commuovono , davvero
Saro’ sempre felice ogni qualvolta dovesse vincere, gli auguro’ tutto il bene di questo mondo.
Circa il torneo lo vorrei in finale , finalista vs BBB che deve ri- vincere il torneo :-)))
Prima di questo exploit avevo visto una sola partita di Peniston, la finale del challenger 50 di Praga contro Franco Agamenone, in quell’occasione il britannico perse nettamente, non mi fece una buona impressione, probabilmente anche perché si giocava sulla terra rossa. Visto sull’erba il sui livello si alza di parecchio peró molto probabilmente rimarrà il classico giocatore britannico alla Willis ecc, exploit su erba ma poi nient’altro.
Quando ho sentito la sua storia mi sono ricordato della tennista Francesca Jones, nata senza alcune dita sia delle mani e dei piedi ed a cui era precluso l’accesso ad un tennis di un certo livello.
La verità è che il corpo per alcuni aspetti è simile ad una macchina, si usura, si ripara ed a volte è da rottamare ma spesso è sconosciuto e solo una certa spinta mentale (ma direi anche “del cuore) consente certi risultati.
Quando una delle mie ragazze(giocatrici) mi dice ” Non ce la faccio” io rispondo ” Ti sembra o sei sicura? ” . Perché se il serbatoio è vuoto un auto lo segna ma quanto un atleta ne ha da dare va esplorato e, spesso, le energie sono più del previsto.
Quelli di questi due ragazzi sono esempi importanti… E chissà quanti altri ce ne sono.
Bel giocatore Ryan, come tutti i mancini possiede un servizio insidioso e di difficile lettura, su erba si muove e gioca davvero bene.
Non conoscevo la sua storia, sicuramente da oggi lo seguirò con ancor maggior interesse.