Bentornato, Kokk (di Marco Mazzoni)
Non è mai troppo tardi. Per rialzarsi, per lottare, per piangere non di frustrazione ma di gioia. Per vincere. Thanasi Kokkinakis, “The Kokk” per gli amici, ha vinto il torneo ATP 250 Adelaide 2. Visto il talento e tennis dell’aussie, beh, non dovrebbe esserci niente di strano. Un 250 di inizio stagione, pure nella sua città. Invece il successo dell’australiano ha del sorprendente, e del liberatorio. Finalmente questo “cavallino di razza” ha alzato il suo primissimo torneo ATP, a 25 anni suonati, da n. 145 del ranking. Finalmente Thanasi è riuscito ad allenarsi per un discreto periodo di tempo in salute, dopo aver attraversato tempeste e burrasche degne del “Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi…”.
Kokkinakis ha vissuto anni da incubo. È stato più volte ad un passo dal gettare la spugna, perché ogni centimetro del suo fisico ha una predisposizione all’infortunio diabolica. Non si è fatto mancare nulla Thanasi, non è praticamente mai riuscito a giocare una stagione intera, o nemmeno 6-7 mesi con continuità senza uno stop grave. Problemi che l’hanno fiaccato nel corpo e nello spirito. Un disastro sportivo per quello che era considerato uno dei talenti migliori della “prima” NextGen. Insieme al suo amicone – di baldorie – Nick Kyrgios, down under pensavano di aver una coppia d’assi insuperabile. Come talento, senz’altro. Purtroppo per loro, Nick si è perso in una spirale autodistruttiva perversa, Kokk si è rotto in continuazione, non riuscendo mai a far esplodere con continuità quel talento che gli aveva consentito di sconfiggere anche un certo Roger Federer qualche tempo fa, e non proprio un Roger dimesso…
Chi vi scrive, ha sempre creduto in Kokkinakis, da anni. Roland Garros, 2015. Chi ha voglia di andarsi a ripescare dal (cospicuo) archivio di LT, troverà un racconto di un pomeriggio vissuto con il mitico compare di scampagnate parigine Ale Nize sul campo 17, che purtroppo non esiste più, demolito per far spazio ad un’area nuova, bellissima, funzionale, ma più asettica. Un po’ come quei circuiti di F1 costruiti nei paesi arabi, impeccabili ma così “perfettini” da lasciarti insoddisfatto. Sul quel campo, l’ultimissimo dell’impianto, con la rete di fondo che terminava quasi sulla tangenziale, le fronde degli alberi lasciavano passare una luce particolare. Quel giorno ero lì per seguire Bolelli, ma prima sul mio schedule di giornata c’era segnato in rosso Kokkinakis vs. Basilashvili. Due emeriti sconosciuti allora per l’appassionato medio, non per chi segue il tennis nelle sue viscere più interne, quelle dei Challenger e tornei giovanili. Il georgiano entrò in campo con la sua solita maschera impenetrabile, tirando bordate dalla linea di fondo; Kokk, assai poco esperto di terra rossa, pagò inizialmente la velocità e rotazione di Nikoloz (perdendo 6-3 il primo set) ma prese le misure iniziò a sentire la palla, a guadagnare campo, a tenere il ritmo forsennato del rivale e “montargli in testa”. Poche volte ho visto scambi di tale intensità e violenza mista a qualità. Thanasi mi stregò letteralmente, i suoi colpi fluivano sicuri, ma quel che mi colpì fu il suo equilibrio dinamico. Riusciva ad arrivare sulla palla con grande compostezza, riuscendo a gestire la velocità e gli angoli in modo mirabile. Pochissimi i forzati, moltissimi i vincenti. E poi, con quei colpi di inizio gioco, immaginarlo ben presto nei piani alti del ranking era scontato. Alla fine del terzo set, con Thanasi già avanti, udivo dietro di me due persone parlare fitto fitto in una lingua non comprensibile. Girandomi, incrociai lo sguardo di Marian Vajda, che era seduto lì dietro, venuto a scrutare questo ragazzo promettente con l’allora preparatore fisico di Novak, visto che poteva essere l’avversario del campione al terzo turno (e infatti, arrivò al match). Incuriosito, mi spostai più in alto, laterale, per vedere come Vajda osservava Kokk. Appunti, qualche battuta non comprensibile, ma diverse occhiate sbalordite al suo compare dopo i vincenti tirati dell’aussie.
Ricordo di aver scambiato qualche battuta con lui allora, molto giovane. Acerbo, divertente, con un maledetto accento aussie a volte quasi incomprensibile. Ma quello sguardo fiero trasudava consapevolezza dei propri mezzi ed una certa tristezza, inquietudine. Forse quella propria di colui che sapeva di camminare di un di filo, equilibrista di talento con un fisico di cristallo.
Appunti e ricordi disordinati, ma la sensazione che mi portai a casa quel giorno fu di un talento vero, uno di quelli che passano ogni tanto. Per arrivare sul trono, servono molte qualità. Le puoi costruire e consolidare solo col tempo, con lavoro e con fatica. Purtroppo Thanasi non ha avuto tempo, o meglio, ne ha avuto fin troppo ma non in campo. La fatica l’ha fatta per cercare a rientrare, a tutti i costi, anche quando i venti erano così impetuosi contro di lui che nessun vascello sarebbe riuscito a prendere il largo. Negli anni i migliori giovani l’hanno superato, lui è caduto nel dimenticatoio. Pure il suo sponsor l’ha mollato, tanto che lo scorso anno, tornato a giocare Challenger, ha dichiarato di aver acquistato le sue divise da gioco in un discount per una manciata di dollari australiani, perché di più non gli era concesso. Ma nonostante tutto, disse di aver imparato che la resilienza è una qualità importantissima nel tennis, e che se gli infortuni l’avessero lasciato in pace, sentiva dentro tanta voglia di provarci ancora, perché quel film bruscamente interrotto non gli andava giù. Si è pure avvalso dei consigli di Mark Philippoussis, un altro che dopo i fasti di una carriera che poteva dargli di più è entrato in tantissimi problemi ed è maturato. Alla fine il consiglio più prezioso che gli ha regalato il bel tenebroso finalista a Wimbledon 2003 è stato “devi crederci, perché se non ci credi tu, nessuno lo farà per te”. Messaggio ricevuto, insieme ad un lavoro svolto insieme al servizio che, in questi ultimi match, pare aver funzionato.
Thanasi nelle ultime due settimane ha battuto fiori di giocatori, ha ritrovato il suo miglior tennis con una testa più matura e consapevole. Ha dimostrato una potenza nei colpi di inizio gioco e una velocità nel prendersi gli spazi in campo formidabile. Ha vinto molte partite, il suo primo torneo e soprattutto ha lottato. Ha sofferto. Ha annullato anche match point avversi nella strada verso la finale. Ma cosa volete che siano dei “match point” da salvare rispetto all’inferno dal quale è uscito…
A 26 anni da compiere (10 aprile), Kokkinakis ha tutta una carriera davanti e da lunedì un ranking a ridosso della top 100. Dice di aver lavorato bene, che il corpo sembra funzionare come mai prima. Il suo sguardo è sorpreso, divertito. Felice. Questi giorni nella sua Adelaide sono una ventata di ottimismo per tutti coloro che amano il tennis. È la magia che il Tennis giocato riesce a regalare.
Marco Mazzoni
TAG: ATP Adelaide 2022, Kokkinakis, Marco Mazzoni, Thanasi Kokkinakis
Spero per lui che il fisico lo lasci stare pe qualche tempo, purtroppo abbiamo perso un bel talento che sarebbe stato in top10 già da anni.
Bravo Mazzoni!!!
Ma soprattutto bravo Kokk.. il ragazzone Aussie merita!!!
Bella storia, bel riscatto. Avanti così!
The cock??? OMG
bene. ora portatemi pure delpo e stiamo a posto
Per chi capisce il portoghese suggerisco di leggere…
https://www.uol.com.br/esporte/colunas/milly-lacombe/2022/01/14/milly-pelo-que-luta-novak-djocovic.amp.htm
Grande Kokki!
Uguale spiccicato ad un attore di “Friends”.
Probabilmente avrà corretto
4K ha tutto il tempo per dimostrare il proprio valore, gli auguro che il periodo buio sia finito una volta per tutte.
@ Giampi (#3035417)
Verissimo!
È uno dei miei giocatori preferiti di sempre, fin da quando portava quella specie di taglio a caschetto, era magro e acerbo ma incantava già! Poi ha avuto qualsiasi cosa, tanto che avevo smesso di seguirlo anche nei challenger, perché guardarlo era una sofferenza. Speriamo sua la volta buona, il tennis ha bisogno di un personaggio così e lui ha bisogno di un po’ di fortuna.
Certo se tutti questi greci passati e presenti (compreso Sampras) fossero rimasti in Grecia sarebbero stati una grande potenza tennistica…
Forse voleva dire esattamente quello che ha scritto, ossia body language
Bell’articolo Mazzoni!
per favore, mandalo pure a Nole.
magari capisce che è più bello parlare di tennis, che non del suo ego e delle sue bugie!
Bellissimo articolo e bellissima storia davvero: meriterebbero qualche post in più.
Quasi 5 anni fa…
Giova ricordare il gossip scatenato dal Pazzo per una Donna, di cui il Nostro era (ehm)… partecipe ? 🙂 🙂
“Djokovic ha fatto due errori. Il primo è che è andato a fare un torneo dove era chiaro che ci volesse il vaccino. Il secondo è che è andato in giro da positivo incontrando alcune persone. Non capisco che cosa vuole ancora. Quello che ha fatto non è rispettoso nei confronti degli altri 127 giocatori che sono tutti vaccinati. Non è che se sei il numero 1 al mondo hai privilegi sui regolamenti”. Così Adriano Panatta, ex campione di tennis, vincitore del Roland Garros nel 1976, a Tgcom24 sul …
“Questi giocatori, io compreso, sono ragazzi molto privilegiati, perché fanno il mestiere che hanno sempre sognato. Ma restano ragazzi che stanno in mutande e giocano con una racchetta e una pallina, non è che hanno inventato la penicillina. Per cui giocate bene a tennis, siete bravi, però non esagerate, perché diventate dei personaggi ridicoli”.
Parole e musica del nostro ADRIANONE NAZIONALE!
Articolo commovente.
Ho visto la finale stamattina e ho tifato per Kokk..se lo merita.
Ha giocato un gran torneo servendo da Dio.
Speriamo possa continuare così.
Bel articolo!
Felicissimo per Kokki.
Devo osservare anche i continui progressi del francese che gioca oggettivamente benissimo in tutte le zone del campo. Gran bel giocatore davvero.
Già l’anno scorso al primo turno AO aveva dato spettacolo. Mi stupisce che ci abbia messo infatti anno a salire la china… Ma lo seguo da quando ti reso famoso da Kirgyos contro wawrinka (ahahah)…e mi piace un sacco. Forza Kokk!!!
Il colpo piu grande della sua carriera lo ha fatto quando si e’messo con Donna Vekic
@ Kenobi (#3035175)
Forse volevi dire che ti ha emozionato il suo linguaggio del corpo. Body shaming ha un altro significato.
Forse secondo turno con Rafa…
@ Avide (#3035189)
Attanasio
Forza Attanasio!
A me ha emozionato tanto il suo body language dopo il match point.
Chi lo ha sempre seguito sa cosa ha passato e vederlo felice è il messaggio che mancava al tennis in questi giorni oscuri.
Un po’ meno mi è piaciuta la reazione di Rinderknech ed alcune sue parole, ho visto la reazione di un invidioso.
Non si può invidiare Kokk, si deve essere orgogliosi di averlo affrontato.
Mi spiace invece per Murray che contro un Karatsev robotico non ha potuto nulla, sarebbe stato un uno due fantastico per il tennis.
Bravo Mazzoni… e complimenti veramente a Kokki, sfortunato talento che riesce a mostrarci quali qualità servono veramente nella vita: passione, umiltà, forza interiore e sapersi circondare delle persone giuste, che vogliono il tuo bene.
Spero sia l’inizio di una carriera brillante come si merita.
Go Kokki !!
Splendido ..faró un po di tifo per lui, oltre che per Andy.. Atleti e persone di grande resilienza, quelle per cui vale la pena tifare e soffrire perché comunque vada sai che stanno dando il massimo.
In momento di profonda negatività per l’ambiente del tennis, trovò che questa sia una splendida notizia.
Bentornato nel tennis, quello che conta, ma giocato!!!
Sono proprio contento. Un conto è non fare carriera perchè si è mediocri, un altro perchè ogni volta hai cedimenti fisici. Certo, anche quella è una debolezza, ma almeno un paio d’anni di gloria Kokkinakis se li meriterebbe.