Nicole Fossa Huergo: “Consiglio a tutti l’esperienza del college, la laurea è un ottimo piano b ed il livello del tennis universitario è molto alto”. La tennista molisana, plurilaureata, si presenta ai lettori di livetennis
“Abbiamo l’aria di italiani d’Argentina
Ormai certa come il tempo che farà
Con che scarpe attraverseremo
Queste domeniche mattina
E che voglie tante
Che stipendi strani
Che non tengono mai
Ah, eppure è vita
Ma ci sentite da lì?
In questi alberghi immensi
Siamo file di denti al sole
Ma ci piace, sì
Ricordarvi in italiano
Mentre ci dondoliamo
Mentre vi trasmettiamo”
Abbiamo pensato di introdurre la tennista che presentiamo oggi, Nicole Fossa Huergo, 25 anni, nata ad Isernia da genitori di Rosario, con i versi di Ivano Fossati, tratti dal brano “Italiani d’Argentina”. Nel tennis femminile italiano esiste questo filone italo-argentino che ha prodotto un risultato di altissimo livello, con la nostra numero uno Camila Giorgi, ma che riscontriamo anche in Nicole, una ragazza dalla storia molto interessante, con i suoi studi in un college americano cui fa seguito ora un impegno nei tornei ITF. Proprio in questa settimana ha raggiunto il suo best ranking con la posizione n. 649. Come avrete modo di leggere, Nicole ha chiari i suoi obiettivi e certamente la multiculturalità alimentata, oltre che dalle radici argentine, anche dagli studi americani, costituisce un valore aggiunto per la sua vita tennistica e non. Andiamola a conoscere.
Allora Nicole, ad agosto hai giocato la tua prima finale ITF in singolare, non hai vinto ma credo che tu possa avere molti motivi per essere soddisfatta, giusto?
Sì, sono soddisfatta del torneo. Ero venuta con l’idea di arrivare in fondo e l’obiettivo l’ho raggiunto. Purtroppo non ho giocato il mio miglior tennis, ma sono contenta di come è andata..
Mi pare che ci sia una progressione lenta ma costante nei tuoi risultati: ad aprile quarti di finale al Cairo, a luglio semifinale a Cordenons per poi arrivare alla finale in Ucraina. Qual è il significato di questa progressione, quanto è casuale e quanto cercata?
Sono stata molto incostante soprattutto all’inizio dell’anno. Sto lavorando molto dal punto di vista mentale poiché mi metto tante pressioni inutili. Ho bisogno di tranquillità dentro e fuori dal campo. Sto lavorando molto su di me, sto imparando a focalizzarmi sull’obbiettivo per togliere tutte le varie distrazioni. Penso questo mi stia aiutando molto.
Facciamo qualche passo indietro: come è nata la tua storia d’amore con il tennis?
È molto semplice. Mio padre è maestro di tennis. Fin da piccola passavo molte ore al circolo, mia madre lavorava in ufficio di giorno e la sera andava a giocare a pallavolo (era una pallavolista professionista). Io passavo le giornate al circolo dove mi ero fatta tanti amici e trascorrevo tutto il tempo giocando a tennis, facendo atletica o comunque qualche attività sportiva. Ho provato altri sport ma ho sempre messo al primo posto il tennis. Per fortuna! È il tennis che mi ha dato l’opportunità di ricevere una borsa di studio in America.
Guardando sul sito ufficiale ITF non ho trovato un percorso junior molto lungo. È stata una tua scelta e per quale motivo?
Non è stata una scelta, è stato più che altro una necessità dettata da un problema economico. Fare attività juniores è molto costoso e in quel periodo non eravamo nelle migliori condizioni economiche.
Aspettando il successo in singolare, intanto hai all’attivo tre titoli in doppio. Qualcuno sulla tua pagina facebook ti ha chiesto se vuoi diventare una doppista. Come ti senti a giocare il doppio e perché finora ci sono stati migliori risultati n questa disciplina?
Io tengo le porte aperte. Per ora diventare doppista non è il mio obiettivo ma in futuro chissà. Il doppio mi diverte e lo gioco senza pressione, questo si aggiunge al fatto che nel college puntano molto sul doppio, anche per questo riesco ad ottenere buoni risultati
Per chi non ti ha mai visto giocare, descrivici come stai in campo, quali sono i tuoi colpi migliori e su che cosa stai lavorando?
Gioco abbastanza di regolarità. Mi piace muovere l’avversario con una palla carica e poi attaccare quando accorcia e chiudere anche a rete. Sto lavorando sul mio servizio e sul fatto di essere più aggressiva. Prima puntavo molto sulla resistenza, ora sto iniziando a comandare di più il gioco e questo mi sta dando buoni risultati
Tu sei stata allenata lungamente da tuo padre Wolfgang Alexander, argentino di Rosario. Molti ritengono che la sovrapposizione coach genitore sia talvolta problematica è che sarebbe meglio separare i due ruoli. Raccontaci la tua esperienza:
Allenarsi con il padre ha i suoi pro e contro come ogni cosa. Non si possono avere segreti e bisogna dirsi sempre le cose, ci vuole rispetto da entrambe le parti. In quest’ultimo periodo ho viaggiato molto con lui e ci siamo dati una mano a vicenda. Nel tennis, soprattutto tra le donne, la parte mentale è molto importante, quindi abbiamo dovuto imparare a dialogare. Ho sempre avuto un ottimo rapporto con i miei genitori e ho sempre voluto renderli orgogliosi di me, quindi quando non riesco in qualcosa è un problema perché inizio a fare i capricci…Penso di essere molto fortunata ad avere un padre allenatore. Mi conosce alla perfezione, quindi mi può aiutare in qualsiasi cosa, anche a distanza. Un esempio banale: a volte non sento un colpo e ne parlo con lui e riesce a trovare la soluzione senza vedermi giocare. Ovviamente ci sono momenti in cui non è facile il rapporto
Dopo il liceo, nel 2015, decidi di accettare una borsa di studio ed entri all’Arizona State University, a Phoenix, per studiare Economia e Management. Non contenta, prosegui gli studi e consegui una mini laurea in spagnolo. Quanto ti ha trasformato questa esperienza e la consiglieresti ad altre tenniste junior?
Questa esperienza la consiglio a tutti. Il livello dei campionati tra college è molto alto. Il college ti regala la possibilità di studiare e continuare a migliorare il tuo tennis. Come tutti sappiamo, questo sport non è semplice, nessuno ti assicura che arriverai al successo, ci possono essere tanti imprevisti nel cammino, quindi essere in possesso di una laurea è sempre la migliore opzione possibile.
In questi anni hai giocato ed anche vinto a tennis. Qual è il livello tecnico nei college e credi che la tua crescita tennistica sia stata limitata in qualche modo o si sia accresciuta?
Come ti dicevo prima, il livello è alto. Ci sono molte giocatrici del college che ora stanno giocando tutti gli Slam. La lezione più grande che ho imparato al college è la grinta. Li ti insegnano a non mollare mai, a giocare anche nelle condizioni peggiori. Bisogna pensare che ti pagano per giocare quindi devi dare sempre il tuo massimo. Ovviamente dipende anche da università a università. La mia era tra le migliore e le scuse non erano proprio ben accette. Penso sia normale dato che ci trattavano come dei professionisti.
Il tuo percorso di studi mi spinge a porti una domanda: quante tenniste professioniste ci rimettono economicamente per giocare e, più precisamente, qual è il punto di svolta del ranking oltre il quale si riesce a guadagnare?
Direi che tutte le giocatrici ci rimettono economicamente. Soprattutto ora con il Covid è sempre più difficile trovare sponsor o qualcuno che ti possa aiutare per coprire le spese. Secondo me, bisogna rientrare almeno entro le prime 300 WTA per iniziare a guadagnare qualcosa.
Qualche anno fa c’è stato un tentativo di riformare il mondo ITF ma il tentativo è andato male. Tu da economista e manager che cambiamenti apporteresti al circuito ITF ?
Prima di tutto penso che i tennisti dovrebbero essere tutelati di più. Ci sono molti tornei, soprattutto 15k e 25k, che vengono organizzati solo per trarre profitto. In alcuni tornei sei costretto ad alloggiare dentro i resort spendendo una media di 70 dollari al giorno solo per dormire e mangiare, ossia quasi 500 dollari la settimana ( senza contare le spese del viaggio di un eventuale accompagnatore). Questo è solo un esempio. Non tutti i tennisti hanno la possibilità economica per potersi permettere costi così alti. I tornei ITF sono un passaggio obbligatorio per un tennista e ci dovrebbero essere più tutele. Inoltre, penso che ci siano ancora grosse differenze tra il circuito femminile e maschile. ITF copre il circuito femminile fino ai tornei 100k, non quelli inferiori, mentre dopo i 25k al livello maschile, diventano challenger e poi ATP dove ci sono più tutele e una migliore organizzazione.
In ogni caso, dopo i tuoi studi ti stai dedicando a tempo pieno al tennis. Che obiettivo ti sei data e quanto tempo hai programmato prima di esaminare un piano B?
Il piano B c’è sempre stato. Mi sono data qualche anno per raggiungere i miei obiettivi, altrimenti ho intenzione di tornare in America per fare un Master e magari trovare lavoro.
Rispetto alla media delle giocatrici italiane, anche giovani, sei una ragazza abbastanza alta, con il tuo mt 1,78. In che modo questa tua caratteristica fisica si è tradotta nel tuo gioco?
È una caratteristica a cui non faccio molto caso, onestamente. Magari in Italia sono alta ma nel circuito direi di essere nella media. In ogni caso ho un gioco dove costruisco il punto, direi che l’altezza mi aiuta a far saltare la palla soprattutto nel servizio dove ho una seconda molto fastidiosa.
Come è il tuo comportamento in campo e come ti trovi con le giocatrici che sono scorrete o provocano?
Sono abbastanza tranquilla. Sto lavorando molto sul mio atteggiamento, fino ad un po’ di tempo fa tendevo a essere molto negativa. Penso di aver fatto un grande miglioramento, la mia forza è quella di non mollare anche nei giorni peggiori. Ammetto di avere i miei momenti neri dove perdo un po’ la pazienza e mi innervosisco, ma fa parte di questo sport. In generale, gli atteggiamenti degli avversari non mi influenzano, anzi a volte se cercano di intimorirmi o di litigare gioco addirittura meglio
Alcune junior hanno lasciato il tennis, penso per esempio a Martina Biagianti, altre faticano tanto. Che cosa c’è di sbagliato secondo te nel percorso tecnico e psicologico della carriera da junior per cui si fallisce, o si rischia di fallire, da pro?
Se sei stato un buon juniores penso sia difficile passare al tour ITF. Se hai giocato i migliori tornei juniores vieni trattato come un vero professionista. Poi ti ritrovi a giocare i tornei ITF dove l’organizzazione non è la stessa. Inoltre immagino che ci siano molte aspettative. Molti juniores entrano nel circuito pensando di fare bene fin da subito. A volte si ritrovano con realtà diverse, si rendono conto che non è così semplice: i risultati non arrivano subito e a volte subentrano fattori esterni, come per esempio le aspettative delle famiglie ed anche sponsor e federazioni che, mancando i risultati, tolgono i loro contributi.
Con chi hai maggiori affinità nel circuito e, in generale, è possibile avere amicizie vere nel tennis?
Nel circuito ho molte amicizie. Sono una persona molto tranquilla, mi trovo bene con tutti, non mi faccio problemi. Soprattutto negli ultimi anni mi sono accorta che tra giocatrici si cerca di dare una mano, magari cercando di dividere hotel in vari tornei o nel cercare una squadra per qualche circolo. Ovviamente bisogna sempre stare attenti, ma secondo me è possibile avere amicizie vere.
Che tipo di ragazza sei fuori dal campo e come trascorri il tempo libero?
Sono una ragazza socievole, mi piace uscire con gli amici, conoscere nuove persone, scoprire altre culture e viaggiare.
C’è differenza secondo te nel tennis tra prima del Covid e ora, non soltanto per le norme sanitarie, ma nel modo in cui voi tennisti vivete i tornei?
La differenza si vedeva molto all’inizio dell’anno, c’era ancora molta paura e i tornei erano pochi, quindi spesso era difficile fare una programmazione e c’erano molte insicurezze.
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Spesso alcune tenniste sono più influencer che giocatrici. Qual è il tuo parere al riguardo e come vivi il rapporto con i social?
Io trovo i social molto utili. Di fatto li uso per contattare altre giocatrici e possono aiutaere a trovare sponsor. Molte giocatrici diventano influenzer in quanto riescono ad ottenere un guadagno e ricoprire i costi dei tornei. Quindi, se utilizzati in modo intelligente, sono molto utili, l’importante è non diventare dipendenti.
La giocatrice di calcio Quinn è stata la prima transgender a vincere una medaglia olimpica. Come reagiresti ad affrontare in una finale di un torneo una giocatrice transgender?
Non ho giudizi ne pregiudizi in merito. Cercherei di affrontarla facendo del mio meglio
Naomi Osaka ha fatto molto discutere riguardo lo stress che i giocatori vivono anche nei rapporti con la stampa. Come valuti la rinuncia di Naomi al Roland Garros e quanto il tennis può causare secondo te ansia e depressione?
Tutti gli sport ad alto livello creano molto stress e a volte depressione. Credo che se Osaka non se la sentisse di giocare ha fatto la scelta giusta.
Descrivici il tuo staff tecnico e su cosa state lavorando:
Mi alleno con mio padre Wolfgang Fossa Huergo a Bologna e con Patrizio Remondegui alla Ravenna Tennis Accademy. Inoltre sono seguita da una mental coach, Lisa Gozzi. Lavoro con lei da diversi anni e mi ha aiutato molto, anche durante il mio percorso universitario in America. In questo periodo sto lavorando sul mio servizio, sul piano di gioco e su come affrontare i match.
Quali sono i tuoi prossimi programmi e che obiettivi ti dai per il ranking?
Sono appena tornata da una serie di tornei. Ora ho intenzione di allenarmi un paio di settimane e poi giocare qualche altro torneo prima dell’inizio della serie A2. Per quanto riguarda il ranking spero di raggiungere la posizione 400 WTA entro Marzo.
Nicole Fossa Huergo come ha scelto di inseguire la felicità nella vita?
Sono una persona che non si accontenta. Cerco sempre di superarmi. Mi pongo degli obiettivi e non mi fermo senza raggiungerli. Inoltre faccio ciò che voglio fare. Per esempio avevo deciso di studiare e continuare a giocare e ho conseguito una laurea in America. Ora volevo dedicarmi al tennis e lo sto facendo. Penso che l’unica maniera per essere felici sia quella di cercare di migliorarsi sempre e dedicarsi a ciò che ci piace fare.
Antonio De Filippo
@ ilpallettaro (#2931733)
Infatti per la FFT la Fiona Ferro nasce come scarto. Grazie alla perseveranza dell’atleta e della famiglia la federazione cugina si trova in casa un’ottima giocatrice. Sempre di errori federali bisogna parlare…
@ Luca Martin (#2931599)
Grandissima la tua citazione del libro di Maxwell Psicocibernetica, lo consiglio a tutti, una lettura molto utile.
Mi associo ai complimenti a questo sito per dare spazio anche alle tenniste italiane meno famose.
la sua carriera da tennista è una carriera amatoriale, un hobby a sue spese.
gli studi sono in primis un suo arricchimento personale, poi ciò che le consentirà di lavorare e guadagnare dei soldi.
sono due piani diversi.
per una che arriva, mille mila si fermano prima.
vale da sempre, ovviamente. è il principio dell’attività sportiva di vertice.
oggi questo concetto è particolarmente esasperato dalla morte dei circuiti minori, quelli locali, che un tempo richiamavano tante persone perché l’alternativa era il carosello su rai1. percui il n. 1 a fine stagione è tranquillamente sopra i 10 milioni, il n. 150 se non sta attento è sotto.
in francia i ragazzini vengono selezionati dalla FFT in base alla struttura fisica.
Non sarebbe una cattiva idea naturalizzare questa ragazza di 1,78 cm….
una gigante paragonata alle nostre piccolette di 150 cm
@ gio60 (#2931547)
Ognuna ha i suoi tempi e sembra che le italiane in generale “arrivino dopo”.
Comunque, come paragone:
– Fossa 26 anni – rank 681 – best 649
– Turati B. 24 anni – rank 291 – best 259
– Collins – 27 anni – rank 25 – best 23 – rank a 24 anni 160
– Sharma – 26 anni – rank 112 – best 85 – rank a 24 anni 89
– Sherif – 25 anni – rank 74 – best 74 – rank a 24 anni 172.
Una annotazione mia: le tre non italiane sembrano senz’altro molto avanti, sia come progressione sia come prospettive, tuttavia quelle “ce l’hanno fatta” ma chissà quante altre che hanno sfruttato i college poi invece hanno lasciato o comunque non hanno sfondato. E poi magari ci sarà qualcun’altra in rampa di lancio.
Brava Nicole. Forza.
Un plauso anche alla redazione per queste interviste a tenniste italiane un po’ meno conosciute.
Due lauree? Carriera da tennista? Un po’ troppa carne al fuoco.
L’inconscio è come un missile teleguidato (Psicocibernetica, di Maxwell). Se ha due target, finisce di non beccarne nemmeno uno.
Complimenti a Nicole , chi sceglie l’istruzione e la conoscenza ha sempre e da sempre molte opzioni e possibilita’ in piu’ di chi per un motivo o per l’altro non puo’/riesce a farle
Voglio solo far notare una cosa
Il college non è per tutti perchè non basta saper giocare a tennis per frequentarlo.
Se non si ottiene una certa media a livello accademico si è fuori squadra a prescindere dalle qualita’ sportive
Conosco diversi tennisti/e che ci hanno provato e che il secondo anno si sono trovati fuori squadra (quindi fuori borsa di studio che viene fatta di anno in anno) ; in questo caso o si torna a casa o si cerca (se si trova) un posto in un college con meno pretese
Questo per dire che il ragazzino/a che magari eccelle da junior perchè ha scelto (o chi per lui) di trascurare la parte accademica per dedicarsi al tennis , ha delle lacune di base che sicuramente non lo aiuteranno in una parte fondamentale del college
Persone che hanno pagato qualche istituto privato per riuscire a prendere un diploma forse è meglio che restino dove sono..
Saluti
eccellente intervista.
– il tennis da la possibilità di studiare negli USA grazie alla borsa di studio sportiva
– fare attività junior è molto costoso
– chi ha successo a livello junior partecipa ai massimi tornei di fatto ricevendo lo stesso trattamento (eccetto quello economico) dai top player, ma questo è un boomerang perché appena uscito dal circuito junior vai a giocare al cairo davanti a nessuno in un campo di sabbia con i buchi nelle recinzioni e dovendoti raccogliere le palline: non tutti reggono lo shock (quinzi docet)
– il college è la migliore opzione possibile a meno che tu non ti chiami gauff sia per il percorso di crescita culturale sia per il livello di tennis
– se non entri nelle 300wta sei in perdita (in realtà nel tennis post covid è molto peggio), percui tutte le giocatrici che girano nel circuito itf sono in perdita
– nel circuito itf il core business dei tornei è il servizio alberghiero a carico dei giocatori. In altri termini, il giocatore non è il centro dell’evento da vendere ma è il cliente che paga il conto e le partite sono l’esca con cui attirare lui e il suo portafoglio
– partecipare a un itf costa circa 1000 euro senza accompagnatore: 500 per vitto e alloggio e 500 per il volo. con accompagnatore raddoppi. pareggia solo chi vince il torneo e viaggia solo, tutti gli altri hanno pagato e tanto per giocare
– l’altezza conta (questo andrebbe riportato a dell’edera: come in francia, è tempo di introdurre test fisici alle bambine da portare a tirrenia perché se puoi solo colpire la palla in basso senza poter accelerare facilmente con traiettorie orizzontali a livello pro fai fatica)
manca la domanda “quanto ti costa una stagione?”. che è una domanda indelicata perché ha già detto che lei è stra sotto, però sarebbe una informazione molto interessante.
Anch’io non capivo perché le università americane finanziassero così tanto gli sportivi ma se giri per i loro quartieri vedi le bandiere dei college piantate nei giardini delle villette, lo sport universitario è seguitissimo perché l’attaccamento ai college è fortissimo e le vittorie nello sport servono a conquistare nuovi iscritti.
Se non ricordo male anche la Collins ha fatto la stessa scelta e infatti è arrivata ai vertici non più giovanissima
Ognuno deve fare le proprie scelte. Noi vediamo giocare prima di tutto dei giocatori. Ognuno può augurare il meglio per ognuno di loro ed è giusto che ognuno abbia il proprio piano b. Ma non è che se non lo dice al mondo allora vuol dire che non ce l’abbia. C’è chi si accontenta di lasciare e poi lavorare nell’azienda di famiglia per fare un esempio. Ma ricordiamoci che sono delle persone che come noi hanno delle difficoltà. L’educazione insegna che ognuno si fa gli affari propri perché io per esempio non conosco i conti di nessun altro e dei suoi piani per il futuro. E ciò che non tollero è chi viene qui tutti i giorni dove si dovrebbe parlare di tennis, dove le giocatrici si battono tutti i giorni per rendere il loro futuro migliore e pensare di fate tutti i conti in banca e obbligarle ad andare in questi luoghi . Accetto chi possa avere dei dubbi, ma se li deve tenere per sé perché ognuno deve viversi la vita come vuole. Con questo non voglio dire che a loro non si possa dire niente, ma solamente sul tennis si deve parlare. Quindi brava Nicole che hai preso la tua strada, ti auguro il meglio
È troppo alta non può giocare per l’Italia. La Fit farebbe carte false per farla giocare con l Azerbaijan pur di nn avere una giocatrice alta.
nei college americani, se eccelli in qualche sport, puoi studiare del tutto spesato se competi per il college. Lo fanno per tantissimi sport, io ero al corrente persino per la vela, e non è che in tutti i campus ci sia un lago o un mare per fare le regate, quindi figuriamoci per gli sport “terrestri”. Quindi se non hai risorse per studiare in Italia, se sei un discreto sportivo, non ti servono per studiare in America. Noi in Italia, come scuola e sport, non siamo nel medioevo, siamo nel neolitico!
Molti ragazzi, pur non ambendo a palcoscenici importanti, si allenano comunque duramente, ogni giorno, cercando di scendere a compromessi con lo studio e l’impegno economico. Non si può avere tutto, perseguire un’attività di rilievo può comportare l’abbandono o quasi dello studio, studiare determina la, rinuncia ai sogni sportivi.
L’Università americana è un modo non solo di coniugare le due attività ma di approfittare dei sacrifici fatti in campo, al di là dei risultati, per avere una una borsa di studio che è una gran bella vittoria. Ho due figlie che stanno facendo quell’esperienza perché, al di là dei loro meriti,un bilancio positivo dei costi/benefici di un’attività sportiva è troppo difficile da raggiungere.
Non è che si ha bisogno di andare in America e prendersi due lauree per farsi un piano B.
Tra l’altro sostenere fino a 25 anni un’attività cara come il tennis senza introiti porterebbe al fallimento di molte famiglie .
Io credo che il piano B debba essere fatto da ex tenniste con un ranking pesante che serva come post attività; chi invece non raggiunge certi livelli da giovane deve pensare al tennis come piano B e focalizzarsi sulla vita professionale in primis.
Complimenti Nicole e ad maiora per la tua carriera tennistica e/o extratennistica.
Non si può dire che le manchi l’ambizione.
400 in classifica entro marzo prossimo vuol dire una differenza di 85 punti ed al momento ne ha 49.
In pratica dovrebbe seguire il percorso di Brancaccio e Turati, non semplicissimo..
Qualche ragazzina di belle speranze dovrebbe leggere ed emulare. Il piano b, per chi non ha mezzi tecnici per emergere, è fondamentale
Non ho ben capito quale sia la sua situazione economica.
Per una che non poteva permettersi l’attività junior direi che a 26 anni gira (quindi spende) parecchio e se in qualche anno di tennis non andrà al meglio farà un master negli usa ($$$) prima di trovarsi un lavoro…forse abbiamo diverse concezioni dell’essere benestante…
Comunque brava ad aver studiato con ottimi risultati