Anna Turati “Al college sono cresciuta tanto come tennista e come persona…non potevo chiedere di più”. Esperienze, miglioramenti e obiettivi della 24enne tennista brianzola-
Gentile e disponibile come tre anni fa, al tempo della sua ultima intervista, Anna Turati ci appare oggi una ragazza ancora più matura. Determinata lo è sempre stata ma a quella caratteristica ha abbinato una determinazione ed una consapevolezza dei propri mezzi che, evidentemente, ha acquisito nel corso dell’esperienza al college, conclusasi pochi mesi fa. Si capisce, leggendo le sue risposte, che oggi ha scoperto un proprio percorso di vita e non si sente più l'”altra” Turati, ma una ragazza con una propria dimensione, umana e agonistica, diversa dalla sorella Bianca. Ed è anche in virtù di questo, se nelle ultime settimane sono arrivati dei risultati molto lusinghieri che fanno ben sperare per il futuro. La raggiungiamo telefonicamente in Austria dove è impegnata nel 15.000 di Bad Waltersdorf.
Allora Anna. Ci eravamo sentiti per un’intervista nel luglio del 2018, da due anni eri al College in Texas, non avevi mai vinto un ITF ed eri n. 875 del ranking. Ora fai finale a Pescara in un 25.000 e vinci un 15.000 in Austria. Quanto e come sei cambiata guardandoti indietro come tennista?
Mah direi che sono cambiate tante cose… Mi sento più matura sia in campo che fuori. Vivere e studiare al college in America mi ha aiutata a diventare una persona più responsabile; le lotte con le mie compagne in campo per rappresentare i Texas Longhorns al meglio mi hanno fatta ancora più guerriera in campo; le amicizie che ho creato mi fanno sentire bene; i cambi tecnici al nuovo centro a Vicenza (Horizon Tennis Home), dove mi alleno ora, stanno anche facendo la differenza. Il mio gioco è più efficace in campo e sento che i miei colpi cominciano a far male alle avversarie. Non sono più soltanto una che “corre dietro” e “aspetta un eventuale” errore dell’avversaria. Sono, a modo mio, più aggressiva e sono più consapevole che le mie armi funzionano e posso salire di livello.
Negli States c’è una bella pattuglia di ragazze italiane che vanno al college e giocano a tennis. A memoria ricordo Alice Amendola, Isabella Tcherkes e Martina Zerulo. Qual è il senso di questa scelta e cosa hai tratto da questa esperienza?
Il senso e’ portare avanti gli studi e continuare ad allenarsi e giocare tante partite. In più ci guadagni l’esperienza fantastica che è il college. Io ho lavorato con un gruppo di persone meravigliose tra coaches e teammates che sono diventati come una seconda famiglia per me. Sono cresciuta tanto come tennista e come persona, ho studiato e mi sono laureata in Exercise Science, e mi sono divertita tantissimo… non potevo chiedere di più da questi 4/5 anni della mia vita.
Come sono andati i tuoi studi?
Non è stato facile…Texas e’ una Università che anche a livello accademico è di livello. Spesso mi sono ritrovata a studiare di notte per preparare esami, ho avuto qualche piccola crisi e qualche brutto voto. Allenarsi duramente, viaggiare tanto con la squadra e studiare tutto allo stesso tempo è difficile. La vita da Student athlete è durissima ma ne vale la pena. Ci sosteniamo e aiutiamo a vicenda. Cosi superiamo anche i momenti più duri. Alla fine comunque me la sono cavata piuttosto bene devo dire… Sono orgogliosa anche del mio percorso accademico alla Universtity of Texas at Austin.
Veniamo alle ultime due settimane. A Pescara hai sfiorato la vittoria perdendo in finale da quella vecchia volpe di Anastasia Grymalska, madre di un bambino bellissimo, che salutiamo. Raccontaci come è andata quella battaglia che potevi vincere:
Ho giocato un ottimo primo set e stavo per riuscire a chiuderla in due… sono arrivata a due punti dal match, al servizio. Poi lei ha giocato qualche buon punto e io forse ho cominciato a pensare un po troppo… Lo sforzo sia fisico che mentale e’ stato altissimo per tutta la partita. Alla fine lei era piu solida e ha trovato piu energie mentali e io forse ho cominciato ad avere un po troppa fretta. Lei e’ stata bravissima a stare sempre li, era su ogni palla e non mi ha fatto mai sentire tranquilla. Era sempre li attaccata e sapevo che un mio minimo calo mi sarebbe costato tanto, infatti cosi e’ stato…
In Austria hai vinto in modo perentorio. Come è stata l’escalation del torneo?
Sono partita con l’idea di provare a vincere il torneo ed è andata come speravo. Ho giocato tutte buone partite, ma la più dura e’ stata sicuramente la partita con Melania Delai. I derby diventano partite più di nervi e testa che tennis. E’ stata una battaglia di quasi quattro ore. Quel match mi ha dato fiducia e carica per andare a prendermi il titolo. Semifinale e finale le ho giocate con aggressività e attenzione. Sono contenta di come ho gestito le emozioni per chiudere entrambi i match in due set.
A questo punto, come mi avevi dichiarato nell’intervista di tre anni fa, esaurita la pratica college, vuoi dedicarti al tennis a livello professionistico e quali obiettivi ti poni?
Non mi pongo nessun obiettivo in particolare. Sto lavorando bene con il mio team e i risultati stanno arrivando. Voglio continuare a migliorarmi, alzare la classifica e cominciare a giocare tornei di livello più alto per confrontarmi con gente più forte e capire su cosa devo migliorare per salire ancora.
Howard Joffe è stato il tuo coach al college. Che cosa ti ha insegnato e che differenza hai notato rispetto agli allenatori italiani?
Howard mi ha insegnato soprattutto a credere in me stessa e trovare la mia strada che non è la stessa di mia sorella gemella Bianca. Avere una sorella che è sempre stata un gradino o due migliore di te ha tanti vantaggi ed è stimolante ma non e’ nemmeno facile… In college probabilmente ci si concentra un po di meno sui dettagli tecnici e ci si allena più ore al giorno. Sono metodi diversi ed entrambi mi hanno aiutata e mi stanno aiutando tanto.
Howard Joffe continua a seguirti e chi è il tuo coach in Italia?
Si, sia lui che Taylor Fogleman mi scrivono ogni tanto su whatsapp. In italia mi sono spostata da poco dal Team Alessandro Moroni di Seregno alla Horizon Tennis Home di Massimo Sartori a Vicenza. Devo tantissimo ad Alessandro e al Tennis Club Seregno. I miei primi risultati importanti li ho avuti con loro e mi sono sempre trovata benissimo là. In rientro dal college sentivo di dover cambiare per fare un ulteriore salto di qualità per provare a diventare professionista full time e a Vicenza mi sto trovando benissimo. Sono seguita principalmente da Nicola Ceragioli. I cambiamenti di gioco fatti con lui sono evidenti e sono convinta che la Horizon Tennis Home sia il posto perfetto per me. Mi sento tranquilla e sempre molto motivata.
La tua squadra del college ha vinto i campionati NCAA. Che sapore ha avuto questa vittoria per te e che valore ha rispetto al tennis professionistico?
Penso che il giorno della finale sia stato uno dei giorni più belli della mia vita… a ripensarci mi vengono ancora i brividi. E’ un qualcosa che nessuno mi porterà mai via. A livello professionistico mi dà orgoglio e forza per lottare sempre. Come al mio primo anno la squadra faceva fatica, alla fine il livello è cresciuto piano piano e io sono riuscita a chiudere in bellezza con il titolo. Mi dimostra che attraverso tempo, lavoro, e voglia di vincere, i risultati arrivano e gli obiettivi si raggiungono.
C’è qualche ragazza di valore che hai visto giocare e che potrebbe seguire la strada di Daniele Collins?
Ce ne sono molte e ne sentirete parlare in futuro.. Voglio nominare due mie compagne di squadra: Peyton Stearns e Lulu Sun. Loro stanno facendo e faranno grandissime cose in futuro quindi occhio!
Come hai vissuto il Covid negli Stati Uniti e che misure sono state prese nel tuo Stato?
In generale ci stavano tutti molto attenti. Le classi sono tutte diventate online e in palestra stavamo sempre con la mascherina. Hanno chiuso la mensa e la study hall di noi atleti. Eravamo poco in contatto tra atleti, noi ragazze del tennis stavamo principalmente con il nostro gruppo e lo stesso avveniva per gli altri sport. Ogni settimana, e a volte anche più di una volta a settimana, avevamo un tampone.
Il ritorno in Italia quanto è stato difficile ed hai vissuto una sorta di “Mal d’America”?
Finito il college a maggio ho invitato qualche compagna di squadra in Italia e abbiamo fatto delle “vacanze d’addio” insieme. Mi mancano già tutte le ragazze e mi piaceva la vita la… Vivere da sola, uscire con le mie amiche, fare attività divertenti con le altre, viaggiare tutte insieme per giocare partite e tornei… Mi mancherà tutto ciò ma ora sono felice della mia vita da tennista professionista qui in Italia.
Tua sorella Bianca è stata convocata in Nazionale. Non ti è venuta un po’ di gelosia e ti sei posta quest’obiettivo?
Ero super orgogliosa di lei quando l’hanno convocata. Credo sia normale un pochino di gelosia. In fondo è il sogno di tutti rappresentare il proprio paese in nazionale. E’ sempre stato un sogno per me e ce la metterò tutta.. chissà, magari ce la faccio anche io!
Di recente abbiamo discusso qui su livetennis del fenomeno del grunting. Come sei tu in campo e ti infastidisce o no questo comportamento?
A me non infastidisce, a meno che non sia un verso strano o esagerato. Io lo uso un po’ e sinceramente mi aiuta a concentrarmi ed entrare e restare con la testa nella partita, per distrarmi il meno possibile. Io mi faccio sentire molto in campo, voglio sentirmi sempre presente e dare segnali alle mie avversarie che sono sempre lì in lotta e attaccate al punto. Penso che qualcuna si infastidisca del mio modo di stare in campo, a volte parlotto con me stessa e mi carico forse un po’ troppo. Sto cercando di trovare il giusto equilibrio a non esagerare, per non spendere energie inutili ma allo stesso tempo tenermi carica per tutto il match.
Hai scritto “Sorrido perché sei mia sorella e rido perché non c’è niente che tu possa farci”. Come definiresti il rapporto con Bianca e quanto è cambiato con l’esperienza in Texas?
Io e Bianca siamo gemelle e migliori amiche. Non immagino la mia vita senza di lei e siamo sempre in contatto. Ci sosteniamo a vicenda e siamo da stimolo una per l’altra. In Texas ci siamo avvicinate ancora di piuù ma allo stesso tempo abbiamo imparato che siamo persone molto diverse e che ognuna deve seguire la propria strada.
Quanto vale Bianca tennista e come interpreti la crisi di risultati che l’ha portata, nei mesi scorsi, ad avere una striscia di risultati negativi?
Bianca è sempre stata e sempre sarà il mio più grande esempio da seguire. Da quando sono tornata dal Texas e mi sono allenata con lei ho notato il cambio di gioco che ha fatto. E’ molto più aggressiva, ti lascia meno tempo e i suoi colpi fanno molto più male. Ora deve avere pazienza perche ci vuole tempo pee trasferire questi cambiamenti di gioco dall’ allenamento alle partite. A lei basta poco per ritrovare certezze e vincere. Mi ricordo un’estate che eravamo insieme ad un torneo e stava facendo fatica… Ha vinto una partita in rimonta e da lì ha vinto una serie di tornei incredibile tutta l’estate!
L’Afghanistan ci sta mostrando immagini di una durezza insopportabile: genitori che affidano i propri figli ai soldati inglesi per salvarli. Che cosa può fare il tennis, che cosa può fare ciascuno di noi secondo te?
E’ tutto molto triste e fa male leggere e sentire cosa sta succedendo in Afghanistan. Nel nostro piccolo dobbiamo seguire tutto cio che accade e mostrare ognuno singolarmente il nostro supporto sui social media. Questo è importante cosicché la questione riguardante la lotta per i diritti umani in Afghanistan rimanga viva tramite espressioni di speranza e positività, per contrastare odio e vendetta.
Esiste una questione femminile nel tennis in termini di rispetto della donna e dei suoi diritti?
In questo ultimo decennio sono cambiati i prize money, in particolare so che finalmente maschi e femmine prendono la stessa cifra negli Slam.
Come hai ritrovato dopo 5 anni l’ambiente del tennis italiano?
Ho notato che siamo tutti molto motivati a salire, visti gli ultimi grandi risultati degli italiani nello sport. Stiamo crescendo a vista d’occhio e i risultati si vedono.
Devo chiedertelo: quali sono i tuoi prossimi impegni?
Gioco il 25 mila di Trieste, poi una settimana a Vicenza di allenamento poi vedo se entro nelle quali dell’ 80,000 in Spagna, altrimenti penso di giocare un altro 25 mila quella settimana li. Poi sinceramente non ne ho idea. Gioco e mi alleno settimana dopo settimana.
“Dimentica di provare a competere con qualcun altro. Crea il tuo percorso. Crea la tua nuova visione”. Forse in questa citazione del grande pianista Herbie Hancock” che Anna riporta sul suo profilo Instagram c’è il senso di questa intervista e, soprattutto, dei giorni che verrranno per lei.
Antonio De Filippo
TAG: Anna Turati, Interviste LiveTennis, Italiane
la brescia, che era intorno alla 200esima posizione, ha dovuto smettere e mettersi a lavorare perché non ce la faceva economicamente. la cocciaretto che è intorno alla 100esima posizione studia giurisprudenza perché non è sicura di farcela, che significa che neppure lei guadagna o almeno non abbastanza per vivere tranquillamente.
in questa bella intervista manca l’aspetto economico: quanto costa la stagione? 100.000? quanto incassi tra sponsor e premi, 20.000? chi paga la differenza?
Sono in rimessa perenne.
Alcuni preferiscono saltare anni di gavetta facendo nel frattempo l’università negli USA, cosí si allenano seriamente e se capiscono proprio di non averne le qualità, possono fare una vita normale, dove il tennis è un corollario o semplicemente un ambiente conosciuto da vicino dove sviluppare la propria professionalità.
A dire il vero c’è scritto nella seconda risposta.
La laurea in Exercise Science, tra l’altro conseguita in una università così prestigiosa, permette di fare tantissime cose, dal fitness coach al nutrizionista al fisioterapista fino, ovviamente, a tutte le figure “sportive”, dal preparatore atletico all’agente al coach.
La posizione media WTA, nello studio 2011-2013, era la # 253.
Ne trattò Claudia Franzè su questo sito (scrollando le domande):
http://www.livetennis.it/post/280359/claudia-franze-dalluniversita-alla-solidarieta-alle-soglie-della-terza-laurea-la-27enne-di-rivoli-racconta-la-sua-storia-e-il-suo-ritorno-sui-campi-da-tennis-guidandoci-allo-studio-del-mondo-itf/
@ Ueda (#2909880)
Il prize money è al lordo e ciò che incide maggiormente sono i viaggi + alloggi + pasti a te ed al coach.
Il resto sono tutti costi quantificabili .
Poi c’è il discorso infortuni che magari ti porta via i passaggi più proficui economicamente.
Post scriptum.
Ho provato a cercare il prize money della Turati ed è 34.000 dollari.
Grande Anna tennista corretta e senza fronzoli.
@ salvovr46 (#2909818)
Certamente la famiglia a livello economico conta molto. Ma in realtà fino alla 500 ci sono tanti fattori che aiutano nelle entrate. Quasi tutte possiedono sponsor(anche indietro dalla 500 questo, ovviamente molto probabilmente si limitano ad offrire i vestiti e le racchette) che in molti casi sono veramente di grande aiuto. Poi certamente per risparmiare non si avrà un grande staff… Ci si allena con qualche allenatore che non sarà di certo a tempo pieno e poi si viaggia con un famigliare se si ha la possibilità, talvolta anche da soli( Stefanini nella sua vittoria a Radom era sola per esempio). Il trucco per lo staff sta semplicemente nel avere poche persone e soprattutto non a tempo pieno. Poi ci sono i vari campionati a squadre in giro per il mondo che pagano abbastanza bene. Anche i tornei open in un certo senso sono di grande aiuto perché possiedono degli ottimi montepremi. Questo è quanto. Basta sapersi organizzare e ce la si fa. Dalla 300/250 in su ce la si fa bene, sotto è più dura ma se le tenniste ci sono vuol dire che ce la fanno.
Interessante, ma sarebbe stato meglio parlarne nell’intervista.
Peraltro sicuramente più facile trovare impiego come fisioterapista.
@Brunero
@Octagon
Io penso che nella vita qualsiasi cosa faranno la faranno con lo stesso approccio che hanno avuto fin’ora ossia con serietà impegno e grande dedizione,
il tutto con in piu’ un background dell’esperienza USA dura e assolutamente formativa,
Tanto di ammirazione per queste ragazze e tutti quanti hanno intrapreso e avranno la fortuna di intraprendere questo percorso!
@ salvovr46 (#2909818)
In primis non hanno uno staff personalizzato ma comunque chiudono alla fine dell’anno sempre in perdita.
Se non ricordo male qualche anno fa il punto di pareggio per il tennis femminile era intorno alla posizione 170/180 (cercando ovviamente di riuscire a fare qualche competizione a squadre remunerativa)
Fino a che i genitori pagano si puo’ fare questa vita da turisti del tennis poi ovviamente si devono fare altre scelte
Personalmente ritengo il college la strada piu’ giusta, si crea una base di studio e di esperienze con la quale sara’ piu’ facile trovarsi un lavoro quando si realizza che all’interno di quei 200 entrano solo in 200…
Saluti
@ Brunero (#2909829)
E tu pensi di pagarti il tennis da Pro con 1.500 euro al mese facendo allenamenti part-time?
Che barzellette mi tocca sentire .
@ salvovr46 (#2909818)
I loro sponsor sono la famiglia.
Il suo ex coach era Piatti.
Non è nulla di scandaloso.
Se non sei un pro fin da giovanissimo è tutta una rimessa nel tennis .
@ Octagon (#2909821)
Bianca turati e laureata in sport management la gemella in fisioterapia e osteopatia non credo abbiano problemi a trovare lavoro
Sarebbe interessante sapere da lei, come da altre ragazze, che lavoro pensano di fare nella vita; nello specifico come ha indirizzato i suoi studi negli USA e come pensa di metterli in pratica nel mondo lavorativo.
Mi sono sempre chiesto come facciano a mantenersi i tennisti oltre la 400 esima posizioni, cioè uno staff personalizzato costerà decine e decine di migliaia di euro l’anno, non hanno sponsor e i premi dei tornei a cui partecipano sono ridicoli.
Grande Anna