Andrea Gaudenzi e il futuro del tennis, “Focus sui fan e siamo a un bivio, come quando le etichette musicali hanno mediato con Spotity”
“Invece di spendere il 90% del tempo in conversazioni tossiche, che alla fine prosciugano tutte le energie, tempo e denaro, il vero problema è l’unità, è trovare un modo in cui giocatori e tornei possano effettivamente lavorare insieme e crescere nella stessa direzione. Se devi discutere la formula dei prize money ogni due anni, è molto difficile guardare in avanti e pensare a lungo termine, a come risolviamo i nostri problemi e come possiamo migliorare il sistema per tutti”.
La “tocca piano”…. si potrebbe dire, Andrea Gaudenzi. Così il Presidente dell’ATP inizia una lunga e assai interessante intervista rilasciata qualche giorno fa al magazine SportsPro, in cui ha descritto i particolari del suo piano strategico per rinnovare il mondo del tennis, risolvendo alcuni dei nodi irrisolti, venendo incontro alle richieste dei giocatori e cercando di far fare allo sport un passo in avanti verso il futuro. Dalle parole di Gaudenzi emerge la sua visione, una sorta di vero e proprio Manifesto, che osservato nei particolari è molto interessante. Riportiamo le parti più importanti del suo pensiero, che spazia dalla stretta attualità a piani concreti per il futuro. Un futuro che secondo il romagnolo può essere di grande crescita e soddisfazione, a patto di aver voglia di cambiare e di farlo insieme.
“Dopo questo, che ritengo l’aspetto più importante sia la necessità di focalizzarsi sui fan, che alla fine sono il destinatario di tutto. Sono loro che comprano i biglietti, guardano le partite in TV, leggono i media e sono la platea per i nostri sponsor. Quindi, invece di avere un approccio incentrato su questo torneo o sul giocatore, penso che dobbiamo spostare la nostra attenzione sui nostri fan e cercare di offrire un’esperienza migliore e più ricca lavorando insieme. Questo è il secondo punto per importanza su cui dobbiamo lavorare”.
Qua Gaudenzi ricorda il suo background: da giocatore Pro, si è laureato e quindi ha vissuto molte esperienze di alto livello in ambito manageriale, focalizzandosi soprattutto sull’aspetto media: “Sono stato coinvolto in settori diversi, principalmente di intrattenimento, media e tecnologia”. Infatti nel gennaio 2017 è diventato direttore non esecutivo di ATP Media, il reparto che si occupa di vendita globale, produzione televisiva e distribuzione del tour. Fu allora, spiega, che vide l’opportunità che esiste per il tennis nell’era digitale.
“Il tennis, come proposta televisiva lineare, non era un ottimo prodotto negli anni ’90 perché non sai quando inizia una partita, non sai quando finisce, non sai chi sta giocando il giorno prima. Nel digitale e OTT (over-the-top, sono definite tutte quelle media company che offrono servizi e contenuti direttamente via Internet, bypassando i sistemi di distribuzione tradizionali, come il digitale terrestre o il satellitare, ndr) di oggi, invece è perfetto: hai più campi a disposizione, è attivo praticamente ogni giorno dell’anno, hai più partite per fusi orari diversi, è globale nel senso pieno del termine. Offre match di uomini e donne, che penso sia un enorme opportunità non solo in termini di prodotto, ma anche perché il nostro pubblico è diviso e differenziato”.
Gaudenzi definisce il suo piano come una “continuazione” dei progressi fatti dell’ATP col mandato di Kermode, anche se il passo in avanti che cerca con la sua leadership è la trasformazione digitale. “La complessità sta nel trovare una storia e un racconto dove tutti possano sentire che c’è valore per tutti i soggetti coivolti. Deve essere vantaggioso per tutti, se ci si è mossi facendo qualcosa in cui ci sono “perdenti”, non funzionerà. Il prodotto deve portare vantaggi e valore per tutti”.
Enorme base di fan, scarso ritorno economico
A fondamento delle sue teorie e della visione innovativa riguardo l’aspetto pubblico-media, Gaudenzi individua un problema centrale per l’ATP e per il tennis. Secondo un sondaggio YouGov citato nel suo documento strategico, il tennis è il quarto sport più popolare al mondo con poco più di un miliardo di fan. Tuttavia secondo un affidabile un rapporto del 2018 di Sports Business Consulting, ottiene solo una quota dell’1,4% del mercato globale dei diritti dei media – con un introito annuale inferiore a 700 milioni di dollari attraverso l’ATP, WTA, ITF e i quattro Grandi Slam. Una miseria, e per Gaudenzi il motivo di questo scarso ritorno è la frammentazione. “Oggi abbiamo un ricavo per fan che è di 0,50 dollari, quando il golf ottiene 3 dollari, sei volte tanto. Come possiamo effettivamente aumentarlo fornendo una migliore esperienza al tifoso che forse vuole avere più tennis, è disposto anche a pagare di più, ma non è in grado di farlo? Si arrendono semplicemente a causa dei diversi punti deboli del sistema”.
L’obiettivo del piano strategico è creare un prodotto che possa sfruttare i vantaggi di questo sport durante un cambiamento fondamentale nell’ambiente dei media: “Quando queste società di media tecnologici si lanciano, si espandono definitivamente in 150 mercati. Prendete Apple Music, Amazon Music: sono in tutti i mercati. Amazon oggi è il primo ad essere in video, nella musica e ora nello sport. Video, Musica e Sport, questi sono i tre principali settori verticali dell’intrattenimento insieme ai video giochi, che è il quarto. Un Apple Sport, o un Amazon, o un Netflix, o anche gli attuali player del settore, bramano un prodotto globale, perché si rivolgono e distribuiscono in più mercati con quel tipo di contenuto“.
In questo si inserisce anche la fortissima frammentazione a livello di tornei per quanto riguarda la proposta dei contenuti. La sua idea è quella di centralizzare il più possibile la gestione e offerta, per migliorare efficienza e facilità per chi ne fruisce: “Pensa ai nostri tornei con 64 siti web, 64 app, è una quantità enorme di duplicazioni. Poiché non abbiamo le proprietà digitali che si adattano a un database centrale, non raccogliamo i dati. Al momento non possiamo fornire un’esperienza single sign-on, in cui vai in un posto e tutto il tuo tennis è lì, perché non abbiamo quelle piattaforme”. A suo avviso, e obiettivo a lungo termine del suo mandato, è necessario un’esperienza più unificata, che aiuterebbe la diffusione dello sport: “In definitiva il tifoso di tennis è un appassionato di tennis. Amano il tennis, amano il prodotto, non si preoccupano di cosa c’è dietro”.
La frammentazione, altro “problema”
“Oggi abbiamo quattro Slam, il WTA Tour, l’ATP Tour, circa 250 tornei e l’ITF che vanno sul mercato in cicli completamente separati, indipendentemente, quindi non siamo affatto sincronizzati. Vivo nel Regno Unito, abbiamo bisogno di tre o quattro abbonamenti per seguire tutto lo sport. È complesso… non funziona”. Gaudenzi è fermamente convinto che i prodotti che il tennis deve sviluppare nei prossimi anni avranno senso solo se saranno in grado di offrire quanti più contenuti sul tennis possibile. Un approccio più unito darebbe maggior peso, ad esempio, a qualsiasi servizio OTT per il “super-fan” che vuole “vivere e respirare il tennis cinque o sei ore al giorno”. Per questo paragona la situazione del tennis oggi al bivio che hanno dovuto affrontare le principali etichette musicali quando hanno deciso di condividere la propria offerta su Spotify e Apple Music, mettendo da parte la loro “battaglia per il talento” per seguire gli ascoltatori nel futuro, ossia i clienti che danno loro da vivere. “I titolari dei diritti del tennis devono essere allineati perché parliamo con le stesse persone, non devono competere direttamente per l’audience. I nostri tornei sono in un momento diverso nel calendario. Wimbledon non compete con gli Australian Open, così come i nostri tornei non competono con loro. Il competitor del tennis è il mondo intorno, con altri intrattenimenti come Netflix”.
Tuttavia i media tradizionali hanno ancora un ruolo basilare: “La TV lineare, come il cavo o satellite, è ancora molto importante. Vediamo la tendenza al ribasso ma, come è successo nella musica, ad oggi il 20% delle vendite è ancora CD, anche se non lo si crederebbe. Ci sono voluti circa 15 anni per passare da un modello 80/20 in cui il digitale era 20. Quindi ci vuole tempo, e devi essere intelligente in quella transizione perché non avviene dall’oggi al domani e devi considerare tutti gli attori coinvolti”.
“Abbiamo città fantastiche e non abbiamo bisogno di cambiare tutto. La maggior parte delle cose che stiamo facendo e che abbiamo fatto in passato sono davvero eccellenti. Adesso è il momento di impacchettarlo in modo diverso perché i tempi stanno cambiando. Il nostro pubblico è di oltre 45 anni; tra cinque o dieci anni dobbiamo parlare con i miei figli, che sono persone completamente diverse, e siamo noi a dover stare al loro passo”.
Tornei e prize money
Uno dei grandi nodi nel tennis oggi e aspetto primario per i giocatori – tanto da aver portato alla nascita della PTPA – resta quello economico e organizzativo, ossia la percentuale di guadagno che spetta ai giocatori (oggi molto bassa rispetto alle leghe Pro americane) e la formula dei tornei nel calendario. Gaudenzi su questo ha lavorato e proposto ai giocatori una versione della sua strategia, ricevendo un’accoglienza positiva, ma è consapevole che lo attende un duro lavoro per renderla operativa. Ha proposto una nuova formula per i prize money, con un livello “di base” per i tornei destinato a crescere del 2,5% anno dopo anno, e un accordo di partecipazione agli utili 50/50 tra giocatori e promotori. Questo è proprio quello a cui aspirano i tennisti. L’obiettivo è introdurre gradualmente questi meccanismi nelle prossime stagioni, dai tornei Masters 1000 in giù. Ciò si aggiungerà a una nuova serie di procedure di revisione per garantire la coerenza nel modo in cui i diversi eventi misurano la loro performance finanziaria, restando sostenibili.
Oltre a questo, il piano prevede di apportare modifiche al calendario: alcuni Masters 1000 verrebbero allungati a 11 o 12 giorni con tabelloni allargati, offrendo ai promoters tornei più interessanti con tutti i migliori al via, e consentendo più giorni di riposo ai tennisti. Questo avrebbe ripercussioni positive anche a livello organizzativo ed econonico: i giocatori di livello inferiore avrebbero accesso a prize money superiori rispetto ad un ATP 250. Termini più rigidi con un torneo sicuro della data e del suo svolgimento per molti anni fornirebbero certezza ai promoters di spalmare i costi dell’investimento nel tempo e ricavare economie di scala. “Il modello di Indian Wells, che è una licenza di 30 anni, funziona” afferma Gaudenzi.
La crisi del Covid-19 ha avuto un impatto terribile su uno sport che ancora dipende fortemente dalla vendita dei biglietti come fonte primaria di reddito. Come in tanti altri contesti, la pandemia di coronavirus è servita ad accelerare le tendenze che, sotto sotto, erano già in atto. Per Gaudenzi ha mostrato all’ATP dove deve essere per tenere il passo: “Penso che stia solo confermando la direzione, dobbiamo raggiungere i fan tramite i media, raccogliendo i dati, e dobbiamo investire nella tecnologia per farlo. Raggiungiamo l’1% delle persone on-site. Meno dell’uno per cento. Ed è bellissimo: adoro andare a Wimbledon, è una delle migliori esperienze che puoi vivere e, in realtà, mi è piaciuto molto più come fan che come giocatore, ma non è per tutti. Vogliamo dare tennis a più di un miliardo di persone, e non possiamo farlo per tutti sul posto. Quindi il Covid ha messo a dura prova l’economia, ma penso che renda chiaro che l’opportunità c’è”.
Questi sono le parti salienti della lunga intervista di Gaudenzi. Un programma complesso e si potrebbe dire ambizioso, perché vede opportunità e cerca una crescita a braccetto con le nuove tendenze sociali e dell’intrattenimento. Unica nota: il Presidente dell’ATP parla – giustamente – di andare a cercare il pubblico per soddisfarlo, con nuovi metodi di fruizione del gioco. Ma… siamo sicuri che non ci sia da fare qualcosa per rendere il prodotto più stimolante, vario ed interessante?
Marco Mazzoni
TAG: Andrea Gaudenzi, ATP, Futuro Tennis, Intervista, Marco Mazzoni, Masters 1000, nuovi formati, Presidente ATP, prize money, Tennis in Tv
@ Xcataflic (#2668265)
e perchè non rilanciare il doppio e il doppio misto imponendo che le coppie durino una intera stagione, o magari anche che siano composte da connazionali, sempre per stare in tema….
la serie B ha il suo pubblico, ed anche le leghe dilettantistiche minori anche senza Ibra e Ronaldo, basta dirlo e tagliare i costi agli atleti che se sono campioni possono sempre passare al circuito wolrd come ci sono i campioni di basket italiano che giocano in NBA..
@ puertoescondido (#2668303)
Carissimi,
è verissimo che dai 101 ai 500-600 al mondo ci sono molti atleti maturi che tennisticamente non hanno più niente de dire ma ci sono anche tanti giovani e giovanissimi a corto di quattrini per potersi permettere un allenatore bravo, una prestigiosa accademia, due allenamenti al giorno con la relativa assistenza di fisioterapista, mental trainer, ecc.
Il risultato è che continuano a stazionare in quella “aurea mediocritas”
per tutta la carriera o spesso smettono per fare altro.
Ovviamente se mamma e papà hanno il “portafoglio a fisarmonica” mantengono le loro chances di emergere come pure se hanno la fortuna (che è un fatto casuale) di essere iscritti in una federazione forte, attenta ai suoi giovani ed economicamente ricca (es. Francia).
Questa organizzazione ATP tutela soprattutto se stessa ed i giocatori più forti del momento, la realtà è che in questo sport chiamato tennis è la “middle class” dei giocatori che è massacrata economicamente, nel CALCIO il giocatore n.1 al mondo guadagna 20 milioni di dollari all’anno netti, MA il giocatore n.500 al mondo guadagna almeno 2 MILIONI di dollari netti all’anno , la REALTA’ è che chi è al vertice ha il complesso di ERODE :”Fare fuori nei limiti del possibile ogni possibile futura concorrenza”.
Pensa se una cinquantina di gruppetti di tre-quattro giovani giocatorelli under20 con classifica 300-400 al mondo potessero permettersi un bravo allenatore a tempo pieno per fare una dozzina di allenamenti settimanali usando i quattrini
di questo auspicabile fondo ATP , ogni anno emergerebbero molti nuovi talenti e per il mio idolo Roger Federer, per il superpallettaro più forte di tutti i tempi e per il super robot la vita tennistica si chiuderebbe in fretta.
Di Zverev, Medvedev, Tsiptas ne emergerebbero 3 all’anno e non 3 in dieci anni come è stato fino ad ora !!!!!!!
Gaudenzi questo lo sa benissimo però sa pure che non può spingersi troppo oltre per cui dice di creare qualche “quasi slam” , una rete planetaria tennistica per trovare qualche soldo in più ma sono solo solo palliativi.
Il tennis si modernizza soprattutto facendo tutto il possibile per fare emergere nuovi talenti ed i quattrini alla “middle class” tennistica aiutano e tanto.
@ M@ssimo (#2668339)
Ricorda bene: nel dicembre del ’79, per la precisione
Concordo. Poi effettivamente il terzo canale arrivò proprio nel ’79 se non ricordo male.
Interessante ragionamento.
Questo dettaglio smonterebbe in buona parte la costruzione di uno dei cavalli di battaglia utilizzato da chi vuole stravolgere, o semplicemente modificare, le regole del Tennis. Che vuole che questo sia necessario affinchè i giovani si avvicinino televisivamente al nostro sport e di conseguenza sgancino pecunio con soddisfazione.
Effettivamente solo una minoranza della generazione che potrebbe stare oggi davanti alla tv tutto il giorno, approverebbe qualcosa a livello di modifiche creative, tipo abolizione dei vantaggi, set corti e via di seguito… E quando fra una ventina di anni i più o meno giovani di oggi saranno dei vecchiacci anche loro, probabilmente nel frattempo avranno cambiato idea anche loro sulle sveltine.
Io di sicuro, per esempio, non pagherei una lira per vedere quel che rimane della coppa Davis, mentre avrei sborsato tranquillamente per assistere ancora a quel che fu…
Comunque, c’è da dire che Gaudenzi, da quello che leggo nell’intervista, non parla di precisi cambiamenti delle regole, però nei mesi passati aveva già espresso pareri favorevoli, per cui la preoccupazione rimane.
È chiaro che il tennis deve imparare a vendersi bene sulla Tv e in rete. Questa pandemia ha dato una lezione severa alle affluenze in stadi e palazzetti. Gli stessi tornei devono puntare di più sui diritti di messa in onda in rete e tv che sui biglietti.
È disposto anche a pagare di più? Ma lo sa quanto costa un abbonamento a Sky per vedere tutti i tornei?
che sciocchezza. un talento vero staziona molto poco tra i 500-600, e prima o poi è destinato ai vertici anche lui
è una visione miope e antecomunista. non porta a nulla se non all’appiattimento ulteriore.
Nell’estate ’79 però c’erano solo 2 canali e le possibilità di scelta, per chi decideva la messa in onda, erano minori. Non per giustificare una scelta comunque scellerata, peraltro reiterata in molte altre occasioni ed a cui -guarda caso- solo il calcio era immune, ma in una mentalità che valutava più importante il mantenimento del palinsesto, in cui interrompevano anche tutti i pomeriggi le trasmissioni, che comunque cominciavano intorno alle 12h e non sforavano di molto le 00h, l’interruzione di una cronaca sportiva per il TG era la norma.
A ben pensare non ricordo se e quando le dirette da Wimbledon fossero state spostate sul terzo: io me le ricordo sempre sul secondo, ma è passato tanto tempo da che non sono più sulla TV di Stato (e nel ’79 avevo 11 anni…).
Guarda, detta così mi fa rabbrividire(l’idea di provincializzare una cosa globale mi sa di salto indietro nel tempo)ma forse non è una idea peregrina.
Penso l’esatto contrario di Gaudenzi , non si devono trasformare sempre di più gli ATP 1000 in dei quasi Slam, così anche se io n.250 al mondo vinco un paio di partite delle qualifiche porto a casa un discreto gruzzoletto , l’impostazione va rovesciata.
Gli Slam devono essere su 64 partecipanti e le qualifiche su 128, gli ATP1000 idem, i 500-250-125 vanno lasciati così.
Il super fan da 5-6 ore al giorno, scendi dalle nuvole , quanti ce ne sono e quanto valgono sul piano pubblicitario ? Ben poco.
E’ la QUALITA’ dello spettacolo offerto che ne aumenta il valore e la qualità passa da Slam ed ATP1000 a 64 partecipanti , elementare…caro manager !
Il super fan da 5-6 ore al giorno deve essere un vecchio pensionato per forza di cose, i più giovani prima lavorano, la giornata è solo di 24 ore .
C’è il problema dei giocatori da 100-150 al mondo a 500-600 al mondo che riescono a malapena a sbarcare il lunario e rappresentano una grave ingiustizia ed una delle concause dello scarso ricambio ai vertici delle classifiche.
ATP dovrebbe trattenere almeno il 5% delle sponsorizzazioni e distribuire l’importo ai giocatori da 101 a 500 al mondo . Da 101 a 200 almeno 80-90 mila dollari cadauno, da 201 a 300 almeno 50-60 mila dollari e da 301 a 500 almeno 30 mila dollari a testa. Questi quattrini devono a fine stagione essere trasferiti sui conti correnti dei suddetti giocatori.
Capisco che l’incasso a botteghino di Slam ed ATP 1000 calerebbe ma un bravo manager deve “tirare su” più quattrini dagli sponsor perchè il livello di questi tornei con 64 giocatori sale e di molto.
Ma come ripeto e scrivo da anni i top 10, i top 20 hanno VERAMENTE voglia di aiutare alcune centinaia di atleti che con maggiori risorse finanziarie per allenarsi bene potrebbero produrre NUOVI e pericolosi avversari ?????????
Ma chi vuoi che ci creda carissimo Andrea Gaudenzi che i giocatori TOP finanzino chi potrebbe in seguito scalzarli se meglio allenati ?
Un veicolo di trasmissione globale di tennis forse è fattibile , ma i grandi tornei vogliono la loro libertà economica, certo è stata assassinata la Coppa Davis, ATP dovrebbe gestirla, sicuramente farebbe meglio del calciatore, ATP dovrebbe invitare le federazioni nazionali a boicottare QUESTA Coppa Davis, se la dovrebbe prendere in carico e restituirla alla storica formula.
Certamente arriverebbero quattrini dagli sponsor e dalla pubblicità.
@ Gattone dei Rettangoli Bianchi (#2668112)
Mute’ sarebbe Moutet?!? Lei è un mito! Comunque per me meglio Gaston di Mute’ (per quanto anche Mute’ sappia confidenzialmente dar del tu alla pallina).
Speriamo in Musetti, che non si faccia distrarre dalle prime luci della ribalta e dai facili guadagni e che continui a farsi un mazzo tanto perché, purtroppo, quelli che piacciono a noi per vincere devono sforzarsi il doppio dei noiosi (che -per inciso- non sono tutti bimani così come non tutti i bimani sono noiosi).
Si, si. Indimenticabile l’interruzione sul set point nei quarti contro Pat Duprè per mostrare l’orologio, siglette varie e un telegiornale delle ore 17.
Va bene che eravamo giovani e che tutto quello che succedeva allora ci sembra più bello ma qui non ti posso seguire. La RAI era terrificante nella gestione di questi eventi.
Io mi ritengo benestante. Poiché ho molteplici interessi oltre al tennis, metto a disposizione una certa cifra all’anno per poter vedere in TV gli incontri dei tornei che mi interessano. Questa cifra per me deve stare entro i 50€€. Mentre chi detiene i diritti di 3/4 dei Tornei Maggiori resta pienamente in quest’ordine di cifre, chi detiene i diritti per Wimbledon, da solo, ne chiede più della metà.
Va da sé che continuerò a cercare di vedere Wimbledon a sfroso, anche se recentemente c’è stato un netto giro di vite a chiusura di molti siti di scommesse che consentivano la visione senza spendere alcunché.
Se dovessero chiuderli tutti io comunque non pagherò circa 30€€, poco più o poco meno, per vedere 15/20 giorni di grande tennis sui campi di Church rd/Roehampton (dove, in realtà, c’è solo un campo visibile).
Non credo di rappresentare un’eccezione: ne tenga conto Gaudenzi e chi con lui crede che il pubblico appassionato sarebbe disposto a spendere “qualsiasi” cifra pur di vedere i principali incontri della stagione, perché -ripeto- ci sono anche altri interessi da “foraggiare” e, prima di tutto, bisogna mantenersi, dignitosamente.
Se, con 50, 60, al limite anche 75, €€/anno mi si consentisse di vedere ogni incontro (qualificazioni comprese) dei 4 Tornei Maggiori, di quelli da 1.000 punti, di Rotterdam, Barcellona, Queen’s e Tokyo (magari aggiungendoci anche la ciliegina di Newport), credo che ci starei comunque. Già 100€€ all’anno per me sarebbero ingiustificati.
Il paragone col golf è insensato: già il tennis è di nicchia, ma rappresenta comunque una sublimazione di istinti combattivi che albergano in ogni animo e quindi può appassionare larghe fette di pubblico; il golf è alterigia agonistica fatta competizione, nelle sue gestualità, nella ampiezza dei terreni di gioco, nella diluizione temporale delle gare che ha -forse- eguali solo nel cricket: ne deriva -non so se inevitabilmente, certamente di fatto- che interessi fasce di popolazione molto più ristrette e rastremate verso l’alto della scala sociale, disposte quindi probabilmente a spendere 3,4,5 volte o più di chi segua (o pratichi: il rapporto è lo stesso) il tennis.
Non per niente a me, che pure ho una cultura media e non sono certo parte di chi segua il calcio, la F1 e null’altro, del golf non me ne importa un accidente.
@ Gattone dei Rettangoli Bianchi (#2668113)
il numero 500 non campa di tennis perchè il tennis è l’unico sport dove i campionati nazionali e continentali non contano nulla e tutto è globale. se ATP dividesse il circuito per aree, europa, asia, oceania, america nord e sud e creasse classifiche regionali e master 500 regionali che attribuissero titoli continentali o nazionali si potrebbe ampliare la base dei tennisti professionisti in grado di mantenersi e ampliare magari il seguito dei tornei riducendo nel contempo i costi delle trasferte..
Sì ma alla fine cosa è che ti venire la voglia di vedere una partita di tennis?.
Zverev_ Djokovic o Panatta-Nastase ?
Il tennis paga lo scotto dell’accessibilità globale ora che puoi vedere uno slam per 15 giorni dal primo all’ultimo incontro dal primo game al match point anche sul tuo telefonino si è perso il fascino delle due ore di Rai tre il pomeriggio quando trasmetteva Wimbledon, un tempo ci si appassionava al tennis emulando Panatta prendendo lezioni e vedendo una partita in tv per ammirare il talento le gesta i colpi dei campioni, oggi i social stanno trasformando i fan di Federer Nadal e Djokovic in ultra da curva di stadio di calcio
Soldi! Come profumano sti soldi!
Tutto giusto, tutto politically correct, tutto sterilizzato, tutto in funzione dell’audience televisiva, tutto in funzione dei volumi di scommesse, tutto in funzione dei soldi (sempre di più ma sempre per meno persone).
Tanto per dire, c’era una manifestazione bellissima che fino al 2018 riempiva sempre gli stadi di tennis, chiamata Coppa Davis, dove il pubblico si emozionava fino a stracciarsi gli abiti di dosso. Ma l’hanno sterirlizzata e uccisa: nel 2019 stadi vuoti a Madrid e nel 2020 addirittura cancellata. Prima di tutto vogliamo far rifunzionare una cosa che funzionava?
Si può rendere più avvincente lo spettacolo, renderlo fruibile in varie forme, andare a trovare i fan e convincerli a contribuire in maniera più diretta verso il mondo del tennis.
Queste sono strade da percorrere.
Ma anche rendere più piacevole da guardare il gioco potrebbe avere senso.
A volte attira più persone vedere un gioco spettacolare che l’adrenalina dell’evento data da risultato e tensione.
Ci sono aspetti su cui non è facile intervenire, ma che sarebbero importantissimi.
@ Gattone dei Rettangoli Bianchi (#2668113)
Sono d’accordissimo.
Se quasi nessuno o comunque ben pochi guardano e/o pagano per vedere un match tra i numeri 300 e 400 del mondo in base a cosa, nonostante il merito di essere arrivati a quel livello, questi giocatori dovrebbero ricevere maggiori compensi? I tennisti devono essere ricompensati in base alla “ricchezza”= interesse economico che generano, nessuno fa beneficenza. Semmai si dovrebbe intervenire per abbassare i costi che ogni tennista (e in particolare i giovani che si affacciano al professionismo) deve affrontare per giocare nel circuito, in modo tale da renderli sostenibili anche per chi ha meno possibilità.
Non c’ho capito molto, ma non vorrei che la sintesi fosse: soldi soldi soldi.
La verità sta due articoli più sotto.
I 4 slam fanno quello che vogliono e ognuno per conto suo. Regole differenti rispetto agli altri tornei, persino diverse tra loro (5 set).
L’ATP, il suo calendario e persino i suoi giocatori sono fattori che non interessano a meno che non si pieghiamo al loro volere.
Gaudenzi può dire quello che vuole ma è a capo di una finta associazione che conta poco o nulla.
l’unica cosa che può fare l’atp è toglierlo dall’assegnazione dei propri punti.
ma è una possibilità teorica, per l’80% dei partecipanti il premio degli slam rappresenta gli incassi dell’anno.
in altri termini, la crisi di interesse del tennis è già in fase molto avanzata: il circuito atp è messo meglio mentre il wta è di fatto morto. di fatto senza slam, che sono agganciati al atp ma non sono atp, il tennis pro semplicemente non esiste. e non esiste perché incassa dai diritti tv pochissimi soldi e quasi tutti concentrati sui 4 slam.
o si interviene in qualche modo, oppure il tennis pro scompare.
l’atp non ha competenze sul gioco del tennis. l’atp deve consentire a chi gioca a tennis di guadagnare dalla disputa delle partite.
chiunque abbia un minimo di conoscenza del mondo reale sa due cose: che l’offerta di entertainment è diventata di fatto infinita e che il tennis non se lo fila nessuno con la sola eccezione dei 4 slam.
di questo passo tra 10 anni potranno fare i professionisti 50 giocatori in tutto il mondo. vedi tu.
E’ che solitamente le scelte oggigiorno non sono fatte afficnhè siano le migliori, ma in quanto capaci di generare, così per dire, convenienza.
Gaudenzi può veramente rivoluzionare la struttura dell’ATP e dell’organizzazione professionistica del tennis in generale, questo perché è stato un tennista professionista (cosa che gli consente di capire bene le esigenze dei giocatori) ed è un grande manager.
La mia sensazione è che in passato ci sono stati grandi manager che non erano stati tennisti professionisti o ex tennisti professionisti che non erano grandi manager. Adesso c’è finalmente una persona adatta.
Peccato che in passato alla presidenza dell’ATP non sia arrivato un Tiriac o un McNamee. Come si dice: meglio tardi che mai!
Le cose sono leggermente differenti… è vero che c’erano i cavalli, poi il treno, poi le auto e c’era chi voleva resistere vedendo male i nuovi arrivati.
Ma non è che stavano trasformando i cavalli. Loro erano stati dei mezzi di trasporto e sono arrivati nuovi mezzi di trasporto. Non hanno trasformato i cavalli per renderli “attuali”!!!
Qui invece si intende trasformare l’esistente. Come dicevo prima c’è una sottile differenza.
Si vuole fare un NUOVO gioco/motore a scoppio che soppianti il tennis/cavallo? Bene, se si pensa che il tennis sia superato, che si faccia. Ma non uccidete il tennis per creare un organismo geneticamente modificato, così come chi ha creato il motore a scoppio non ha ucciso i cavalli.
@ alessandro zijno (#2668066)
Far campare col tennis il numero 500 significa allargare il reddito di cittadinanza a chi va a divertirsi anziché studiare o andare a lavorare. È di questo che stiamo parlando. È giusto che il numero 500 ma anche il 400 il 300 il 200 paghino di tasca propria (cioè dei genitori). Tanto esisterà sempre un numero 500 400 300 o 200. Non è che se aumentiamo la beneficenza a pioggia aumenta la qualità del tennis. I sostegni vanno dati agli juniores, fino ai 18 anni, allargando il più possibile la base, non a chi non è capace. Ma di cosa stiamo parlando… Incredibile miopia.
Io se vedo i monocordi bimani voglio cambiare canale dopo 4 minuti e 6 secondi. Non reggo fino a 5. È questo il problema che la gente non vede o fa finta di non vedere o non capisce. Altro che esperti di marketting. Qui ci vorrebbe qualcuno che usi la testa a 360° gradi. Ma per fare quello – usare la capa – devi allenarti con costanza sin dall’infanzia su un rettangolo bianco, non su uno rosso o verde o blu. Altrimenti hai visione parziale e limitata dei fenomeni della realtà. Se ti alleni sul bianco tutto appare più chiaro. E se non ti appare chiaro è perché non ti sei allenato abbastanza sul bianco. Gaudenzi si è allenato molto più sul rosso che sul bianco… E i risultati si sono visti e si vedranno.
Se invece vedo Federer Shapovalov Kyrgios Paire Mute’ Musetti Brown o anche un Pospisil qualunque vado avanti a oltranza a seguire un match con pathos. Nella speranza che possano schiantare il noiosissimo monocorde bimane di turno. That’s all Folks. Parafrasando al contrario il mitico Cagón: “il Tennis non è un gioco semplice”.
L’ATP non può spostare nessun slam visto che non sono di sua competenza. Cosa che tra l’altro è una anomalia bella grossa
E’ una bella ‘testa’, se ha avuto successo nel campo imprenditoriale un motivo ci sara’. Le persone ‘giuste’ dove le metti creano sviluppo e sfondano in ogni campo. Elon Musk ad esempio, crea Paypal, crea Tesla diventando la prima casa di auto al mondo per capitalizzazione, crea Spacex conquistando lo Spazio,crea Neuralink e promette ad un cerebroleso, in day hospital con un intervento di neanche 2 ore al cervello con una macchina che opera tutto da sola, di camminare nuovamente. Quindi, Gaudenzi e’ l’uomo giusto per il tennis del futuro.
@ ilpallettaro (#2668059)
Sinceramente non capisco come si possa accettare questa gestione 11 mesi dopo l’inizio della pandemia. L’Australia balla nel manico senza prendere una decisione ? Si crea uno scenario alternativo. Si paventa lo spostamento dello slam in altra sede, come è successo per MotoGP e formula uno. Ma erano cose da fare mesi fa. Non esiste che il tennis non abbia idea di come ricominciare l’anno. E mi sembra assurdo che nemmeno se ne parli, come se fosse tutto a posto.
Si cambia il necessario per non cambiare la sostanza! il tennis deve aprirsi a nuovi orizzonti altrimenti si rischia di farlo diventare uno sport di nicchia. Attenzione, una cosa è essere ancorati alle tradizioni, un’altra essere SNOBBISTI e CLASSISTI!
lo sport crea i suoi miti attraverso le vittorie: nessuno conosce le storie romantinche e le vicende avventurose del numero 500 del mondo, ma sa tutto di federer, messi, lebron, hamilton.
il tennis ha il problema che per interi minuti non succede nulla. decine di minuti. troppe pause, troppo vantaggio sul servizio.
l’ace è spettacolare se è un evento raro, altrimenti ha la stessa attrattiva del tiro al piattello.
il tennis deve ridurre le pause tra un punto e l’altro e allungare il tempo giocato per singolo punto.
Bravo, lo story telling è essenziale, un capsone come Kirgios attira 20 volte più che un Carreno Busta.
Secondo me oggi giocano troppo bene, troppo precisi, troppo la cosa giusta al momento giusto e questo porta dietro tennisti con una mentalità troppo stereotipata.
Bravissimo Roger che carezza le bambine, ma se non fosse perchè è un genio con la racchetta in mano, avrebbe lo stesso appeal che joackim Nystrom….troppo costretti ad essere mainstream…sempre concentrati, sempre a dare il 110%, le conferenze stampa sembrano le dichiarazioni di Miss Italia.
perciò il mondo deve fermarsi a quando tu avevi 16 anni altrimenti è il male?
l’atp non è una onlus. come non lo sono tutte le società del mondo che producono beni e servizi, compresi i servizi di entertainment.
lo scopri ora?
@ ilpallettaro (#2668045)
Tutto corretto, ma vale lo stesso nel calcio. Sassuolo Crotone chi la segue? Il problema è che i giocatori delle squadre di seconda o terza fascia guadagnano molto di più del nr 200 Atp, quindi, in un modo o nell’altro, il prodotto tennis VA VENDUTO MEGLIO di come è in questo momento
@ ilpallettaro (#2668060)
Esempio sballato. Anche l’amianto e il DDT erano stati visti come grandi innovazioni. Si fa presto a distruggere uno sport popolare, con la smania di far soldi. Vedi il ciclismo, ormai retrocesso di molte posizioni rispetto a tempo addietro.
Anche secondo me questi sono temi molto importanti. Le parole di Gaudenzi mi sembrano interessanti e degni di discussione. Io parto da un presupposto base: se vogliamo che il 500 del mondo campi bene di tennis giocato (può campare benissimo anche facendo il maestro con tante soddisfazioni anche economiche, pur con dei limiti ovvio come molti di noi) dobbiamo aumentare gli introiti. E oggi questo si può fare solo offrendo un prodotto sprtivo spettacolare fruibile facilmente (l’audience non ha più voglia di approfondire più di tanto e forse potremmo educarla volendo ma ci vuole tempo). Per fruibile facilmente intendo tempi più o meno certi di un match, e godibile in TV da una poltrona. Cosa fa scegliere il clente tra tutte le offerte di entertaiment? A mio parere l’ingediente fondamentale sono le EMOZIONI: queste emozioni devono essere i protagonisti a darle, atraverso la “storia” che il palinsesto deve creare in modo più o meno artificiale. Se non possiamo certo manovrare i tennisti per farli tutti fenomeni con caratteristche tecniche meravigliose (ed emozioni susseuenti) come Roger, Nole o Rafa, possiamo però favorire i personaggi con le loro emozioni che buchino i teleschermi. Per questo raccontare le loro vite, farli diventare anche personaggi più o meno da gossip. Costruire in altre parole un involucro attorno al tennista in sè che renda interessante anche per il più pigro degli appassionati questo prodotto. Non voglio un tennis-wrestling in cui sia tutto finto o pseudorecitato, nè un tennis hard-core con sole ragazze bellissime o ammiccanti e maschiacci superdotati bensì tennisti molto differenti tra loro con caratteristiche e peronsalità tagliate col coltello, molto nette. Quelle che c’erano negli anni 80/90 (benedetti) e che avevano anche il rpegio di esser enaturali: il bad boy McEnroe, il perfido connors, il gelido Lendl, il furbo e paziente Chang (rappresentante di un Asia sempre raccontata in questo senso), il bello da vedere (Edberg,Leconte), il fustaccione (Noah), l’attivista politico (Ashe), l’innovatore tecnico ma anche gossipparo (Borg), l’amante della bella vita italiana Panatta, gli istrionici come Tiriac, i “lotattori” (Muster e gli arrotini spagnoli, i cmpletamente folli come Gerulaitis e potrei parare per ore, me ne sto dimenticando un casino. Anche i nostri Canè e Camporese per per dire erano molto netti come caratteristiche: questo aiutava a identificarsi con loro! Questo serve! Identificazione se non tecnica almeno emotiva! Fatto questo, il prodotto può essere impacchettato meglio come dice Gaudenzi e poi venduto ancora meglio REDISTRBUENDO BENE gli utili, e ci sarebbe da mangiare bene per tutti da Nole al 2000 del mondom, compresi noi Maestrini delle scuole tennis
Anche secondo me questi sono temi molto importanti. Le parole di Gaudenzi mi sembrano interessanti e degni di discussione. Io parto da un presupposto base: se vogliamo che il 500 del mondo campi bene di tennis giocato (può campare benissimo anche facendo il maestro con tante soddisfazioni anche economiche, pur con dei limiti ovvio come molti di noi) dobbiamo aumentare gli introiti. E oggi questo si può fare solo offrendo un prodotto sprtivo spettacolare fruibile facilmente (l’audience non ha più voglia di approfondire più di tanto e forse potremmo educarla volendo ma ci vuole tempo). Per fruibile facilmente intendo tempi più o meno certi di un match, e godibile in TV da una poltrona. Cosa fa scegliere il clente tra tutte le offerte di entertaiment? A mio parere l’ingediente fondamentale sono le EMOZIONI: queste emozioni devono essere i protagonisti a darle, atraverso la “storia” che il palinsesto deve creare in modo più o meno artificiale. Se non possiamo certo manovrare i tennisti per farli tutti fenomeni con caratteristche tecniche meravigliose (ed emozioni susseuenti) come Roger, Nole o Rafa, possiamo però favorire i personaggi con le loro emozioni che buchino i teleschermi. Per questo raccontare le loro vite, farli diventare anche personaggi più o meno da gossip. Costruire in altre parole un involucro attorno al tennista in sè che renda interessante anche per il più pigro degli appassionati questo prodotto. Non voglio un tennis-wrestling in cui sia tutto finto o pseudorecitato, nè un tennis hard-core con sole ragazze bellissime o ammiccanti e maschiacci superdotati bensì tennisti molto differenti tra loro con caratteristiche e peronsalità tagliate col coltello, molto nette. Quelle che c’erano negli anni 80/90 (benedetti) e che avevano anche il rpegio di esser enaturali: il bad boy McEnroe, il perfido connors, il gelido Lendl, il furbo e paziente Chang (rappresentante di un Asia sempre raccontata in questo senso), il bello da vedere (Edberg,Leconte), il fustaccione (Noah), l’attivista politico (Ashe), l’innovatore tecnico ma anche gossipparo (Borg), l’amante della bella vita italiana Panatta, gli istrionici come Tiriac, i “lotattori” (Muster e gli arrotini spagnoli, i cmpletamente folli come Gerulaitis e potrei parare per ore, me ne sto dimenticando un casino. Anche i nostri Canè e Camporese per per dire erano molto netti come caratteristiche: questo aiutava a identificarsi con loro! Questo serve! Identificazione se non tecnica almeno emotiva! Fatto questo, il prodotto può essere impacchettato meglio come dice Gaudenzi e poi venduto ancora meglio REDISTRBUENDO BENE gli utili, e ci sarebbe da mangiare bene per tutti da Nole al 2000 del mondom, compresi noi Maestrini delle scuole tennis
Questo è un progressista prestato allo sport,che poi di solito sono gente che serve a dare una copertura ideologica alla voglia di far soldi. Con gente cosi anche l’ultima roccaforte della tradizione,il tennis cioè, verrà stravolto. Fermatelo! Non mi interessa che sia italiano.
si è andati in carrozza e si spostavano le merci con i carri trainati da cavalli per migliaia di anni. poi un giorno arrivò il motore a scoppio … c’è chi decise di rimanere fermo perché si era sempre fatto così e non era possibile che le cose cambiassero …
se un governo sovrano chiude la frontiere, gaudenzi cosa dovrebbe fare dichiarargli guerra?
Io ho l’impressione che in futuro,e neanche lontano, verrà ritoccato qualcosa a livello di punteggio. Come accadde al volley. Probabilmente abolendo i vantaggi.
L’importante è che non distruggano l’unicità del tennis, con nuove regolette finalizzate a banalizzarlo, per renderlo uno sport da un’ora e mezza. La pessima esperienza della nuova Davis e dei punteggi no-ad/long set del doppio e la progressiva cancellazione delle partite al meglio dei 5 set, non possono essere la soluzione. Stiano attenti lor signori a non smontare il giocattolo. Il tennis non è un video games, ed il fatto che si disputi da quasi 150 anni più o meno con le stesse regole non è casuale.
Gaudenzi per me dice cose giuste.
E’ essenziale elevare la base di introiti del sistema tennis per distribuirne di più.
Così come è essenziale che si riunifichino un po’ i sistemi di fruizione…
Ci scapperà la villa con piscina per Gaudenzi?…buon per lui, ma io sono più interessato al fatto che un 200 mondiale sia un signor giocatore e debba avere un signor introito, non fare la fame o giocare per hobby perchè ha la famiglia con la fabbrichetta.
Boh.. con tutto il rispetto, se si vuole parlare del futuro del tennis si deve partire dal futuro prossimo, cioè dai primi 3 mesi del 2021 che non hanno un programma ufficiale. E credo che sarebbe gradita a tutti qualche rassicurazione sul fatto che i prossimi Slam non cambieranno date a loro scelta incasinando il resto dell’anno.
Gaudenzi è stato un tennista e dovrebbe saperlo che un atleta ha bisogno di certezze sulle date delle competizioni. Non vedo differenze con l’intervista di luglio: idee generiche sul futuro lontano e nessuna idea per migliorare il futuro prossimo.
tutto bello quello che dice gaudenzi, ma manca la parte principale che invece mazzoni centra alla perfezione: una partita di tennis è guardabile in tv? fino a che livello di gioco suscita un qualche interesse? dopo quanti minuti uno spettatore vuole cambiare canale?
perché il punto non è tanto la fruibilità teorica, ma è la qualità dello spettacolo offerto.
chi si mette a guardare una partita atp250 tra il numero 80 e il numero 90 del mondo?
in questo forum, che è un forum di super appassionati, non le guarda nessuno: sono noiose, non succede niente per minuti interi, è una sequenza di errori gratuiti senza mai una giocata televisivamente apprezzabile da chi non ha una competenza tecnica e una curiosità spiccata.
50/50 tra giocatori e promotori… Hai voglia a promuovere se il parterre de rois è costituito da scarsoni bimani monocordi… Può valere nei 1000, e del primo 50 dovrebbero andare a scaglioni (tipo 16 Federer 9 Nadal 6 Djokovic 19 gli altri), perché il pubblico pagante, vedente e cosciente se ne sbatte dei Garin, Bedene o RamosVinolas i quali sono solo figuranti che servono a fare numero. Dubito che il 50/50 sia fattibile dai 250 in giù: nei Challenger, a parte le teste di serie, dovrebbero alzare le quote di partecipazione. Per non parlare dei Futures, dove a parte qualche fulminea apparizione, si trovano solo dei mantenuti che non hanno avuto voglia/capacità di studiare o di andare a lavorare. Ho molta più stima dei numerosi frequentatori Open che fanno i maestri. Maestri che spesso hanno molto più braccio di certi carpentiere&falegnami che si trascinano per anni nei Futures grazie a Mamma’&Papà. Pasts più che Futures dovrebbero chiamarli.
In verità non è proprio così, penso che si lamenti che non ci sia nemmeno il minimo di ritorno per ogni fan. 0,5 dollari è proprio niente. Per esempio io seguo molto il tennis attraverso siti di betting…ma io al tennis in se non verso una lira. Quello che intende dire gaudenzi è che la mancanza di organicità in tutti sensi porta il tennis ad essere frammentatissimo e con poco ritorno. Lo “sfilacciamento” stesso dei tornei per natura stesso dello sport ti porta ad essere distaccato…Per esempio nel calcio le coppe europee sono legate ai singoli campionati nazionali, quindi se sei appassionato sei portato a seguire praticamente tutto il calcio europeo, come minimo. Ovvio che nel tennis non può essere così, però, altro esempio, se nel calcio c’è un campioncino dopo pochissimo è sulla bocca di tutti, nel tennis la maggior parte della gente si trova l’aliassime di turno solo nel torneo importante e a quel punto si chiede “chi caz è”? E così via.
Poi ci sono altri problemi dello sport in se, ci si lamenta ad esempio dei 5 set e della durata di uno slam ma poi ci si dimentica che si è fatto di tutto negli anni per rallentare le superfici e che l’indoor è praticamente inesistente. Insomma, c’è parecchio su cui metter mano, inutile parlare di prize money se non si guardano i problemi veri a monte.
perciò se uno che offre un servizio cerca di migliorare il servizio pensando al tuo divertimento, sei una mucca da mungere? che lavoro fai? tu non cerchi di soddisfare il tuo cliente in modo che torni e compri di più?
beh…sei tu che decidi se essere munto oppure no..
Al di là del merito, un sito di tennis dovrebbe occuparsi sempre di più di questi argomenti. Molto più importanti per il futuro del nostro sport che non assurde discussioni su un fantomatico goat
Mi da l’impressione di essere un burattino,senza offesa.
A leggere le parole di Gaudenzi non c’è la minima sensazione che sia stato un tennista ma che sia nato e forgiato per il management. E la cosa mi dà fastidio e tristezza.
Il discorso, osservato dal punto di vista puramente economico, non fa una piega.
Rabbrividisco di fronte al paragone con le case discografiche che han rinunciato ai talenti per seguire gli ascoltatori del futuro.
Cosa è successo lì? Totale omologazione su qualcosa che non é più la musica leggera. È qualcos’altro chiamato con lo stesso nome.
Così potranno aumentare i guadagni, ma lo faranno con qualcosa che non sarà più il lawn tennis,che rivedremo solo con le registrazioni d’annata come per la musica
😥
Gaudenzi, il tuo piano intriga. Con Djokovic prossimo presidente del Council farai faville. Il popolo e’ con voi.
Quando leggo il concetto di ricavo per fan, mi sento come una mucca da mungere. Lo so che funziona così, ma la sensazione è quella.
non so … ho paura che voglia fare troppi stravolgimenti.