Australian Open 2021, ipotesi qualificazioni in un altro paese
Non si placa la ridda di voci sul prossimo Australian Open, stavolta per quel che riguarda lo svolgimento del tabellone di qualificazioni. Secondo alcune indiscrezioni, riportate dalla stampa iberica e tedesca, gli organizzatori del primo Slam stagionale stanno addirittura ipotizzando di spostare in un altro paese la fase preliminare del torneo, con Doha, Dubai e Singapore tra le possibili sedi, essendo queste le classiche tappe di scalo per avvicinarsi al lungo volo down under.
Questa soluzione permetterebbe di diminuire sensibilmente il numero di giocatori e giocatrici all’interno della “bolla sanitaria” (aspetto considerato prioritario per le autorità dello stato di Victoria, terribilmente preoccupate dal possibile ritorno dei contagi nel paese con l’afflusso di molte persone da altri continenti, dove ancora il Covid-19 circola massivamente); e sarebbe vitale anche per i tennisti e tenniste di poco fuori dai main draw per classifica, ma che grazie ad un posto in uno Slam conquistato con le “quali” riescono ad assicurarsi un importantissimo prize money oltre alla possibilità di migliorare il proprio ranking.
Certamente questa ipotesi è davvero particolare, soprattutto sul piano tecnico: che senso ha “iniziare” un torneo in condizioni totalmente diverse da quelle che poi si troveranno al primo turno, addirittura in un altro paese?
Quello che sembra ormai molto probabile è l’inizio degli Australian Open ai primi di febbraio, con i giocatori che potranno arrivare a Melbourne in gennaio e trascorrere la quarantena obbligatoria di due settimane allenandosi in un ambiente protetto, ma senza disputare tornei.
Marco Mazzoni
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Visti i problemi logistici, farei come US OPEN.
No Qualificazioni, sì a torneo per esclusi in cui si possa monetizzare qualcosa, come è successo quest’anno per
il WTA di Praga per le donne, dove anche un buon 40.000€ sono arrivati intasca alle giocatrici!
Detto chiaro che CA….TA!
@ ilpallettaro (#2667252)
Se non se li sono già mangiati tutti dovrebbero esserlo, in gran parte.
Altrimenti la meschina figura dell’organizzazione è ancor maggiore.
Per le qualificazioni degli AO ci sono tre possibilità:
A – Non farle affatto
B – Farle in Australia, ma sottoponendo i giocatori interessati alla preventiva quarantena di 14 giorni
C – Farle in uno o più paesi dove non è prevista la quarantena.
Ovviamente del punto di vista degli organizzatori la soluzione A è la più semplice ed economica, altrettanto ovvio che sia la meno gradita,per non dire inaccettabile, per i circa 250 tennisti (uomini e donne) interessati.
La soluzione B è più costosa e complessa per gli organizzatori, e resterebbe comunque poco gradita ai tennisti interessati, visto che solo 1 su 8 può comunque approdare al MD, mentre gli altri 224 dopo due settimane di quarantena stretta (ed una spesa per il viaggio molto superiore al solito) comunque non riusciranno a giocare nel MD.
La soluzione C qui prospettata, ma avanzata da tempo, è sicuramente quella preferibile per i giocatori, specie se le qualificazioni fossero frazionate in diverse aree, minimizzando il fermo ed i costi per la grande maggioranza dei tennisti, mentre i pochi qualificati a quel punto si sottoporrebbero volentieri alla quarantena, essendo sicuri di giocare nel MD. Naturalmente non sarebbe gratis per TA, in capo a cui resterebbe l’organizzazione delle qualificazioni zonali.
Forse però per questa soluzione è un po’ tardi, le qualificazioni zonali dovrebbero compiersi entro quest’anno per non posporre ulteriormente lo slam.
Piccolo inciso: di “bolla” per gli AO non se ne è mai parlato, l’unica modalità da sempre prevista, ed in discussione, è la quarantena rigida, ed è ovvio che le due cose sono mutuamente esclusive: considerato che l’Australia è, o conta di essere, un paese “covid-free”, si lasciano entrare solo quelli che hanno superato indenni la quarantena stretta di 2 settimane, che a quel punto possono liberamente girare nel paese.
Io invece ho sentito che l’Emiro Almalak El Binaghen vuole proporre di spostare l’intero torneo a Dubai 🙂
@ ilpallettaro (#2667252)
Secondo me c’è solo grande incompetenza in chi gestisce il torneo.
Che nn si facciano le quali nn è la fine del mondo.. Ovviamente penalizza molto alcuni giocatori… Giocarle fuori Australia è demenziale
secondo te i soldi degli anni scorsi sono dentro un grande salvadanaio?
Ma che idiozia! Se non hanno i soldi per allargare la capacità della bolla ad altre 1.000 (vado a spanne, comprendendo anche chi va al seguito di chi gioca) persone, meglio che lascino perdere e facciano solo il torneo vero e proprio.
Però che un’organizzazione che ha accumulati miliardi di dollari australiani negli ultimi 30 anni faccia di questi calcoli meschini, a discapito dell’imprevedibilità del tennis che tramite le qualificazioni dà possibilità anche a chi fino a quel momento sta sotto traccia (basti pensare a Mc Enroe a Wimbledon nel ’77, a Podoroska e Trevisan al RG quest’anno) di fare il “botto”, lo trovo inaccettabile. Che spendano un po’ di quel che hanno accumulato, porca miseria!
@ Gaz (#2667176)
Ormai c’è stata, so che non avresti mai voluto però. Comunque piuttosto che non fare le qualificazioni, questa soluzione è decisamente buona
Naturalmente sulla solita identica superficie…why not?
Fra l’altro le quali si dovrebbero giocare in anticipo, per permettere a chi si qualifica di andare in Australia due settimane prima per fare la quarantena.
Sempre più complicato.
Piuttosto, meglio non farle e creare una bolla con ricchi challenger in Medio Oriente che si ricolleghi poi ai tornei post-AO che già stanno organizzando.
Non la soluzione ideale, ma come scritto, le quali ad uno Slam rappresentano per oltre un centinaio di giocatori, la possibilità di cambiare economicamente una stagione, di arrivare a braek even, oltre al risultato sportivo. Piuttosto che niente quali, è meglio piuttosto…
Errore di partenza: gli americani vanno direttamente (non debbono fare quelle tappe).
A questo punto: qualificazioni zonali (come altri sport), con posti differenziati secondo provenienza (tipo 8 Europa, 4 USA, 3 Asia, 1 resto).
Pensare che se le qualif.non si sarebbere svolte anche a Parigi come in un primo tempo sembrava inevitabile non ci sarebbe stata la favola Trevisan.
La classica soluzione che salva “capra e cavoli”. Lodevole che sia stata proposta, comunque. Bisogna venire in aiuto ai tennisti di medio-bassa classifica, che soffrono economicamente i viaggi lunghi e gli stop forzati.
Però mi chiedo … l’efficacia dov’è?
Già devi fare un bel viaggio per arrivare nel luogo delle quali, arrivi lì, giochi tre partite (magari anche molto serrate), poi ti devi rimettere su un altro aereo, fare un’altra traversata, arrivare lì, tutto lo stress di tamponi, bolla etc. etc. (doveroso il rispetto dei protocolli sanitari, premetto, ma comunque stancante alla lunga), poi giocare eventualmente contro un top-10 dove già sai che quasi sicuramente parti da sfavorito. Chi ci guadagnerebbe in questo caso?
Se uno perde le qualificazioni nei primi turni e viene ripescato come LL? Nel frattempo avrà preso l’aereo verso casa? E che si fa lì?
no comment… piuttosto non le facciano come gli ultimi us open…