Binaghi e Barazzutti parlano della vittoria di Jannik Sinner. Binaghi ” Ora non ci si può sedere sugli allori, perché c’è tanto da migliorare, in particolare il servizio, ma è certo che siamo di fronte a un fenomeno ” e gli articoli di Gianni Clerici e Claudio Giua su “Repubblica”
Queste le dichiarazioni di Angelo Binaghi e Corrado Barazzutti sul successo di Jannik Sinner a Sofia.
Angelo Binaghi : “La vittoria di Jannik Sinner è la conferma del momento straordinario del nostro tennis a livello maschile. Lui è la punta di diamante di un movimento straordinario. E’ un risultato che conferma l’ottimo lavoro fatto dal ragazzo e dal suo team, Riccardo Piatti in testa. Ora non ci si può sedere sugli allori, perché c’è tanto da migliorare, in particolare il servizio, ma è certo che siamo di fronte a un fenomeno che può vincere tornei molto più grandi di quello portato a casa oggi.
Poi Jannik ha il grande vantaggio di poter migliorare con serenità perché può dividere le responsabilità di portare in alto il tennis italiano con altri giocatori azzurri che gli sono davanti in classifica come Matteo Berrettini, Fabio Fognini e Lorenzo Sonego e con un ragazzo più giovane di lui di un anno come Lorenzo Musetti che sta crescendo a vista d’occhio. Con loro nei prossimi anni vogliamo tornare a vincere la Coppa Davis”.
Corrado Barazzutti “Jannik ha dimostrato una volta di più le sue grandissime qualità. E’ un predestinato, un giocatore che non ha limiti e che presto vedremo al top. Ha una capacità straordinaria di stare in campo contro qualunque tipo di avversario, come dimostrato al Roland Garros con Nadal, nonostante la sua giovane età. Ha colpi di altissimo livello in tutti i fondamentali, ma allo stesso tempo grandissimi margini di miglioramento. Il futuro per lui e per la nostra nazionale di Davis è senz’altro roseo”.
Questo l’articolo apparso oggi su “Repubblica” a firma di Gianni Clerici sul successo di Jannik Sinner a Sofia
Scusate se parlo di me stesso, in un momento di gioia per il tennis italiano e per Jannik Sinner. Parlo di me stesso, e di tre momenti della mia vita che ritengo molto importanti. Uno riguarda la vittoria in Coppa Davis, l’unica, quella del 1976, e una volta che, telefonando al giornale per informarli che avevamo vinto l’Insalatiera in Cile (dove in tanti volevano che non si andasse, e tanto merito va a Nicola Pietrangeli) dopo alcuni tentativi passati e sfortunati di farcela, e qualcuno mi rispose che una fila di aggettivi così interminabili non si poteva pubblicare, per quanto in quel tempo non c’erano né le televisioni, né internet e né i social. Un altro momento, giusto per ‘medicare’ me stesso tennista fallito, fu quello in cui mi permisi di battere un Nicola Pietrangeli che non era ancora diventato il Pietrangeli capace di vincere due Roland Garros come poi fece, ma prometteva però già quanto il Jannik Sinner di oggi: perché ora hanno capito tutti cosa vale Sinner.
Ma, in una simile autocelebrazione, non posso dimenticare di aver insegnato il tennis a Riccardo Piatti. Che mi ha ringraziato il giorno del mio compleanno su Facebook (“Ti conosco da quando ero bambino e ancora una volta ti vorrei ringraziare per tutti i preziosi consigli che mi hai sempre dato“). Riccardo, mio antico figlioccio. Comasco come me e amico di famiglia, gli consigliai di recarsi a lavorare al campus di Bollettieri negli Stati Uniti, e lo fece e ci rimase per circa due mesi, non prima di aver letto Match Play and the Spin of the Ball, libro che aveva scritto, nel 1925, un signore di nome Bill Tilden e che io gli avevo prestato. Ma prima di tutte queste cose venne il giorno in cui il mio papà acquistò due palloni pressostatici a Como, affinché lo vi dirigessi gratuitamente una scuola di tennis che il presidente del club non voleva. Lì trovai i fratelli Piatti, che furono tra gli allievi maggiormente entusiasti, pur senza diventare grandi giocatori.
Ho letto cose di Sinner che fanno prevedere un grande futuro per lui. Io spero che le cose che leggo si verificheranno, come quelle di Nicola Pietrangeli e la Davis. Io ormai ho novant’anni, e questa di Sinner rimane tra le giornate migliori che abbia passato.
Questo l’articolo apparso oggi su “Repubblica” a firma di Claudio Giua sul successo di Jannik Sinner a Sofia
“Frank Herbert, l’autore di “Dune”, sosteneva che “non c’è un segreto dell’equilibrio. Bisogna solo sentire le onde”. Jannik Sinner sente le onde. Come lui, le sentono tanti insegnanti pazienti, contadini meticolosi, medici coraggiosi, artigiani geniali o poliziotti cortesi, che hanno lo stesso talento naturale e, dunque, lo stesso equilibrio. Per questo motivo il ragazzo rosso di San Candido, che ha vinto oggi il suo primo titolo ATP a 19 anni e tre mesi (Panatta ci riuscì a 21 anni e un mese, Berrettini a 22 e tre mesi), non è più speciale di Laura, la coetanea di Catania che l’estate scorsa ha deciso, dopo la maturità più anomala del dopoguerra, di dedicare la vita allo studio dei nuovi virus. Anche lei sente le onde provocate dalle passioni, dalle paure e dalle speranze di tante persone. Forse il nuovo numero 37 del ranking mondiale ha, su un campo da tennis, le stesse qualità che Federico, perito elettrotecnico di Isola Vicentina dimostrò, esattamente alla sua stessa età, alla Olivetti di Borgolombardo prima di trasferirsi in California e inventare i microprocessori commerciali a basso costo, cambiando la vita di ciascuno di noi (di cognome fa Faggin e a 78 anni continua a studiare onde di vario genere: leggete, se vi capita, la sua autobiografia, che s’intitola “Silicio”).
La differenza tra Jannik e tutti gli altri è che di lui s’occupano i media. Anch’io nell’ultimo anno e mezzo ho scritto spesso delle sue imprese e sconfitte, rendendomi conto che la straordinarietà non va cercata nella sequenza di risultati che lo hanno portato a pochi passi dal Gotha del tennis mondiale bensì nella normalità continuamente e pacatamente rivendicata: mentre oggi a Sofia teneva alzata a favore di telecamere la sua prima coppa conquistata in un torneo del circuito ATP ha espresso un solo concetto, oltre ai ringraziamenti di rito: il mio staff e io abbiamo lavorato tanto per arrivare fin qui ma sappiamo di avere un’enorme mole di altro lavoro da fare. Come dire: a contare è quel che verrà, il resto è solo passato.
Le vittorie sul campo e l’espressività fuori dal campo stanno trasformando Jannik in un punto di riferimento – un “benchmark”, nel linguaggio di pubblicitari e sociologi – per milioni di persone. È facile prevedere che s’affiancherà presto a Federica Pellegrini e a Valentino Rossi, per limitarci agli sportivi italiani in attività. E, come loro in passato, sta verificando che la visibilità mediatica ha pregi e difetti che sembra in grado di individuare sentendo distintamente il rumore delle onde che increspano il mare della società civile. Ciò comporta responsabilità ampliate dalla fase difficilissima che stiamo attraversando, perché qualsiasi sprazzo di felicità è più benvenuto adesso che in tempi meno travagliati.
Detto tutto questo, resta agli atti la progressione impressionante di un tennista che supera ogni ostacolo senza quasi darlo a vedere. È stato il primo della classe 2001 a vincere un Challenger, a superare un turno in un Masters 1000, ad approdare al tabellone principale di uno slam, a battere un Top Ten e adesso ad aggiudicarsi un Masters 250. Esattamente un anno fa si laureava migliore Under 21 del 2019 nelle Next Gen Finals di piazzale Lotto. Senza paragoni fuori luogo, mi limito a ricordare che quando Federer si prese, proprio a Milano a piazzale Lotto, il suo primo titolo ATP, aveva 19 anni e cinque mesi. Dal giorno della ripresa agonistica post lockdown Sinner ha battuto gente come Stefanos Tsitsipas, David Goffin, Alexander Zverev, Gilles Simon, Casper Ruud e, nell’ultima settimana, Marton Fucsovics, Alex De Minaur e Adrian Mannarino. Oggi ha dovuto lottare parecchio per avere la meglio sul canadese Vasek Pospisil, 30 anni, che ha confermato la propria ottima forma attuale (è il numero 74 del ranking mondiale). Controllato con scioltezza il primo set (6-4), l’altoatesino ha avuto un lungo black out nel secondo set (3-6) e resistito alle bordate dell’avversario nel terzo set, deciso da un perfetto tie break (7-3). Un match di notevoli intensità e incertezza, che giocatori molti più esperti non avrebbero saputo gestire. Bisogna prenderne atto e poi lasciare che il ragazzo e il suo gruppo, guidato dall’equilibratissimo Riccardo Piatti, continuino nel programma di crescita senza dare per scontato alcunché: il motto “non siamo a niente, signori” è il solo a funzionare sempre.”
TAG: ATP Sofia, ATP Sofia 2020, Italiani, Jannik Sinner
Se non sbaglio questa vittoria ha permesso di allungare la lista degli anni consecutivi in cui almeno un italiano ha vinto un torneo atp.Qualcuno me lo può confermare e dirmi da quanti anni dura questa bella abitudine?
Ma Rianna e altri tecnici federali non hanno pur fatto un lavoro egregio con molti dei nostri giocatori di punta?Jannik è una gemma preziosa, più unica che rara, è incredibile che fosse del tutto fuori dai radar dei grandi circoli e scuole e ha anche iniziato a giocare realmente a tennis piuttosto tardi senza particolare pressione..Piatti deve ringraziare la sua feconda collaborazione con Sartori e il fatto di aver trovato un ragazzo speciale con la testa a posto, umile lavoratore, determinato a diventare un gigante!
È già stato detto tutto. È un campione ma deve ancora migliorare: sotto rete, la prima di servizio, il diritto non è fortissimo come il rovescio.
Sono d’accordo, diamogli merito per i risultati che il tennis italiano sta raggiungendo.
E critichiamolo quando, non potendo attribuirsi i meriti di un successo non suo, si cimenti in valutazioni tecniche che non gli ho mai sentito esternare nei confronti di tennisti provenienti dal settore tecnico FIT
è proprio questo il cruccio del presidente FIT: enfatizzare i successi di Sinner equivale a promuovere il lavoro svolto da Piatti e per esteso mettere in ombra il settore tecnico FIT (che peraltro sta dando i suoi frutti, finalmente!). Ancora una volta il presidente FIT non smentisce il suo atteggiamento ostile e se ne esce con la sua buona dose di veleno
@ frenkysinner (#2659624)
I minus sono alcuni utenti troll
Invece c’entra eccome, è un bellissimo articolo che racconta che Sinner è un grande perché fa le cose per bene e come lui ci sono tante persone non conosciute che crescono con il lavoro quotidiano e non la serietà che pongono in tutto quello che fanno. Tutti quelli che hanno questo tipo di comportamento nella vita sono ancor più contenti di vedersi rappresentati da uno come Sinner che è una persona che fa dell’umilta’ il suo valore fondamentale. Chi segue queste onde dell’equilibrio è unito ad altre persone tramite la legge di risonanza. Tu che pensi solo alle prime firme dei giornali come se gli altri non valessero niente… Ci sono troppi Trump al mondo…
Leggere un Clerici che a 90 anni è ancora capace di emozionarsi e saper emozionare per una partita di tennis è un qualcosa che mi riempie il cuore. Grazie Gianni per come hai saputo raccontare questo sport meraviglioso, per come hai interpretato il tuo ruolo di narratore, per averci educato a questo incredibile gioco.
@ MD (#2659312)
Condivido quanto hai espresso
Mi ha commosso! Qui si comincia ad invecchiare purtoppo…