Cahill, coach di Halep. “Per Simona sarà incredibilmente difficile giocare l’US Open con le restrizioni”
Darren Cahill, allenatore della n.2 della WTA, Simona Halep, si è espresso in un’intervista sulle rigide misure messe in atto dall’US Open.
“Le restrizioni sono dure. Sono incredibilmente difficili e ogni giocatore ha le sue opinioni se riuscirà ad adattarvisi o no.
Sono piuttosto sicuro che non funzioneranno per Simona”.
“Se giochi in una squadra di baseball o di calcio, hai almeno i tuoi compagni di squadra con cui parlare e allenarti. Nel tennis no, è uno sport individuale.”
“Normalmente Simona si affida per la preparazione dei suoi incontri a un fisioterapista, un compagno per fare pratica, un allenatore di fitness e forse uno o due coach.
Nelle condizioni comunicate, dovrebbe stare quattro settimane in un hotel avendo una sola persona del suo team a disposizione, e prepararsi nel modo più professionale per competere al massimo livello nello Slam”
“So che gli organizzatori stanno facendo del loro meglio. Mi auguro che le condizioni migliorino nei prossimi giorni e settimane e che le restrizioni vengano rimosse. Vogliamo tornare a giocare a tennis”.
Un Grazie a Mandrake
TAG: Darren Cahill, Simona Halep
Bravo!!
L’ho già detto in un altro commento; io ho praticato atletica per 15 anni, facendo gare regionali ed alle volte nazionali. In quasi tutte le gare ero seguito dal mio allenatore (seguiva me ed altri 4 o 5 atleti) e dal nostro fisio (atleta pure lui, però specializzato in fisioterapia) che spesso interveniba nel riscaldamento per risolvere piccoli dolorini che a volte apparivano. Le mie peggiori prestazioni sono sempre coincise con la mancanza dell’allenatore. E la stessa cosa succedeva per quasi tutti gli atleti con cui mi trovabo ai vari meeting. Anzi, più erano forti, più avevano gente al seguito (quelli forti forti avevano allenatore e fisio solo per loro, e spessissimo c’erano 2 o 3 “in giacca e cravatta” a seguirli). E parlo di gare a livello regionale, talvolta nazionale,in uno sport come l’atletica, che qualcuno potrebbe definire con un “devi solo correre o saltare più dei tuoi avversari” (c’è chi dice che nel tenmis devi solo mandare la pallina dall’altra partr della rete).
Beh anche nel calcio non si va da nessuna parte senza:
-allenatore
-allenatore in seconda
-allenatore portieri
-altri collabiratori Staff allenatore
-massaggiatore
-prepararore atletico
-fisioterapista
-medico sociale
-team manager
-accompagnatore ufficiale
– addetto stampa
– direttore tecnico
-direttore sportivo
– e un’altra mezza dozzina di figure che adesso non ricordo…
Cioè per il calcio si muove un mezzo esercito di persone…
E anche qui dipende dal livello…nelle leghe professionistiche i club muoveranno un certo numero di persone. In eccellenza o terza categoria magari per le trasferte muoveranno giusto i giocatori e un numero risicato di figure…
Più o meno in tutti gli sport, quando arrivi ad alti livelli, cerchi di rimanerci. Per farlo ti devi mettere in mano ad una squadra di professionisti…
Tornando al tennis, sono convinto che questi dettagli facciano la differenza.
Matteo Berrettini viaggia anche lui con uno staff nutrito di specialisti.
Jannik Sinner è seguito da una struttura come quella di Piatti.
Cecchinato dopo la senifinale al Roland Garros non ha ampliato il suo staff e dopo aver rotto con Vagnozzi invece di provare a cercare un coach più bravo si è addirittura messo nelle mani di un “dilettante” buttando via una stagione…
Caruso nel suo piccolo appena ha cominciato a guadagnare benino ha comimciato a portare con se il fisioterapista e ha raggiunto una maturità agonistica che gli ha permesso di togliersi delle soddisfazioni ( 3 turno Roland Garros, semifinale Umago, B.R , partecipazioni slam )…
Per quanto sia uno sport individuale quindi, essere circondato da un team valido è spesso decisivo
Riguardo Cahill sei ironico?
se non conosci cahill il problema è tuo
Codesto signor cahjhil che non credo abbia mai giocato a tennis o allenato prima di aver la fortuna di allenare una tennista buona dovrebbe tacere, prima invece di provare a creare pressioni su misure che non mi sembrano assolutamente restrittive,anzi i tennisti amatoriali vanno al circolo in bicicletta e Halep e Dijokovic potrebbero anche affittarsi un riscio’.
Anche senza Cahill, rimangono il fisioterapista, lo sparring, l’allenatore di fitness… a meno che Jenkins non sia libero e abbia fatto nel frattempo un corso per fisioterapista/allenatore di fitness, la vedo dura a rientrare in quell’uno soltanto per il team di Simona.. 😆
Poi ha già ridotto il suo staff, ora usa Tiriac sia come mental coach che come coach generale :ROFL:
Cara lei…..
In pratica questi non sanno giocare a tennis se non si portano dietro una squadra di calcio.
Bene, bene, ogni giorno si scopre qualcosa di nuovo.
Ieri è uscito fuori che Djokovic è il tennista più influente del tennis (in barba alle classifiche stilate dai giornali sportivi).
Oggi invece si scopre che molti utenti seguono con passione le partite non dei top100, che hanno team consistenti, ma di tutti i challengeristi che giocano “alla pari”.
Io sto segnando i nomi.. chissà quanti commenti verranno scritti su Oliveira- Popko al challenger di Noumea…
Dai Cahill, non ti autoincensare troppo.
Anche senza di te Halep non è mica una pippa!
Ah, ho capito, temi che anche la brava Simona si accorga, come già il simpatico Kyrgios, che gli allenatori costano molto e non servono a niente?
In effetti io a giocare a bocce ci vado anche solo
Cahill ha assolutamente ragione! Leggete meglio tutto l’articolo(lui fa un riferimento generale ovviamente puntando poi sulla,, sua “giocatrice ) prima di scrivere c#####e!(alcuni di voi per fortuna!)
Giocare “solo” a tennis, “buttare la pallina oltre la rete” è esattamente quello che faccio io, senza avere punti nella classifica ATP.
Credo che per diventare n.1 al mondo e vincere gli Slam serva di più.
No, anzi non lo credo. Ne sono sicuro.
Berrettini sul fondo PRP: “Potrei fare beneficenza e aiutare i tennisti. Oppure non fare nessuna delle due”
Matteo Berrettini è intervenuto in un’intervista con gli ex-campioni Wilander e Corretja nel corso della quale è ritornato sulle sue parole e decisioni riguardo il fondo di aiuti per i tennisti di bassa classifica.
Il romano classe 1996, residente a Monte-Carlo, ha affrontato le obiezioni che gli erano state mosse quando aveva deciso di non partecipare al PRP.
“So che le mie parole potrebbero essere prese fuori contesto, in modo negativo e non voglio essere quel tipo di persona.”
“Sto dicendo che conosco bene questi giocatori perché mio fratello [Jacopo] è n.500 al mondo. Conosco quella realtà, sono stato lì anche se per poco. ”
“Sto aiutando mio fratello più che posso”.
Berrettini entrò nella classifica ATP a 19 anni, nell’aprile del 2015, superando la posizione n.500 un anno e mezzo dopo (n.433 al 28.11.2016). Entrò brevemente nei top 100 dopo un altro anno e mezzo (n.95, il 19.03.2018) per poi rientrarvi stabilmente due mesi dopo.
“Ho solo detto che in questi momenti molto duri da affrontare la mia priorità non è aiutare gli altri tennisti. Preferirei aiutare altri. Mi si potrebbe rispondere “puoi fare entrambe le cose”, certo. O forse potrei non aiutare nessuno.” ha proseguito il n.8 della classifica ATP nel suo soliloquio.
“E’ una cosa personale, non è obbligatorio. Non devo farlo, ma devo sentire di volerlo fare, e per ora quello che sento è di essere d’aiuto in altre situazioni. E questo è tutto.”
“Si possono prendere le mie parole fuori contesto e dire che non mi piacciono gli altri tennisti, che non mi piace aiutare le persone, ma non è vero. Vaglierò come aiutare, e questa è la mia decisione.”
Berrettini ha ricevuto un prize money di 88.000 dollari nel 2020, e di 4.420.000 dollari in carriera. Nel solo 2019 il suo prize money è stato di 2.780.000 dollari, pari a due terzi circa del totale.
Senza almeno una decina di persone al suo seguito per la Halep è onestamente impossibile giocare. La rumena non può essere penalizzata così pesantemente.
Dal mio punto di vista non sono limitazioni così severe e oppressive.
Forse sono anche più democratiche, nel senso che così c’è una sorta di livella. I giocatori più poveri non si possono permettere tutto quel crocchio di aiutanti.
A mio avviso è positivo avere queste restrizioni, perchè porteranno tutti i tenisti su un piano di maggiore parità
si deve buttare la pallina verde oltre la rete , piu’ volte possibile
poverina…
Si ma deve solo giocare a tennis eh……non e’ che decide le sorti del mondo…..