La leggerezza di Jana Novotna (un ricordo di Marco Mazzoni)
“Babbo, …perché sei triste oggi?”. Come spiegare con parole semplici alla mia piccola di 9 anni chi era Jana Novotna, le emozioni che mi ha regalato in tante partite, in troppe sconfitte. Come descriverle una leggerezza infinita, di colpi e di animo, legata ad un tennis che non c’è più, e che manca terribilmente. Come raccontarle quelle movenze eleganti, quel gesto armonioso d’attacco che diventava difesa, più che offesa. Quella corsa verso rete che tagliava il campo e la portava a rischiare in acrobazie mai estreme, tra tocchi di volo e scatti felini. Quasi impossibile.
Impossibile perché Jana è distante anni luce dal “barbaro” tennis rosa dei nostri giorni. Distante dalle risse agonistiche a cui ci siamo “assuefatti”, dalla serie infinita di match uno uguale all’altro dominati da potenza e aggressività assassina. Un gioco estremo, violento, che ha sepolto il genio, il tocco e la maestria, proprio dove Novotna era unica.
Figlia della straordinaria scuola ceka (a mio avviso la migliore del mondo sul piano squisitamente tecnico), Jana esaltava i canoni estetici del tennis classico, soprattutto sui prati di Wimbledon ma non solo. Era già “antica” quando calcava con buoni successi i tornei, in un tennis che stava cambiando, rivoluzionato dal ciclone Seles e dall’arrivo di giocatrici sempre più alte, sempre più potenti, toste sul piano agonistico ma tecnicamente più “povere”. Tanto che rivederla in campo su Youtube fa quasi “tenerezza”, con la palla mai colpita con violenza ma accarezzata, indirizzata per cercare la riga con precisione, e la sorpresa. In campo danzava. Era leggera e veloce, seguiva d’istinto un piano tattico preciso: togliere il tempo alla rivale, rubare spazio con varietà e tocco, contro piedi e improvvise accelerazioni. Il suo rovescio tagliato è entrato nella storia tecnica del gioco per qualità ed efficacia. Un colpo con cui ha costruito le più importanti vittorie in carriera, e sconfitto tutte le più forti della sua epoca. Un periodo tutt’altro che “nero”, affollato da gente come Graf, Seles, Sabatini, Sanchez, la giovane Hingis e tante altre. Un’epoca d’oro per le racchette rosa, in cui si sono create leggende e tornei memorabili; in cui non era facile ritagliarsi spazio e vincere per una come Jana, una che mai sgomitava ma cercava di imporre la propria differenza nonostante fosse così fragile. Sì, perché Novotna era diversa, già allora. Era una equilibrista con la paura di cadere ma che camminava ugualmente sul filo, una che chiudeva gli occhi e ci provava, e spesso cadeva. La sua certezza era il suo talento, non la ruvidità di spirito. Una a cui starebbe bene il bianco e nero, in linea retta con Mandlikova ed altre attaccanti di razza, racchette di legno e palline bianche. Eppure Jana ha vinto Wimbledon “solo” 19 anni fa. Sembra impossibile, ripassando il suo gioco e vedendo che da lì a poco sarebbe stato “rottamato” dalla potenza delle Williams e dall’ondata di giocatrici dell’Est e non, sempre più atlete, con l’asticella della competizione fisica alzata a dismisura, fino quasi a rompere il giocattolo.
Non scriverò della sua carriera e dei suoi successi. Sono stati molti, ma infinitamente pochi e modesti se comparati all’eredità tecnica che ha lasciato. E’ stata l’ultima vera attaccante pura, l’ultima tennista a credere nel gioco di volo, nell’attacco alla rete e nella “prima volee” di piazzamento, con cui sfidare il passante o lob della rivale. Ho sempre adorato il suo modo di lavorare la palla di volo con il polso, una qualità che non la puoi insegnare perché quella manina te la devi portare da casa. E come poi scendeva sulle ginocchia, per ammortizzare l’esecuzione e controllare l’uscita della palla. Forse avrebbe potuto migliorare ancora il servizio, perché con il suo tennis così offensivo non ricavava poi così tanto, rispetto ad una Graf per dire una rivale di quelle vere. Eppure vederla giocare regalava sempre qualcosa di importante, anche nelle tante sconfitte in cui pareva disarmata rispetto alla potenza del dritto di Steffi, o del ritmo e violenza di Monica, o dalla costanza e regnatela tattica di Arantxa. Alzò finalmente il piatto dei Champioships nel ’98, regalandosi il sogno di una vita. Una vittoria che però non riuscì mai a cancellare quell’immagine del suo pianto a dirotto sulla spalla della Duchessa dopo la tremenda sconfitta a Wimbledon ’93, quando crollò ad un passo dal battere Graf in finale. Lacrime che oggi versiamo noi, ricordando la sua classe. Ricordando quella fragile umanità e normalità che, in un mondo che ti “costringe” ad essere vincente a tutti i costi, ci mancherà terribilmente.
Marco Mazzoni
@marcomazz
TAG: Jana Novotna, Marco Mazzoni, Novotna, Ricordo
Pezzo bellissimo.Ciao Jana il tuo tennis ed il tuo sorriso rimarranno immortali anche se la notizia della tua morte mi ha fatto piangere.Riposa in pace.
quanto ero triste quando perse quella finale, lo trovai quasi crudele perchè giocò un tennis meraviglioso e non riuscivo ad accettarlo, per fortuna riusci ad alzare qualche anno dopo il trofeo. Mi dispiace se ne sia già andata 😥
Jana, una tennista che ha sempre esaltato la tecnica, il tocco, la coerenza del suo piano tecnico tattico rispetto al risultato a tutti i costi. Mi ricordo come se fosse ieri quel giorno che restò 30 secondi a piangere sulla spalla della duchessa dopo la sua seconda finale persa a Wimbledon allorchè conduceva se non erro 4-1 nel terzo set. Ecco,, quello è il mio ricordo di Jana, una donna spontanea che non aveva paura di mostrare quello che era, i suoi sentimenti e le sue emozioni. La stessa sensibilità che aveva nel braccio l’aveva anche nel suo modo di essere. Basta andare a sentire alcune sue interviste e subito si comprende come fosse una sensibilità troppo fine per il mondo moderno, forse quella stessa sensibilità che per qualche motivo l’ha fatta soffrire, ammalare e lasciare questo mondo troppo grossolano. Spero che tu possa volare tra gli angeli e goderti finalmente tanta serenità. Lassù vincerai il tuo Grande Slam. Game Set and Match…. Jana Novotna
BELLISSIMO ARTICOLO
MM E RADAR CONDIVIDO TUTTO.
CHE TENNIS CHE SAPEVA REGALARE SENZA SBRAITARE, SENZA URLARE, SENZA MOSTRARE AD OGNI PUNTO IL PUGNETTO, IL TENNIS MONOCORDE E NOIOSO,E INFINE RICORDO LA SUA DOLCEZZA E LA SUA FRAGILITA’.
MI VENGONO ANCORA I LUCCICONI QUANDO PENSO ALLA PARTITA QUASI VINTA CON LA GRAF E LE SUE LACRIME SULLA SPALLA DELLA DUCHESSA DI KENT.
GRAZIE JANA
Io non credo in nessun dio, ma mi viene voglia quasi voglia di dire ” vai lassù e insegna come si gioca a tennis”
mi viene il magone due volte…per la sua scomparsa e per la scomparsa di quel tipo di gioco 🙁
R.I.P.
Bello l’articolo e stupenda la giocatrice….. insostenibile leggerezza dell’essere.
Articolo un pò stucchevole, stante questo bello e doveroso il ricordo di una tennista che con le sue fragilità giocava sempre a viso aperto, affrontando l’avversaria ed il continuo rischio del suo gioco spregiudicato.
Ha raccolto troppo poco per le sue capacità tecniche, detto questo il suo valore e la sua classe rimangono preziose per gli appassionati e per quelli che vedono e cercano in questa disciplina l’emozione e la capacità di andare oltre i propri limiti
Non ho mai visto un match di Jana senza trepidare a ogni suo servizio, a ogni discesa a rete, a ogni voleé; guardarla giocare era un’emozione continua sotto tutti i punti di vista: la bellezza del geesto tecnico, l’eleganza di quello atletico, la paura che perdesse, la speranza che sorridesse nei pressi della rete stringendo la mano all’avversaria sconfitta. Credo di averla amata se amare significa essere vicini emotivamente da condividerne la gioia come il dolore: ho pianto nel luglio del ’93. Jana mi lascia solo, nel ricordo di quello sguardo spaurito che aveva sempre. Grazie, Jana.
Gran bel pezzo, complimenti.
Anch’io non sapevo delle sue condizioni di salute, sono molto molto commosso.
Bravissimo Marco, molto bello ricordare jana con queste parole
Bellissimo vederla giocare… torna a volare,questa volta tra le nuvole.
Ho appreso la notizia poco fa e ancora stento a crederci. Jana é sempre stata la mia tennista preferita. Non sapevo fosse malata, sono incredibilmente triste. Con lei se ne va una delle poche cose buone della mia adolescenza. Mi mancherai Leggenda.
@ winter18 (#1992312)
Non è il momento ,ma basta etichettare le scelte personali il sesso è una faccenda privata e libera di tutti noi come il fatto di esssere uomo o donna che sia ruvidi dolci etc.
Laura Golarsa nel suo splendido Wimbledon 1989 quarti e due break di vantaggio su Chris Evert al terzo nei quarti riuscì a batterla
Bravissimo Mazzoni, splendido e appassionato articolo
Bellissima e commovente la commemorazione di Mazzoni
@ MM (#1992281)
Condivido pienamente
Quando qualcuno vi farà notare che le lesbiche sono maschiacci mancati, persone ruvide, spigolose e tutt’altro che simpatiche, evocate la dolce Jana Novotna e fategli notare quanto è stupido inseguire i luoghi comuni, soprattutto i più beceri.
Muore solo chi viene dimenticato. Viva Jana.
Con Lei se ne va anche un pezzettino della mia gioventu’, quanti bei ricordi….. 🙁 Grande Jana !
Molto bello l’articolo.
Ogni volta che un campionessa come lei vola in cielo ci pervade una grande tristezza acuita dalla sua età ancor giovane. Resteranno però in eterno le sue gesta sportive, vere perle per gli appassionati. Riposa in pace ti ricorderemo sempre in tanti .
Marco, complimenti per questo magistrale articolo: mi hai quasi commosso. Anche a me Jana piaceva molto, anche a me manca il suo tennis e anch’io non riesco a guardare queste assatanate urlanti e muscolari, che mostrano pugnetti ad ogni punto, che hanno trasformato il tennis in incontri di pugilato, tutti uguali e tutti assolutamente noiosi
Me la ricordo grandissima tennista. Mi dispiace .riposa in pace
Grazie del ricordo …
Che tristezza…quanti ricordi!Splendido ritratto di una campionessa ormai inimitabile,talento puro che forse non rivedremo più in nessun altra
Bellissimo articolo, adesso sono ancora più malinconico
Grazie dello splendido dipinto Marco 🙂
Tra tutti i variopinti colori del tuo articolo-arazzo, prendo ciò che per me è l’essenza del suo tennis: Jana sapeva accarezzare la pallina e trattarla con dolcezza e classe, la stessa carezza che metaforicamente le porgo in questo giorno, ringraziandola per le tante emozioni che ha saputo regalarci…