Chiara “Chichi” Scholl: “Il tennis per me? Lo adoro e basta” Storia, viaggi, riflessioni di una ragazza americana, tennista “del mondo”.
“Il bimbo che non gioca non è un bimbo, però l’uomo che non gioca ha perso per sempre il bimbo che viveva in lui e che gli mancherà molto.” Pablo Neruda – Confesso che ho vissuto
Vive pienamente la sua vita Chichi Scholl, la 25enne tennista americana che incontriamo oggi. Una ragazza perennemente in viaggio, da un continente all’altro, al punto da definirsi “tennista globale”, che non conosce l’arte della lamentazione, che non si scoraggia mai, capace di dormire in macchina durante un torneo e sorridere sempre alla vita, alle famiglie che la ospitano, di sopportare i dolori personali che pure ha dovuto superare. Non ha perso il bimbo che vive in lei Chichi ma lo porta con sé, quando si fa apprezzare e voler bene da tutti, virtù un po’ rara in un ambiente non privo di chiusure e gelosie. Me ne aveva parlato Anastasia Grymalska, mentre con Chichi a Pula vincevano il torneo di doppio: “Devi assolutamente intervistarla – mi diceva – è una ragazza eccezionale, piena di entusiasmo. Tu che sei alla ricerca di storie, vedrai che ne rimarrai colpito”. Così è stato, Chichi mi ha davvero emozionato ed ho cercato di mantenere questa piacevole sensazione, di conservarla nelle sue parole, riportando ai nostri lettori la sua intervista.
Allora Chichi, presentati ai lettori di livetennis:
Mi chiamo Chiara Scholl, ma mi faccio chiamare Chichi o Chi da tutti. E’ stato mio fratello a inventarsi questo soprannome quando ero piccola. I miei genitori sono entrambi tedeschi, ma sono cresciuta negli Stati Uniti. Papà giocava a calcio, mentre mia madre non faceva alcuno sport.
Ho 25 anni, e ho iniziato a giocare quando ne avevo 5. Mi sono avvicinata al tennis grazie a mio fratello, che è più grande di me di 4 anni e ha iniziato a giocare quando ne aveva 9. Ho sempre ammirato mio fratello, è una persona meravigliosa; quindi per me è venuto spontaneo provare uno sport che piacesse già a lui. Crescere nel clima perfetto del Sud della Florida è l’ideale per giocare a tennis. Il mio principale allenatore e mentore era mio padre, visto che lui stesso è stato un calciatore e quindi un atleta. Tuttavia sapeva che i miei fratelli ed io necessitavamo di un aiuto tecnico e fisico da allenatori esterni, e ha sempre provveduto perché lo ricevessimo. Da piccola passavo molto tempo giocando con i miei fratelli – mia sorella Chalena, di 3 anni più piccola, è una tennista formidabile – o nelle accademie. Mi sono sempre piaciuti gli sport, ma il tennis è speciale: lo adoro e basta. Sono tanti i tennisti che seguivamo in famiglia; penso che le Williams fossero già delle leggende, e lo sono ancora! Poi c’erano Agassi, Sampras, Rafter, Ivanisevic, Capriati, Davenport e altri. Mi descriverei soprattutto come una baseliner aggressiva. I miei colpi migliori sono il servizio e il diritto. Ma il mio preferito in assoluto è la volèe. Credo di dover lavorare ancora su ogni colpo, ma devo perfezionare lo slice più di tutti. Serge Carpentier, dell’accademia Kim Clijster in Belgio, è un mio grande allenatore e mentore. Lavoro con lui soprattutto chiedendogli consigli per telefono, perché non mi è facile andare spesso in Belgio. Un altro che mi è di grande aiuto è Christophe Jean, di Pompano Beach. Non riesco ad elencare tutti i miei allenatori e coaches; sono tantissimi quelli che mi hanno aiutato negli ultimi anni, e sono grata a tutti loro. Il 2017 è stato un anno molto importante per me, sia per i risultati ottenuti sia a livello personale. Potrebbe sempre andare meglio ovviamente, ma potrebbe pure andare peggio! Sono molto felice della mia posizione attuale in classifica, e spero di riuscire a sfruttarla al massimo. Quest’anno ho conosciuto persone incredibili, e ho potuto passare molto tempo con famiglia ed amici.
Chichi, partiamo dai tornei giocati in Italia a Pula: il primo torneo un trionfo, con vittoria in singolare e in doppio, nel secondo ti sei fermata in semifinale contro la Hercog e nel terzo invece il cammino si è interrotto subito contro la Zarazua. Un bilancio comunque positivo o ti aspettavi di più?
Mi sono divertita molto a Pula. In quelle settimane ho ottenuto molti risultati positivi, nei tornei così come negli obiettivi personali; ce ne sono stati anche di negativi, ma provo a pensarci in modo ottimista e trovare soluzioni per migliorarli.
Successivamente, sei andata in Francia e non è andata benissimo. Quali sono ora le tue condizioni e che tornei giocherai ancora?
Dal punto di vista dei risultati, è stata sicuramente una catastrofe, nonostante che con Diana Marcinkevica ce l’abbia fatta fino alle semifinali a Nantes. Questi due tornei mi hanno insegnato molto, e non vedo l’ora di giocare il prossimo in Oklahoma, il 13 Novembre. Dopodiché mi aspetta una settimana di allenamento, e sto progettando di giocare altri 2 tornei in Cile, per poi tornare in Florida e preparami al prossimo anno.
A Pula hai vinto in doppio con Anastasia Grymalska, una nostra amica che ci ha anche messo in contatto. Anastasia quest’anno è rientrata da un lungo infortunio e mentre in doppio ottiene successi, in singolare ha ancora qualche difficoltà (mente scriviamo è in semifinale ad Hammamet nda). Qual è stata la tua impressione e come ti sei trovata con lei in campo e fuori dal campo?
Anastasia è incredibile! Il suo modo di giocare ha così tanto potenziale! A Pula, è stata di sicuro la mia avversaria più tosta. I punti erano molto lunghi, faceva dei colpi spettacolari e riusciva a riprendere molte delle palle che lanciavo. Peccato che abbia dovuto sfidarla nel primo round. Anche se un po’ egoisticamente penso che giocare contro di lei mi abbia preparata per i round successivi. Sa lanciare dei colpi spin molto forti, ma riesce anche ad appiattire i suoi colpi. Soprattutto nel rovescio, tira dei lungo linea davvero belli. Penso che sia molto brava anche ad appiattire i colpi nel diritto: se lo facesse di più non darebbe possibilità all’avversario di rientrare nei punti ed è anche grazie a questo che sono riuscita a vincere a Pula. Giocare in doppio con lei è stato molto divertente, perché non fa altro che incoraggiarti e motivarti. Inoltre dà il 100% in ogni singolo colpo e ti ispira a dare il massimo per restituire ogni palla e rimanere umile per dare ancora di più. Nei doppi si vede che ha un tocco fantastico e gioca delle gran belle volèe, che potrebbe sfruttare di più nel singolo. Fuori dal campo è molto amichevole e spontanea. Quando le parlo, è sempre molto onesta e ascolta ciò che dico. È stato un piacere passare così tanto tempo con lei, in campo e fuori dal campo!
A proposito di infortuni, che cosa deve fare una tennista per ritrovare la condizione dopo essere stata ferma? Qual è la tua esperienza?
Sicuramente bisogna stare attenti quando si ricomincia a giocare, se si è stati fermi a lungo. A La cautela innanzitutto, non bisogna avere fretta di rientrare. Assicurarsi di essere in forma, sia mentale che fisica, così da evitare altri infortuni in futuro. Personalmente sono stata fortunata e non mi sono fatta male spesso. All’inizio di quest’anno però ho subito una frattura da sforzo al piede. Mentre ero infortunata, sono riuscita comunque a fare del nuoto e un po’ di esercizio per la parte superiore del corpo, aiutandomi a rimanere attiva. Tuttavia giocare a tennis è diverso e ci si mette del tempo per tornare in campo. Farsi male è una sfortuna, anche se riesci ad apprezzare molte cose che normalmente non avresti il tempo di fare! Mia sorella ha subito due operazioni, ed è rimasta ferma per molto più di un mese. Ho ammirato molto come sia riuscita ad incanalare la sua passione in altri interessi, sono così fiera di lei!
8 titoli in singolare e 9 in doppio sono la tua bacheca di trofei finora. Ti auguriamo di arricchirla sempre di più. E’ molto equilibrata tra singolare e doppio ma quali sono le tue preferenze?
Amo entrambi, ma il doppio significa molto per me, per la semplice ragione che ho qualcun’altro accanto a me in campo. C’è una persona che fa affidamento su di me, così come faccio io con lei, e questo mi motiva e incoraggia moltissimo. Giocare in doppio è un’esperienza estremamente speciale. Sono convinta che tiri fuori un’altra dimensione della propria personalità.
Nel 2011, a 19 anni, tu hai raggiunto il best ranking con la posizione n. 164. Hai mantenuto questo livello nel 2012 e poi nel 2013 purtroppo hai cominciato una discesa. Ora stai risalendo, per fortuna. Che cosa è successo in quegli anni e come hai reagito?
Sono successe alcune cose, ma non riesco ad additare un evento preciso né a dire che se non fosse mai successo oggi mi troverei in un punto diverso. Però posso affermare di essere la persona che sono a seguito di quegli eventi e di aver conosciuto gente fantastica lungo la strada. Per darvi un quadro generale: mio padre si ammalò verso la fine del 2012 e scomparve nel 2014. È stato molto duro per me, ed ho fatto fatica psicologicamente ad affrontare tutto.
Tu hai 25 anni appena compiuti: quando hai iniziato a giocare a tennis credevi che avresti raggiunto questo livello o ti aspettavi di più?
Quando ero piccola mi chiedevano spesso “cosa vuoi fare da grande?” Credo che la risposta debba essere “diventare la numero 1” o vincere il Grand Slam o qualcosa del genere. Per continuare a competere nel grand tour devi raggiungere una certa posizione e guadagnare certe somme di denaro. La mia passione è il tennis. Amo giocare! I risultati riflettono non solo il tuo allenamento e la tua bravura, ma anche le tue emozioni e lo stato mentale. Quando ho iniziato a giocare lo amavo perché in campo potevo essere me stessa. La mia tecnica è migliorata rispetto ad allora (lo spero!), ma continuo a voler essere in campo e fare del mio meglio. Se parliamo di obiettivi e sogni materiali, mi piacerebbe aver già vinto qualche slam e magari una medaglia d’oro, ovvio, ma mi piace concentrarmi solo sulla passione per lo sport, perché altri pensieri sono irrilevanti.
Tu hai vinto in Europa, negli Stati Uniti, in Sud America. Che differenze trovi nei tornei. Sia a livello tecnico che organizzativo?
In qualsiasi torneo si giochi, c’è sempre qualcosa da apprezzare. Negli USA si prendono buona cura dei giocatori, spesso offrendo vitto e alloggio, il che riduce di molto le spese e ci fa sentire a casa e benvenuti. Inoltre ci vengono incontro cercando di aiutarci con gli orari o altri problemi. In Europa, vitto e alloggio pagati sono una rarità. In compenso organizzano degli eventi carini e sono molto amichevoli. Mi sono trovata bene anche in Sud America. Vitto e alloggio erano economici e la gente molto affettuosa.
Come si vive una vita viaggiando così tanto, da un continente all’altro? Si rischia di sentirsi un po’ soli alle volte e come si superano questi momenti?
Amo viaggiare e avere la possibilità di visitare così tanti posti. È un grande privilegio riuscire a fare tutto ciò mentre pratico lo sport che adoro così tanto. Visto che non sono spesso a casa, mi mancano molto la mia famiglia e i miei amici, ma questo rende ancor più speciale il tempo che riusciamo a passare insieme! A volte mi sento sola viaggiando, ma cerco di concentrare tutte le mie energie nel tennis e aspetto con gioia il momento in cui potrò rivedere i miei parenti ed amici.
Tereza Mrdeza ci ha raccontato che in Italia, a Pula, è ospite sempre delle stesse persone. Anche a te, a volte, capita di essere ospitata, anziché andare in hotel, e come si gestiscono questi rapporti?
Sì, negli USA vengo spesso ospitata da alcune famiglie. È sempre un’esperienza favolosa! Rimango in contatto con molte delle persone che mi hanno ospitato e aspetto sempre con ansia di rivederle. Sono così gentili ad offrire la loro casa e il loro tempo per aiutare i giocatori. Le settimane che passo con queste famiglie sono bellissime e mi fanno sentire a casa.
Come si riesce a fronteggiare i costi dei tornei? Molte tenniste ci hanno raccontato che, se non si arriva almeno in semifinale in un torneo, non si recuperano le spese:
È proprio vero. I premi in denaro dei tornei non sono sufficienti se non vai molto lontano. Cerco di ridurre le spese al minimo. Spesso vado ai tornei in macchina e ci dormo anche se non ci sono soluzioni di alloggio economiche. L’alloggio è una grossa spesa. Quando mi sposto in macchina mi porto dietro l’incordatrice, che è un altro costo in meno. Purtroppo per alcuni tornei non posso fare a meno di prendere l’aereo, e devo trovare altri modi per tenere bassi i costi. Ma senza aiuto esterno è molto difficile, se non impossibile. Nel mio caso è mia madre a darmi il supporto maggiore.
Non hai la sensazione, a volte, che i tennisti, almeno nel mondo ITF, siano un po’ sacrificati? Eppure sono loro che muovono la ruota:
Beh in ogni ambito c’è sempre qualcuno che paga il prezzo più grande e guadagna di meno. Ma sono molto grata che riusciamo a giocare così tanti tornei. Come in ogni cosa, c’è sempre spazio per dei miglioramenti, e credo che noi giocatori dovremo lavorare insieme per migliorare le cose.
E’ possibile avere amiche nel circuito tennistico o la competizione preclude questa possibilità? In ogni caso quali sono le tenniste cui sei maggiormente legata?
Ho molte amiche nel mondo del tennis. Siamo giocatrici, ma prima di tutto siamo persone. Nella competizione vogliamo tutti vincere, ma certe cose sono più importanti della vittoria. Sfogati in campo, ma quando il match è finito, lasciati andare! Siamo colleghi, e miglioriamo tutti allenandoci insieme e incoraggiandoci a vicenda. Il tennis ci dà l’occasione di viaggiare e guadagnare dei soldi, e per questo dovremmo tutti collaborare e renderlo ancora migliore. Tra le mie amiche posso citare Deborah Kerfs, Sophie Chang, Karen Barritza, Diana Marcinkevika, Elyne Boeykens. Ma vado d’accordo con la maggior parte delle giocatrici. Andare d’accordo rende il torneo più piacevole e l’ambiente migliore il che porta ad un tennis migliore!
Come vive il tennis la tua famiglia? Ti seguono da lontano e, quando sei negli States, vengono a vederti?
Quando gioco più o meno nelle vicinanze mi vengono sempre a vedere e passiamo del tempo insieme! Se sono lontana, ci sentiamo spesso e parliamo a lungo, anche se non parliamo molto di tennis. Hanno un lavoro anche loro e ci piace parlare di varie cose, non sempre di cosa ci occupiamo.
Quali sono le differenze maggiori che vive una tennista confrontando il circuito maggiore con quello ITF?
In WTA, l’organizzazione si occupa di tutto. Ti danno una sistemazione, i pasti e il trasporto. In ITF devi cavartela da solo per quasi tutto.
Allenamenti, sacrifici, in viaggio tutto l’anno, a volte dormi in macchina: Chichi ma ne vale la pena? Il tennis ti restituisce tutto quello che dai, i sacrifici che fai?
Non so cosa valga la pena. Amo giocare e amo la mia vita. Ogni giorno bisogna fare dei sacrifici, vale per tutti. A fine giornata però, credo che fare qualcosa che ti appassiona e cercare di esserci sempre per i tuoi amici e la tua famiglia, essere accanto a loro fisicamente o anche solo affettivamente, sia uno scopo per cui vale davvero la pena lottare.
Se non avessi fatto la tennista che cosa avresti voluto diventare?
Hmm, che domanda difficile… Non lo so, ma ci avrei messo la stessa passione e la stessa energia che investo nel tennis.
Venus Williams a 37 anni è arrivata in finale al Master. Che cosa vuol dire questo per il tennis mondiale e cosa rappresenta per te che sei una tennista americana?
Dimostra la grinta e la determinazione di Venus. Tutti amano Venus e vogliono che giochi ancora e rispettano la sua storia, dopo che ha combattuto con i suoi problemi di salute ed è riuscita a continuare a giocare. Non mi vedo solo come una tennista americana, ma come una giocatrice globale, quindi non ammiro i tennisti in base alla loro nazionalità ma in base alla loro personalità e al loro atteggiamento in campo e fuori.
Tra le prime 100 ci sono 13 tenniste americane: di queste soltanto 5 sono più giovani di te. C’è ancora tanto tempo per la top 100 non è vero Chichi?
Direi che è relativo. Statisticamente sì, c’è questa possibilità.
Quanto è seguito il tennis femminile negli USA, sorelle Williams a parte? E che presa, che attrattiva ha per le ragazze americane?
Penso che il tennis sia abbastanza diffuso negli States. In molti lo seguono, specialmente il Grand Slam. Tra le ragazze più giovani è uno sport molto popolare.
Tu sei di Pompano Beach, città sulla costa della Florida. Parlaci un po’ di questo luogo:
Sono cresciuta a Melbourn Beach, in Florida. È poco a nord di Pompano Beach; è un posto molto tranquillo e accogliente, con l’oceano da un lato e il fiume Indian dall’altro. È molto rilassante. Pompano Beach è molto più vivace. Rimane comunque la mia casa, e ci sono molti posti che adoro.
Che ricordi hai tu dell’11 settembre: dove ti trovavi, come hai reagito nei giorni seguenti, se ti va di parlarne?
Avevo 9 anni. Ero a Melbourne Beach e mi trovavo vicino ad una macchina accanto al campo di calcio quando abbiamo sentito la notizia alla radio. Mi ricordo che gli adulti erano sconvolti e rimasero in silenzio. Nei giorni a seguire c’era un profondo senso di shock e di tristezza.
Quanto sta condizionando il terrorismo la vita degli americani, in particolare dei giovani? E’ di questi giorni l’attentato di New York:
Il terrorismo sta condizionando tutto il pianeta. La gente si sente impotente e spaventata, il grado di paura varia a seconda della personalità di ognuno. Viste la capacità e i mezzi che abbiamo al giorno d’oggi per comunicare tra di noi, penso sia importante continuare a mandare messaggi positivi che incoraggino tutti a vivere le proprie vite, senza farci bloccare dalla paura.
“Questa terra è la mia terra./ Dalla California all’isola di New York/Dalle foreste di sequoie fino alle acque della Florida./Questa terra è stata creata per te e per me.”
Woody Guthrie è il cantatutore del viaggio e voi tenniste siete in continuo viaggio. Cosa ti fanno pensare questi versi?
La canzone parla dell’America, ma credo che le sue parole abbiano anche il significato dell’incontro tra persone che vogliono condividere qualcosa piuttosto che rimanere divise. O almeno è così che la interpreto io.
Quali sono i tuoi film ed i tuoi libri preferiti?
Amo la trilogia di Matrix. La mia citazione preferita è una frase che dice Morpheus: “Quello che è stato è stato, e non sarebbe potuto avvenire in altra maniera.” Tra i miei libri preferiti ci sono gli Harry Potter. Li adoravo da bambina perché erano magici, e i personaggi erano incredibili e con delle personalità complesse. Da più grande ho cominciato ad apprezzare come J. K. Rowling sia riuscita a trattare molti temi diversi (politica, religione, etc.) in maniera così abile e sottile che la lettura rimaneva affascinante anche se si prestava solo attenzione alla storia.
Qual è il tuo desiderio più grande da realizzare nel tennis?
Il mio desiderio è che attraverso il tennis io riesca a lasciare un segno…e non solo perché sono caduta faccia avanti mentre rincorrevo una palla corta..ahahah!
Ed i 3 desideri da realizzare nella vita?
Essere sempre circondata da parenti ed amici. Essere libera di inseguire i miei sogni ed obiettivi. Avere il coraggio e la tenacia per sfruttare le mie capacità.
Come vuoi salutare gli appassionati italiani?
Ciao! Per ora vi saluto, ma ci rivedremo in futuro!
Ci rivedremo presto Chichi, magari dopo una tua vittoria. Tra pochi giorni riprende il tuo viaggio, in macchina, in aereo, in autostop. Noi ti cercheremo perché…quando inizia un torneo, ovunque si giochi, occhio al tabellone: è facile che Chichi sia lì, a inseguire i suoi sogni. Come lei ama ripetere… non potrà essere in un’altra maniera!
Antonio De Filippo
traduzione di Alice Bidetti
TAG: Chiara Scholl, Interviste LiveTennis
2 commenti
Tanti auguri a questa bella ragazza!!!!
Una bellissima storia quella della Scholl,che dimostra che spesso il cuore e la passione superano la ragione mantenendo vivo il sogno di una vita.Purtroppo anche il supporto economico e’ fondamentale per accelerare il percorso di crescita e mi sembra di capire che lei non ne abbia.