Lino Sorrentino: “E’ una vita che insegno tennis ma mi diverto sempre un…Sacco!” Il coach di Federica Sacco racconta a livetennis la sua allieva ed il mondo del tennis junior
E’ una bella domenica di maggio, assolata ma tiepida, l’ideale per assistere ad una giornata di tennis, il Città di Caserta giunto alla XXX edizione, un 25.000k molto interessante. Il Bar del tennis ha un’ampia e comoda veranda esterna, dove campeggiano le locandine del torneo con una bella immagine stilizzata di Anastasia Grymalska: Maria Marfutina si sta riposando, su una poltrona all’ombra, in attesa di giocare il terzo incontro della mattinata, mentre in campo la francese Sugnaux sta chiudendo il match contro Antonia Aragosa. Seminascosta, tra tecnici, organizzatori ed altre tenniste, riconosciamo Federica Sacco, che avevamo intervistato qualche settimana prima per livetennis. Si vede che è molto concentrata, un po’ preoccupata da qualche dolorino al piede, che il sorriso dell’uomo che le sta vicino scioglie meglio di un fisioterapista. E’ così che conosciamo Lino Sorrentino, napoletano, maestro di tennis, mentore di Federica. “Grazie per l’intervista” è la prima cosa che mi dice, presentandosi, con un’eleganza non scontata, coerente con la persona che poi abbiamo conosciuto. Federica, che ha compiuto 15 anni il mese prima, ha avuto una wild card dagli organizzatori, ma il sorteggio la oppone a Ludmilla Samsonova, il pronostico è chiuso. Eppure Federica parte bene, fa vedere colpi pregevoli, conduce 3/1 nel primo, combatte contro la talentuosa avversaria, che poi prende il sopravvento. Lino continua a sorridere, non è da questo torneo che si aspettava, almeno ora, risultati eclatanti. Parla tanto di tennis dopo l’incontro, con passione e competenza, e allora gli chiedo se è disposto a continuare la chiaccherata in un’intervista. “Ok. – mi dice – Andiamo all’Avvenire e poi ci sentiamo per l’intervista”. Detto fatto!
Allora Lino, non posso che partire chiedendoti una valutazione di questa partecipazione di Federica al Torneo dell’Avvenire. Primo turno in scioltezza, secondo turno sconfitta con la spagnola Navarro. Poi abbiamo avuto la bellissima vittoria in doppio con Matilde Mariani:
Federica ha fatto gli esami di abilitazione alla III classe del Liceo linguistico di Napoli dove è iscritta, lo stesso giorno in cui esordiva nell’Avvenire a Milano. Perfezionista com’è, figurati, è andata a mille anche a scuola. Mi sono solo azzardato a dirle qualche giorno prima: “Guarda che se prendi 7 o 8 non cambia molto…” mi ha aggredito! Lunedì ha terminato gli esami alle 11,00; alle 14,00 eravamo in aeroporto, alle 18,00 siamo sbarcati a Milano ed è entrata in campo per il primo turno alle 21:15, il match è durato due ore. Immaginerai come stava il giorno dopo con la Navarro. Poi si è ambientata, ha recuperato ed in doppio era un treno. Comunque, in 2 mesi ha giocato 32 match e ne ha persi 5 vincendo due ITF junior: non mi posso lamentare, non dimentichiamo, Federica lo sa bene, che ci sono anche le avversarie in campo, che credete? Scherzo ovviamente. Sono molto contento della vittoria con Matilde in doppio, grazie anzi a voi di livetennis per aver dedicato spazio a questo trofeo!
Come ti è sembrato il livello dei partecipanti quest’anno e chi hai visto in particolare, italiano o straniero, che ti ha colpito?
Ho avuto la conferma, tra le ragazze, della Pigato, davvero molto brava: poi nulla di particolarmente nuovo. Mi ha colpito la consueta solidità degli spagnoli, ma nessuno mi ha colpito veramente, se devo essere sincero, come credo tu voglia. In finale è andata la Monnet, Federica l’ha battuta 2 volte su 2, e di fronte ha la Vidmanova (la finale non si era ancora giocata, nda). Sono due ottime atlete, solide pedalatrici da 2 metri fuori dal campo ma non “spaccano” la palla. Questa settimana era anche favorevole dal punto di vista climatico per giocatori con queste caratteristiche: c’era un caldo molto afoso che rendeva difficile trovare la lucidità per tirare il vincente. In queste condizioni climatiche è più facile stare lontano dalle righe.
Tracciamo un breve profilo di te come maestro: il tuo percorso, i ragazzi che segui, le categorie. A proposito: complimenti per la vittoria del tuo Tennis Club Fireball in Campania!
Non mi piace molto parlare di me non faccio neanche foto, in due parole faccio il maestro da sempre. Per un po’ sono stato in disaccordo con la Federazione, all’epoca in cui i Comitati, tramite i Centri tecnici regionali, facevano man bassa di giocatori convincendoli a spostarsi in club piu importanti. Al Fireball ho prodotto molti ragazzini di ottimo livello, sempre trasferiti a club piu blasonati: l’ennesimo furto mi ha fatto rinunciare e per un lungo periodo ho fatto solo la scuola di base (salvo vincere un campionato di kart con mio figlio…facevo il suo meccanico durante le gare). Poi la passione ha prevalso ed ho ricominciato a lavorare sull’agonistica grazie al maestro Michelangelo Dell’Edera che mi ha convinto a rientrare nel programma federale assicurandomi che certe cose lui non le avrebbe piu consentite: ho risolto anche i miei dissidi con la FIT, non mi ci far pensare, mi e costato un botto di tasse arretrate. Ma sono stato ricompensato perchè è venuta fuori Federica! Ora dirigo la Scuola del Tennis Club Vanna e quella del Tennis Club Fireball. Ho un ottimo staff, del quale fanno parte alcuni miei allievi di sempre, come Marco Valleta e Luca Esposito, ragazzi dei quali mi fido ciecamente. Al Fireball ho un solo campo, lavoro a numero chiuso, ho 16 ragazzini mentre gli altri li gestisco al Vanna. Peraltro abbiamo con noi Ivan La Cava e Federico Guerriero, ragazzi di interesse nazionale.
Ho avuto modo di osservare a Caserta il rapporto di fiducia e stima che lega te e Federica. Facciamo finta che non ci legga: è un talento questa ragazza? Tracciami con la tua consueta onestà un suo profilo con pregi e difetti da migliorare.
Conosco Fede da sempre, l’ho portata in braccio e non è un modo di dire…Fede è certamente un talento: ha ottime possibilita di fare la giocatrice professionista. Riguardo al rapporto che abbiamo, come avrai visto, è fin troppo confidenziale, ma è una carateristica del Fireball siamo una grande famiglia, stiamo spesso insieme anche al di fuori del tennis e, da buoni napoletani ci piace festeggiare: ogni scusa è buona per organizzare un barbecue e fare gruppo. Fede è una ragazzina di oggi e come tutte le adolescenti è difficile da gestire, è testarda e perfezionista. Caratteristiche faticose da manovrare in allenamento, ma se controllate bene in gara ti fanno vincere partitacce di tre ore al terzo. Comunque siamo al lavoro anche sull’area mentale con il mental coach Mauro Pepe.
Tracciamo tre profili di maestro: under 12/under 14 e under 16. Come si lavora per ciascuna fascia d’età tenendo presente le trasformazioni fisiche e mentali che avvengono in questa transizione?
Un unico filo conduttore: il lavoro, partendo dal presupposto che ormai nel tennis c’è sempre da imparare, Re Roger ce lo insegna, e quindi come maestro devi sempre aggiornarti. La differenza sostanziale sta nel fatto che gli under 12 sono ancora spugne e puoi metter dentro tanti concetti, quindi un po’ di disordine ci può stare; via via che si cresce si va verso il professionismo, i tasselli devono andare al posto giusto ed il tennis può diventare un lavoro. Comunque il tennis è in perenne evoluzione devo dire che la FIT negli ultimi anni sta facendo un buon lavoro di formazione, ma non basta. Bisogna studiare sempre: io mi ritengo fortunato perché ho la possibilita di aumentare le mie competenze confrontandomi con i migliori coach del mondo, sono in giro 30 settimane l’anno.
E cosa deve cambiare nel coach con la carriera Pro?
Il coach del tennista professionista non è molto diverso da quello dello junior sotto il profilo organizzativo. Cambia molto invece negli allenamenti dove è piu un anello di congiunzione tra lo sparring, il preparatore atletico, il mental coach e tutte le figure che gravitano attorno al giocatore: è colui che sa di cosa ha bisogno il giocatore per essere al massimo e guida la squadra verso il risultato.
Il mondo ITF junior è molto variegato: insieme a ragazzi assennati che dopo successi importanti mantengono il contatto con la realtà, senza rinunciare alla loro vita da adolescenti, troviamo mini divi con sponsor e staff al seguito. Come si protegge un ragazzo dal rischio di delusioni?
Io dico punta alla Luna: male che vada fai un giro tra le stelle. Nessuno ha la certezza che questi ragazzi faranno i professionisti ma io che ci sto insieme tutto l’anno posso dirti che di esaltati in giro ce ne sono pochi, sono tutti ragazzi con la testa sulle spalle, consapevoli che sono fortunati per il talento che hanno ma che devono lavorare per stare lì. Fede non ha sponsor, se non quelli tecnici, la Head ci supporta in modo considerevole, non ha un sito, ha un profilo Fb privato ed a farle tenere i piedi per terra ci pensano i genitori, lo fanno fin troppo bene, tanto che io la vorrei un pelino più esaltata. Per il resto dico: sponsor, siti, pagine varie… c’è tempo. E’ già un anno che rintuzziamo attacchi da super manager che ti offrono tutto gratis se metti una firma ma noi stiamo bene cosi: quando e “se” ci affacceremo al professionismo, vedremo.
Perché in Italia, secondo te, è difficile che esploda come nei paesi dell’Est, una top player a 16/17 anni? E’ un fatto culturale o legato alla formazione tennistica?
Ma se i nostri figli stanno a casa fino a 35 anni, perché nel tennis dovrebbe essere diverso? I nostri ragazzi maturano più tardi degli altri, nel tennis come in altri sport. E non solo sotto il punto di vista mentale dico anche anche fisicamente. Dal punto di vista tecnico e tattico, parere personale, nei paesi dell’Est vengono specializzati troppo presto, i nostri sono piu completi e credo che alla lunga avranno più soluzioni. Il problema è arrivarci… “alla lunga”! Bisogna trovare il giusto compromesso, perché se è vero che vincere da piccoli conta poco, è pur vero che se non vinci non trovi motivazione e smetti.
Dopo una generazione d’oro di tenniste, si fa fatica a vedere una futura top 100 a parte la Paolini che ha appena vinto un 100.000K. Su chi punteresti, Federica a parte, tra le 2001/2003?
Parlare del dopo Sara, Flavia e Roberta è difficile, mica hai detto poco? Comunque tra le under 16 oltre Federica ci sono ragazzine di livello che stanno crescendo vedi la Delai, la Pigato, la Paoletti, la Cocciaretto, la Rossi, la Biagianti.
Come valuti l’operato della FIT a sostegno delle giovani promesse?
Da quando l’Istituto di formazione guida il settore giovanile le cose sono decisamente migliorate c’è un’ottima sinergia con il settore tecnico e questo costituisce un supporto determinante per la crescita dei nostri ragazzi. Già si vedono i miglioramenti dell’intero sistema tennis: tanti italiani nei tornei internazionali, buoni risultati, presenza costante all’estero di tecnici FIT, e qualche risultato arriva, vedi la vittoria in Winter Cup delle under 16, in finale anche i maschi e le ragazze under 14, Fede che vince il Master, non succedeva da una vita. Tuttavia non bisogna avere fretta sono processi lunghi.
Ho letto di una tua interessante teoria sulla regola 85/15 secondo cui, siccome nel tennis gli scambi, il gioco effettivo, coprono non più del 15% del tempo effettivo di un match, occorre allenare la mente o comunque insegnare al giocatore, fin da subito, a gestire le pause. Spiegaci un po’…
Non è una mia teoria, è semplicemente un dato statistico: se ti metti con il cronometro in mano arrivi a questa conclusione; se poi aggiungi che nella fase di gioco, a causa delle velocità a cui si scambia oggi, il tempo di pensare non ce l’hai, l’unica cosa è imparare a pensare tra un punto e l’altro. Tu mi dirai: e che ci vuole! Beh non è così facile: in genere il cervello di un giocatore è impegnato a combattere con i “mostri”, quindi devi allenarti a tenere la testa in partita o a stare“sul pezzo”, come dite voi giornalisti (non lo sono, faccio un altro lavoro…Lino lo sa. nda). Un po’ alla volta si dovrebbe arrivare a gestire le ansie, le emozioni, fare una micro-analisi del punto che hai giocato, progettare la giocata successiva, avere in mente almeno il primo ed il secondo colpo. Infine, dato che non è vero che i punti sono tutti uguali, bisogna riconoscere i punti importanti e giocarli al 110%, che è quello che fanno i campioni: nel momento decisivo fanno sempre qualcosina in più. Ormai i match si vincono e si perdono per pochi punti, 3 o 4. Per fare tutto questo, quell’85% devi usarlo tutto e bene. Per questo i campioni creano le routine: purtroppo, nell’immaginario di alcuni giocatori, sembra che basti girarsi di spalle, fare due saltelli come fa Masha, per tirare forte come lei.
A proposito della mente, la mia impressione è che nel tennis, come in altri sport, si consideri la mente come un muscolo da allenare. In dermatologia, le infiammazioni della pelle è giusto trattarle localmente ma devi conoscere anche lo stato di salute del fegato, del sistema endocrino, ecc. In adolescenza, un ragazzo è esposto ad ansia, depressione, conflitti familiari, delusioni amorose e, non sempre, riesce a tenerle fuori dal campo. Non sarebbe utile, in questi casi un lavoro più profondo, oltre il mental coach?
E’ proprio quello che intendevo dire nel punto precedente: Fede lavora già da due anni con Mauro Pepe, il suo mental coach, ma non confondiamo questa figura con quella dello psicologo. Se devi vincere una partita di tennis vai dal mental, se hai depressione o pensi che il Blue Whale sia una buona cosa vai dallo psicoanalista. Io da genitore a genitore chiedo: perché è cosi facile portare dal mental coach un ragazzino quando si insegue un sogno ed invece “non sia mai” che si dica a un papà che un ragazzino mostra un disagio psicologico, che forse andrebbe consultato uno psicologo. In quel caso ti dice: “mio figlio mica è pazzo?” E’ una questione culturale.
I prossimi progetti di Lino Sorrentino:
E’ facile: tennis, tennis, tennis! Devo riorganizzare lo staff, ho nuovi arrivi, poi luglio ed agosto sono abbastanza duri, ci sono tanti tornei all’estero, i campionati italiani individuali ed a squadre: insomma niente vacanze anche quest’anno.
Da napoletano: il Napoli vincerà lo scudetto il prossimo anno?
Antò finche c’e vita c’e speranza, ma secondo me gli asiatici con le milanesi faranno un buon lavoro…e scusami per maiuscole, minuscole, sono in treno e ti sto scrivendo dal tablet!
Sei scusato Lino, assolutamente. Certo, può darsi che da Milano nel calcio arriveranno successi e che le altre dovranno farsi da parte. Ma siamo certi che a Napoli, nel tennis, tu stai facendo un BUON LAVORO! E le maiuscole, questa volta, sono volute…
Antonio De Filippo
TAG: Interviste, Lino Sorrentino
Lino, io credo che potresti fare qualcosa anche per far vincere lo scudetto al Napoli!!
Ho il piacere di frequentare il FIREBALL e di assistere spesso agli allenamenti dei ragazzi e delle ragazze e quello che succede su quel campo è qualcosa di unico. Sembra una famiglia allargata, nonostante l’intenso lavoro i ragazzi e le ragazze si divertono e seguono con entusiasmo il maestro Lino e il suo Staff (Marco Valletta e Luca Esposito). Professionalità, disponibilità, serietà e passione = FIREBALL.
Parlare del dopo Sara, Flavia e Roberta é difficile ma dimenticarsi di Francesca lo è ancora di più. Hanno ruggini personali ? Qualcuno lo sa ?
Bravo Lino e brava Federica e bravi i genitori
Dall’intervista del 18 giugno su LiveTennis.it sento le caratteristiche dell’ESSERE del Maestro Sorrentino: SINCERITA’ e ONESTA’….Il lavoro che fa con Federica si vede (FEDE sono orgogliosa di te) ma il Maestro devo dire che mette passione con tutti quelli che girano intorno al suo UNICO campo da TENNIS: compie MIRACOLI …SIGNORI con un solo CAMPO (ripeto con un solo CAMPO) …è una sfida ogni giorno di lavoro ed un grande privilegio averlo come mio MAESTRO… GRAZIE LINO
@ Misterpatta (#1875912)
non siamo noi razzisti, sono loro che sono napoletani!
Bella intervista..!nella quale Lino Sorrentino spiega in maniera impeccabile,il lavoro che sta facendo con l’allieva Federica Sacco.
ho avuto il piacere di allenarmi e crescere con lino e federica , e sapere che un amica stretta fa grandissimi progressi nel tennis mondiale , mi fa piacere , spero che continui nel suo progetto
In questa intervista, il maestro Sorrentino, è riuscito a parlare del progresso di Federica e del tennis italiano, grazie al fatto che mastica tennis da anni.
Bellissima intervista data la grande esperienza del maestro Lino Sorrentino,che dimostra sempre di più le sue competenze.Spero che fede porti a termine il percorso iniziato!
L’intervista è molto bella e credo che Lino abbia detto cose vere ed interessanti.Conosco Federica e credo che sappia combinare la vita da tennista con quella da adolescente.Le auguro di diventare una giocatrice professionista!
Ho visto Federica all’avvenire ,sinceramente mi aspettavo di più ad essere sincero le aspettative erano molto alte per lei.
Buono il rovescio ,poco sicuro è da “sistemare” il diritto.
Pesantezza di palla manca ancora.
Ho visto tutta la partita contro la Spagnola (mancina) altra velocità di palla. Spero sia stata una giornata No. Comunque forza Federica
L’esperienza del maestro Sorrentino nel “trattare” ragazzi e ragazze in crescita è enorme. Lavoro, lavoro ed ancora lavoro nella speranza che un giorno arrivino soddisfazioni ancora più grandi.
@ Shuzo (#1875876)
scusa ma chi dice che i napoletani non sono persone serie?
io capisco che fate fatica ma credimi siamo uguali a tutti voi 😀
Devo ammettere che da buona tradizione napoletana, questo Lino Sorrentino è di una simpatia travolgente!
Inoltre non è affatto vero che i napoletani non siano persone serie, cosa di cui Lino ne è l’ennesima conferma!
In bocca al lupo per il tuo lavoro, Lino! Il tennis italiano ha bisogno non solo di avere buoni tecnici ma anche di buoni tecnici che siano delle splendide persone come te!
Bella intervista condotta benissimo, è bello scoprire anche questa parte del tennis, quella dei maestri, e Lino sembra proprio una persona onesta che non le manda a dire, tantissimi auguri per il suo lavoro con Federica e auguri a tutto il loro staff.
come dice e come è facile vedere, i risultati nei tornei under non contano nulla ai fini di un’eventuale carriera da pro, ma se non li porti a competere questi bambini poi non si divertono più, perdono stimoli e non hanno più voglia di allenarsi..
Ha detto cose interessanti e confortanti: la Fit ha cominciato a lavorare bene. Non è poco, detto da uno dell’ambiente, per questo bisogna essere fiduciosi; finchè maestri di tennis come lui allenano i ragazzi, qualche speranza di costruire ottimi giocatori l’abbiamo pure in Italia! 😉
Bravissimo Antonio; ottima intervista, come al solito. Sei grande!
Ce ne fossero di allenatori e tecnici così.
Allora i nostri vivai fiorirebbero, come i nostri futuri campioni.
Grazie Lino e continua, con la tua fervente passione che traspare interamente e benissimo dall’intervista, ad insegnare tennis: non è un lavoro, ma una vera e propria scuola e tu sei un grande Maestro!
Bell’intervista e speriamo che con la Sacco possa fare degli ottimi risultati.
Sarebbe una bella storia.