Anastasia Grymalska:”Sono tornata, il tennis è il mio presente e il mio futuro”. La tennista italiana, al rientro, racconta la sua storia, le sue emozioni, i suoi obiettivi
Ci sono voci che sono come colonne sonore delle parole pronunciate: come in un film, accompagnano la narrazione di un uomo, mutandone le coloriture emotive. Silenzi, intonazioni, variazioni di intensità, tutto concorre a trasformare un ascolto in una comprensione reale, profonda. E’ una dote innata che taluni essere umani hanno: non si tratta di recitare, non c’è nulla di compiacente. Queste persone parlano creando due piani di comunicazione: quello lessicale, più superficiale, legato ai fatti, e quello emozionale, interiore, intriso di stati d’animo… Anastasia Grymalska ha questo dono innato: racconta di sé con la mente e con il cuore. La raggiungo per l’intervista nel corso delle pre-qualificazioni al Foro Italico: mi manda dei messaggi vocali appena può, ad intervalli di qualche ora, per completarli poi in due giorni, scusandosi anche di “non aver potuto fare prima”. Grazie alla possibilità di ascoltare la sua voce, metto insieme quanto letto dalle trascrizioni degli audio con tutto ciò che ho “sentito” come suggestione dell’ascolto. E, rimanendo nella metafora musicale che la voce di Anastasia mi ha indotto, provo a creare un’ouverture fatta di tre citazioni, sulla base delle sue preferenze letterarie e cinematografiche, ciascuna corrispondente ad altrettanti temi, che costituiscono la melodia dell’intervista.
La fatica, quella estenuante, dolorosa, ma magica della boxe, esperienza nel tennis meno cruenta ma altrettanto reale, che è inscritta anche e non solo nelle recenti disavventure al gomito di Anastasia: “Se c’è una magia nella boxe è la magia di combattere battaglie al di là di ogni sopportazione, al di là delle costole incrinate, di reni fatti a pezzi e retine distaccate. E’ la magia di rischiare tutto per realizzare un sogno che nessuno vede tranne te.” (Million Dollar baby – film di Clint Eastwood).
La favola, quella del tennis, in cui Anastasia crede fin da bambina, quando aveva in mano una racchetta più grande di lei, come si vede in una dolcissima e tenerissima foto un po’ sfuocata, di una vecchia rivista di tennis: “Cresci pensando che la favola sia vera e, soprattutto, credi di avere il diritto a viverla anche tu” (Ricordati di guardare la Luna – romanzo di Nicholas Sparks)
L’accettazione dell’esistente, la consapevolezza che, al di là delle favole, la vita ti può cogliere di sorpresa e, tuttavia, devi saper reagire, non arrenderti e superare gli ostacoli per te stesso e le persone che credono in te: “Un dettaglio anche il più insignificante può cambiarci la vita in un attimo. Quando meno ce l’aspettiamo, succede qualcosa che ci porta su un sentiero che non avevamo scelto e verso un futuro che non avremmo mai immaginato. Dove conduce quel sentiero? E’ il viaggio della vita, la ricerca di una luce; a volte però trovare la luce significa attraversare la più fitta oscurità” (Ho cercato il tuo nome – romanzo di Nicholas Sparks).
Con queste premesse, andiamo a conoscere il mondo, il tennis e…la musica di Anastasia.
Allora Ana, innanzitutto ragguagliaci sulle tue condizioni fisiche dopo sei mesi di stop per l’infortunio al gomito e sui tuoi prossimi programmi:
Ho questo infortunio da quasi un anno ma, purtroppo, per vari mesi non mi sono fermata e ho continuato a giocare con il dolore e con la crema bollente. Come era prevedibile, è arrivato poi il momento di smettere perché non riuscivo a tenere la racchetta in mano. Il problema ora permane un po’ quando servo. Per due mesi ho provato a fare qualsiasi tipo di terapia ma non ha funzionato; ho fatto un mese di riposo perché mi sono sposata e sono andata due settimane in viaggio di nozze. Quando sono tornata ho visto vari ortopedici grazie all’aiuto del Tennis Beinasco, la squadra in cui mi alleno a Torino, città dove vivo, e il Presidente mi ha detto di andare a farmi visitare dallo staff medico della Juventus. Lì mi hanno curata con tre settimane di esercizi. La svolta però sono state le infiltrazioni con gel piastrinico: per ora ne ho fatte due e sta andando abbastanza bene. I miei prossimi programmi sono gli ITF di 25.000 dollari a Bastad e a Caserta; in entrambi i tornei sono in tabellone.
Un giudizio sulle pre-qualifiche al Foro Italico: come ti sei vista? E qual è il tuo giudizio sul format. visto che molti lo hanno criticato?
Alle pre-qualificazioni ho perso al terzo turno però al primo turno avevo il bye. Non mi sono vista benissimo perché appunto non sono in forma visto, che è da tanto che non gioco tornei e che mi sono allenata poco, però penso che il format sia giusto, è una buona occasione per chiunque di provare a prendere una Wild Card. Ora sto vedendo la mia compagna di squadra, la Di Sarra, che nonostante un ranking basso, non giocava tornei ITF da tanto, ha l’occasione di entrare quanto meno nel tabellone di qualificazione. L’unico suggerimento, magari, sarebbe di giocarle una settimana prima.
In questo momento, pur dopo un lungo stop, sei la dodicesima azzurra in classifica mondiale. Sei molto stimata ma magari qualche lettore di livetennis non ti conosce bene. Traccia un tuo profilo tennistico, parlandoci della tua storia e del tuo gioco:
Quando avevo un anno e mezzo i miei genitori si sono spostati da Kiev a Pescara perché mio padre, che è maestro di tennis, aveva trovato lavoro nel circolo locale, quindi sono cresciuta a Pescara fino ai 14 anni. Poi sono andata due anni a Tirrenia e da lì ho iniziato a girare in Italia per circa una decina d’anni, in cerca di un posto dove allenarmi sempre meglio: ne ho girati parecchi. Ho giocato gli Slam Under 18, entrando ogni volta in tabellone, e sono stata ventinovesima come classifica mondiale Under 18. Sono una giocatrice che sta spesso a fondo campo, regolare e solida: sono le mie caratteristiche, quando sono in forma; ora purtroppo non lo sono, devo accumulare partite, ore di gioco e clima agonistico. Non ho nessun colpo in particolare da migliorare, nessun colpo forte, diciamo che me la cavo, per ora, ma mi sto allenando per avere un colpo più forte, vincente.
Chi è il tuo coach e qual è secondo te il compito più importante che questa figura deve avere con una giocatrice?
Da febbraio il mio coach è Stefano Dolce, un tecnico nazionale molto bravo; le caratteristiche molto importanti per un allenatore, secondo me, sono la sicurezza in ciò che dice, perché solo così diventa credibile per la giocatrice, ma anche l’umiltà e l’esperienza. In lui tutte queste qualità ci sono, infatti sono molto contenta, solo che ci sto collaborando da poco, quindi dobbiamo ancora conoscerci meglio. In passato ho avuto anche delle esperienze negative con personaggi poco corretti che si sono rivelati deludenti dal punto di vista umano. Io sono consapevole di non avere un carattere facile, però sono rigorosa ed esigo anche io rispetto come giocatrice.
Sei nata a Kiev, le tue origini sono ucraine. Quanto di questa cultura senti che ti appartiene caratterialmente e in cosa?
Si, sono nata a Kiev ed entrambi i miei genitori sono ucraini. Dalle caratteristiche del popolo ucraino ho ripreso la determinazione. Non è una caratteristica solo ucraina ovviamente: ad esempio mi ispiro alla Schiavone che non mollava e non molla mai. Così come anche Sara Errani.
Cosa pensi del ritorno delle over 30 nel tennis? E’ un dato positivo o sarebbe meglio augurarsi che il ricambio generazionale si compisse definitivamente?
Sono molto favorevole al ritorno delle over 30, anche perché tra un po’ tocca anche a me arrivare a quella età. Questo vuol dire che con l’avanzare degli anni la donna continua a maturare tecnicamente e tatticamente, quindi può dare ancora tanto ed è una cosa positiva. Prima si pensava che a 26/27 anni, massimo 30, eri finita, invece ora ci sono molte giocatrici che dimostrano il contrario e tutto ciò mi dà molta carica.
Su chi punteresti tra le giovani italiane per un ingresso in top 100? E tra le straniere chi ti ha impressionato di più recentemente?
A livello italiano punterei sulla Paolini, l’ho vista giocare al Foro e, anche se ha perso, mostra comunque un bel tennis da vedere ed ha molta grinta, gioca molto bene. Poi segnalo una ragazza del 2001, che osservo direttamente perché da quest’anno è diventata mia compagna di squadra con il Beinasco, ed è Federica Rossi. Secondo me ha un buon potenziale, sembra veramente completa per l’età che ha. A livello internazionale ho visto la Yastremska, una ucraina del 2000: ha battuto varie giocatrici WTA, ultimamente, e l’ho vista l’anno scorso in un 10.000 a Sharm El-Sheik dove mi ha impressionata; anche la Vondrousova, una ceca che ho visto un anno e mezzo fa in un 15.000 e ora è intorno alla centesima posizione del ranking: ultimamente ha vinto il WTA a Biel, in Svizzera. Lei è davvero impressionante, sembra la nuova Kvitova.
Tecnicamente che strada ha preso il tennis femminile? Ci aspettano anni a venire di pura potenza fisica, di continue bordate da fondo campo oppure il gioco di volo, il tocco raffinato, potranno ancora fare la differenza?
Non saprei, è molto tempo che non mi invitano a Tirrenia e non so come lavorano lì in Federazione, però vedo che non ci sono tante sparatrici italiane come le ceche, le slovacche, le russe, anche per il fatto che non ci sono molti tornei sul veloce, rispetto ai campi in terra ce ne sono di meno. Infatti, nei luoghi in cui mi sono allenata, raramente ho trovato il campo in cemento, purtroppo.
L’attuale sistema di attribuzione di punti con il quale si costruisce la classifica mondiale è secondo te attendibile? Ed in particolare pensi che il ranking esprima davvero la gerarchia di valori tra le tenniste?
Penso che entrare nelle top 100 è molto difficile, perché comunque facendo questi tornei minori o vinci il torneo o sennò fai fatica ad andare avanti ma, d’altra parte, se giochi bene ce la fai. E’ già positivo che abbiano tolto i 10.000 dollari come montepremi almeno il minimo ora è 15.000. Sembra un piccolo cambiamento, poi magari in futuro si migliorerà ancora di più.
Il presidente della WTA, di tanto in tanto, propone modifiche per il tennis femminile: dall’abolizione dei vantaggi al super tie-break nel terzo set. Qual è il tuo parere?
Si, avevo sentito di alcune modifiche che voleva fare il presidente. Già la modifica di portare il terzo set al tie-break del doppio è stata un’iniziativa positiva, perché sei fai singolo e doppio diventa pesante, intendo nello stesso torneo, quindi è utile accorciare un po’ i tempi. Per quanto riguarda il singolare, meglio evitare di modificare le regole, anzi… io farei 3 set su 5 per il mio modo di giocare, negli Slam, però per me così com’è va bene.
Guardando al tennis ITF e al circuito WTA sembra di osservare due mondi molto diversi, non soltanto per i montepremi.
Eppure sacrifici, fatica e passione sono gli stessi. Non credi che il gap sia troppo elevato e quali differenze hai percepito maggiormente?
Effettivamente tra ITF e WTA c’è una grande differenza. E’ una cosa che un po’ mi infastidisce. Anche dal punto di vista dell’ospitalità, ho fatto qualche WTA nelle qualificazioni agli US Open, poi ho giocato a Bastad, a Palermo, a Bucarest: a questo livello ti trattano come fossi una regina mentre negli ITF non ti calcolano tanto. In WTA le top 100 sono piene di sponsor, montepremi maggiori dei nostri, ovviamente, poi nell’ITF non ti aiutano dal punto di vista logistico, in WTA ti risolvono ogni problema.
Come prepari un match? Studi l’avversaria oppure ti concentri solo sul tuo gioco?
Se è presente un allenatore con me cerco di preparare la partita con lui, ripassando le mie caratteristiche, i miei punti deboli e di forza, però vado anche a guardare l’avversaria, a studiarla, per avere maggiori indicazioni possibili.
Lev Isaakovic Sestov, filosofo esistenzialista nato a Kiev, afferma che “la Verità si introduce nella vita senza presentare giustificazioni”. Come commenteresti questa frase?
E’ una frase giusta. Sta a significare che nella vita possono presentarsi eventi esterni che non possiamo controllare. Bisogna accettare gli avvenimenti e reagire ma la verità non si può cambiare. Propongo un’altra frase: “si trovano delle giustificazioni per evitare la verità” e questa è un concetto importante perché spesso inventiamo scuse o alibi che vorremmo fossero giustificazioni, ma siamo noi che non vogliamo reagire e accettare la verità.
Quali sono il film e il libro più belli che hai letto?
Il film più bello che ho visto è MIllion Dollar Baby e qui mi ricollego alla figura del coach: in questo film infatti si crea tra pugile ed allenatore un rapporto di sintonia, fiducia e collaborazione incredibile. E’ un film molto profondo che dà anche molta carica, nonostante il finale triste. Per quanto riguarda i libri adoro Nicholas Sparks, che appartiene ad un genere drammatico/romantico: ho visto anche gli adattamenti cinematografici di alcuni suoi film e… le lacrime ci sono sempre! Per il tennis mi sono piaciuti il libro di Brad Gilbert, “Winning Hugly” e anche il libro del mio amico Federico Di Carlo “Il cervello tennistico”, l’ho trovato molto utile.
Come trascorri il tempo libero e quali sono i tuoi hobbies?
Nel tempo libero mi piace visitare luoghi: ad esempio con mio marito abbiamo deciso che quando sono a Pescara, dove abitano sia lui che i miei genitori, la domenica andiamo a visitare posti nuovi dell’Abruzzo, castelli, paesini particolari. Una cosa un po’ bizzarra è che fare la spesa mi rilassa, quindi a volte impiego molto tempo per farla. Poi ovviamente mi piace andare al cinema, uscire con gli amici.
Il tennis è uno sport in cui l’atleta è maggiormente solo, spesso per ore. Cosa pensi ai cambi campo, a volte sembra che l’asciugamani sia il solo amico:
Ai cambi campo penso a come stanno andando le cose, se sto facendo le cose giuste, cosa mi manca, mi interrogo sul perché sto perdendo, cosa devo continuare a fare per vincere, analizzo un po’ la situazione. Molti giocatori si scrivono le cose come promemoria appunto perché sei solo e anche se sono regole che sai, strategie basilari, vederle scritte ti aiuta. A me è capitato un periodo in cui mettevo sempre l’asciugamani sulla testa, mi aiutava a non pensare, mi faceva distrarre.
Tu hai avuto una carriera da junior molto positiva, sei stata tra le prime 30 e la tua carriera a livello professionistico ti ha portato a vincere 16 tornei ITF in singolare e un numero molto più alto in doppio. Sei tra le tenniste italiane ad aver vinto di più. Ti trovi al livello che ti aspettavi o pensi che le cose potevano andare meglio?
Sono una perfezionista, purtroppo o per fortuna, quindi mi aspettavo un altro ranking e altri risultati. Ovviamente sono contenta di quello che ho fatto, ho raggiunto la 213esima posizione, ma mi manca ancora un po’ di consapevolezza. Prima, certo, vincevo i 10.000 dollari, anche un 25.000 dollari, ma senza un programma, andavo avanti di inerzia, mi hanno chiamata “la formichina” che piano piano va avanti, anche stakanovista grazie al carattere e alla voglia di non mollare mai. Ovviamente mi aspetto sempre di più e penso di poter migliorare ancora.
Di recente la tennista russa Ekaterina Bychkova ha parlato di quanto sia diffusa, a suo dire, l’omosessualità nel tennis femminile, ma come non sia dichiarata. Credi che sia giusto, anche per sostenere i diritti gay, che chi compie questa scelta debba fare coming out?
Penso che ognuno è libero di fare ciò che vuole, di essere come vuole, e quindi di dirlo o meno. Personalmente la questione non mi crea nessun problema anzi so che nel circuito al mio livello ci sono parecchie ragazze gay e anche molte coppie, peraltro molto simpatiche.
Se ti fosse affidata una campagna di promozione del tennis rivolta ai bambini, tu su che cosa punteresti?
Punterei sulla valorizzazione del divertimento, sulla spensieratezza. Avendo una sorella di 12anni vedo purtroppo che un po’ manca, perché è già da un paio d’anni che gioca tornei e comincia ad essere sotto pressione, ci sono sempre incontri. Sta perdendo un po’ la spensieratezza quindi punterei su quella ma anche sulla responsabilità: è pur sempre uno sport a livello individuale e quindi vale il principio per cui “vinci tu o perdi tu”. Acquisire la capacità di gestirti è un elemento che torna positivo per il futuro.
Come si gestisce un periodo di crisi nel tennis, quando le vittorie non arrivano pur essendoci una buona condizione psicofisica?
Bisogna essere forti e sicuri di se stessi e avere qualcuno, sia il coach o qualsiasi altra figura di riferimento, che ti stia vicino. Quando ero più piccola mi sentivo abbastanza sola, avevo il supporto dei miei genitori ma quando dovevo viaggiare per andare ai tornei, per motivi economici, viaggiavo sempre da sola. Quindi è importante il rapporto con qualcuno. Poi magari fai una partita buona e ti riprendi, ogni giorno è un giorno diverso. Non bisogna mai mollare e bisogna crederci sempre, ritrovare il piacere di giocare, di colpire la palla, non solo pensare all’esito della partita.
Essere considerata bella oltre che brava ti fa piacere o ti infastidisce?
Non credo di essere considerata bellissima, mi reputo carina, simpatica. Essere un personaggio nel tennis è importante, ma conta di più saper giocare e avere carisma.
Quanto vuoi bene al tennis e quanto lo odi come scrive Agassi nella sua autobiografia? Se tornassi indietro rifaresti quello che hai fatto?
Ho tanto amore per il tennis, ho iniziato a fare i miei primi passi a Pescara al circolo tennis quando mio padre si era trasferito. Non ho mai smesso di giocare, sono quasi 25 anni che sono nell’ambiente tennistico, la passione c’è sempre stata e rimarrà. Ovviamente ci sono stati dei periodi in cui ho odiato il tennis, non ne potevo più, episodi in cui dopo viaggi pesanti senza allenatore e con pochi risultati e obiettivi volevo arrendermi e mollare e stare sul divano senza far niente..un piccolo esaurimento! Poi dopo una decina di giorni la carica è tornata. Non riesco a non vedere il tennis nel mio futuro. Ho il rimpianto di non aver fatto un percorso costante con un motivatore per saper ragionare e gestire le emozioni e le situazioni in un modo migliore e più efficace, perché quando hai 15anni e sei in un periodo di crescita, come ad esempio quando sono stata a Tirrenia, nascono insicurezze e paure e quindi hai bisogno di un aiuto in più. A Tirrenia mi sono allenata per due anni, ma non ci hanno seguite molto rispetto a ciò che fanno oggi, l’idea era che una volta superati i vent’anni non ti avrebbero aiutata. In effetti uno o due anni fa ero 200 e non mi hanno mai invitata per un raduno o per giocare con altre ragazze…ma questo è solo un inciso.
Hai 3 richieste da portare sul tavolo dell’ONU: quali scegli?
Direi la pace nel mondo, finire le guerre, ma è scontato, fare più beneficenza per chi se la può permettere, però è un po’ una risposta astratta.
Hai esperienze di volontariato o di sostegno ad associazioni benefiche?
In questo periodo in cui mi sono fermata mi ero andata ad informare su qualche associazione, solo che avevano bisogno di una disponibilità fissa che poi non ho avuto. Una volta che sarà terminata la mia carriera tennistica mi piacerebbe darmi al volontariato e fare un viaggio in Africa per aiutare i bambini.
Qual è il tuo sogno più grande per la tua vita da tennista?
Raggiungere il mio massimo, cosa che ancora non sento di aver fatto. A livello di tornei a cui vorrei partecipare e fare un buon risultato c’è sicuramente il Roland Garros, anche perché la terra rossa è la mia superficie preferita.
Ed il tuo desiderio più grande da realizzare nella vita?
Avere una famiglia. Ho già un marito ma vorrei avere dei figli ed essere soddisfatta di quello che ho fatto. Vorrei avere una vita tranquilla, essere sempre positiva, mi piacerebbe anche avere un orto ed altre soddisfazioni oltre al tennis. Posso chiederti io una cosa?
Certo Ana..
Vorrei ringraziare, attraverso quest’intervista, il mio allenatore, Stefano Dolce, il presidente del circolo di Beinasco, Sergio Testa e mio marito Stefano che mi sostiene sempre. Ah… anche il mio preparatore atletico, Alessandro Caminiti, con cui mi alleno sempre!
L’intervista è finita… con un’inconsueta appendice: quei ringraziamenti che testimoniano la generosità di Anastasia, al contrario di altre colleghe che faticosamente riconoscono meriti allo staff o ai familiari. Qualche giorno dopo, ricontatto Anastasia per correggere alcuni dettagli dell’intervista. E’ domenica sera, potrebbe rispondermi l’indomani, invece arrivano subito dei vocali. Mi racconta che è appena arrivata a Bastad in Svezia, dopo un viaggio complicato tra aerei, treni, autobus. Si sposta con Martina Di Giuseppe. E’ preoccupata Ana: il clima rigido è le palline Tretorn con cui si gioca il torneo, molto dure e pesanti, non sono un toccasana per il suo gomito. “Ti ricordi la domanda sulle differenze tra ITF e WTA?” – mi dice – “Bene, ora avevo bisogno di ghiaccio per gli impacchi e l’ho chiesto alla fisioterapista e agli organizzatori del torneo…mi hanno detto che non l’avevano e dovevo andarlo a comprare in farmacia…non avevano il ghiaccio, ecco tutto”. Non c’è polemica nelle parole di Ana, la voce si fa più bassa, quasi sussurrata… Ma è solo un attimo di scoramento e poi il tono ridiventa squillante: “Ti mando le foto che mi hai chiesto”. Ed ecco che il cellulare si illumina, un attimo dopo, con alcune splendide foto: la bambina, il Foro Italico, il matrimonio. Il gomito dolente lascia spazio al sorriso, il ghiaccio non serve più…la favola continua!
Antonio De Filippo
TAG: Anastasia Grymalska, Intervista, Italiane
Mi è piaciuta molto anche a me perché è riuscita a trasmettere il lato drammatico del tennis. In un’epoca in cui l’aspetto competitivo è sempre ben evidenziato, l’intervista ha fatto emergere le esistenze dietro ai numeri fatti di palle, montepremi e date.
Il messaggio è chiaro: il tennis non è uno sport da televisione, perché prendere parte alla contesa risulterebbe meschino. O lo si pratica assiduamente, o lo si ignora. Dentro o fuori.
Bravissimo Antonio!
per prima cosa mi sento di fare i complimenti ad antonio per le domande interessanti e per l introduzione e il finale. detto ciò è ovvio che una intervista seria presupponga un feeling sincero con l ibtervistato e qui c era. Anastasia è una ragazza intelligente e le sue risposte lo dimostrano. la carriera avanzera ne sono certo. mi resta una curiosità: senza fare nomi cosa intende per scorrettezza da parte di qualche coach precedente? sarebbe molto importante approfondire petche questo è un tema cruciale per la crescita dei ragazzi a qualdiasu livello. è da capire se e cone erano i patti, se gli obiettivi erano cobdivisi, se c è stata paraculata dei coach sui soldi o magari da parte dell atleta e via discorrendo
Che piacere aver letto questa intervista e aver conosciuto meglio Anastasia: davvero una bella persona!
Le auguro di risolvere presto e del tutto il fastidio al gomito: ora ha l’esperienza che prima mancava e può togliersi tante soddisfazioni e così raggiungere gli obiettivi che si era posta nel mondo del tennis.
Prima dei figli e dell’orto.. 🙂 🙂 🙂
Complimentiad Antonio De Filippo per la bella intervista e ad Anastasia per la bella persona semplice che è a cui faccio i migliori auguri per una splendida carriera sportiva e familiare
pare proprio una bella persona: speriamo che anche nel tennis giocato riesca a farsi valere e a tenersi lontana dagli infortuni!
Io credo invece che abbia raccolto il massimo.. e non a caso con un coach di livello.. panajotti.. lei e’ la dimostrazione che con modestissime (per quel livello raggiunto) qualita’ tecniche .. ma con grande professionalita’.. passione e dedizione.. si raggiungono risultati di gran livello
Forza Ana!!
Piacevolissima intervista che fa conoscere molto di più una atleta di cui non conoscevo quasi nulla, tra l’altro è anche molto carina. Spero possa tornare presto dentro le 200.
Mi sono piaciute molto le sue dichiarazioni. Inoltre dalle foto si direbbe una donna molto solare.
Un unico neo è quando ha dichiarato che il gomito le dà ancora qualche problema, specie quando serve e poi soffre le palle Tretorn, tanto da aver bisogno del ghiaccio. Stando così le cose non sarebbe meglio attendere un altro pochino prima di riprendere l’attività agonistica e continuare la terapia delle infiltrazioni con il gel piastrinico che sembra funzionare tanto bene?
Dopo tutto il suo gomito è peggiorato tanto proprio per aver tardato troppo prima di decidere di curarsi!
BElla intervista, però si scrive Winning Ugly, non Hugly 😉
una signora intervista ! 🙂
Io l’ho conosciuta personalmente, e’ una ragazza molto seria e davvero in gamba, si allena con entusiasmo e non molla mai…secondo me ha raccolto molto meno di quello che poteva raccogliere sinora