Raul Brancaccio, il campano in Spagna. “Spero di concludere il 2016 alla grande per raggiungere l’obiettivo che mi ero prefissato ad inizio stagione”
“Vullnet Tashi lo conosco come tennista, è un giocatore che serve molto bene ed è molto solido con entrambi i fondamentali nel gioco da fondocampo. Io comunque sono molto fiducioso del mio gioco, so di poter far bene su questa superficie e mandare in difficoltà tanti giocatori forti. Cercherò di sfruttare al meglio questa occasione”. Raul Brancaccio, 19enne di Torre del Greco, è carico alla vigilia dell’esordio nel secondo Futures che si disputa sui campi in cemento di Cuevas Del Almanzora. Qualche giorno fa, in coppia con Barranco Cosano e sempre sui campi spagnoli, ha vinto il secondo Futures in carriera nella categoria doppio. Raul si allena e vive in Spagna ormai da qualche anno, e in questa stagione ha mostrato notevoli miglioramenti ed è sicuramente uno dei più interessanti azzurri della classe 1997.
Ciao Raul e benvenuto su livetennis. Come è nata la passione per il tennis? Con quale maestro hai mosso i primi passi in questo sport?
Un saluto a tutti gli appassionati di tennis italiani. La passione per questo sport è nata grazie a mia madre, giocava con le amiche e portava con sè i suoi figli e con il passare degli anni iscrisse al Circolo me e mio fratello, mentre mia sorella piccola iniziò più tardi. Il mio primo coach è stato Ciro Cardone, è stato importante per me e tutt’oggi è un importante punto di riferimento. Siamo stati insieme per dodici anni fino ai 16 anni, quando sono andato in Spagna. Ci allenavamo a Torre del Greco, il paese in cui sono nato e cresciuto, su un campo polivalente in erbetta sintetica del piccolo centro sportivo La Salle, dove si giocava anche a calcio a cinque. L’anno successivo ho continuato ad essere seguito da Ciro Cardone, che nel frattempo si era spostato nel più grande Sporting Poseidon.
Dal 2013 ti alleni in Spagna nell’ATF, l’accademia di tennis di Ferrer. Come mai hai scelto la Spagna e come ti trovi nella penisola iberica?
Mi sono trasferito a Javea, in Spagna, per il semplice fatto che a settembre di tre anni fa Javier Ferrer, fratello maggiore di David, offrì una borsa di studio sia a me che a mia sorella e quindi non mi sono fatto sfuggire l’opportunità di potermi allenare con uno dei più grandi giocatori di sempre del tennis. Per me era un sogno ed un’occasione che non avrei mai potuto rifiutare. I primi mesi in Spagna, però, non sono stati semplici. Lasciare la mia vita a sedici anni, il mio maestro con cui mai mi ero separato è stato difficile, lasciare parte della mia famiglia e i miei amici ancor di più. In Spagna fortunatamente avevo già una casa vicina al circolo, visto che mia madre è nata e cresciuta in Spagna, quindi potevo dire di essere comunque a casa mia. Ad oggi posso dire di aver fatto la scelta giusta e la rifarei altre dieci volte, mi trovo molto bene in Spagna, vivo in un posto molto tranquillo sul mare ed ho un buon rapporto con tutto lo staff e credo che stare qui sia il massimo per la mia carriera.
Quali sono le differenze tra le tipologie di allenamento italiane e quelle spagnole?
Per la poca esperienza che ho nel tennis e per la mia esperienza personale, posso dire che le tipologie tennistiche di entrambe le nazioni sono distinte, non tanto a livello di schemi, ma per quanto riguarda l’ambizione e il lavoro intenso. Per me in Italia il tennis era un divertimento, c’era meno serietà se possiamo dire così, non avevo l’obiettivo concreto di fare il giocatore di tennis. Con l’arrivo in Spagna i miei obiettivi nella vita sono cambiati, la voglia di sacrificarmi è aumentata, la mia forza mentale posso dire che è cambiata completamente. In Spagna, a mio parere, lavorano con un grande obiettivo in testa e danno tutto in campo pur di far uscire qualcosa da ogni allievo, che sia un futuro top 1000, 100 o 10 ATP, credono in ogni potenziale e quindi lavorano sodo con ciascuno di esso. In Italia, per quello che penso, si concentrano su pochi giocatori, i più conosciuti e quelli che stanno già su un buon livello per paura di qualche insuccesso da parte dei più giovani.
Che tipo di giocatore sei e qual è la tua superficie preferita?
Io sono un giocatore fin troppo aggressivo, che gioca molto vicino alla linea di fondo, per cui la superficie sul quale più mi adatto e mi piace è il veloce, dato che tolgo molto il tempo alla palla quindi il mio ritmo sul veloce è molto alto. Mi piace anche giocare sulla terra battuta dove riesco a dare molta rotazione al mio dritto.
Nella prima parte dell’anno hai sofferto di un problema alla schiena che ti ha impedito di giocare al 100%. Problema superato?
Ad oggi il problema alla schiena, che mi ha impedito di poter giocare al 100% durante la prima parte dell’anno, è stato superato. I medici, purtroppo, non mi hanno assicurato che questo problema non possa ritornare, quindi devo curare e trattare bene il mio corpo. La cosa più importante è poter giocare senza soffrire di alcun tipo di problema.
Ti alleni sempre con Cervantes e spesso con Ferrer. Cosa significa potersi confrontare con tennisti così bravi? Che consigli ti dà David?
Il fatto di potermi allenare con Cervantes oppure con il neo acquisto in Accademia Pablo Andujar o ancor di più con il mio idolo David Ferrer è un’esperienza che non tutti hanno la possibilità di provare, il fatto di trovarti in campo con gente top 100 del mondo con il passare del tempo è diventata una cosa normale, mi sono abituato, ma se penso che sono giocatori fortissimi con cui molta gente vorrebbe allenarsi, mi rendo conto della gran fortuna che mi ha dato la vita. Quindi cerco di dare il massimo in ogni allenamento e sfruttare in campo questa grande fortuna che ho. Ricordo come fosse ieri i primi allenamenti con David quando avevo 16 anni, in campo tremavo dall’emozione, ora sono fortunato di poter crescere con lui e grazie ai suoi consigli e quelli degli altri sono cresciuto molto, mi hanno fatto riflettere tanto sui miei obiettivi, dandomi la convinzione di potercela fare. Gli allenamenti con loro mi aiutano molto nel gestire i momenti salienti e le opportunità che ho in ogni partita. Cerco di crescere e dare il meglio di me.
Si sta per concludere questo 2016. Un bilancio della stagione?
Il bilancio di questo 2016 non è del tutto positivo per il semplice fatto che i problemi fisici hanno condizionato gran parte della stagione, impedendomi di ottenere i risultati che speravo, ma posso dire che gli ultimi due mesi, in cui sono stato bene, ho alzato il livello di gioco e ottenuto buoni risultati con gente di alto livello. Spero che questi ultimi tornei che mi restano per concludere l’anno vadano molto bene per cercare di raggiungere, o almeno avvicinarmi, all’obiettivo prefissato ad inizio 2016, ovvero chiudere la stagione nei primi 750 tennisti al mondo. Inoltre sono molto contento per i primi due Futures vinti in doppio con Javier Barranco Cosano.
Concluderai la stagione con i futures in Spagna o disputerai altri tornei internazionali?
Qui in Andalusia disputerò altri due tornei, dopo mi allenerò una settimana sulla terra per concludere l’anno in Tunisia con gli ultimi due tornei dell’anno. Ho deciso di allungare un po’ la stagione per recuperare i mesi dove sono stato poco competitivo, quindi concluderò l’anno tennistico in Tunisia a metà dicembre per poi iniziare la preparazione del 2017 che mi terrà impegnato tutto il mese di gennaio.
Quali sono gli obiettivi per il 2017?
L’obiettivo principale per il 2017 è quello di poter giocare bene durante tutto l’anno senza fermarmi per infortuni. Siamo intenzionati ad iniziare a giocare qualche Challenger e cercare di entrare nei primi 500 ATP, sperando che tutto vada per il verso giusto. Porto a casa il lato buono e positivo del 2016 che mi dà la voglia e l’energia per iniziare subito bene il 2017, sperando che sia l’anno del salto di qualità dai Futures ai Challenger.
Antonio Galizia
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Speriamo bene…
@ Huckleberry (#1730662)
Fino a quando stava in Italia solo su terra poi li in Spagna si è adattato all’altra superficie.
Ottimo prospetto, uno dei migliori teenager che abbiamo in Italia…
Forza Raul!
non gioca mai su terra
I consigli e l’esperienza del nostro mito Ferrer devono averlo fatto crescere molto e questo va benissimo. Che dire, continua e sappi che dato che sei nell’accademia di Ferrer sarò uno dei tuoi primi tifosi. Forza e coraggio sia tu che tua sorella Nuria
ma come mai se prferisce il veloce gioca su terra?
bene – finalmente uno fuori dall’italia – ottime chances che diventi un signor giocatore
La schiena è davvero messa sotto pressione in maniera notevole in questo sport.. come d’altrove tutte le articolazioni. Serve un fisico eccellente!!!
Complimenti e forza!
Madonna sti problemi alla schiena…che peccato