Karolina Pliskova: Cincinnati è un nuovo inizio?
Il caldo palcoscenico di Cincinnati sembrava la tavola imbandita per eccellenza, pronta a fare da cornice a un grande annuncio familiare: la WTA, le sue atlete, le sue tante figlie, sembravano tutte in attesa del grande evento, il cambio al vertice fra la dominatrice assoluta dell’ultimo decennio Serena Williams e la tedesca Angelique Kerber, l’unica che quest’anno ha fatto della costanza un vero punto di forza e pronta a strappare il primato alla statunitense dopo un’eternità.
Dopo la semifinale vinta contro la rumena Simona Halep i giochi sembravano fatti, peccato non aver fatto i calcoli con la ceca ritrovata Karolina Pliskova: una finale come ben sapete a senso unico, con la Kerber spazzata via dalla ceca classe ’92 e un sorpasso che per ora è rimandato. Da Cincinnati però sono partiti segnali chiari anche per la Pliskova: in Ohio il tennis della ceca è stato fluido ed efficace come non mai, permettendole di portare a casa il titolo più importante della carriera, giunto in una stagione alquanto deludente e con risultati al di sotto delle aspettative.
Gli appassionati si attendevano un 2016 differente dalla Pliskova, lei che sembrava insieme a Muguruza e Halep la più accreditata per un effettivo ricambio generazionale al vertice: la stagione ha invece raccontato di un cammino al contrario, di poche soddisfazioni e un crollo in classifica che l’ha portata assai lontana dalla top10 e più vicina alla top20. Karolina è mancata soprattutto negli appuntamenti clou dell’anno, raccogliendo davvero poca gloria negli Slam: non certo una novità per lei, fragile psicologicamente e che da sempre, nonostante un best ranking di numero 7 al mondo, ha sempre fallito nei tornei Major. Una tennista con il suo potenziale quest’anno ha raccolto infatti solo un 3T a Melbourne, un 1T a Parigi e un secondo a Wimbledon. Davvero poca cosa per una tennista che avrebbe potuto raggiungere tranquillamente le fasi salienti dei vari eventi disputati.
In Ohio è però arrivato il sesto torneo della sua giovane carriera, una gemma che va a seguire le affermazioni sul cemento di Kuala Lumpur (2013), Seul (2014), Linz (2014 indoor), la vittoria in casa sulla terra rossa di Praga del 2015 e quella sull’erba di Nottingham colta a giugno di quest’anno. Un Premier 5 è però tutt’altra cosa e da qui Karolina potrebbe ripartire, una giocatrice completa e capace di imporre il suo power tennis (quando in giornata) su tutte le superfici.
New York oramai alle porte rappresenterà un immediato banco di prova: con il tennis femminile alla disperata ricerca di stabilità, con una Serena a mezzo servizio (in quanto a efficacia), una Kerber tremolante per il traguardo vicinissimo, Muguruza e Halep incostanti e Radwanska eterna incompiuta, che sia proprio il cemento americano a sancire la (ri)nascita a grandissimi livelli di Karolina Pliskova?
Alessandro Orecchio
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Che tennista fantastica!
Perchè non la numero uno? Hai detto bene, quando è in giornata è devastante….quindi se sarà più continua….chi può essergli superiore?
Quando è in giornata Karolina è devastante:colpisce la sua estrema naturalezza e facilità nel colpire dritto,rovescio e servire. Se sarà più continua e non a “folate” come minimo sarà una top5 fissa.
La cosa che mi colpisce della Pliskova è l’assoluta naturalezza e facilità (almeno apparentemente) con la quale tira delle bordate pazzesche. Che invidiaaaa
Domanda, si può davvero considerare un “talento” una giocatrice che ha si dei colpi devastanti, servizio e diritto, ma che fino ad ora ha giocato un tennis piuttosto monocorde e che sopratutto non ha dimostrato un gran che in fatto di “solidità mentale”?
Quando nei giorni scorsi sostenevo che c’è almeno mezza dozzina di tenniste tecnicamente più attrezzata della Kerber per raggiungere (e meritare) il 1° posto nel ranking, in quel ristretto gruppo d’elite consideravo anche la Pliskova. Sul suo talento e sui suoi mezzi fisici credo non ci siano dubbi, i problemi caso mai riguardano i frequenti e clamorosi cali di concentrazione e un tennis che conosce pochissimo le vie di mezzo e produce il più delle volte o un vincente o un gratuito. Se cresce da questi 2 punti di vista e considerata l’attuale concorrenza, allora a medio termine può benissimo puntare al vertice assoluto.
@ Fabblack (#1675879)
Non mi importa tanto e poi non amo la Giorgi
@ Luis (#1675844)
Ti sei fregato con le tue mani.
Ora sarai bollato come amante delle “sparapalle”.
Qui ci sono un sacco di “pallettari”!
La Pliskova secondo me è una delle poche che ha davvero potenzialità infinite. Spero arrivi presto tra le prime ad insidiare il trono che quando abdicherá Serena altrimenti sarà preda di una delle tante tenniste difensive. Le speranze per chi ama il tennis offensivo come me sono riposte solo appunto su Pliskova, Muguruza e Keys.
Anche io non mi spiego le difficoltà negli slam della Pliskova, dovute presumo più ad un blocco mentale,piuttosto che tecnico o di altro genere.
Sicuramente è una tennista con buone potenzialità: un servizio straripante, forse il migliore del circuito,una discreta solidità nello scambio da fondo, e per la stazza che si ritrova non si muove così male, riesce a sostenere anche scambi prolungati trovando con lucidità anche il vincente, sopratutto con il dritto il suo colpo a rimbalzo migliore.
Per quanto riguarda il titolo conquistato a Cincinnati dalla Pliskova, direi che molto è dipeso dalla tensione che attanagliava la Kerber: praticamente la tedesca non ha giocato il suo tennis, una marea di errori che per lei sono inusuali e del tutto non forzati dall’avversaria, ma era prevedibile quella tensione di Angy, essendo quella una partita speciale, molto diversa da qualsiasi altra, d’altronde potrebbe essere stata la prima e allo stesso tempo ultima occasione di diventare numero 1 del mondo.
Opinioneia mio strettamente personale: credo che Angie l’altro gg avrebbe perso contro una qualsiasi tra le top 30. La Kerber ha perso contro se stessa ha avuto il braccino da potenziale numero 1 del mondo. È come se si fosse trovata al terzo set contro Serena 54 40 0 e si fosse fatta rimontare. Passare dalla seconda posizione alla prima non è la stessa cosa che scalare una qualsiasi altra posizione: ci vuole testa e se per qualsiasi ragione non ti senti pronto ecco che perdi. Serena è una grande numero 1 oltre che fisicamente e tecnicamente anche mentalmente, capace di reggere il peso psicologico della leadership. Questo non toglie meriti a Karolina che a me piace molto come giocatrice. A Karolina però ad oggi, manca quella grinta, quella cattiveria agonistica necessarie a farle compiere il definitivo salto di qualità.
A Cincinnati ha mostrato un tennis meraviglioso e facile, sembrava quasi non facesse alcuno sforzo… Se giocasse sempre così sarebbe quasi imbattibile. Non amo, da italiano, la sua “freddezza”, ha sempre la stessa espressione, mai un sorriso, raramente gesti di incitamento… Anche Chris Evert era impassibile e sempre concentratissima, ma aveva una tale grazia, una tale femminilità che conquistava anche nel suo inespugnabile silenzio…
Certi i #1 e #2 di Serena e Kerber: da vedere da che parte piazzeranno Karolina…
Intanto ha fatto benissimo a cancellarsi da N.Haven…
Riuscisse a mantenere gli ultimi livelli di gioco, sposterebbe equilibri, così anche da vedere per Puig, se il torneo di Rio è stato qlcosa d occasionale o di sviluppo duraturo.
Vedremo se le sarà passata l’allergia Slam, sarebbe anche l’ora.
Serena le deve almeno una cena, sempre che non se la ritrovi nella sua parte di tabellone e che Karolina abbia deciso per la fine dell’adolescenza e che sia arrivato il momento di fare sul serio.
Il colmo sarebbe ritrovarsi con la tedesca e arrestarne di nuovo la corsa: Angie starà facendo gli scongiuri.