Open Court: Tennis & Olimpiadi, a caccia di magia (di Marco Mazzoni)
Le Olimpiadi hanno qualcosa magico. Un potere, un senso quasi “mistico” che va oltre il puro fatto sportivo. Nella quindicina olimpica tutto il resto passa in secondo piano, tanto che il mondo si ferma, sospeso nel susseguirsi incessante di gare, vittorie, sconfitte, storie ed emozioni. Senza sconfinare nella politica e nelle sue infinite brutture, ancor più in questo momento internazionale assai complesso ed infelice, non è solo retorica affermare che nel periodo olimpico si vive “meglio”. La più importante kermesse dello sport riesce ad unire popoli, a far vivere o rivivere valori dimenticati, annebbiati da eccessi di business, politica, sponsor, doping, falsi miti creati ad arte dai media per alimentare mercati e fiumi di denaro. Anche le Olimpiadi sono diventate, ahinoi, un grande business, sarebbe ipocrita negarlo. Ma in mezzo a tutto resiste e si rafforza il senso eroico dell’impresa, dell’unione sotto varie bandiere nel nome di una passione sportiva che spinge ogni giorno in ogni angolo della terra a correre, saltare, sudare e sognare quel momento… Salire sul podio e ricevere una medaglia che ti consegna alla gloria eterna e ti ripaga di infinite fatiche, coronando il sogno di quando, da bambino, li guardavi alla tv quei personaggi leggendari. Questo e tanto altro sono le Olimpiadi. Ma è così anche per il nostro amato tennis? La risposta è complessa.
Tennis & Olimpiadi è un “amore” recente, mai sbocciato in pieno e non così limpido, spesso messo in discussione. Lo sport della racchetta ha costruito in un secolo abbondante di vita i suoi miti, le sue gerarchie, il suo spazio. Uno spazio che ha dignità pari a quello della quindicina a cinque cerchi. Wimbledon è e resterà sempre quel che rappresenta l’oro olimpico per l’atleta, il nuotatore, schermidore e via dicendo; appena dietro gli altri Slam, quindi arriva di una incollatura la Davis, magari anche il diventare n.1 del ranking. Il tennis ha il suo mondo, i suoi ritmi (fin troppo forsennati), i suoi spazi ed i suoi luoghi. Tanto che per decenni il tennis alle Olimpiadi non c’era affatto, e tutto sommato nemmeno se ne avvertiva la mancanza. Con questo non voglio affermare che sia stato un errore riportarcelo, anzi; ma personalmente ritengo che una vittoria olimpica, per quanto prestigiosa, non potrà mai competere con la coppa dei Championships o con un altro Slam. Basta chiedere a qualsiasi grande Pro, e la risposta (eccetto rarissimi casi) sarà sempre la stessa “non cambierei una vittoria a Wimbledon per l’Oro olimpico”. Agassi nel 1996 fu il primo ad esaltare la sua vittoria ad Atlanta, …forse anche per dare prestigio ad una stagione modesta dopo il suo grande 1995…
Potrà mai il torneo olimpico di tennis uguagliare per importanza e prestigio uno Slam? Forse no, ed è giusto così. Ci sono decine di fantastiche discipline che letteralmente sopravvivono aspettando ogni quattro anni il proprio torneo olimpico. Sport splendidi, antichi, nobili, difficili ed impegnativi, per i quali è giusto che le Olimpiadi siano tutto e che ricevano dalle Olimpiadi la massima ribalta. Di tennis (o di calcio ed altri sport) si parla ogni anno, tutto l’anno, spesso fin troppo…; per questo ritengo personalmente che sia giusto che i tornei olimpici di sport già super-promossi e con loro enormi spazi si parli un tantino di meno, lasciando così la vetrina assoluta ad altre discipline che si nutrono delle Olimpiadi. E’ un parere il mio totalmente opinabile, ma del quale sono totalmente convinto. Le cose potrebbero in futuro cambiare, ed il torneo olimpico potrebbe avvicinarsi come prestigio ad uno Slam, forse non uguagliarlo ma essergli molto vicino. Come? Dipenderà dal responso del campo, dall’impegno dei campioni, dalla bellezza dei prossimi eventi tennistici alle Olimpiadi. La forza di evento non la si costruisce soltanto con il marketing, con i “volti” dei presenti, ma soprattutto con la qualità delle partite giocate. Se il torneo olimpico di tennis vivrà a Rio e poi nelle prossime edizioni momenti importanti, memorabili, l’evento stesso crescerà di importanza, per tutti, tennisti compresi. La strada sembra discretamente avviata, ma è ancora piuttosto lunga. Servirebbero molti match olimpici come la semifinale Federer vs. Del Potro di Londra, tanto per citarne una recente. Partita stupenda per tensione agonistica ed anche buona qualità tecnica, un match che ha tenuto tutti letteralmente incollati alla sedia nello splendido terzo e lunghissimo set. Servono imprese, serve il massimo impegno dei campioni e non; serve anche qualche favola, quelle vittorie o sorprese che sono il succo dello sport e ne alimentano mito e leggenda.
Che tipo di torneo olimpico possiamo aspettarci a Rio? Intanto speriamo che tutto vada liscio a livello organizzativo e di funzionalità degli impianti. Non pochi dubbi sono sorti negli scorsi mesi, vedendo i lavori avanzare a rilento, e con molti problemi di ogni tipo. Il Brasile purtroppo sta vivendo un periodo molto difficile, a livello economico, politico e sociale, e questo ha influito non poco sulla qualità e precisione dei lavori, non solo relativamente al tennis ma per tutta l’Olimpiade. Ditte appaltatrici fallite, lavori non pagati, lavoratori “sfruttati”, denaro mal impiegato… problemi che purtroppo conosciamo fin troppo bene. Sono girate nei giorni scorsi sul web le foto dell’impianto tennistico terminato. Sembra anche carino, colorato e apparentemente terminato. Appena i giocatori lo useranno, sentiremo i loro pareri… Particolare tra l’altro la scelta di giocare sul cemento, quando la storia del tennis brasiliano si nutre, come tutta l’America Latina, di terra rossa. Chi ha testato il campo tuttavia parla di una superficie piuttosto porosa, e non particolarmente veloce. Niente di nuovo, si potrebbe dire rispetto a quel che mediamente passa il tour Pro. Facile aspettarsi che i grandissimi siano i favoriti. Probabile che non si scappi dall’ennesima finale Djokovic vs. Murray, con il fresco campione di Wimbledon prontissimo al riscatto anche contro il n.1 serbo. Difficile immaginare un Federer realmente da corsa in singolare, più facile che possa portare a casa una medaglia in doppio. Dovrebbe giocare anche Nadal, sfortunatissimo per il problema al polso proprio nel corso del suo Roland Garros. Tuttavia immaginarlo subito competitivo per una vittoria con zero tennis giocato negli ultimi tre mesi è forse utopia. Trovare qualche potenziale outsider non è facile, forse meglio aspettare i tabelloni compilati, anche per vedere chi davvero scenderà in campo, visto che qualche forfait last minute è possibile. I mesi precedenti al torneo olimpico sono stati vissuti con fin troppe polemiche, sulle assenze certe e le motivazioni. C’è chi ha parlato della paura della Zika, chi invece punta a giocare alla grande sul cemento USA, con l’obiettivo dichiarato dell’US Open, e chi proprio non ha grande interesse nel torneo olimpico, preferendo puntare totalmente sulla propria carriera (vedi sopra…).
Capitolo azzurri. Visto il momento tutt’altro che felice, è bene non farsi illusioni. Se abbiamo qualche speranza di medaglia è nel doppio, grazie al clamoroso ritorno della nostra supercoppia Errani Vinci, ricomposta per centrare anche l’Oro ed entrare definitivamente nella leggenda dello sport italiano. Basterà l’atmosfera dei giochi a far loro ritrovare quella chimica e magia che le rendeva quasi imbattibili? Ce lo auguriamo, ma non è affatto scontato.
Siamo ormai ad un passo da Rio 2016. Una Olimpiade molto contestata, a soli due anni da un campionato del mondo di calcio che reali benefici al paese non ha portato, se non un aumento di litigiosità sociale, scandali economici e politici. Il Brasile è un paese fantastico, di una ricchezza naturale ed umana senza pari, ma terribilmente complesso, segnato da contrasti crescenti e diseguaglianze indicibili. Per questo in molti parlano di una Olimpiade “rischiosa”, nata forse sotto una cattiva stella, e che tra il pericolo Zika, delinquenza, terrorismo, doping di stato e quant’altro rischia di diventare fin troppo esplosiva per tutti, atleti inclusi. Speriamo che il potere olimpico anche stavolta prevalga, e che alla fine tutto vada per il meglio, in modo che si possa parlare solo di sport, medaglie, imprese, miti e record. Anche nel torneo di tennis. Nient’altro.
Marco Mazzoni
@marcomazz
TAG: Giochi Olimpici Rio 2016, Giochi Olimpici Rio De Janeiro, Marco Mazzoni, Olimpiadi, Open Court
7 commenti
@ winter18 (#1649851)
Delle olimpiadi moderne specifica bene prima di predentere di dare lezioni agli altri utenti.
I cileni possono essere eroi solo perché tali.
5 set spettacolo? Dipende sempre da chi gioca.
Tilden è l’unico che non ha detto fesserie!
@ lallo (#1650154)
grazie, l’ho scritto per quelli come te. Questo è un bel sito, ma ogni tanto bisognerebbe dare più informazioni e meno banalità :in questo Mazzoni è abbastanza bravo. Altrimenti siamo preda solo di giovani digitatori compulsivi e disinformàti.
Quoto tutto
non guardarlo, cavoli tuoi
Il tennis alle Olimpiadi è inutile. Ad uno Slam prevede un tabellone da 128 partecipano tutti i migliori. A Wimbledon c’erano 16 giocatori francesi perché ne avevano il diritto, per classifica e per essersi qualificati. Alle Olimpiadi questo non è possibile. Il meglio del meglio lo si torva negli Slam e non alle Olimpiadi. Il torneo Olimpico di tennis dovrebbe diventare qualcosa simile a quello di calcio. Sono i media che hanno fatto diventare il tennis alle Olimpiadi importante. Tutto il resto è noia.
La vittoria in un Olimpiadi ti trasforma da un atleta normale in un eroe nazionale. Pensò che vincere un’olimpiade abbia un valore maggiore anche rispetto alla vittoria di uno slam. Basta pensare a Bolt o a Phelps sportivi conosciuti in tutto il mondo grazie alle vittorie Olimpiche.
Il tennis è UNO dei soli NOVE sport fondatori delle Olimpiadi. Il suo alloro viene per prestigio solo dopo quello degli Slam. E non in tutti i casi: siamo proprio sicuri che un Wawrinka non cambierebbe il suo Australian Open con l’oro olimpico o magari Federer uno dei suoi 17 Slam al posto di ciò che gli è sempre sfuggito in 4/5 edizioni? I cileni vengono considerati alla stregua di EROI nazionali per aver vinto gli unici ORI nella storia olimpica del loro Paese. Si rappresenta la Nazione, se si ha cultura sportiva si attribuisce una importanza capitale all’evento, l’unico – insieme alla Davis- in grado di dare popolarità e fama anche al di fuori della cerchia degli appassionati. E’ l’unico evento in cui i campioni scendono in campo in tutte e tre le specialità, pur di conquistare medaglie.
Purtroppo da questa edizione ci sarà il tie break nel set decisivo e quindi partite memorabili non potremo vederne ( nella storia il tennis “memorabile” è solo al meglio dei 5 set o, perlomeno, con il terzo “aperto”), se non per la finalissima. Peccato: altre edizioni olimpiche si disputarono sin dal primo turno con partite al meglio dei 5 set. Ma , si sa, Atp pur di non cedere un granello di potere, quest’anno ha persino eliminato il punteggio ranking per le Olimpiadi ( e per la Davis): meschinità sindacali. In ogni caso sarà spettacolo assicurato.