Mutua Madrileña Open: quando un cambio campo diventa grottesco
Partiamo da un semplice presupposto: la vicenda che stiamo per raccontare ha del surreale. Durante il combined di Madrid in corso in questi giorni nella capitale spagnola si è verificato infatti qualcosa di veramente raro nel mondo del tennis: l’uruguagio Pablo Cuevas e il francese Gael Monfils hanno iniziato il loro match, combattuto e dai colpi spettacolari, sul campo Arantxa Sanchez – Vicario per poi terminarlo sul campo numero 3 per problemi di illuminazione. Un problema antipatico ma che in fondo può anche starci tranne per il fatto che su quel campo si stavano già riscaldando la statunitense Madison Keys e la rumena Patricia Maria Tig, trovatesi a dover lasciare il campo e il passo ai due colleghi uomini, fra malumori e la costrizione a rientrare in campo solo a match maschile concluso. Va anche aggiunto che anche Jack Sock e Juan Martin del Potro sono stati trasferiti di campo, precisamente sul numero 6, perché il programma dei match precedenti si era prolungato troppo e uno dei tre campi con copertura televisiva non era disponibile in quel momento. Misfatto iberico che sinceramente ha dell’incredibile.
Personalmente ho potuto ammirare la Caja Magica di Madrid (impianto dove si disputa il combined) proprio in questa edizione, comprovando che molte delle cose che dicono nei forum i tanti appassionati, corrispondono effettivamente alla verità. Anche nelle partite di cartello, soprattutto i primi giorni, gli spalti del Manolo Santana o dell’Arantxa Sanchez Vicario sono piuttosto vuoti e l’organizzazione lascia a desiderare sotto alcuni punti di vista (Cuevas e Monfils sono solo l’esempio più lampante). Ma non ci sono solo tirate d’orecchio. Ciò che mi ha colpito invece in positivo è proprio l’impianto, dai più criticato ma da me trovato avveniristico e futuristico, con una miscela di colori e suoni che appassionano e rendono il tutto più vivace, respirando la vera essenza spagnola. Si vede che il tutto è di recente fattura e chi critica a mio parere, non ha vissuto in prima persona la magia madrileña: è vero che ci possono essere opinioni differenti e divergenze, ma attenzione a non criticare sempre e comunque semplicemente sull’altare dello spirito patriottico tricolore.
Per quanto riguarda la corsa al cosiddetto mini Slam, Madrid può contare a differenza di altri Paesi su una Federazione efficiente e sforna campioni (qualcuno vuole mettere in dubbio la scuola spagnola?) ma i prossimi Internazionali d’Italia possono far propendere la bilancia a proprio favore sul calore del pubblico, vero cardine e motore del prossimo Masters1000 italiano, affetto e passione su cui Madrid al momento non sembra poter contare. Il tennis femminile resta invece un punto a favore del torneo di Madrid: Roma è “solo” un Premier, mentre nella capitale spagnola si gioca addirittura un Mandatory. Siamo sicuri però che questa settimana abbia sancito sul campo tale differenza? Un campo che è rimasto senza luce e che ha causato scenette comiche degne della migliore tradizione cinematografica?
Alessandro Orecchio
TAG: Masters 1000 Madrid, Masters 1000 Madrid 2016, WTA Madrid, WTA Madrid 2016
2 commenti
A me invece non fa ridere questo cambio di campo Monfils Keys e compagnia bella.
Trovo che in generale la gente abbia un senso del grottesco decisamente accentuato, un po’ come quelli che sanno perfettamente la disposizione delle posate a tavola, ma poi quando comunicano sembra che siano dei manovali.
Il fatto che un Mandatory abbia così poco pubblico e così tanti ritiri, mi fa invece sbellicare.
Ma come Tiriac, metti su un gran baraccone e poi le giocatrici ti danno buca?
Sarà mica per quegli arredi modello ‘lavatrice’? 😆
Un’osservazione: il torneo femminile di Roma è un “Premier 5”, non un “Premier” (paragonabile a un 500 maschile).
La differenza tra “Premier 5” e “Mandatory” sta nel prize money e nel fatto che nel “Mandatory” le giocatrici sono obbligate a parteciparvi (meccanismo simile ai Masters 1000 maschili).
Ma, caso strano, a Roma comunque ci sono tutte le più forti, sia per motivi “affettivi”, sia per la spettacolarità e visibilità del torneo (molto più alte di quelle di Madrid); il prize money non è proprio scadentissimo e i punti in palio sono praticamente gli stessi del “Mandatory” (900 contro 1000 alla vincitrice, 585 contro 650 alla finalista e così via).
Argomento “quinto slam”: ma i Masters 1000 americani quindi sono stati sorpassati da Roma o Madrid?