Open Court: bentornato Del Potro (di Marco Mazzoni)
“Gli occhi sono lo specchio dell’anima, e ad un’anima sensibile lo sguardo non mente mai”. E’ un notissimo aforisma che racconta in parole semplici una grande verità. Certi sguardi ti trasmettono tutto, più di mille parole. Sono sensazioni che non si possono spiegare. Puoi solo viverle, sentirle mentre ti scivolano sulla pelle e dolcemente (o violentemente…) entrano dentro di te, andando a toccare parti sensibili che muovono emozioni, ricordi, speranze e delusioni. E’ proprio quel mix intenso di emozioni che personalmente ho provato martedì notte quando Juan Martin Del Potro ha alzato le braccia al cielo, tornato in campo ed alla vittoria a Delray Beach dopo uno stop assassino. La telecamera ha indugiato per qualche attimo sul suo volto, raggiante, immortalando due occhi grandi così, profondissimi, carichi di stupore e di gioia irrefrenabile. Occhi che mi hanno rapito. Occhi dentro a cui scorreva un mondo intero, un mondo che vorrei carpire ma che in fondo non è difficile da intuire. In quel preciso istante Juan Martin ha davvero capito di essere tornato, e chissà che coacervo di pensieri si agitava dietro a quello sguardo, trasmettendo elettricità e gioia. Avrà rivissuto l’adrenalina del successo, assaporando sensazioni positive del suo gioco, l’impattare la palla, sentirla che dalle corde scivola via veloce e precisa, segnando la traiettoria desiderata e andando a flirtare con le righe. La soddisfazione di aver ritrovato, colpo dopo colpo, la fiducia nel suo corpo, che troppe volte l’ha tradito con infortuni maledetti. La gioia di esser tornato a fare quello che segnato la sua vita, portandolo da un campetto di periferia ad alzare uno dei trofei più prestigiosi al mondo, e sconfiggere tutti i più forti tennisti della sua epoca. L’altra notte Juan Martin Del Potro è tornato ad essere pienamente Juan Martin Del Potro, e questa è la notizia più bella.
Addentrarsi oltre andando a sezionare la sua prestazione tecnica non ha molto senso, ed è bene andare con estrema cautela. Certo, è stato un rientro assai positivo, forse superiore a quelle che potevano essere le realistiche aspettative. Quel che mi è piaciuto del gigante argentino è stata la sensazione di leggerezza, di una certa fluidità nonostante la lunghissima assenza dai campi. Il servizio e soprattutto il dritto parevano già quelli dei tempi buoni, con movimenti sicuri e precisi, anche discretamente regolari. Fisicamente poi è parso tirato a lucido, segno che ha preparato assai bene il rientro, con un lavoro ottimamente programmato ed eseguito. C’era molta curiosità (e timore) nel vederlo impattare di rovescio, visto che il polso malandato è quello mancino, che supporta l’esecuzione bimane. Non è un caso che molto spesso JMDP si sia aggrappato ad un morbido back di contenimento, cercando di arrivare piuttosto bene all’impatto, scendendo assai sulle ginocchia per lavorare sotto la palla e non cercare ripetuti impatti violenti in spinta. Però qualche rovescio impattato pieno e veloce se l’è concesso, con risultati tutto sommato più che discreti. Si è notato uno swing più trattenuto, ha centellinato la forza e soprattutto i momenti, cercando la soluzione in spinta quando era lui in controllo, evitando così gli swing meno ordinati e fuori equilibrio, dove il rischio di centrare male la palla o di esagerare è più alto. E’ giusto che sia andata così, e la buona notizia è arrivata all’indomani, quando proprio Juan Martin in persona ha postato sui social una sua foto in relax, senza quella borsa di ghiaccio sul polso che aveva drammaticamente accompagnato i suoi ultimi post-match prima dell’operazione. E’ la speranza che tutti avevamo, il polso pare abbia retto.
Non resta che aspettarlo ancora in campo oggi, contro il qualificato australiano Patrick-Smith, e speriamo per tutto il resto della stagione, per ritrovare quel grande campione che è tanto mancato al grande tennis. Già… quanto è mancato Del Potro? Tantissimo.
La sua carriera purtroppo è stata un piccolo calvario, costellata da grandi successi, potenziale sterminato ma troppi problemi. Inutile adesso riscrivere la sua personale via crucis tra casa-cliniche-riabilitazione. E’ un percorso troppo doloroso, che preferisco non rivivere. Però è indubbio che il “vero” Del Potro, al massimo del suo potenziale, ce lo siamo gustati troppo poco. Quel giocatore capace di ribaltare la finale di US Open 2009 contro un Federer fortissimo, e di spezzarlo fisicamente a furia di dritti clamorosi per potenza e precisione, doveva essere la vera alternativa ai Fab “3+1”. Purtroppo lo è stato troppo poco. Fin da quando l’argentino è salito dai tornei giovanili iniziando a muovere i primi passi sul tour Pro, era lampante che sarebbe potuto diventare un giocatore eccezionale, ma che la sua carriera rischiava di vivere “on the edge” per dirla all’anglosassone, ossia sul filo del rasoio, per colpa di un fisico forse inadatto a reggere gli sforzi di un tennis così potente e diventato sempre più pesante sul piano atletico. Si poteva però pensare più ad infortuni muscolari, magari alla spalla o al ginocchio, così alto e magari in difficoltà sugli appoggi. JMDP non si è fatto mancare nulla… ma proprio il polso è stato il suo nemico principale, quello che l’ha tradito di più. La leva più delicata nel nostro sport, quella che governa l’attrezzo e ti da la sensazione definitiva. Se chiedi ad un tennista dove non vorrebbe farsi male, quasi tutti ti diranno il polso perché è un’articolazione assai delicata, complicata, che deve essere stabile e precisa perché altrimenti tutto il gesto non va; non riesci a trovare la sensazione giusta anche mentalmente, e la sicurezza si trasforma in timore, paura. Polso ed altro ci hanno privato del campione argentino per stagioni intere, oltre ad altre pause più brevi per infortuni meno gravi. In tutti questi periodi di assenza, nei tabelloni dei grandi tornei c’è stato un vuoto perché Juan Martin, su tutte le superfici, era sempre uno dei giocatori più temuti. Anche dai big, perché da lui potevi aspettarti grande tennis e di esser messo sotto anche se giocavi bene. Quando prendeva ritmo al servizio ed il dritto filava veloce, poteva letteralmente metterti nell’angolo ed a tratti “non fartela vedere”.
Molti adesso si chiederanno: rivedremo JMDP al top? Come quello di US Open, o della straordinaria semifinale olimpica a Wimbledon contro Federer, o di tante altre occasioni? O addirittura, Del Potro potrà finalmente trovare quella salute e quella continuità per fare l’ultimo passo, quello che forse gli è sempre mancato per vincere di più e con maggior continuità? E’ una domanda prematura, troppo difficile dare una risposta adesso. La grande vittoria dell’argentino è quella di averci creduto, aver lottato, pianto e sofferto, ed esser tornato. Molti sospettavano che stavolta l’ennesimo grave stop potesse essergli fatale a livello sportivo. Sembrava una montagna troppo alta da scalare anche per un gigante come lui. Invece “DelPo” non ha mai mollato, ha sofferto e sembra aver vinto la battaglia, e speriamo anche la guerra, contro la sfortuna. Ovvio che tutti, ma proprio tutti, gli augurano di ritrovare il suo miglior tennis, di ritrovare il successo e la miglior efficienza per sfidare i campioni. Però lo scenario più probabile – fermo restando la salute – sembra quello di un 2016 interlocutorio, magari con qualche grande partita ma anche momenti di calo, fisico e mentale. Per quanto sia un tennista esperto, e ne abbia vissute e superate tante, oggi la competizione sul tour Pro al massimo livello è altissima, e spietata. Non puoi permetterti una pausa, c’è sempre qualcuno dietro l’angolo pronto a scattare e superarti. Mi immagino un Del Potro estremamente motivato a giocare grandi match contro i big, nei grandi tornei, magari strappando anche qualche successo notevole; ma anche qualche brutta sconfitta, improvvisa, inattesa, magari figlia di un momento di calo di tensione, o fisico.
Certo che ritrovare un Juan Martin altamente competitivo sarebbe il regalo più grande che il grande tennis potrebbe farsi. Con i giovani ancora così lontani dai big, e con un dominatore così dispotico da aver quasi annientato la concorrenza, Del Potro incarna la piccola speranza di chi cerca disperatamente un po’ di varietà ed un po’ di pepe in tornei che, leggendo i tabelloni, sembrano così “scontati”, animati dalle solite facce, dai soliti incroci, dai soliti destini. Non si può chiedere all’argentino di issarsi ad antagonista di colui che “non perde mai”, ma possiamo salutare con enorme soddisfazione il ritorno di un tennista affascinante, capace di regalare un tennis di una certa eleganza nel gesto e spettacolare, ricco di adrenalina, con accelerazioni improvvise e tanti punti vincenti. Nel mare piatto di continui scambi in top alla ricerca dell’errore, ritrovare il tennis di “DelPo” al massimo è una prospettiva davvero allettante…
Marco Mazzoni
@marcomazz
TAG: ATP Delray Beach, Del Potro, Juan Martin Del Potro, Marco Mazzoni, Open Court, rientro
@ francescofra83 (#1531621)
Dai, ne puoi uscire. La medicina oggi fa miracoli.
@ francescofra83 (#15316ti capisco. pensa tu a me che mi sono innamorato di questo sport per lui…
Ragazzi non mi prendete per scemo o pazzo ma ho pianto per quasi tutto l’incontro. Credevo di non rivederlo più in campo e per me Delpo è il numero 1
Che emozione !!!
@ alexalex (#1531192)
Infatti se ricordi bene anche ha inizio 2014 lo davano come uno dei favoriti per gli AUS OPEN dopo aver dominato nel torneo di SIDNEY..GIOCANDO PERFETTAMENTE
Anche quello visto nel 2013 era un gran del potro! Tirava sassate sia di dritto che di rovescio, investendo gente come nadal o Djokovic! Mi sembrava pronto a vincere altri slam, più di Murray o wawrinka! Certamente più di cilic o nishikori! Peccato per quel fisico di cristallo…
Bellissimo articolo di Marco, che condivido totalmente.
Certo che se si pensa alla sfortuna di questo campione, mi viene tanta rabbia,praticamente dopo aver vinto gli us open, non ha avuto pace, in modo particolare con il polso sinistro, portandosi questo problema fino ad oggi, un vero peccato per lui, ma anche per chi ama il tennis.
Forza Delpo, non mollare
A mio avviso quello che più mi impressiona del dritto è che se lo può giocare da fermo fa paura ma quando lo gioca in corsa sembra che possa fare ancora più male!! Speriamo piano piano riesca a ritrovare anche il rovescio, colpo con il quale comunque riusciva ad essere molto solido… in bocca al lupo grande DelPo
delpo ha il dritto migliore di tutti i tempi.
nessuno ha mai avuto tanta pesantezza, varietà e velocità su quel colpo.
sulla diagonale del dritto, quando è in forma, è impossibile mettergli pressione o farlo andare fuori giri, merito soprattutto di un eccellente uso degli appoggi (fantastica la presa che mantiene con il piede sinistro).
in un tennis dove spesso tanti “saltano” come dei grilli colpendo (e poi magari la palla rimbalza molle a metà campo), delpo ci ricorda quanto sia importante trovare la potenza dei colpi dall’uso delle gambe.
la persona del potro poi comunica tanta umanità, difficile volergli male.
forza delpo.
Condivido tutto e spero non ci si aggrappi troppo al suo rientro pensando di spezzare l’egemonia di Diokovic, perchè metterebbe troppa pressione su un ragazzo che è già felice di aver chiuso un match ufficiale. Se sarà in forma sarà lui stesso ad alzare l’asticella dei propri obiettivi. Flavia Pennetta visse una situazione analoga e abbiamo ancora un ricordo vivo di come è stata la seconda vita tennistica.
Mi auguro umanamente che possa tornare a vivere una vita professionale serena, quel che verrà poi sarà una conseguenza della serenità stessa.