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Abitudini, un mondo da scoprire (di M.Mazzoni e M. Marcone)

18/11/2015 10:19 11 commenti
Abitudini, un mondo da scoprire (di M.Mazzoni)
Abitudini, un mondo da scoprire (di M.Mazzoni)

Terminal F di Charles de Gaulle, Parigi. L’attesa dell’aereo per tornare a Milano non finisce più. Tre ore di ritardo, nessuna certezza su quando partiremo.

Di fianco a me si siede una ragazza molto giovane, carina, in tuta sportiva. Porta con sé un piccolo trolley da viaggio e un borsone da tennis, bello grande da 12 racchette. Mi colpiscono il suo sguardo inquieto, le sue mani in continuo movimento che non riescono a celare l’ansia che la divora. Mentre la osservo mi chiedo “Sarà una giovane promessa del tennis francese, o di chissà quale paese? A Milano la prossima settimana andrà in scena il Bonfiglio, il più importante torneo di tennis giovanile in Italia, che seguo con piacere ogni anno. E se questa giovane bionda fosse diretta proprio nella mia città, per il torneo?”. Continuo a guardarla mentre apre e chiude la borsa, cercando qualcosa che non trova. Smanetta il cellulare, non riesce a star ferma, nemmeno con i piedi che sono un moto perpetuo. I nostri sguardi si incrociano più volte, finché decido di rompere gli indugi, e le chiedo “Giochi a tennis?”, “Sì”. “Vieni per caso a Milano per il Bonfiglio?”. “Esatto”. Bingo…

Due risposte, due sole parole. Non potevo immaginare che dopo un brevissimo silenzio la giovane tennista si aprisse a me, perfetta sconosciuta, come un fiume in piena. Come se avesse l’esigenza vitale di parlare, di condividere con qualcuno pensieri e timori, rabbia e frustrazioni. Il suo racconto è concitato, passa attraverso vittorie e sconfitte, famiglia ed amici, gioie e tanta solitudine, quella che un tennista conosce molto bene. La solitudine del campo, in allenamento ed in partita. La solitudine di fronte all’avversario, alla sconfitta. La solitudine di un telefono che squilla dopo una sconfitta che non sai come giustificare. Oppure un telefono che chiama qualcuno nella ricerca di una voce amica, ma che squilla a vuoto, senza risposta.

“Da quanto giochi a tennis?”

“Ho iniziato a 5 anni, mia mamma è maestra in un club di Nizza. Ormai vivo a Parigi da tempo, mi alleno al centro tecnico nazionale, ma mi manca il mare, la spontaneità della gente, la Socca che compro al mercato della città vecchia”.

“Hai trovato buone amiche a Parigi?”.

“Sì…. anzi, no. Siamo amiche, sì, ma in realtà c’è tanta competizione tra di noi, e anche invidia. Andiamo al cinema, si scherza, ma non mi sento davvero amica di nessuna. Le vere amiche sono a Nizza, quelle della scuola media, o del piccolo club, dove ho iniziato a giocare”.

Le sue parole ora escono a fatica, avverto un senso di sofferenza nel ricordare un passato recente a cui sembra molto attaccata. Poi all’improvviso Amelie (così si chiama la giovane nizzarda) inizia a parlarmi della sua giornata tipo, di come organizza gli allenamenti al centro tecnico, di quando è in viaggio. Delle giornate prima dei tornei e durante i tornei. Routine un po’ caotiche, figlie della sua giovane età ma anche di qualche conflitto. Intuisco che non ha un buon rapporto con il cibo: mangia in modo disordinato, alterna abbuffate che colmano la frustrazione della sconfitta e che poi fatica a smaltire, con momenti in cui lo stomaco si chiude e non le va giù niente. Anche il sonno spesso si fa attendere malgrado la fatica accumulata durante la giornata. “Non sempre riesco a dormire bene. Se fatico a prendere sonno, mi attacco al cellulare e chatto con le mie amiche fino a notte fonda, e finisco per svegliarmi non così riposata”.

Il nostro dialogo tocca argomenti sempre più specifici legati alla sua quotidianità: mi racconta come prepara la sua borsa da gioco, che musica ascolta prima delle partite, e tanti altri piccoli grandi dettagli della sua vita. Ascolto in silenzio le sue parole attraverso cui si delinea il quadro di una passione che vive in molto intenso ma conflittuale, forse ancora indecisa sulla vera direzione da prendere. Se scommettere davvero sulla carriera sportiva, oppure cercare di tornare nella sua cara Nizza per una vita più “normale”.

Dalla descrizione della sua routine e delle sue abitudini è chiaro che Amelie avrebbe bisogno di una guida, di qualcuno a cui confidare desideri, dubbi, difficoltà, esigenze, che a differenza di quelle dei suoi coetanei si manifestano in una realtà povera di punti di riferimento affidabili, in perenne cambiamento, in cui l’unica cosa che conta sono le performances sportive.

Mi permetto di dirglielo, anzi la invito a cercare qualcuno con cui poter iniziare a lavorare su se stessa non solo per migliorare i suoi risultati ma soprattutto per riuscire a scegliere e a apprezzare la vita che vuole fare. L’esperienza mi insegna infatti che non si può scindere il privato dal professionale: sentirsi bene nella propria pelle, vivere in armonia coi propri desideri, essere in sintonia con quello che si fa aiuta a esprimere le proprie potenzialità in qualsiasi campo, anche su quello da tennis.

La ragazza mi ascolta con grande attenzione, il suo sguardo si apre, per la prima volta mi sorride. Sembra divorare ogni mia parola, come se non aspettasse altro.

Finalmente ci chiamano, l’aereo è pronto. Ci alziamo, le lascio la mia email, sono disponibile a parlare ancora se vuole… Mi saluta e corre via.

Non la rivedrò sul volo ma avrò sue notizie seguendo l’andamento del Bonfiglio. Saprò che ha superato le qualificazioni e nel tabellone principale si è inaspettatamente spinta fino ai quarti di finale.

Verso fine settimana mi arriva una email. Apro il messaggio, che recita solo un semplice “Grazie”.

E’ sicuramente la email più corta che abbia mai ricevuto, ma una delle più gradite e sorprendenti.

Non mi illudo certo che un’ora di chiacchiere con una sconosciuta possa aver influito direttamente sulla sua prestazione. In base alla mia esperienza professionale posso però affermare che l’ascolto neutrale e benevolo offerto al giocatore lo aiuta a scaricare la tensione legata a certe quotidiane e inconsapevoli conflittualità, e gli permetta di focalizzarsi sul match meno distratto da altre problematiche.

Per rafforzarsi sotto l’aspetto mentale un lavoro fatto con un terapeuta e mirato all’analisi delle proprie abitudini (fuori e dentro al campo) si rivela di grande aiuto per il tennista.

Le abitudini, che costituiscono il modo personale e unico con cui ognuno gestisce la propria quotidianità, mettono direttamente in feed back  con la propria storia personale e familiare, con desideri, conflitti, paure che spesso si frappongono agli obiettivi che il giocatore vorrebbe raggiungere.

Ritengo questa riflessione importante, meritevole di essere approfondita nell’ambito del tennis e dello sport individuale, ancor più per quelle discipline che portano i giovani a viaggiare molto, a crescere velocemente e fuori dall’ambiente familiare. Per questo ho deciso, insieme all’amico giornalista di tennis e “curioso” Marco Mazzoni, con cui ho già scritto “Tennis sul Divano” e questo articolo, di indagare in questa direzione. Abbiamo iniziato un percorso di ricerca sulle abitudini, sulle routine, su come si organizza la professione e quindi la vita sportiva e non, parlando con chi vive lo sport in prima persona. Soprattutto tennisti, ma non solo. L’obiettivo è quello di pubblicare a breve un libro su questo tema, sperando che possa essere interessante per il lettore ma anche di aiuto a chi intraprende lo sport individuale, famiglie incluse. Siamo ancora nella fase (delicata) della raccolta di informazioni, con chiacchierate ed interviste che saranno ovviamente anonime. Per questo, se qualche addetto ai lavori (giocatori, ex giocatori, allenatori, ecc) fosse interessato a partecipare, raccontando la propria esperienza, saremo lieti di entrare in contatto e scoprire quel piccolo mondo, ricco di sorprese e significati tutt’altro che banali.

 

Marcella Marcone (mmarcone@me.comwww.marcellamarcone.it)

Marco Mazzoni (marco.mazzoni@zeroquindici.com)

 


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marco mazzoni (Guest) 18-11-2015 21:05

ripeto, la ragazza non è volutamente riconoscibile, non perdetevi tra gli annuari. Ringrazio per i complimenti al racconto, ma il focus resta il concetto e la ricerca in quell’ambito, non l’occasione qua narrata (volutamente modificata per essere non riconoscibile), che ha solo contribuito ad un tipo di analisi che era già in corso da molto tempo a livello professionale.
La nostra speranza è quella di completare questa ricerca, per dare un contributo nuovo e speriamo interessante.
saluti e buon tennis 🙂

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luca (Guest) 18-11-2015 18:20

@ AndryREAX (#1490866)

Solo Mazzoni lo sa, il fatto che è da 10 anni che una francese non arriva ai quarti al bonfiglio lascia aperti dei dubbi sulla veridicità della storia, che rimane bella. Resta il mistero dell’omissione del nome, vari tennisti dichiarano apertamente di rivolgersi a psicologi senza nessuna remora lodandoli a volte pubblicamente dei miglioramenti riscontrati. Mah

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AndryREAX 18-11-2015 17:28

@ luca (#1490745)

Beh se la nazionalitá fosse invebtata sarebbe inventata anche tutta la storia su lei, le amiche di Nizza etc.

9
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luca (Guest) 18-11-2015 14:11

@ AndryREAX (#1490738)

secondo me mazzoni si è inventato anche la nazionalità.
comunque non vedo nulla di male nel dichiarare la provenienza, non mi sembra un segreto di stato.

8
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AndryREAX 18-11-2015 14:01

Comunque negli ultimi 10 anni al Bonfiglio nessuna qualificata francese è arrivata ai quarti.

PS: L’articolo rimane mooolto bello.

7
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ZORROMANCINO (Guest) 18-11-2015 11:25

@ marco mazzoni (#1490664)

MARCOOOOOOO non valeeee!!!
era solo per capire … in che anno e’ stato quest’incontro tra la fantomatica Amelie e la Dott.ssa Marcone .Semplice curiosita’..visto che quest’anno al Bonfiglio ha partecipato una sola francese Wargnier Lucie… eliminata al primo turno.

Ciaoo speriamo d’incrociare le famose racchette Onestrings..prima o poi!!!

6
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ZORROMANCINO (Guest) 18-11-2015 11:18

@ AndryREAX (#1490656)

ciaooo …io non mi riferivo ovviamente alla nuova opera…della Dott.ssa Marcone, ma all’incontro con tale Amelie .
Ovviamente fatta qualche ricerca..ma di Amelie al Buonfiglio 2015 nessuna traccia…tanto per la cronaca!! Vediamo se sei piu’ bravo di me…Ciaoooo

5
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marco mazzoni (Guest) 18-11-2015 11:11

ciao, il nome Amelie l’ho scritto io, è di fantasia. Non perdetevi in ricerche 😉

4
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luca (Guest) 18-11-2015 11:09

bel pezzo
complimenti

3
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AndryREAX 18-11-2015 11:03

@ ZORROMANCINO (#1490651)

C’è scritto alla fine che si terranno in modo anonimo. Comunque con brevi ricerche si trova.

2
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ZORROMANCINO (Guest) 18-11-2015 10:55

Interessante articolo…ma la DOMANDA E’ IL COGNOME DI AMELIE ??
Era al Bonfiglio quest’anno ..oppure e’ un articolo del passato???
Buon lavoro sulla routine…cabala degli sportivi!!!
Ciaooo

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