Juan Martin Del Potro: calvario senza fine?
L’argentino Juan Martin Del Potro può fregiarsi senza dubbio della palma di giocatore più sfortunato dell’era Open (ma penso anche all’accoppiata svedese Robin Soderling e Joachim Johansson in tempi recenti): classe ’88 e vincitore nel 2009 dello Slam statunitense, in un lungo videomessaggio indirizzato ai suoi tanti tifosi, Del Potro ha raccontato di essere pronto per una nuova operazione, la 3a al polso sinistro e questa volta per una lesione al tendine.
Una vera e propria via crucis quella del tennista argentino, che negli ultimi anni ha pregiudicato la sua luminosa carriera e che sembra adesso lanciare l’allarme anche per un possibile e definitivo ritiro dalle competizioni pro, alzando una bandiera bianca frutto della disperazione e della frustrazione.
Alcune frasi nello specifico hanno fatto temere il peggio, per un circus che da sempre spera in un rientro effettivo e ad alti livello del giocatore di Tandil: “Voglio essere felice, in salute, con o senza racchetta” e ancora “Spero di potervi ringraziare al più presto, direttamente da un campo da tennis o in qualunque altro posto mi renda felice”, frasi che lasciano trasparire il prendere in considerazione una vita senza tennis, perlomeno senza quello da atleta professionista. Troppe incognite incombono sulla carriera dell’argentino, con dei tempi di un eventuale recupero inoltre attualmente poco definibili.
Alto, potente, con un dritto esplosivo come dinamite, ma anche un attitudine allo sport pulito che ne ha fatto un esempio perfetto di fair play: 18 titoli nel circuito maggiore (l’ultimo a Sydney nel 2014), un best ranking di numero 4 al mondo raggiunto nel 2010, 8 ATP500, 9 ATP250 e gli Us Open sopra citati, ma anche finali perse nei Masters1000 e al Master di Londra nel 2009 contro il russo Davydenko da favorito.
Uomo dei record con i suoi primi 4 tornei conquistati consecutivamente nel periodo luglio/agosto 2008 e soprattutto tennista con tanti piazzamenti Slam: oltre l’acuto statunitense, Del Potro ha raggiunto anche i quarti di finale agli Australian Open nel 2009 e 2012, la semi finale al Roland Garros nel 2009 e quella a Wimbledon nel 2013, più il bronzo olimpico a Londra 2012 vinto contro il serbo Djokovic.
Un tennista che a detta di molti poteva rappresentare la più credibile alternativa ai Fab4, colui che è riuscito a intrufolarsi nel loro monopolio con l’acuto di New York e che ha dato il via ad altri simili exploit – interregno come quelli di Wawrinka e Cilic, falcidiato dagli infortuni ma che non hanno mai minato la sua voglia di rientrare. Adesso però qualcosa sembra essere cambiato, forse definitivamente: Del Potro forse è stanco, ha voglia di vivere anche senza operazioni e sebbene ancora giovane, ha deciso che può fare a meno del tennis. D’altronde se la racchetta che deve essere una fonte di felicità, gioie e gratificazioni personali, si trasforma d’improvviso in un attrezzo che provoca solo dolore, non è forse giunto il momento di prendere in considerazione una vita senza di essa?
Il circuito si augura ancora un ennesimo ritorno, ma a entrare adesso in gioco è la considerazione di Del Potro come uomo piuttosto che come tennista: vale davvero la pena vivere una vita costellata da sale operatori e degenze? Non è meglio cercare la felicità, con o senza racchetta?
Alessandro Orecchio
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7 commenti
Un vero peccato per questo gran bravo ragazzo. A questo punto anch’io credo che sia quasi impossibile, se non inutile, un suo tentativo di ritorno ad alti livelli. La vita continua e spero il meglio per lui che rimane giustamente un idolo per la sua gente.
Gonzales chi???
Mano de piera?
Bah…
Ma quello di del potro cos’era? lento?
Secondo me farebbe bene a imparare il rovescio a una mano!!!!
Il miglior dritto del circuito era quello di Gonzalez, please no castronerie.
Un fenomeno! era un piacere vederlo in campo!un dritto così non l’ho mai visto in 15 anni che seguo il tennis!non avesse avuto infortuni,di sicuro sarebbe diventato numero 1!proprio fucilate tirava!
Secondo me non torna piu