Dal Roland Garros: Arnaboldi, l’emozione di un’impresa (di Marco Mazzoni)
Un tramonto stupendo infiamma il cielo di Parigi stasera mentre varco la porta del Roland Garros, dirigendomi verso la Metro. C’è tutto un mondo che mi scorre intorno. Bellissimo. Seguo quel flusso indistinto di appassionati che torna a casa con la gioia di aver vissuto una giornata bellissima, immersi nella propria passione per il tennis. Un microcosmo in cui è bello perdersi, quasi scomparire, ma allo stesso tempo appartenere. Uniti da un filo invisibile, un contatto che si raggiunge con uno sguardo d’intesa, con il leggere un’emozione forte condivisa nello stesso luogo, senza il bisogno di dire niente. Scorgo un bambino che mostra ai genitori gli autografi raccolti, da custodire gelosamente e mostrare agli amici con orgoglio; un gruppo di iberici che parlano di Nadal e del pericolo Djokovic, mai così pressante. Passa la transportation, con una bionda accigliata che pare proprio la Bouchard, o quel che sportivamente ne resta… A calvalcioni sul muretto delle Serre d’Auteuil, una coppia di giovani teenager si lancia in bacio appassionato, proprio di fronte alle centinaia di passanti che li guarda con tenerezza. Non solo un tramonto degno dei quadri di Turner, queste e tante altre istantanee mi accompagnano nel breve percorso verso l’alloggio parigino, ma nonostante la loro forza non riescono a distogliere la mia testa dalle incredibili emozioni vissute sul campo 5, accompagnando dal primo all’ultimo 15 l’incredibile vittoria di Andrea Arnaboldi. Un match che definire epico è per una volta non improprio. Solo chi l’ha vissuto da bordo campo può capirlo. E posso dire che siamo stati davvero in pochi… Della stampa specializzata solo io ed il grande amico Alessandro Nizegorodcew. E ne vado onestamente fiero, perché a questo match personalmente credevo molto. Credevo in Arnaboldi, nel suo percorso di crescita umana e sportiva che l’ha elevato a vero Eroe dei primi giorni del torneo. Una cavalcata partita dalle quali più incredibili della storia moderna dell’intero Roland Garros, con un record che sarà difficile infrangere, e giustamente glorificata anche dall’organizzazione che ad “Arna” ha dedicato più di un titolo e più di un motto nel sito ufficiale. E, piccola chicca, dopo la vittoria di oggi il twitter ufficiale del torneo ha lanciato un #JeSuisArnaboldi che ha subito fatto tabula rasa di ogni altro commento nel tardo pomeriggio. Giusto premio per il canturino, che ha superato anche il primo turno rimontando due set, annullando un match point e chiudendo dopo 4 ore e 10 minuti di partita. Sommate alle qualificazioni, fanno oltre 13 (tredici!) ore in campo. Clamoroso e bellissimo. “Era un mio sogno vincere una partita rimontando due set, annullando pure un match point è incredibile” ha detto un Andrea raggiante, così felice da annullare ogni fatica nella conferenza stampa. Felice ma misurato, non un fiume in piena cavalcando il felice momento (anche sul piano mediatico), non una frase ad effetto. Una gioia consapevole, con la voglia di continuare questo torneo perché sicuro di appartenere a questo livello di gioco, e non di esserci arrivato per caso o solo per un momento irripetibile. No, Arna è cresciuto e non vuole fermarsi più. “Vogliamo continuare così, questo è ovviamente un traguardo ma è soprattutto la conferma che stiamo facendo bene. Vogliamo arrivare nella top100, e restarci”. Sguardo sicuro, fermo, parole ben scandite, precise. Piccolo grande segno di maturità, del credere che la sua crescita non è evento casuale, ma figlio di un lavoro importante, iniziato oltre due anni fa con il suo staff attuale che l’ha sgrezzato di paure, insicurezze, e anche da qualche zavorra tattica metabolizzata nel periodo all’estero, sicuramente utile ma non così fruttuoso perché troppo lontano dal suo talento e dalla sua diversità. Arnaboldi infatti piace (ed ai francesi, da sempre buongustai, moltissimo!) perché in campo crea tennis. E’ l’opposto del giocatore moderno fatto con lo stampino, creato per azzannare la palla violentandola con top spin vigorosi e con la tutta la potenza di un fisico da urlo. Andrea è un creativo, uno che sa toccare la palla in ogni posizione del campo, dandole effetti vari e malignamente mancini, a trovare soluzioni che non danno punti di riferimento e ritmo ai rivali. Sa scendere a rete, chiudere con decisione e con raffinatezze; sa cambiare ritmo e diagonali; sa scavalcarti con un lob in contro tempo che ti taglia le gambe. In campo è leggero, quasi danza, e per dirla in gergo pugilistico, “non ti abbatte con un montante ma ti punzecchia e ti sfinisce fino a farsi sanguinare”. Ovviamente ha dei limiti. Di potenza, il rovescio lungo linea non è sempre sicurissimo, e quando deve caricare a tutta col dritto non raggiunge le velocità di tanti altri colleghi o la costanza nella lunghezza. Ma il suo modo di stare in campo ti colpisce e non puoi non seguirlo con passione, perché semplicemente ti diverte. E con il cuore, volontà, applicazione e concentrazione che riesce adesso a mostrare e mantenere in campo, beh, siamo di fronte ad un signor giocatore.
Tornando all’impresa di oggi, così a freddo non ha molto senso ripercorrere la cronaca del suo match contro Duckworth. Solo voglio sottolineare pochi aspetti, ma importanti a spiegare come Arnaboldi sia riuscito a venire fuori da una partita che si era complicata maledettamente. E’ stato bravo a crescere nell’incontro nonostante la fatica, con una presenza e lucidità pazzesca, anche nei momenti di maggior pressione. E’ stato ancor più bravo a non abbattersi nelle fasi in cui all’australiano riusciva tutto, quando “Duck” spingeva come un forsennato e soprattutto trovava soluzioni a tutto rischio che pizzicavano solo le righe, o sfoggiava volee degne dei suoi antichi avi. Lo specchio di quella che sembrava essere una sconfitta onorevole di Andrea è il set point del secondo parziale: una risposta in cross irreale di Duckworth, il classico colpo che se lo riprovi 1000 volte non ti riesce mai uguale, così bello, così impossibile. Un momento durissimo per Arnaboldi, che poteva abbatterlo definitivamente; invece lui è restato in campo ancor più “cattivo”, ancor più presente, se possibile ancor più sciolto. Si è reso conto che la sua tattica impostata su grandi variazioni stava lavorando ai fianchi il rivale, che ha iniziato ad accusare qualche calo nell’intensità e nella spinta, mentre lui nonostante l’esito sfortunato del secondo set (e qualche occasione mancata) iniziava sentirsi più sciolto, più veloce, Più forte. “Arna” volava leggero, pizzicava col back e poi entrava sicuro nel campo. Attacchi, qualche dritto ben giocato, tante palle mai una uguale all’altra, che alla lunga hanno pagato. E che dire poi del match point annullato nel terzo set: uno scambio duro, che è cambiato più volte di inerzia fino ai due rischi totali presi dal canturino, due accelerazioni a tutta, che hanno spaccato la resistenza del biondo canguro. La smorfia di Sam Groth, che era lì accanto noi, la ricordo ancora adesso, lo sguardo di chi pensa “guarda che scambio ha giocato questo…”.
Questa e tantissime altre emozioni ho vissuto nelle quattro ore di match, intenso ed estremamente piacevole sul piano tattico e tecnico. Il tutto in un contesto molto rilassato, senza un tifo “schierato” o scandito da cori dei tifosi, che ha reso la cornice ancor più soft, delicata quanto i tocchi di Andrea, che hanno fatto letteralmente girare la testa al rivale. E’ stato divertente vedere, oltre a Groth, pure il duo Kokkinakis – Kyrgios arrivare nella tribunetta del 5 a seguire il match con passione, ridendo e scherzando con i vari tifosi che li disturbavano ai cambi di campo per l’ormai canonico autoritratto. Non uno sguardo sul campo invece da Tomic, che si allenava nel campo attiguo ma che pare legare proprio poco con i suoi connazionali, mentre invece tutti incitavano “the Duck” con il classico “c’mon Mate!!!”.
Un piccola sofferenza è stata anche il non poter esultare più di tanto, appostati giusto… nell’angolo australiano dietro ai coach di Duckworth! Ma a volte essere costretti a tener dentro forti emozioni, senza poterle urlare, è ancor più intenso, ed ancora stentano ad abbandonarmi. Piccoli privilegi del poter vivere momenti come questo, difficili da dimenticare.
Da Roland Garros, Marco Mazzoni
@marcomazz
TAG: Andrea Arnaboldi, Arnaboldi, Duckworth, Impresa, Italiani, Marco Mazzoni, Parigi, Roland Garros, Roland Garros 2015
@ Chiamarsi Fogna (#1353862)
Grazie mille per la correzione, saluti!
Marco
c’è un errore! L’hashtag #JeSuisArnaboldi lo abbiamo lanciato noi di Chiamarsi Fogna, non il Roland Garros! Lo potete controllare su Twitter tranquillamente
Che bell’articolo, grazie!
@ Talaaa (#1353746)
Bravissimo, bel commento ed è un vero piacere quello che nei dettagli hai detto. la scena del tramonto è stupenda, e infatti non puoi non innamorarti di questo sport, leggendo l’articolo mi sono emozionato, forse anche perché sono un grandissimo appassionato e amo molto il tennis.
bravissimo per quanto fatto fino ad oggi.
Bellissimo articolo, Nevskij capisce poco di tennis se non nota quanto bene sia scritto l’inizio è quanto c’entri con il tennis, perché è proprio nell’uscita dall’impianto al tramonto che ci si innamora di questo sport.
Non puoi non amare il tennis dopo che vivi una giornata così, e ai neofiti bisognerebbe far vedere queste partite invece che i soliti campioni per far capire loro cosa sia il vero Tennis. Con maiuscola non casuale.
E poi esistono persone che non vorrebbero i 3/5… Sarebbe come uccidere tutta la magia di questo sport. C’è poco da fare, come i match al quinto set non c’è nulla.
@ Rudy (#1353719)
Eh sono molti soldi, forse non una stagione intera ma quasi
esatto, gioco creativo,
tutto un altro vedere rispetto ai pallettaroni della terra battuta (con la differenza che quelli di oggi caricano e cercano di spingere di più la palla rispetto a quelli di una volta).
Erano i “ratti da fango” di Bollettieri..
Quanto contano per un giocatore normalmente da Challenger come Arna i 50.000€ del secondo turno? Possiamo dire una stagione ?
…..”ancor più cattivo”……
Non per rompere le scatole ma “…….ancor più cattivo……..” lo trovo esageratamente errato e soprattutto deleterio (diseducativo).
Basta,finiamola,con lo scrivere “cattiveria” al posto di “grinta”.
La cattiveria è cosa stupida,la grinta (aggressività) è tutta un’altra cosa.
P.s.
Complimenti e grazie per l’articolo.
(Per favore Marco non mi dia del rompiscatole)
Complimenti a arnaboldi. Visto giocare solo in streaming, e’ sicuramente fra i tennisti italiani che ha il miglior tennis di qualità . Gioco piacevole, propositivo e creativo. Durante i calle ger visti faceva tutto meglio dell’avversario, solo che perdeva quasi sempre al terzo.
Speriamo che questa vittoria sia il punto di partenza per una meritata carriera nel tennis che conta.
Auguroni
BRAVO bell’articolo. Penso che il tennista italiano abbia dimostrato un tennis tenace del tipo “vado in campo e reagisco a quello che vedo, a quello che mi arriva di qua nel mio campo”. Con un addetto ai lavori prima del match avevo detto che poteva farcela.
L’anatra australiana si è infangata nella terra rossa.
Ma per dirla tutta quel back mancino di rovescio del nostro eroe non farà altri sconquassi…del resto l’Andrea ha già vinto il suo Roland. E lo sa anche lui. Bravo Andrea!!!!
Eh si! Bella prova di entrambi.Certo che l’argomento aiutava, ma questo articolo si è fatto leggere con un tale piacere che dovrebbe essere preso ad esempio.
Bello bello. Il pezzo di Marco Mazzoni e il successo di Andrea Arnaboldi.
Il canturino, senza lo sciame mediatico di un Quinzi o di un Vanni, è arrivato a un successo fantastico che corona una cavalcata degna di essere raccontata ai nipoti. Con Cilic quello che sarà sarà, ma se per caso fosse….
gran bell’articolo e un po’ di sana invidia per il tuo punto d’osservazione così ravvicinato.. 😉
@ fabio (#1353641)
Mi accodo: grande prova di Arna ma anche di Marco M.!
“Una coppia di giovani teenager”… in effetti anziani non potevano essere… ma limitarsi a parlare di tennis no?
Bellissimo racconto Marco . Complimenti davvero.
Una penna rubata alla narrativa 😉
OUI, JE SUIS ARNABOLDI’ !!
Altra grande prova di Arna, essendo anche la prima vittoria in carriera e dal peso ancor maggiore perché arrivata in un torneo del Grande Slam.
Andrea ha dimostrato una maturità agonistica veramente rara, un acuto che può dagli grande fiducia e una buona prospettiva per raggiungere un ranking nei primi 100 al mondo.
Porta anche da parte mia i complimenti ad Arna, essendo anche io un comasco.
Marco mi permetto di dirti che questo è il miglior articolo che tu abbia mai scritto nell’Homepage di Livetennis.
Porta anche da parte mia i complimenti ad Arnaboldi,giocatore da sempre nell'”Underground”del Tennis italiano e di cui si è sempre parlato pochissimo…quasi niente.
Forse anche perchè non riusciva ad uscire dall’anonimato,ma forse,se qualcuno avesse creduto in lui un po’prima…chissà…magari la sua carriera poteva anche essere diversa.
Sembre belli gli articoli Marco , complimenti , e adesso FORZA ARNABOLDI , io ci credo o perlomeno ci spero
Ho visto tutta la partita sul mio pc e il racconto di Marco rispecchia appieno quello che è successo . Andrea ha dimostrato una maturità agonistica veramente rara. Complimenti , mi sono commosso .
Gran bel pezzo, davvero complimenti!!!Sono proprio queste le storie che fanno appassionare grandi e piccini…questa è la vera magia del tennis, nulla di più!
Articolo Emozionante. Congratulazioni ad Entrambi 🙂 !
bellissimo “racconto” leggendo e come si mi trovavo li.Complimenti!