Open Court: il potenziale di Thanasi Kokkinakis (di Marco Mazzoni)
Cielo terso e caldo torrido. Ecco il biglietto da visita della Florida, che ieri ha accolto i primi match del Master 1000 di Miami, scattato anche nella versione maschile. L’atmosfera era già bella carica fin dalle 11 di mattina, quando hanno fatto il loro ingresso in campo l’esperto argentino Carlos Berlocq e Thanasi Kokkinakis. C’era molta attesa per ammirare di nuovo il giovane australiano, che la settimana scorsa ad Indian Wells era stato uno dei giocatori più positivi, confermando gli enormi segnali di crescita intravisti fin dall’avvio della stagione. Il suo match di ottavi contro Bernard Tomic poi era stato uno dei migliori del torneo, divertente e ricco di colpi vincenti.
L’esordio in un altro Master 1000 dopo una così buona settimana agonistica era un’occasione interessante per valutare la fase di crescita, qualità e problemi nel tennis del giovane aussie. Tuttavia immaginavo che la partita contro l’argentino nascondesse molte insidie per Thanasi, e così è stato. Intanto si giocava a distanza di pochi giorni, sia per recuperare energie fisiche che mentali (con così poco tennis di altissimo livello alle spalle, ad Indian Wells aveva speso moltissime energie nervose). Inoltre la partita aveva connotati molto diversi da quello a cui finora era abituato sul tour. Quando si è giovani, si ha talento ed esuberanza fisica, è discretamente facile giocare bene senza grandi pressioni, quando l’altro è normalmente favorito e tu non hai granché da dimostrare. Stavolta la partita era “da vincere”, non essendo il buon Berlocq un tennista da cemento, e nemmeno così avvezzo a simili palcoscenici. Confermarsi a grande livello è sempre più difficile che volare sulle ali dell’impresa, ed infatti Kokkinakis non si è confermato, almeno come risultato e “quantità” di prestazione. Non è solo per la sconfitta: Thanasi non ha giocato abbastanza bene per portarla a casa, soprattutto all’avvio e nel terzo set, quando ha lasciato scappare il rivale troppo facilmente. E’ seguita una reazione veemente, a tratti incontenibile, ma non è bastato a girare il match a suo favore, anche grazie alla grinta, voglia ed esperienza di Berlocq, che l’ha vinta con merito alla fine. Nel secondo set “Kokki” è stato bravissimo ad attivarsi sotto tutti i punti di vista, riuscendo a mettere ordine al suo gioco, avanzando la posizione in campo, crescendo in modo esponenziale nell’intensità, nei colpi vincenti e nella quantità di soluzioni con cui ha preso in mano il gioco. Un crescendo a tratti impressionante, che però è durato troppo poco, forse anche per un calo fisico che pare aver accusato nel terzo. Tardivo l’ultimo colpo di coda, anche se per poco non riusciva lo stesso a riportarsi in parità, e magari girare la partita.
Risultato a parte, è corretto sottolineare che in una fase come quella che sta vivendo, una sconfitta del genere potrà essere un importante mattone nella sua crescita. Ha dovuto affrontare un giocatore qualitativamente non eccelso, ma che non ha regalato nulla, di grande personalità e presenza fisica, che ha lavorato duro in campo e che gli ha proposto una serie di palle consistenti e lavorate. Palle su cui anche Thanasi ha dovuto lavorare duramente, per cercare di gestirle.
Inoltre un match come questo va letto sotto altri punti di vista, che vanno oltre ai numeri. Quando si cerca di capire il tennis ed il potenziale di un giovane, è sempre necessario prendere in giusta considerazione il contesto, il momento, la fase precedente, le novità a cui ha dovuto rapportarsi e come l’ha affrontate. Pur in una prestazione non positiva, è impossibile non aver notato nel tennis di Kokkinakis un insieme doti e qualità di altissimo livello, che lo candidano ad essere uno dei giocatori dominanti del prossimo futuro.
Quello che mi impressiona è il potenziale sterminato del suo gioco. Non ha un vero punto debole sul piano tecnico: quasi tutto è migliorabile, ma sa fare tutto piuttosto bene, sia nelle situazioni di difesa che soprattutto in quelle di attacco, dove può diventare inarrestabile. E la sua fase di transizione tra difesa ed attacco (anche ieri, quando è stato lucido e presente in campo fisicamente) è notevolissimo per un ragazzo così giovane e poco esperto a questi livelli.
Senza apparente sforzo, riesce a tenere una lunghezza di colpi nello scambio davvero incredibile, il tutto dando una sensazione di buonissimo controllo. Nessuna giocata sembra preclusa al suo bagaglio tecnico. Può spingere di ritmo con entrambi i fondamentali, come cambiare ritmo; passare dal rovescio tagliato ad una botta micidiale, oppure rallentare dopo uno scambio veloce e quindi accelerare di nuovo. Forse quest’enorme bagaglio ancora lo limita perché deve imparare a dare ordine al suo gioco, non sempre ancora fa la scelta giusta al momento giusto, o prova qualche giocata estemporanea per eccesso di sicurezza e sfrontatezza. Anche se va detto che rispetto al Kokkinakis dello scorso autunno è molto migliorato nella condotta di gioco. Da spara palle estremo infatti è diventato molto più prudente, a tratti addirittura fin troppo… Benissimo cercare di tenerlo più in campo, limitando quelle fasi in cui tendeva a sparacchiare esagerando nella spinta; ma uno con un tennis così brillante non deve assolutamente viaggiare per troppo tempo col “cruise control”, ma lasciar sfogo al suo braccio, pena castrarne la differenza rispetto ai rivali, normalizzandolo.
Nelle migliori fasi del match vs. Berlocq, come nella settimana di Indian Wells, è piaciuto moltissimo come riesce a gestire il passaggio dalle diagonali di controllo a colpi improvvisi in lungo linea, lunghissimi e di grande velocità, che spezzano il ritmo e travolgono l’avversario, pizzicandolo lontano dalla palla. La facilità con cui Thanasi cambia ritmo entrando in campo può essere devastante: quando accelera con buon equilibrio, trova la botta vincente da ogni posizione. E con ogni colpo. Questo grazie a due fondamentali solidi, fluidi, non molto diversi tra di loro come efficacia e sicurezza. Si nota una preferenza col dritto, che cerca di più per manovrare e chiudere, ma anche col rovescio può fare malissimo, e rispetto alla maggioranza dei suoi colleghi tende assai meno a spostarsi per cercare l’inside-out, proprio perché sente bene anche il rovescio, e riesce a trovare da sinistra soluzioni notevoli.
Col rovescio bimane in spinta cerca frequentemente la botta improvvisa uscendo dalla diagonale di palleggio, soluzione assai rischiosa ma che gli regala punti importanti. L’esecuzione è bella nella sua pulizia, quasi scolastica. Aggredisce la palla molto composto, con il peso del corpo leggermente in avanti e le gambe divaricate, ma senza perdere equilibrio. Lascia partire le due braccia per un impatto ben avanzato, con uno swing molto corto e chiusura ben alta. Un movimento così breve, rapido e naturale che maschera perfettamente la traiettoria, quindi molto insidioso. La brevità del gesto si può esaltare in risposta, visto che riesce a trovare un grande tempo di impatto di rovescio; tanto che forse cerca fin troppo poco una soluzione davvero aggressiva, preferendo un colpo solido ma non così rischioso, per iniziare uno scambio. Aspettando il servizio assume una posizione molto avanzata: risponde con i piedi molto vicini alla riga di fondo, partendo un metro abbondante dietro e quindi avanzando, arrivando pure a sfidare la prima del rivale. Dopo l’impatto finisce molto vicino alla riga, a volte addirittura con i piedi ben dentro al campo sulla seconda.
Col dritto può essere devastante per spinta e precisione. Alcuni cross in corsa, tirati in allungo e precario equilibrio, davvero rimandano a certe frustate “samprassiane” per potenza ed efficacia. Deve migliorare la tendenza a farsi arrivare la palla un po’ addosso, quasi in pancia, anche se la cerca con buon anticipo ed i suoi piedi lavorano piuttosto bene. Ha una meccanica esecutiva molto particolare, nemmeno così ortodossa, ma che evidenzia la velocità del gesto e la sua totale imprevedibilità. L’apertura è molto corta, con la racchetta che va dietro laterale facendo un anello molto veloce e poco ampio, con il gomito ben dietro e con la testa dell’ovale che arriva per un attimo perpendicolare al terreno quando cerca la massima spinta, per scattare verso un frustata in rotazione nella palla. Ne esce una sorta di schiaffone micidiale, con la racchetta che non si allontana molto dal busto e termina la sua corsa laterale dietro, ruotando totalmente. Un gesto talmente corto e rapido da essere impossibile da leggere, anche perché al momento della chiusura usa bene il polso per l’ultimo aggiustamento finale. La resa del dritto tuttavia non è sempre uguale, e molto dipende dall’equilibrio con cui aggredisce il colpo. Questa è una delle tantissime cose che deve migliorare nel suo tennis. Sempre col dritto, ad esempio, quando avanza colpendo da tre quarti campo cerca la botta invece di una palla velenosa d’attacco, lunga e veloce, che lo metterebbe in posizione di vantaggio con meno rischio; troppe volte invece la palla gli finisce lunga, per eccesso di spinta. Stesso problema di rovescio, anche se spesso riesce in modo quasi misterioso a caricare un drive da sinistra piuttosto carico e veloce, che rimbalza vicinissimo alla riga di fondo, diventando difficilissimo da gestire per il rivale. Sempre di rovescio, ha un buonissimo back ma lo usa troppo poco. La tecnica esecutiva è buona, il colpo pare preciso e duttile. Dovrebbe sfruttare più spesso questa qualità, con cui può cambiare ritmo ed aggredire al colpo successivo. Il cambio di ritmo è una delle sue qualità migliori, ogni aspetto che lo possa aiutare a spostare il gioco verso questa direzione sarebbe da incrementare. E visto che ha molta qualità, forza e soluzioni, la sensazione è che adesso (rispetto al recente passato) scambi fin troppo, stancandosi, rincorrendo troppe palle interlocutorie, e quindi rischiando di commettere errori. Sempre in questo ambito tattico, potrebbe e dovrebbe venire più spesso avanti. Con colpi così vari e potenti, si prende forse troppi rischi da dietro, cercando una seconda, terza e quarta accelerazione da fondo, quando potrebbe avanzare prima e chiudere facilmente dopo aver mosso il rivale. Non sembra che gli manchi il tocco sotto rete, semmai non ha ancora trovato una buona posizione. Migliorare la connessione tra spinta e posizione in campo sarà una delle chiavi della sua crescita, come il riuscire a migliorare la velocità con cui rientra al centro del campo dopo che ha tirato un drive in corsa, sia a destra che a sinistra. In generale, è un tennista piuttosto mobile vista la stazza notevole, ma in un tennis di vertice sempre più veloce e continuo trovare la massima reattività e velocità è determinante al successo. Altro aspetto da affinare è il servizio, non tanto nella esecuzione (già molto buona) ma nella capacità di servire un’alta percentuale di prime, e di ricavare più punti diretti. Come ogni tennista che crea gioco e non basa la sua prestazione sulla difesa, ottenere molti punti al servizio, soprattutto nelle fasi dure del match, fa enorme differenza, spesso tra vittoria e sconfitta.
Oltre a questi aspetti tecnici, tattici ed atletici, Kokkinakis farà il vero salto di qualità quando riuscirà ad aumentare il minutaggio in cui esprime il suo miglior tennis, crescendo nella intensità generale, nella continuità della spinta, nell’esprimere qualità nel tempo. Proprio quello che gli è mancato contro Berlocq, in fin dei conti. E’ normale che sia così. E’ lo scoglio supremo per ogni giovane di talento. Va considerato che l’aussie ha davvero poca esperienza a questo livello. L’anno scorso di questi tempi navigava nelle quali dei Challenger, intorno al n.400 della classifica, reduce da problemi alla schiena dovuti anche all’ultima fase di sviluppo.
Dopo Miami inizierà la lunga cavalcata sul rosso europeo, un momento non ideale per il tennis del “canguro”, ma che gli potrà essere molto utile per fare esperienza, per giocare match lottati, per migliorare nella mobilità e nell’attacco in contro tempo, che su terra è un classico per chi ha tennis brillante. Poi arriverà Wimbledon ed il cemento USA, e vedremo nuovamente a che punto sarà la crescita di Kokkinakis. Ci vorrà ancora del tempo, ma Thanasi sta bruciando le tappe, tanto che non mi stupirei di vederlo già quest’anno disputare qualche semifinale o finale di eventi ATP, e magari fare lo sgambetto a qualche big in tornei importanti. Quando riuscirà a mettere ordine nel suo gioco, e tenere alta l’intensità fisica, tecnica e mentale, saranno davvero dolori per gli avversari. E lo spettacolo potrebbe essere esplosivo.
Marco Mazzoni
@marcomazz
TAG: analisi tecnica, giovani, Kokkinakis, Marco Mazzoni, New balls, Open Court, Thanasi Kokkinakis
La bellezza dei tuoi articoli, e il fatto che siano unici nel panorama nazionale, sta nella mirabile capacità di andare oltre il meccanicismo dell’analisi dei fondamentali.
Quando si leggono spiegazioni così precise sul perché la qualità più appariscente del gioco di Thanasi sia la capacità di passare da fase difensiva a fase d’attacco con tutti i colpi, nel mio modo atecnico avrei detto “girare gli scambi”, allora non si può che leggere in silenzio…
Articolo che dice molto di più di quello che si può apprezzare nel vedere una partita di Kokkinakis. Analisi perfetta che riflette il perché il gioco di Thanasi Kokkinakis in alcuni momenti (ancora troppo brevi durante un match) sia qualcosa di esaltante e di elevate prospettive.
Aspetto le tue impressioni su un altro 19enne terribile: il coreano Chung. So che prima o poi ci butterai un occhio.
Quest’articolo su Thanasi (peraltro, secondo me, il più convincente under20 per modo di giocare) è meraviglioso.
io continuo a puntare su coric e rublev invece,anche se kokkobello y kyrg sembrano essere 2 spanne superiori..per ora…
@ marco mazzoni (#1299436)
Esatto magari con questo allenatore sta apportando delle modifiche al servizio e piccole modifiche nel gioco da fondo o magari non è migliorato in nulla di certo non possiamo emettere sentenze senza vedere un singolo punto..
@ Roberto (#1299331)
ciao Roberto, purtroppo ad oggi il confronto tra i due non è proponibile. Kokki sta scalando le classifiche in virtù di una crescita notevole. GQ, oltre agli infortuni, ha problemi nell’inserire novità nel suo gioco, che pare non progredire. Più avanti nell’anno, quando potrò vederlo bene in azione, ne parlerò, per vedere a distanza di 12 mesi che cosa è successo. Ma occhio che i percorsi di crescita sono molto diversi tra un giocatore l’altro, quindi tutto può accadere.
saluti
Non sottovaluterei Coric…
Anche perché di questa Nuova generazione di fenomeni è,senza dubbio, il migliore sul rosso..
per me non è una questione di infortuni, ma di lacune tecniche…anche kokkinakis è stato fuori lunghissimo tempo per una cosa abbastanza seria per una tennista (infortunio alla spalla) e lo stesso kyrgios è stato bloccato diverse volte da infortuni, ma sono cose preventivabili in giovane età. tuttavia quinzi non è scarso e ciò lo testimonia il fatto che riesce comunque a giocarsela con gli onesti mestieranti tra la 100 e la 200 posizione, ai quali soccombe proprio in virtù del fatto che se hai un servizio che ti “regala” pochi punti e non hai un colpo che te ne procura altri, alla lunga non sempre la spunti.
@ ai (#1299360)
Almeno fino a l’ anno scorso, questo anno ?
Mah..c’è una differenza abissale..su tutto nel servizio, quello di gq è pessimo, e quando ries e a tirarla un po più forte, non la angola bene…ergo qst mezzo che aiuta tantissimo, a gq non produce punti..gq non ha un vincente vero..inoltre il suo gioco è incredibilmente monotono, non ha back, palla.corta, gioco rete
@ Roberto (#1299331)
Caro Roberto, grazie innanzitutto del complimento, poi per quanto riguarda Quinzi.. Beh ha perso un anno fra infortuni, maturità, cambi allenatori, Coppa Valerio ma in generale dal punto di vista tecnico è lontano dai vari Kokkinakis, Kyrgios ecc. per mancanza di un servizio adatto a quella che è la sua altezza, ecco se avrà dei miglioramenti su quel colpo penso ci possa essere già un avvicinamento a questi quattro che per ora sembrano irragiungibili per il nostro.. Spero di averti soddisfatto con questa risposta! 😉
è dal primo giorno che l’ho visto in un match contro Verdasco alla hopman mi pare che ho pensato subito fosse il più futuribile della compagnia. Di diritto lo lasciava fermo
@ ale98 (#1299289)
Ottima l’analisi, ma ..chiedo anche alla redazione…ma il nostro Quinzi cosa realmente si può dire abbia di meno di Kokki , Coric , Kyrgios…?visto e considerato che fino a poco tempo fa erano i suoi rivali diretti e spesso li batteva?
Consideriamo anche la componen te infortuni del tennis odierno, che possono rallentare la crescita come anche..l’esplosione di un talento!
Grazie per chi risponderà…
Roberto
Dei giovanissimi mi sembra quello che gioca meglio: dritto impressionante, ottimo servizio e buon rovescio, inoltre come se non bastasse grinta da numero 1..penso che Kyrgios abbia più potenza nel servizio ma è troppo legato a questo colpo, inoltre ha anche tanti infortuni, Coric l’ho visto sia con Murray che con Federer e non mi entusiasma anche se ha un rovescio ottimo e una difesa impressionante, infine Zverev beh il tedesco è un altro che gioca bene ma un po’troppo discontinuo.. Comunque ottimo articolo di Marco, mi piace!