Laura Golarsa: a un passo dal sogno (Video)
Laura Golarsa è stata tennista sopraffina, con un gioco di volo che più che toccare la palla la accarezzava, giocatrice di spicco della compagine italiana a cavallo fra gli ’80 e i ’90, riciclatasi una volta appesa la racchetta al chiodo nelle vesti di allenatrice (rinomato la sua Golarsa Academy) e telecronista sportiva, il cui nome resterà per sempre legato a un’impresa cui andò veramente vicina ma che le sfuggì per un’inezia nel tempio di Wimbledon.
Nata a Milano nel 1967 e con un best ranking in singolare di numero 39 delle classifiche mondiali (23 di doppio), la Golarsa vivrà il classico dilemma che attanaglia la mente di tutti quegli atleti capaci di un favoloso exploit in carriera, di un risultato che svetta di molto rispetto agli altri ottenuti in un’onesta vita sportiva, fra il piacere di essere ricordati per quell’impresa e il fastidio di essere associati sempre e comunque solo a un momento preciso. La Golarsa non riuscì mai a vincere un torneo del circuito maggiore (potrà vantare solo una finale in carriera), trionfando però in 6 tornei minori ITF, mentre grazie alla sua tecnica e alle sue capacità di districarsi nei pressi della rete, portò a casa 6 affermazioni in doppio.
Nella sua carriera può vantare un terzo turno in tutte le prove del Grande Slam sia in doppio che in singolo (eccezion fatta per il singolare in Australia dove incredibilmente non superò mai il primo turno), con lo snodo centrale dell’erba londinese di Wimbledon nel 1989 dove giocò due settimane in puro stato di grazia e dove la sua carriera avrebbe potuto prendere una piega decisamente diversa: l’impresa rimane tale, anche se concretizzarla l’avrebbe resa compiuta al 100%.
Paz, Strandlund, Field e Novotna prima dell’indimenticato quarto di finale contro Chris Evert, una giocatrice che aveva eletto Londra una delle sue case sportive preferite (un’ipotetica bilancia per la statunitense non può esimersi dal pendere però dalla parte della terra battuta parigina), in una Londra come sempre piovosa dove l’americana trionferà 3 volte in carriera a fronte però di 7 finali perse e di una rivalità con Martina Navratilova che ivi raggiunse il suo apice sportivo. Telecapodistria a commentare l’incontro nel più classico e piacevole degli amarcord, Clerici e Tommasi a esaltarsi per ogni discesa a rete o per ogni carezza vellutata inferta alla pallina e la sensazione che il traguardo fosse inaspettatamente vicino.
Lo spettacolo offerto è di primissima qualità fin dalle prime battute, con la Evert che vince alquanto velocemente il primo parziale per 6/3 e la milanese che altrettanto rapidamente porta a casa il secondo set per 6 giochi a 2. Nel set decisivo la Golarsa gioca a tutta, raggiungendo la rete non appena può, con un’asfissiante pressione che mette alle corde la campionessa made in USA e la porta avanti sul 5/2. Sembra fatta, soprattutto quando la Golarsa comincia a trovarsi ripetutamente a due punti dal match: in 7 occasioni nei 3 games successivi Laura si trova a due punti dal match, pur non riuscendo a conquistare alcun match point. Quando un campione barcolla è il momento di sferrare l’attacco decisivo, di picchiare duro spingendolo al tappeto, perché se gli si concede la possibilità di reagire, di rimettere insieme le fila del proprio gioco, se veramente possiamo definirlo un fuoriclasse, difficilmente si lascerà sfuggire l’occasione: la Evert tenne botta come si dice in maniera gergale, puntò l’avversario in affanno, lo accostò come un ciclista che ha una marcia in più e sulla dura salita riprende l’atleta in fuga da tempo e perciò esausto, finendo per superarlo e tagliare per primo il traguardo.
Una perla in una dignitosa carriera, che senza quell’acuto è giusto dirlo sarebbe rimasta comunque quella di una buona atleta, ma che, in quelle due settimane, insegnò a molti italiani l’essenza delle volée: imbattuta in singolare in Federation Cup (3/0 il bilancio) più 6 vittorie e 4 sconfitte nella specialità del doppio, Laura Golarsa fa parte di quella schiera di giocatori e giocatrici italiani che avremmo voluto vedere più volte nei momenti salienti dei tornei più importanti del circuito, all’insegna di quella costanza e continuità nelle prestazioni che avrebbero dato risalto a quella singola violenta esplosione di classe che l’Italia intera, o perlomeno quell’Italia appassionata di tennis, poté osservare e ammirare in quella favola inglese del 1989.
Alessandro Orecchio
TAG: Golarsa, Italiane, Laura Golarsa
@ Dennis (#1280296)
Io ne avevo 12 e stavo per scrivere le stesse parole. Altro tennis meno potenza, meno urla e più tecnica, ricordate qualcuno/a tentò di giocare ancora un pò con le racchette di legno
io la amo questa donna!
Antipatica e’ dir poco. Ovviamente si parla di sensazioni a pelle, visto che non la si conosce di persona. Qualcuno e’ a conoscenza di qualche nome uscito dalla sua accademia?
Meglio Marco m.
E’ in odore di prendere il posto di barazutti.
La cosa non mi convince tanto.Preferirei la Schiavone che e’ leonessa.
Io mi appassionai al tennis femminile proprio per via di quel suo periodo magico, all’epoca avevo 13 anni…
Condivido! Le sue telecronache sono veramente irritanti.
Un pò antipatica a dirla tutta…