AUS2015 DAY12: Nole, ancora tu…
Giornata avara di match con i tabelloni che giungono a loro compimento ed emettono già i primi verdetti: in attesa della finale molto sentita per noi italiani di doppio maschile, ci sono già i primi vincitori di questi Australian Open 2015. Nel torneo di doppio femminile, sovvertendo gerarchie e sconvolgendo pronostici di vario tipo, ha trionfato a sorpresa la coppia (non testa di serie) formata dalla ceca Lucie Safarova e dalla statunitense Bettanie Mattek – Sands, abili a sconfiggere il duo Yung – Jan Chan e Jie Zheng, insignite della testa di serie numero 14 e sconfitte per 6/4 – 7/6. Affermazione importante dai molteplici significati per entrambe le giocatrici: un titolo Slam è per sempre, meglio di un diamante.
In giornata si è allineato all’atto conclusivo anche il tabellone di doppio misto, con una finale che offrirà il piacere di vedere scendere in campo mostri sacri della racchetta (e della specialità) come Martina Hingis e Leander Paes (7) contro Kristina Mladenovic in coppia con Daniel Nestor (3): tanti titoli del Grande Slam e la sensazione forte che il doppio sia uno sport completamente diverso dal singolare, con dominatori assoluti che non hanno mai saputo offrire medesimi risultati in singolo (riferimento soprattutto a Paes e Nestor, ma anche Mladenovic).
È stata però soprattutto la giornata della seconda semi finale al maschile, con il campione uscente Stan Wawrinka (4) nuovamente opposto al numero 1 mondiale e primo favorito del seeding Novak Djokovic, capaci nell’edizione scorsa di regalarci uno dei più bei match dell’intera stagione: quest’anno però lo spettacolo è decisamente mancato. Wawrinka si presentava dopo un quarto di finale dove aveva avvicinato il suo tennis migliore, con dei rovesci ai limiti della perfezione che avevano spaccato in due match e tagliato gambe all’avversario (Kei Nishikori), con i primi due set giocati a un livello mostruoso. Nole si è presentato a questa semi finale invece con alcuni punti interrogativi: per tutta la durata del torneo non ha mai destato l’impressione di giocare al top del proprio tennis, offrendo la sensazione di voler risparmiare energie preziose per un futuro immediato ben più impegnativo; ma se questo top della condizione fosse in realtà solo una mera utopia e non fosse raggiungibile prima della fine del torneo?
Ha vinto il serbo in 5 set, ma non è stata certamente l’ennesima maratona fra i due: 7/6 – 3/6 – 6/4 – 4/6 – 6/0 per un match che non ha difettato di agonismo ma con i due protagonisti che non hanno saputo offrire la miglior versione di se stessi. Wawrinka, che perderà diverse posizioni ma comunque resterà nell’elite della top10, ha giocato in maniera troppo fallosa, mancando soprattutto nella sua arma più importante, un rovescio che in passato ha saputo incantare ma che oggi è sembrato più che altro una freccia spuntata. Nole di par suo non ha preso rischi eccessivi, limitandosi a un gioco perlopiù di rimessa, cercando di spostare continuamente l’avversario e attendendo il suo sbaglio. E la strategia ha portato i suoi frutti. Stan probabilmente ha vissuto l’ansia del doversi riconfermare, impresa più ardua del “semplice” exploit, con le sue certezze paradossalmente messe in crisi proprio dalla fattibilità dell’impresa. Questo Nole era battibile e forse proprio ciò è stato a fregare l’elvetico.
È stata una partita dove non sono mancate le occasioni da una parte e dall’altra e dove la componente psicologica ha giocato un ruolo fondamentale: il quinto set in cui Wawrinka è crollato improvvisamente e in maniera inattesa ha messo a nudo le sue fragilità, evidenziando esponenzialmente un’incostanza che all’interno di un match può diventare fatale, a differenza del numero 1 del mondo che magari non sarà al 100% del proprio potenziale ma dal punto di vista della solidità mentale non ha da imparare niente da nessuno. Un dato statistico esemplifica al meglio la pochezza dell’incontro che ha decretato il secondo finalista australiano: per il serbo il parziale vincenti/errori non forzati è di 27/49 mentre per lo svizzero addirittura di 42/69. Due score fortemente in negativo che hanno affossato lo spettacolo e annoiato il pubblico, abituato dai due a ben altri standard.
Per tornare a trionfare a Melbourne Nole Djokovic contro Andy Murray dovrà finalmente farci ammirare il suo vero tennis, altrimenti lo scozzese visto su questi campi in quest’inizio 2015 appare a mio avviso decisamente favorito per la vittoria finale.
Alessandro Orecchio
TAG: Australian Open, Australian Open 2015
7 commenti
Mah…..
Nole è stato autore di una prestazione realmente sottotono.
Ciò che mi ha più colpito è il fatto che sembrava veramente poco lucido, se non addirittura assente, dal punto vista mentale e non gli capita molto spesso.
Per quanto riguarda la finale sono, comunque, straconvinto che Murray c’è solo grazie al tabellone scandalosamente scarso (e al suicidio di Dimitrov) che si è trovato.
Secondo me le avrebbe tranquillamente prese da Nole, Raonic, Nishikori e Wawrinka che sfortunatamente si trovavano nello stesso quarto.
Poi lo sport è curioso….. e potrebbe anche essere che domenica vinca la finale ma da qui a dire che è tornato un giocatore di livello (se mai lo è veramente stato) ce ne passa proprio.
Non ci resta che attendere…… 😉
Beh, non mi piace molto ma devo fargli i complimenti. Ora spero vinca lui, perché Murray proprio non posso vederlo. 😐
@ zedarioz (#1253283)
Il Murray ad inizio carriera era tutta un’altra cosa, cercava molto di più il vincente ovviamente sbagliando tanto…A mio avviso bastava indirizzare nella giusta direzione un’indole comunque votata al vincente….Si è visto invece nel tempo la volontà di renderlo meno aggressivo renderlo il giocatore che ora vediamo….
Per quanto riguarda il paragone con Federer, meglio lasciar stare…Credo che parlare di inferiorità tecnica di Roger, paragonato a chiunque, sia una bestemmia…se vuoi il rovescio di Murray è più efficace di quello di Roger, anche se quest’ultimo ha una serie di variazioni col back con cui ci ha vinto una miriade di incontri, ma mi fermerei qui nei confronti…..
Io penso che però ogni giocatore abbia la propria personalità che poi si rispecchia nell’atteggiamento in campo. Se sei una persona aggressiva, con propensione al rischio, alla fine anche in campo hai quel tipo di atteggiamento. Se sei riflessivo, metodico, tendente alla ricerca della precisione, probabilmente trasmetti queste caratteristiche sul terreno di gioco. L’impostazione che ti danno i coaches è importante ma alla fine l’interpretazione finale la da sempre e solo il giocatore. Evidentemente Murray non ha questa mentalità aggressiva. Mi ricorda vagamente la Wozniacki che sono ultraconvinto che se avesse un’altra aggressività in campo sarebbe stabile nelle prime 5 (ha tutti i colpi e un gran fisico), invece gioca troppo di rimessa e quando il livello diventa altissimo, finisce per pagarlo.
Personalmente a livello di completezza tecnica ritengo Murray il n.1, prima ancora di Federer, perché ha una sensibilità anche a rete e un rovescio forse migliori dello svizzero pur non avendone la straordinaria eleganza.
L’enorme talento di Murray è stato, in parte, rovinato da una atteggiamento in campo troppo difensivista….Se avesse lavorato di più sulla ricerca del vincente sarebbe diventato un altro giocatore rispetto a quello che ora vediamo e probabilmente avrebbe vinto di più….Hanno tentato di rendere Andy un giocatore tipo Djokovic, senza però averne la costanza fisica….Il risultato è quello di un ribattitore che non sempre ha le capacità fisiche e mentali per reggere questo gioco ma che avrebbe le capacità tecniche per far punto da ogni parte del campo……Alla luce della carriera fin qui svolta non credo sia stata una buona scelta……
@ zedarioz (#1253237)
E’ la sua 15° finale, il bilancio per il momento è 7 vinte e 7 perse..
I risultati di Nole sono veramente straordinari. Assomigliano sempre più a quelli di Federer. Gli manca solo l’acuto al RG.
Nelle ultime 19 prove dello slam disputate, è arrivato 18 volte almeno alla semifinale 😯
Questa è la 14a finale di uno slam (bilancio finora 7v 6p)
E’ ormai una leggenda vivente. Sono numeri che neanche Lendl forse è riuscito a mettere insieme (è l’ex n.1 a cui secondo me assomiglia di più per costanza di rendimento altissima pur in assenza di colpi spettacolari o soluzioni fantasiose in campo).
Andy Murray invece può essere considerato il più sfortunato giocatore dell’era moderna del tennis. Dicevano di Gimondi che era sfortunato perché era contemporaneo di Eddie Merckx, il cannibale. Murray si è trovato in carriera 3 cannibali. Se fosse nato 7/8 anni prima avrebbe probabilmente vinto almeno 6/7 slam.
Questa è la sua 8a finale slam e la 15a volta che arriva almeno in semi. Nei nati tra il 76 e l’82 sono stati n.1 Moya, Hewitt, Roddick, Ferrero, Safin (il più talentuoso ma molto discontinuo). Se fosse stato loro coetaneo sarebbe già nella storia tra i grandi. Ma ha ancora la possibilità di entrarci se ci crede per davvero (Nadal e Federer sembrano obiettivamente in calando per fisico e anagrafe)