Jared Donaldson: il 2014 di una giovane scommessa statunitense
Seguito da Taylor Dent e Alejandro Kon, Jared Donaldson è un classe ’96 statunitense (è nato il 9 ottobre) sui cui la Federazione USTA ha puntato gli occhi, per seguirne la crescita e monitorarlo da vicino: nel 2014 che sta volgendo a termine, il lavoro fatto da Donaldson ha portato i suoi frutti, con il giovane americano che in un anno ha scalato quasi 500 posizioni nel ranking ATP. Chiuso il 2013 al numero 730 delle classifiche mondiali, Donaldson è l’attuale numero 261 del ranking, grazie a un confortante 50/20 raccolto in stagione, con un dato significato riguardo il cemento outdoor, superficie dove lo score è stato decisamente positivo con 39 vittorie a fronte di solo 16 sconfitte (ma anche un 9/1 su terra battuta).
188 cm per 70 kg, Donaldson ha iniziato l’anno superando le qualificazioni ai challenger di Maui e Chitre, ma non riuscendo a superare nemmeno un turno una volta conquistato l’accesso ai rispettivi main draw. Anche febbraio è un mese avaro di soddisfazioni: il challenger di Dallas e un future in Turchia non sono il teatro di buoni risultati ma il processo di crescita sembra ormai essere ben avviato.
È marzo infatti il mese in cui i primi frutti vengono raccolti: la Turchia si rivela una terra fertile e raggiunge due quarti di finale a livello future su cemento outdoor, una finale questa volta su terra battuta, una semi finale di nuovo su cemento prima di ritornare negli Stati Uniti e raggiungere un nuovo quarto di finale sempre su cemento all’aperto.
Donaldson torna sui campi solo a maggio e nuovamente in Turchia: sul cemento outdoor arriva una semi finale e un quarto di finale che sembrano fargli riprendere un discorso interrotto bruscamente. In questa sua seconda patria sportiva, Jared inizia il mese di giugno con il suo primo titolo future dell’anno su terra battuta, cui fanno seguito due vittorie sul cemento americano: 15 vittorie su 15 a giugno, 3 futures portati a casa e una crescita netta e a tratti inattesa.
Poca sorte a luglio nei challenger di casa: un turno a Binghamton, un esordio amaro a Lexington, prima delle qualificazioni superate in maniera netta a Washington, dove però cede al primo turno in 3 set molto lottati (6/7 – 6/4 – 7/5) al ben più esperto Rajeev Ram.
A fine agosto arriva la wild card a New York, con un primo turno senza sfigurare contro Gael Monfils, prima di giocare il torneo juniores: una decisione per molti non condivisibile per una sconfitta al terzo turno che ha lasciato più di qualche dubbio. Donaldson appare giocatore già formato e i tornei juniores non possono più essere nella sua programmazione, se deve esserci un salto deve essere in avanti e non certo un tornare indietro. E tutto ciò diventa evidente sul finire della stagione americana.
Nei tornei challenger sul cemento, Jared Donaldson raggiunge infatti una semi finale a settembre a Napa battendo fra l’altro Ryan Harrison e dove cede in 3 set a Tim Smyczek, i quarti di finale a ottobre a Sacramento contro Sam Querrey ma battendo fra gli altri il nostro Luca Vanni al secondo turno, prima di perdere nuovamente da Smyczek al secondo turno di Tiburon e guadagnare un turno ai challenger indoor sia di Knoxville (ancora Smyczek a batterlo!) che di Champaign.
Un buon prospetto individuato nell’anno in cui negli Usa sembra muoversi qualcosa dopo svariate stagioni di torpore e di paura del non trovare un possibile campione per il futuro: Jack Sock sembra aver raggiunto un buon livello di maturazione con l’exploit della vittoria in doppio a Wimbledon e con una crescita in singolare che lo ha portato a ridosso della top50, ma anche Francis Tiafoe (classe ’98), Stefan Kozlov (classe ’98) e Noah Rubin (classe ’96), con quest’ultimo vincitore a Wimbledon nel singolare juniores in una finale per certi versi storici proprio contro Kozlov, formano una nuovelle vague tennistica che rende rosee le aspettative per gli anni a venire.
Donaldson appare al momento indietro rispetto ad altri suoi coetanei ma sicuramente un buon giocatore in prospettiva che potrebbe avvicinare il prossimo anno tranquillamente la top150 e che in futuro potrebbe certamente dire la sua nel circuito, soprattutto sul cemento outdoor, evidentemente sua superficie ideale.
Alessandro Orecchio
TAG: Donaldson, Jared Donaldson, Notizie dal mondo
8 commenti
@ Ktulu (#1223723)
si,magrissimo.
188 cm per 70 kg?? Ma è magrissimo, siamo sicuri?
non sembra il tipo di tennista che possa definitivamente portare la partita dalla parte sua,pero ha degli ottimi colpi nel suo repertorio.
Fortissimo l ho visto piu volte giocare su internet negli ultimi challenger usa, buoni tutti i colpi
da migliorare atteggiamento in campo (racchette che volano e troppe parole quando le cose vanno male) e la mobilità.
carattere fumantino.
lo vidi per caso la prima volta in una serie di video che il suo allenatore gli aveva fatto quando era un ragazzino.
https://www.youtube.com/watch?v=R1wDkiNxQEs
mi fa piacere che sia cresciuto bene, deve lavorare ma ha ottimi colpi.
può entrare nei primi 50.
e Michael mmoh, sempre classe ’98, in finale oggi all’Eddie herr contro l’altro americano Opelka (classe ’97), dove lo mettiamo?
redazione Noah Rubin è classe ’96, non ’97
Lo conosco poco…