I campioni del futuro: Nick Kyrgios
Se il tennis è solito abituare i suoi appassionati con rivalità fra campioni che rimangono scolpite nel libro della memoria sportiva fra imprese e sfide col tempo leggendarie, guardando al futuro e ai possibili campioni che si spartiranno titoli Slam e primato mondiale, bisogna subito dire che vi è una generazione di baby talenti che potrebbero affermarsi già nel giro di pochi anni fra i più grandi: i vari Zverev, Coric, Kyrgios, senza dimenticare il nostro Gianluigi Quinzi, sembrano possedere la stoffa del top player, bisognerà solo vedere e valutare attentamente le modalità in cui giungeranno (ce lo si augura) a una completa maturazione, che gli permetterà magari di sfruttare al meglio il loro potenziale alla ricerca di quel killer instinct che li renda dominatori e dominanti.
Appare chiaro che alcuni di loro arrancheranno, forse alcuni non rispetteranno il pronostico disilludendo le grandi aspettative che fin da ragazzini hanno ruotato attorno a loro, altri si perderanno, alcuni arriveranno un po’ in ritardo e altri ancora confermeranno quegli exploit di cui quest’anno si sono già resi protagonisti. E parlando di exploit e risultati inattesi sembra doveroso partire da Nick Kyrgios e la meravigliosa impresa che è riuscito a compiere a Wimbledon a spese del numero 1 mondiale Rafael Nadal; al di là dello Slam londinese però, va detto che l’intera stagione del baby aussie è stata all’insegna del consolidarsi sia a livello fisico che a livello mentale, permettendogli di raggiungere risultati di rilievo per l’intero arco dell’anno.
Recente vincitore della Newcombe Medal in volata sulla connazionale Casey Dellacqua e attuale numero 52 del ranking ATP, Nick Kyrgios è stato un cavallo di razza su cui puntare fin da juniores quando ha mietuto importanti successi nelle prove giovanili del Grande Slam: vittorie nel doppio nel 2012 sia al Roland Garros che a Wimbledon, e nella prova di singolare del torneo di casa di Melbourne nel 2013 sconfiggendo l’altra speranza aussie Thomas Kokkinakis, che come lui condivide origini straniere e voglia di emergere. 193 cm, un’altezza da cui scardinare i suoi servizi bomba, esplosivi al pari di colpi da fondocampo che lambiscono le righe e annichiliscono gli avversari.
Un 2014 da 29 successi a fronte di 13 sconfitte, con un impressionante score di 14W/2L sull’erba, che lo ha visto al di là degli incredibili match giocati a livello Slam portarsi a casa ben tre tornei challenger: sulla terra di Savannah contro Jack Sock e su quella di Sarasota contro Krajinovic per passare sull’erba di Nottingham e vincere contro Sam Groth. Si diceva risultati impressionanti a livello Slam: dopo un secondo turno nello Slam di casa perso da 2 set a 0 sopra contro il malconcio francese Benoit Paire e un 1T in 3 set combattuti contro Milos Raonic a Parigi, Kyrgios raggiunge i suoi migliori risultati nella seconda parte di stagione, soprattutto a Wimbledon, dove si rivela al grande pubblico e mette in fila vittorie esaltanti per lui e per i tifosi del bel tennis. Kyrgios a Londra impressiona per solidità mentale (oltre che fisica), dimostrando di saper gestire al meglio la pressione e l’attenzione dei media australiani da troppo tempo alla spasmodica ricerca di un erede (e possibile numero 1 ATP) di Lleyton Hewitt e Patrick Rafter.
Un giocatore già formato, già “grande” nonostante la giovane età, che sull’erba inglese, dopo aver battuto i francesi Robert e Gasquet, quest’ultimo in una maratona di 4 ore 10/8 al quinto da 2 set a zero sotto e annullando 9 match point contro, elimina al 3T l’altra sorpresa del torneo Jiri Vesely, prima di compiere un’autentica impresa negli ottavi di finale contro lo spagnolo Nadal. Autoritario nei tie break del 1° e del 3° set, Kyrgios si concede solo la pausa del 7/5 subito nel 2° set, prima di piazzare la zampata finale nel quarto set per un 6/3 che regala un trionfo destinato da subito agli annali del tennis. Nei quarti di finale arriva una battuta d’arresto contro Milos Raonic, ma non certo per stanchezza o senso di appagamento: l’australiano lotta e cede al canadese solo in quattro set dopo aver vinto il tie break del primo parziale. Il mondo si accorge definitivamente di lui: nel tempio del tennis, come tante volte accaduto in passato, è nata una stella.
È in quel momento che Kyrgios compie una scelta a mio avviso decisamente azzeccata: a differenza di alcuni suoi colleghi, forse troppo precipitosi di arrivare subito al top, Nick si ferma e rifiata, valutando a mente fredda la portata del suo trionfo. Un breve intermezzo al Masters 1000 di Toronto con un 2T perso malamente contro Andy Murray, prima di tornare effettivamente in gioco solo per l’ultima prova Slam della stagione: a New York non è il Kyrgios ammirato a Londra ma l’australiano arriva comunque a un passo dagli ottavi di finale. Dopo aver battuto all’esordio l’esperto Youzhny, Kyrgios regala un dispiacere all’Italtennis battendo un rinunciatario Andreas Seppi prima di cedere in 4 set a un altro veterano del circuito, quel Tommy Robredo tornato nelle ultime due stagioni ai fasti di un tempo.
Un giocatore che con la sua programmazione ha dimostrato di saperci fare o comunque, di sapersi affidare alle persone giuste, abili nei consigli per un anno sempre lungo e ricco di insidie: Kyrgios è già una realtà, il suo futuro è segnato da campione, il prossimo anno dovrà essere quello del suo affermarsi, partendo già dall’Australia, con scelte oculate che lo porteranno in breve tempo ai vertici del ranking.
Alessandro Orecchio
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Esatto
Palmieri, che non è certo uno sprovveduto, probabilmente è al corrente dell’esistenza di qualche fattore che ha influenzato così negativamente l’ultima stagione di Quinzi.
In una recente intervista ha fatto qualche vaga allusione…
Noi italiani manchiamo sempre di equilibrio, ci esaltiamo al minimo successo e ci deprimiamo alle prime avversità.
L’articolo di Orecchio mi sembra ineccepibile e fa bene a menzionare anche Quinzi il quale, piaccia o non piaccia, è stato indubbiamente uno dei più forti juniores visti in questi ultimi anni a livello mondiale. GQ possiede, e parlo a livello di titoli juniores, un palmares per nulla inferiore a quello degli altri atleti menzionati nell’articolo. Ricordo in breve: vincitore del Bonfiglio a 16 anni, di Wimbledon a 17, n° 1 del Ranking junior sempre a 17, e così via..
Naturalmente, ciò non significa che necessariamente diventerà un top player, la strada da percorrere è tanta e oltretutto, il nostro è incappato in un’annata in cui non solo non è migliorato (come invece hanno fatto Kyrgios e gli altri) ma è addirittura regredito (in altre parole, il GQ attuale perderebbe facile dal GQ di 1 o 2 anni fa). Le spiegazioni di tale involuzione possono essere molteplici (infortuni, esami di maturità, programmazione sbagliata, ecc.) e soprattutto, c’è ancora tutto il tempo per arrestare questa involuzione e ripartire alla grande.
Comunque, al di la di qualsiasi pronostico sul suo futuro, resta il fatto che stiamo parlando di uno dei più forti e vincenti juniores apparsi sulla scena mondiale, il quale (almeno fino ad un anno fa) sembrava destinato a ben altra carriera rispetto a quella di un onesto mestierante di futures o di challenger !
Non capirò mai il tifoso italiano medio sempre a tifare contro i suoi connazionali…mah…
@ mariano (#1219736)
Concordo cn te. Articolo ben scritto ma il voler sempre insistere nell’inserire Quinzi anche come vecchia gloria junior, lo trovo un esercizio campanilistico, fine a se stesso e privo di alcun collegamento con la realtà. Nn si tratta di augurare il peggio a Quinzi, tifare contro o cose di qst tipo, ci mancherebbe altro. Ma è giusto riconoscere che, complici anche infortuni e tt ciò che si vuole, ma il nostro giovane attualmente è al livello di onesti mestieranti da futures e primi turni challenger. Inoltre, tecnicamente è nn un gradino, ma un’intera scala sotto gli altri citati. Si includa Jarry nell’articolo, nn Quinzi
Giusto utilizzare l’imperfetto…
e basta con quinzi !!!! sempre fare paragoni con il nostro,anche se è vero che gli altri giovani sono davvero troppo superiori al nostro.
….ancora con quinzi……..e basta!!!
@ Tennisman (#1219738)
Li batteva regolarmente…giusto citarlo.
citare quinzi nello stesso articolo di Kyrgios, Coric e Zverev è una presa in giro per gli amanti del tennis.
col bene che si può volere al ragazzino italiano, ma stiamo parlando di gente che gioca già ad alt(r)i livelli.
Ottimo articolo. Però l’ostinarsi a citare Quinzi in mezzo a potenziali campioni (Coric e Kyrgios su tutti, su Zverev nutro ancora qualche dubbio…), che hanno finalmente mostrato di saper fare bene pure tra i grandi, sarebbe da evitare. 😉
Articolo perfetto, tranne la frase “senz dimenticare il nostro Gianluigi Quinzi”
forza nick.
il migliore tra i newcomers ma soprattutto grande personalità in campo e fuori.
Sante parole.